Anno scorso eravate amiche, con quella felicità che solo le bimbe
riescono ad avere: lei era già una veterana dell’asilo, la mia Marghe era nuova
in un ambiente nuovo, composto da molte bimbe grandi. Lei l’accolse e la rese
felice, si scambiavano regali e si prestavano gioielli di plastica, con una
generosità inaudita. Poi a lei fu cambiato asilo, all’improvviso, e diventò una
bimba spaventata, almeno così io la sentivo, quelle poche volte che ci siamo
ancora visti dopo quella separazione. Marghe non sapeva come spiegarsela,
quella separazione violenta e ogni tanto, senza che ci fosse stato alcun
riferimento a quella bimba, mi chiedeva:”Mamma, te la ricodi la mia amica Y?” Sì
le rispondevo, perché? Lei non diceva molto altro, voleva solo spere se anche
io la ricordavo e dietro a tutto questo io intuivo ancora un legame e un
dolore. Il tempo è passato, adesso Marghe si è fatta una nuova amica del cuore
e la vita continua. Poi, dal silenzio totale, riceviamo l’invito per andare al
compleanno di Y. Io quasi sorpresa, credo che sia perché, in fondo, le fosse
rimasta nel cuore quella mia Marghe. Lo dico ai gemelli, che ne sono
felicissimi. Il giorno del compleanno non pensano ad altro, spontaneamente
prendono foglio e pennarelli per scriverle un biglietto di auguri: Ema le
prepara una mappa, a memoria di quella domenica passata insieme in un parco che
è stato espolarto consultando una mappa, Marghe le fa il ritratto. Ogni poco mi
chiedono se fosse iniziata la festa, emozionati di non perdersela neanche per
un minuto. Tanto che arriviamo per primi. Ma come metto piede in quella casa
capisco che le cose sono molto cambiate e che abbiamo proprio sbagliato ad
accettare quell’invito. La bambina non è per niente contenta di vederci,
strappa i regali di mano ai gemelli e non dice loro niente. Penso che sia l’emozione.
Arrivano gli altri invitati, quelli della nuova scuola, e i gemelli si
ritrovano a giocare con il fratellino piccolo dell’amica, esclusi da tutti. Ema
insiste per darle almeno il biglietto d’auguri, la bimba non lo vuole e lui si mette a piangere. La mamma di
lei rimedia, dietro mia sollecitazione, a farlo nascondere nel letto della
bimba, convenendo che in quella confusione non ci sia l’occasione per creare un
momento intimo. Marghe aveva assolutamente voluto regalare i trucchi alla
bimba, lei apre il regalo, si siede in cerchio con le nuove amiche e esclude
Marghe che, ostinata nel recuperare quell’amica, le si siede dietro, ma fuori
dal cerchio. Tutte si truccano ma Marghe non viene truccata. Ovviamente si
mette a piangere. Al che, le altre bimbe, le chiedono quanto fosse piccola per
comportarsi così. Le guardo tutte: fanno parte della scuola privata che adesso va più di moda, sono tutte bionde,
capelli lunghi lisci, vestite in cachemire grigio perla. Hanno 6 anni e sono
già delle emerite stronze. Sì, anche se in quel modo non chiamo mai nessuno,
nemmeno un grande, bisogna però in questo caso dare un nome alle cose, e il
nome che si meritano tutte, compresa la bimba che è stata amica, è quello. Perché
la costruzione delle bionde parte da piccole, passando per la scuola
plurilingue con retta altissima e lista d’attesa esorbitante, finendo per non
essere empatiche non nessuno, forse nemmeno con se stesse. Ho lasciato che
Marghe ci provasse a tutti i costi a recuperare quell’amica, ho lasciato che
capisse che la vita a volte riserva delle sorprese. Poi, quando l’ex amica ha
dato uno schiaffo ad un’altra invitata, non una della nuova scuola ma una della
vecchia scuola, compagna ed amica di Marghe, ho chiamato le cose come sono, noi
non vestite di cachemire abbiamo salutato e quando siamo andate ho detto alla
Marghe che la bimba non è più una sua amica, che la vita è fatta anche di
questo e che è fortunata ad avere altre vere amiche. Ema, che esterna di più i
suoi sentimenti, ha raccontato al babbo che il compleanno è stato bruttissimo,
che la bimba è stata una bella birbona e che non sarà più sua amica. Ho chiesto
a Marghe se le fosse dispiaciuto perdere quell’amica, lei, come sempre, non ha
detto niente, si è limitata ad alzare le spalle come a dire non mi importa. Ma
la notte ha fatto di nuovo la pipì a letto. Mia bella bimba fiorellina bianca,
la vita insegna, io ti affiancherò ma non ti difenderò, anche perché ho visto che te la sai ben cavare. Grazie
per come sei sincera e allegra, doti che le bionde con i capelli lisci non
hanno.