giovedì 30 ottobre 2014

Ok, fermiamoci



Vi faccio fare di tutto, sperando che tutto vi serva. Anche se so che vi basta quel che fate e che avreste voglia di starvene un po’ tranquilli a casa, come fanno tutti i bimbi della vostra età, dopo una giornata di asilo, che è già fonte di emozioni forti.
Difatti mi ha fatto ridere quando lunedì scorso, il primo pomeriggio senza l’ora legale, portati ai giardini e colti dal buio poco dopo, Mele mio piangeva e mi diceva andiamo a casa. E lì ho pensato ma guarda, i bimbi in genere piangono perché vogliono andare ai giardini, lui invece smaniava per starsene un pochino tranquillo a casa sua. E invece no, ai giardini siamo rimasti, noi tre con anche Martino e Valeria, perché noi mamme avevamo voglia di parlare e di passare un’ora tutti insieme. E quel suo lamento non è stato colto, anche se mi  è rimasto nel cuore.
Poi il giorno dopo è di nuovo stato il giorno di scuola di circo, con noi mamme da subito tutte fuori e con voi piccoli da soli con l’insegnante a fare il mimo della doccia, a saltare come una rana, a passare i foulard sotto le gambe e altri giochi che visti da fuori noi potevamo solo immaginare. Alle 7 di sera però, non appena arrivati a casa, il nervosismo da stanchezza tutti ci coglie, e mangiamo storpicciandoci gli occhi, poi doccia, pigiama e librino a letto, che poco dopo le 8 si spenge la luce senza lamentarsi.
Come se non bastasse, il mercoledì ho voluto farvi fare la prova di scuola di teatro, perché ci andava Martino, perché insieme passa meglio il  tempo, perché Valeria mi aveva detto che era molto carina come cosa. Altra corsa a prendervi all’asilo, altra trepidazione in auto fra il traffico e il parcheggio impossibile, via per mano a correre per attraversare la strada, con voi sballottati e via andiamo, in un posto nuovo. Come siamo entrati in stanza, Mele diceva che non voleva stare a scuola di teatro, che voleva fare circo e andare a casa a mangiare la pizza, Marghe invece mi è stata attaccata in braccio tutto il tempo e io non ho ceduto e ho insisitito perché rimanessimo, perché secondo me valeva la pena. Così vi ho tenuto lì dentro, mentre i bimbi iniziavano a fare gli esercizi. Marghe che non si è voluta staccare da me, anche se avrebbe tanto voluto, si vedeva dai suoi occhi, ma la sua ritrosia per buttarsi nei posti nuovi con persone nuove la bloccava. Mentre ho visto un Emanuelino che invece, come ha visto il gruppo dei bimbi che ballava e che si agitava, è partito contento buttandosi là in mezzo, voglioso di ridere e giocare e di stare con i suoi pari. Certo poi il corso è troppo da bambini più grandi, però lui si è dato molto da fare, cercando, dove non capiva, di imitare e questo mi ha riempito il cuore. Il mio piccolo bimbo grande lavoratore.
Quando siamo tornati a casa eravamo di nuovo tutti stanchi e nervosi, e così ci ha trovati il Gangster  quando è arrivato che, benché mi deleghi e mi avvalli tutte le decisioni che prendo riguardo ai bimbi, mi ha chiesto se non fosse troppo quel che faccio fare loro, che già dopo un giorno intero d’asilo basta e avanza, invece che rimetterci subito dopo altre attività. Io ho detto no, che andava bene così, anche se nel cuore sapevo che aveva ragione.
Per questo mi scuso con voi, cari i miei piccoli, che avete tutta questa pazienza verso questa  vostra mamma che non ama stare in casa e che se ne inventa di sotto terra per fare e fare. In vostra compagnia, ovviamente, miei piccoli amici. Grazie per la pazienza, per la fiducia e per l’energia che mi regalate. Però per ora fermiamoci a Scuola di Circo, che per il teatro ci sarà tempo nei prossimi anni.

mercoledì 15 ottobre 2014

Succede



Succede che le cose si accavallino, si soprammettono, si allungano e si accorciano che neanche te ne accorgi.
Basta poi non avere più la connessione internet a casa che la cosa è fatta: ecco la scusa per non scrivere più.
Ma è solo la scusa, perché i veri motivi sono altri.
Per esempio un lavoro nuovo, con orari nuovi e spostamenti nuovi. Adesso, cosa che non pensavo possibile, esco di casa lasciando tutti a letto, prendo il treno anche se lavoro nella stessa città e vedo i piccoli solo quando escono dall’asilo.
Tutto questo è possibile grazie all’altra novità inaspettata (come un po’ è stato conquistarmi il lavoro che volevo) e cioè avere Guenda con noi. Non so come sia successo ma è successo: da chiederle di venire a Firenze per qualche giorno a settembre, giusto per aiutarmi con la coincidenza inserimento materna/lavoro nuovo, ecco che ce la siamo trovata affiliata, quasi. Ha deciso che una settimana diventavano due e ora invece è per sempre (anche se per sempre non è niente, ovviamente, ma diciamo per molto).
Poi la scuola materna che è partita con il turbo: nessun turbamento, un inserimento rapido e quasi indolore, bimbi nuovi, maestre nuove, ritmi nuovi, perfettamente riusciti da lasciarmi tranquillamente stupefatta.
Così adesso mi sono ritrovata una serie di piccole fortune in manoche mi fanno viaggiare con le dita incrociate per scaramanzia, ma anche mi fanno pensare che ecco, questo volevo!

lunedì 13 ottobre 2014

Due e nove



Andate alla materna con maestre nuove e bimbi nuovi, e vi siete impauriti giusto i primi dieci minuti di questa novità, perché insieme siete una forza e, soprattutto, vi fate forza.
Avete affrontato questa novità con il solito vostro entusiasmo, quello che vi ho insegnato ad avere e che vi contraddistingue.
Adesso, forte di questo nuovo gruppo, lui picchia le bambine bionde e indifese ma anche quelle più grandi e grosse di lui, mentre lei morde i bimbi, ammette di farlo e piange quando viene brontolata dalle maestre perché lo fa.
Però lei adesso imita la maestra e si rivolge a tutti dicendo “Guardate” anche se l’interlocutore è uno solo, tanto che quando lo dice a me sembra che, inquietantemente, mi dia del voi.
Di nuovo c’è che lei ha imparato a riconoscere le sue emozioni e a darle un nome, per questo torna a casa seria con il fratello e mi dice che è arrabbiata con Uele (adesso non lo chiama più Mele ma Uele). E’ anche cresciuta di qualche centimetro rispetto a lui, e così il fratello si è trovato improvvisamente una sorella più grande in altezza e anche in cervello, e lo vedo che è spiazzato da questo repentino sviluppo di lei, che si è fatta forte e prepotente e lo picchia facendogli due pizzicotti secchi e sordi alle due giugulari del collo in modo che lui senta male ma non si veda il danno.
Lei anche adesso ha iniziato a dire che io sono Margherita e lei è la mamma, in questo nuovo gioco del far finta di.
Lui continua ad innamorarsi delle bimbe bionde e anche delle mamme carine delle bimbe bionde. Continua a dire no, a fare di testa sua, ma anche a chiedere scusa subito dopo. Chiede anche, stupito, conferma del fatto che la sorella dica no ad una sua richiesta. Per questo adesso passiamo lunghi  momenti in cui lei risponde no, lui si rivolge a me dicendomi incredulo: Marghe ha detto no? E io sono costretta tutte le volte a spiegargli che anche il no è una risposta possibile fra quelle che può ricevere. Ancora però lui rimane incredulo. Come tutti i maschi.
Per questo, credo, se adesso viene domandato a lui se Marghe sia la sua gemella, lui risponde pronto noooo. E, se continuando, si chiede a lui se almeno Marghe sia la sua sorella, lui continua a rispondere noooooo