giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale



Buon Natale miei pulcini.
Che la magia vi accompagni sempre e che lo stupore non vi abbandoni mai.
Per me siete il Regalo più bello. Il vostro profumo di bimbo fresco, il calore dei vostri corpi, le vostre manine umide, le carezze delicate, le voci squillanti, i capelli morbidi, i salti, i capricci, i no, mi fanno muovere nella vita con una forza che solo queste cose possono dare.
Di questo Natale che sta per arrivare vorrei ricordare i saluti che vi fate adesso quando siete a letto, uno sotto e uno sopra, in quel nuovo letto.
Sai Marghe che te sei bella? dice lui
Anche te sei bello Ema risponde lei
Grazie per avermelo detto, finisce lui.
E a me questa sembra una Preghiera.

martedì 22 dicembre 2015

Ehi

Vorrei che mai nessuno ti spingesse.
Vorrei che, se qualcuno ti spinge, che tu rispondessi pronta.
Però mi piace come ti difendi, con il sorriso e la tua tenacia, con quella voce sottile ma decisa.
Ehi, dici. Ma basta così. In effetti basta questa esclamazione a fermare il mondo.
Sai che non vorrei che ti sciupasse il vento,  anche se mi piacciono le tue guance arrossate dal vento.
So che diventerai grande da sola, so che sarai felice.
So anche che sai che io ci sono.
Anche se vorrei esserci sempre a difenderti.
Ti voglio tanto tanto bene, Margheritina mia, fiorellino bianco bello e forte.
Un abbraccio stretto e un bacio rumoroso dalla tua mamma, che ti guarda, ti osserva e tifa sempre per te.

mercoledì 16 dicembre 2015

Orgogliosa di entrambi



C’è stata la recita della scuola. Quest’anno niente spettacolo di Natale (che poi non fu fatto neanche anno scorso causa terremoto), ma festa di Channukkà.
Vi preparavate in segreto da tempo, forse ignari che la prestazione sarebbe stata davanti ai genitori. O forse lo sapevate, non è dato sapere.
Quello che è successo è stato allegro, tenero e anche emozionante. Insieme ai vostri compagni, sul palco a semicerchio, tenendovi per mano, dovevate recitare la storia di quel re brutto e cattivo, di nome Antioco, al quale puzzavano i piedi, si mangiava le caccole, aveva i capelli sporchi e via, chi più ne ha piu ne metta. Ema felice di esagerare, con quel suo sorriso che riflette l’allegria dei suoi occhi, un po’ distratto un po’ partecipe, come è sempre in tutto. Margherita impietrita dalle presenza dei genitori, ferma immobile a guardare in basso, con un filo di voce appena, che, si vedeva chiaro, contava i minuti perché finesse tutto presto e, per tutta la recita, si è mossa solo per andare poi a nascondersi dietro al fratello.
Entrambi vestiti di rosso, entrambi diversi ma entrambi bravi.
Perché così sono e così vanno rispettati: lui un animale da palcoscenico, lei una che non vuole essere presa alla sprovvista, non si fida di nessuno se non dopo un lungo e attento studio.
Per questo ho detto bravi ad entrambi, quando hanno finito.
Cara Marghe, vero, ti perdi delle occasioni ma è anche vero che non hai ancora 4 anni e che io, al tuo posto, ho fatto e avrei fatto lo stesso.
Caro Ema, vederti felice di provare e fare tutti mi dà l’entusiasmo per provare ancora tanto, per stare insieme a te e per essere orgogliosa di tutto quel che fai.
Orgogliosa di entrambi.

lunedì 14 dicembre 2015

L'importante è essere felici



Può succedere che nel fine settimana fosse prevista la presenza allievante del Gangster che, ovviamente, come spesso succede, sabato aveva super un incontro di lavoro così ciao, io non ci sono per nessuno.
Solita paura iniziale, ma stessi nervi saldi di sempre: ce la faccio lo stesso da sola con quei due miei pulcini.
Andiamo a musica, arriviamo in anticipo e ho modo di dilungarmi con Francesca. Mi dice ora basta con i corsi di musica per i gemelli, da gennaio partiamo con la scelta dello strumento, a primavera iniziamo a suonarlo e  dopo l’estate, alla ripresa dei corsi, subito a suonare in orchestra. Uuuuuuuuu, come sempre se mi avessero detto che i gemelli sapevano le tabelline a memoria non sarei stata tanto felice. Canto sciubidubidubiduà con il cuore pieno di gioia e me li guardo, quei due miei pulcini canterini, felici di cantare come la loro mamma.
Poi ce ne andiamo a Quercianella, perché ormai mi ero messa in testa che questo dovevamo fare per passare il sabato. Facciamo un picnic in una spiaggia deserta, il tempo è bigio e l’atmosfera è quella solita del profugo che non ha casa… ma i due raccolgono i tesori che il mare ha lasciato sulla spiaggia e si costruiscono una torta di compleanno che ho fotografato, da quanto è bella e giocano allegri al loro compleanno. Ce ne andiamo poi a farci tutti i capelli dalla parrucchiera di Quercanella e torniamo a casa, con una strana serenità nel cuore, che è quella di avere due bimbi buoni, nel senso che si accontentano di tutto e che portano la felicità e l’energia in tutto quello che fanno, anche quando da fare c’è ben poco se non venirmi dietro.
Lo sesso ho provato domenica, in Gangster compagnia. Abbiamo pranzato alle 11.15 all’open day del Four Seasons perché aspettare oltre voleva dire essere sommersi da una marea ingestibile di persone, li abbiamo fatti dormire in auto, siamo andati al Forte dei Marmi, li abbiamo spupazzati sui cavallini e giostre e poi a casa a cenare tutti insieme con una pastasciutta improvvisata, nella classica confusione delle cene tutti insieme ma l’unica cosa che mi è uscita dal cuore, per benedire quell’allegra cenetta è stato dire, a tutti, che auguro loro di essere sempre felici come sono, il resto non conta

venerdì 11 dicembre 2015

Sei metri di velo, colore del cielo



Li ho cresciuti ai giardini, sempre all’aria aperta fin da piccoli.
Ho fatto fare loro i vari corsi che erano ancora neonati, e già ne avevano avuti parecchi già da quando erano in pancia.
Faccio provare loro a fare questo e quello, abbiamo già il diploma di piccolo pompiere e di baby conduttore cinofilo, per non parlare dell’attestato circense e anche quello di gelataio.
Ma come volevasi dimostrare, tutto questo ha prodotto….. due bambini che, adesso, non appena andiamo ai giardini chiedono ma quando andiamo a casa? Non appena iniziamo una nuova avventura chiedono ma quando andiamo via?
Perché adesso, il loro grande sogno è tornare in fretta a casa e mettersi a giocare fitto fitto, immersi nel loro mondo che è, attualmente, quello di far finta di. Adesso sì, devono tornare a casa perché hanno un lungo film da recitare, con loro come protagonisti interpreti.
E questo potrebbe anche andare bene. Il fatto  è che, ultimamente, tornare a casa, per loro, vuol dire zap, scarpe via, un salto sul divano e, in quella turnazione stretta che stabiliscono fra di  loro, chi è di turno sceglie il film in cassetta e inizia subito il cinema a casa, qualunque ora sia.
All’inizio mi ha fatto comodo e anche piacere, che entrambi si beino dell’effetto cinema e si sciroppino contenti un bel film cartone animato, è che adesso sono arrivata alla saturazione!
Con il turno di Margherita che è pieno solo di Cenerentola e con le variazioni di Emanuele che spaziano dal triste Dumbo ai miei preferiti Aristogatti, a Nemo e a film di Natale di Topolino, non ne posso più di quelle vocine da cartoni ma anche di quelle mille domande che fanno i gemelli  su cosa succede adesso, se la madrina birbona di Cenerentola è la stessa di Rapunzen e se la strega cattiva di Biancaneve è anche la madrina di nuovo di Cenerentola e come mai i birboni poi fanno finta di essere buoni oppure quando si sposano oppure quando finisce, insomma…. I film mi piacciono, ma sinceramente non ne posso più di sei metri di velo colore del cielo  salacadula magicabula bibidibobidibu

mercoledì 9 dicembre 2015

Addio al pisolino, operazione cinema riuscita, tutto fatto e fatto bene



Si prospettava un fine settimana solitario con i gemelli. Gangster no, tempo bigio, nessun appuntamento in prospettiva, nessuna visita, nessuna ospitata, soltanto due giorni in cui stare da sola con i due, e per di più senza più il pisolino pomeridiano, al quale ormai avevo definitivamente rinunciato dal giorno prima, quando, tornati il venerdì dall’asilo alle 14, con Marghe in tempesta per non so quale capriccio, che non voleva dormire benché al fratello si chiudessero gli occhi in auto. Alla fine sono riuscita a farli addormentare, lei nel mio letto lui nel suo, io saltellando su e giù per casa per riuscire a non far sentire la solitudine né la gelosia a nessuno. Conclusione, addormentati alle 15.30, ovviamente svegliati un’ora dopo, trovati tutti sudati e stralunati, io riposata niente… ecco fatto, addio definitivo dato al pisolino pomeridiano. Tranquillamente, perché tanto so che l’abitudine rimane loro, visto che all’asilo dormono obbligatoriamente tutti i giorni (eccetto il venerdì).
Per questo avevo paura, per questo, con il Gangster che se ne andava contento e felice, nascondendosi dietro quella grande scusa che è suo figlio maggiore, io mi sono sentita abbandonata, sola con quei due pulcini, senza una mamma da cui andare a pranzo la domenica, come fanno tutti.
Pensando lei e alla sua mancanza mi sono intristita, ma pensando a lei e a quante volte deve aver provato lo steso con noi, mi sono fatta forza e mi sono buttata.
Abbiamo iniziato con il nostro appuntamento del sabato mattina, quella musica che ci piace perché la facciamo insieme, perché ci piace il sorriso di Francesca, perché ci piace provare e scoprire tutte le volte uno strumento musicale nuovo. In più Francesca mi sottolinea, a conclusione della lezione, il ritmo musicale che ha Emanuele, e io lì fiera di sentirmelo dire, che nemmeno se avesse vinto le olimpiadi di matematica mi avrebbe reso così fiera, quel mio uccellino canterino.
Siamo tornati a casa a fare l’albero di Natale, allegro e strampalato, i lavoretti con i colori luccicanti e le forbici e la colla, come piace tanto a loro e, subito dopo pranzo, in sostituzione dell’ora del pisolino, via tutti fuori, ai giardini, in quell’ora di sole e aria che va catturata a dicembre, mentre tutti ancora stavano finendo di pranzare forse, visto che eravamo gli unici insieme ad una mamma marocchina con il suo bambino, che avevano tanto l’aria di senza famiglia come noi e, non a caso, con quella mamma, ci siamo sorrise a lungo, da panchine lontane. Per  fortuna anche, ci siamo telefonate con Valeria, che da lontano sempre un po’ di casa e famiglia mi fa sentire.
Poi, con il coraggio preso a due mani, prendo due mani dei bimbi, una a destra e uno a sinistra, e ce ne andiamo al nostro primo cinema, con l’incognita della novità. Impossibile sapere la reazione alla sala buia, ai suoni, alla durata del film. Ma proviamo! Il film è Il viaggio di Ario e, a parte troppi combattimenti, genitori morti e sfortune varie, alla fine è un cartone carino, anche se a noi ancora ci piacciono tanto le varie principesse, molto più tranquille. Comunque, centrando il film giusto, la missione cinema è una missione che funziona e ne sono fiera, visto quanto mi piace andare a me al cinema! Usciamo e cerchiamo di intrattenerci un po’ prima di affrontare la cena con pizza a taglio, che conclude la giornata. A casa doccia e a letto, sfiniti tutti!
La domenica è umida e triste, così perdiamo un po’ di tempo stando nel lettone, come piace adesso fare a tutti nei giorni di festa. Sento che i piccoli mi chiedono, dal piano di sotto dove dormono, se possono salire da me, mi fanno ridere per tanta educazione e delicatezza e li accolgo ben volentieri nel caldo del lettone.
Però dopo aver pulito casa, lavatrici e lavastoviglie in moto, loro che giocano tranquilli, via, tutti fuori, che non sia mai dover passare tutto un giorno in gabbia. Il giardino dell’Orticultura, benché ci accolga a tarda mattina, è solitario e umido, loro un po’ giocano ma il motivo di sottofondo, in questo momento,è la loro richiesta di andare a casa, come sorprendentemente dicono sempre loro adesso. Resistiamo fino a quando in rosticceria aprono per comprare un croccante pollo arrosto, a casa del mio babbo lui ci aspetta con le patate fritte e insieme uniamo le nostre solitudini. Felici tutti di aver strappato un pranzo domenicale in famiglia, in più con i bimbi che danno una gioia unica.
Saliamo a casa e viene a trovarci una mia amica. In genere quando abbiamo ospiti i due mostrano il peggio di loro, invece ci fanno prendere il caffè in pace e poi la accolgono anche sul divano dove adesso passiamo la parte più ambita, dai gemelli, della giornata libera: guardare un film in cassetta. Adesso c’è la turnazione anche per la scelta di quale film, domenica toccava a Margherita che, perennemente, sceglie sempre e solo Cenerentola. Quindi , tutti insieme, ci guardiamo quel film. Gabriella va via poco dopo, il fine pomeriggio passa fra i giochi, nervosismi e letture e, per fortuna, l’abbandono del pisolino pomeridiano anticipa di molto la nanna della sera, la mia compresa.
Che dire, come sempre  avevo paura di questi due giorni da passare da sola con i miei bimbi, come sempre invece sono stati due giorni pieni e, sinceramente, dovessi scegliere, anche due fra i più belli che ho passato con loro. Perché adesso siamo una gruppo affiatato, loro si affidano molto a me e si lasciano guidare fiduciosi, io li ascolto e li assecondo volentieri, rendendo tutto molto sereno.

giovedì 3 dicembre 2015

Due polpettine



Una notte uno dorme sopra, l’altra dorme sotto, e viceversa, in una turnazione rigida che aiuta a stemperare la voglia di entrambi di dormire in alto, il posto più ambito del nuovo letto a castello.
Da poco però si è aggiunto un nuovo rito: chi dorme sotto usufruisce della possibilità che io mi sdrai un pochino  con lui (o con lei, ovviamente).
L’emozione di entrambi, di avermi lì vicino, è la stessa: nella penombra e nel silenzio della camera, sento quei cuoricini emozionati che battono forte, felici di ricevere questa vicinanza esclusiva della loro mamma. Iniziamo con carezze e baci, in  una prossimità alla quale spesso dobbiamo rinunciare. Abbracci, annusamenti, e poi iniziano le chiacchiere. Lei, felice, inizia con il dirmi “mamma lo sai che sei bellissima” e poi vuole giocare alla medusa anzi, alla mendusa, come dice lei. Altro non è che, nella penombra, allontanare e avvicinare la mano a polpo, più che medusa, in uno scherzo continuo del che paura ora ti pizzico, con le sue grosse risate che mi fanno ridere più del gioco in sé.
Lui invece, quando iniziamo a parlare, mi chiede sempre cosa facciamo domani e, regolarmente, quando gli chiedo che cosa vorrebbe fare, lui risponde… potremmo fare due polpettine, il purè, facendomi ridere perché penso che un bimbo di nemmeno 4 anni, in un momento d’amore unico con la mamma, pensi a raccontarle il suo desiderio più grande che è … fare due polpettine.
Sono sicura che questi momenti siano un cemento unico nei nostri rapporti, questo ricevere attenzioni uniche, questo stare vicini ed essere liberi di scegliere il gioco o le chiacchiere con la mamma, ma anche questo, soprattutto, saper anche aspettare un giorno intero il proprio turno, che aiuta ad apprezzare l’attesa. C’è da dire però che, mentre coccolo uno, l’altro, quello del piano di sopra, si sporge a spiare quello che stiamo facendo. Senza mai reclamare attenzioni particolari per lui, nel rispetto di questa sottintesa turnazione, ma spia silenzioso quello che l’altro sta facendo con la mamma. E  anche questo appurare cosa stiamo facendo senza di lui, forse li aiuta ad accettare meglio la loro rinuncia e a posticipare il piacere al giorno dopo. Altro esercizio per diventare grandi