venerdì 30 novembre 2012

Ultimo mesiversario

Undici mesi oggi,  e quindi ultimo mesiversario. Il prossimo sarà già compleanno, il primo.
Si sono rincorsi i giorni e si sono rincorsi i mesi, composti da momenti interminabili, lampi di tempo, lente ore che non passavano mai, brevi sonni troppo corti, lunghi pomeriggi che peccato che è già sera, splendide giornate sempre insieme.
Io non tornerei indietro per nulla al mondo. I primi mesi sono stati una grande sorpresa e non sempre bella. Era bello vedere i due piccoli che crescevano, ma era anche faticoso e poco gratificante passare il tempo a cambiare i pannolini, preparare il biberon, tentare di farli dormire, in un ritmo incessante che ti lava il cervello. Poi sono arrivati i primi sorrisi, la testa che si fa dritta e basta stare là buttati come due sacchi di patate, sono arrivati i primi tentativi di girarsi, il dormire a pancia sotto scoperto e non più abbandonato, la lallazione con le prime vocali melodiate, il dedede di lui, il mamama di lei, il pappappa di entrambi. Poi abbiamo iniziato a scavalcare i recinti, a non rimanere più dove venivano lasciati e a muoversi per il mondo, fosse solo una stanza. Adesso lei sta spesso e volentieri in piedi, si alza in un lampo e scende con cautela, fa i primi passi laterali perchè stando sempre attaccata al divano penso che pensi che si cammini in quel modo a gambero, invece che in avanti. Lui ha iniziato da pochi giorni ad alzarsi in ginocchio, si attacca alle scatole e ai gradini e si tira su, felice di poter vedere il mondo da quell'altezza. Ha pure smesso di cangureggiare, come dicevo io, perchè quando lo tenevo dritto da sotto le ascelle per farlo stare in piedi piegava le ginocchia e si metteva a fare i saltelli, pensando che quello fosse il vero motivo per cui lo sorreggevo, neanche sfiorato dall'idea che poteva stare dritto e godersi un'altra prospettiva. Adesso che la nuova prospettiva eratta se l'è conquistata, ride felice quando, in piedi in posti alti tipo il fasciatoio, riesce a guardarmi negli occhi, cosa mai successa. Lei ha iniziato a gattorere in agosto, prima si fermava quando finiva la stanza, cauta, adesso no ha più limiti e paure e passa dal salotto alla cucina in un attimo, tanto che quando andiamo a cena lei mi segue come un cagnolino e si alza in piedi quando arriva al suo seggiolone. Rischia molto, ma cade e si rialza, piangendo a volte e solo quando si fa veramente male con i lacrimoni. Ma basta che mi veda tranquilla che subito le passa. Adesso che hanno entrambi scoperto il moto, pare che l'unica loro meta sia arrampicarsi su di me, tipo due scimmiette sull'albero. Io, che come al solito ho due mani e due bambini, faccio quel che posso, tento di tenerli e contenerli, di far posto ad entrambi ma tanto loro sanno che faccio quel che si posso. E chissà come sarà da ora in poi.

giovedì 29 novembre 2012

Fiorellino bianco

Lei ride spesso e volentieri anzi, ultimamente ride soltanto. Quando la mattina entro in camerina sua  mi accorgo che è già sveglia  perchè la vedo giocare paziente con i bordi del suo pigiamino, oppure osserva le luci e le ombre del mattino, oppure è riuscita a prendere, non si sa come, alcuni giochi che ripongo nel tavolino vicino al suo letto. Come mi sente aprire la porta fa un balzo tipo doppio carpiato con avvitamento che fa immaginare che abbia degli addominali di ferro (che tiene ben nascosti sotto sua bella pancetta). Zap, in un attimo si alza ed è subito pronta a sorridere anzi, a ridere proprio. Si sveglia felice, dispensa a tutti sorrisi quasi sdentati (due incisivi  sotto e sopra e basta) e ride con tutta se stessa: con la bocca aperta, con gli occhi che fanno scintille, con la voce, con quel dondolio di gioia che mette di buon umore tutti e non solo la sua mamma. Prosegue felice la sua giornata, quando arriva al nido dispensa sorrisi fin dall'ingresso, alle altre mamme, agli altri bambini, alle maestre tutte e anzi, ci rimane male se qualcuno del personale del nido, nella fretta di fare, non si ferma a salutarla. Si guarda allo specchio e ride, mi vede andar via e ride, mi vede arrivare e ride. Tutta il suo babbo.
Di risate grasse ne fa invece poche, ne regala solo quando ha voglia e mai per lo stesso motivo: a volte le piace il solletico sulla pancia, altre volte le piace che le soffi sul collo, altre che le massaggi i piedi, altre volte le piace che io saltelli da un bimbo ad un altro. Ride quando ha il singhiozzo e soprattutto dopo aver starnutito, che le sembra di aver fatto la cosa più buffa del mondo. Le piace sempre che le canti e soprattutto, come questa sera, mentre aspettava paziente e sfinita sul seggiolone che io preparassi la sua cena, le piace che le faccia i discorsi da grande. Si incanta ad ascoltarmi, come se mi capisse - e sicuramente mi capisce - quando dal cuore la ringrazio ad alta voce per essere sempre brava e paziente, per essere meglio di quella che io mi sarei mai immaginata, per essere arrivata, che era tanto che l'aspettavo, per essere un fiorellino bianco, proprio come volevo.  E concludo dicendo che sono proprio innamorata di te, amore mio fiorellino bianco.

mercoledì 28 novembre 2012

Cappellaio matto

Gemello Emino ride al bisogno: quando incontra una bella bionda, preferibilmente dai due anni in su (sì, le coetanee non lo intrigano), quando lo salvi dal lettino a cancelli, quando vede la sorella sempre, quando vede me solo la mattina appena sveglio (durante la giornata non gli procuro più poi tutta quella grande gioia, a parte quando sparisco per ore e allora è come se fosse di nuovo mattina). 
Ma c'è una cosa che lo fa schiantare dal ridere, proprio si sbellica con risate grasse come se fosse un adulto, tanto che la prima volta che l'ho sentito ridere così mi sono stupita che lui, così piccolo, facesse risate da così grande. Gli succede quando vede la sorella con un cappello. Proprio non sa trattenersi, la guarda e si sporge pure per guardarla meglio, per accertarsi che non sia frutto della sua immaginazione e gli ridono prima gli occhi e poi via, parte con singulti del riso. Proprio non riesce a capacitarsi di come Mina sia così ridicola, credo che voglia dire. In effetti la prima volta che è successo stavo provando a lei un cappello di lui (povero Emino, se pensi che lei sia ridicola con il cappello con le orecchie e i baffetti da orsetto, immaginati come ti vedrai, quando lo indosserai), la volta successiva stavo riordinando l'armadio e ho provato a Mina un cappellino lezioso rosa di lana con i fiorellini applicati. Niente di ridicolo, solo un cappellino da femmina. Emino proprio non resiste, gli sobbalza la pancia quando la vede con quella buffa cosa in testa, e le va vicino, prima per accertarsi che sia proprio vero quel che vede, poi tenta di levarglielo, quasi a difesa per la propria salute, che non può resistere a ridere così a lungo! 
Questa mattina pioveva tutta la pioggia del mondo, che mi ha fatto pure pensare ma chi me lo fa fare di portarli al nido, magari invento una bugia e stiamo tutti a casa al calduccio. Ma ci aspettava la sfida "dormire dopo pranzo al nido" e così via, mi sono fatta il solito coraggio e ho organizzato estemporaneamente come salire e scendere tutti dall'auto bagnandosi il meno possibile. Ovviamente l'ombrello è bandito (non mi bastano le mani) così ho incappucciato i gemelli e mi sono incappucciata. Ossignore non l'avessi mai fatto. Vedermi con il cappuccio del piumino rosso ben calzato in testa ha reso il Gemello Emino perplesso, quando lo tenevo in braccio per scendere le scale mi si distanziava dal corpo per guardarmi bene, aveva le sopracciglia alzate, mi guardava come dire mi sembra che tu assomigli alla mia mamma ma non ne sono così sicuro, quando poi gli ho parlato, per tentare di farmi riconoscere, ecco che è partita la risata: con la voce gli ho fugato qualsiasi dubbio  e così, sicuro della mia identità, ha iniziato a sbellicarsi dal ridere, colpito di nuovo da quella cosa ridicola in testa agli altri.  Anche se poi, con me, ha concluso con uno sguardo severo come a dire: dalla matta di mia sorella mi aspetto di tutto, ma te no, eh mamma!

martedì 27 novembre 2012

Un altro pezzo di inserimento

Questa mattina  accompagno i gemelli al nido e la maestra mi ricorda che da oggi si prova ad allungare l'orario e iniziare con il primo tentativo per farli dormire lì dopo pranzo. Presa così all'improvviso (sono sicura che me ne ero completamente scordata perchè mi faceva troppo male ricordarlo) subisco l'ulteriore distacco dai due: mmm, adesso lontani per più tempo e un altro pezzo di vita - il pisolino pomeridiano -  che si sposta altrove. Si parla degli step da seguire: dopo pranzo devo telefonare per sapere se si sono addormentati e devo tornare poi a stazionare sulla panchina esterna in attesa del loro risveglio.
Ormai memore delle attese inutili sia sulla panchina  dei giardini limitrofi al nido, sia sul divanetto dell'ingresso del nido, fisso con il babbo Gangster per pranzo, sicura che tanto i due dormiranno come ghiri e non ci sarà bisogno di correre in loro soccorso. Però ok, la telefonata la faccio, come da protocollo e........ mi dicono che non dormono proprio e che vada subito a riprenderli.
Ossignore, ho la macchina lontana e io sono lontana. Mollo tutto e scappo: record di recupero auto e record di avvicinamento al nido.
Pistaaaaa, i bimbi hanno bisogno di meeeeee.
Arrivo e scopro che non è vero che non avevano dormito. Hanno dormito poco, svegliandosi in una camera estranea poi non hanno voluto riaddormentarsi e, per non svegliare gli altri bimbi, ovviamente le maestre hanno preferito far svegliare loro e rimandarmeli a casa.
L'ho presa come una sconfitta, come un segno che i due pulcini ancora non sono pronti per affrontare la prova sonno lontani da casa, ma invece mi hanno spiegato che è andata bene, già il fatto che si siano subito addormentati è segno di fiducia e quindi domani si riprova.
Ah, ecco, e io pensavo che ormai fosse destino che dovessimo stare insieme, niente nido nel pomeriggio, io e loro sempre attaccati....... stringetemi forte, stringetemi forte, che IO ho bisogno di voi, bimbi indipendenti, mannaggia!!!

domenica 25 novembre 2012

Diario della settimana (18-25 novembre)

Domenica 18 : avevo voglia da tempo di vedere il giardino dell'Orticultura con i colori dell'autunno. Quel giardino ci ha ospitato da marzo per tutta l'estate, fino alla fine dell'ora legale. L'abbiamo visto fiorire, inondare, ardere di caldo, ci siamo sdraiati al primo sole di primavera, al fresco dell'ombra dei suoi alberi, abbiamo cenato negli interminabile giorni d'estate, siamo cresciuti là dentro, tanto che adesso, con il buio e l'umido che non invita più a sostare sull'erba, sembrava un abbandono più che una separazione. Così un giorno l'ho scorto passandovi e si intravedeva tutto il giallo e il rosso dello stupefacente autunno. Per questo ci volevo di nuovo portare i gemelli per godersi lì un'altra stagione, un'altra situazione. Fra le foglie colorate, che incantano tutti gli anni come se fosse un miracolo irripetibile, abbiamo scoperto l'altalena, la felicità che esplode su viso della Gemella Mina quando può fare cose spericolate, lo stupore perplesso del Gemello Mino quando riesce a fare cose che lui non affronterebbe, ma che si ritrova a fare. A fare così bene che ci ha aggiunto pure uno spericolato battito di mani, tutto ovviamente filmato e documentato e tutto, ovviamente, vicino all'inseparabile Martino.
Lunedì 19 chiedo a mia sorella di stare con i gemelli il pomeriggio, che io volevo andare in centro a comprare i librini per i bimbi da portare al nido per partire con il progetto Nati per leggere. Non appena arrivo in libreria, mi chiama mia sorella, che è bravissima a gestire i bimbi da sola e che mai mi ha chiamato in tutte le volte che glieli ho lasciati, per dirmi che Gemella Mina l'aveva trovata nel lettino, dove faceva il sonnellino dopo pranzo, piena di vomito. Non mi era mai successo e non pensavo che sarei stata una mamma che vola immediatamente a casa, e invece eccomi, aggiungetemi alla lista: sono una mamma che si preoccupa anche se non è niente, come poi dicono tutti.
Martedì 20: riusciamo finalmente ad andare in una ludoteca che è pure vicina al nido dove vanno gli altri gemelli che sono nati 5 giorni prima dei miei e con i quali abbiamo condiviso il corso preparto, il parto anticipato, i giorni in ospedale, e i vari messaggi rassicuranti o meno di aggiornamento che sempre ci siamo mandati con la loro mamma e nei quali ci scoprivamo a vivere le stesse vicissitudini: la femmina gemella più vispa, il maschio gemello mammone e piagnone, e altre similitudini. Solo che non ci siamo ritrovati solo con loro, noi ovviamente avevamo anche Martino e mamma, mentre gli altri gemelli non so quante altre amiche con figli aveva fissato, per cui in una stanza eravamo credo quindici mamme con venti bimbi. Risultato: solo confusione
Mercoledì 21, il solito: Music Together, corso di musica in inglese. La sera il babbo Gangster voleva sorprendere la mammaPi e ha portato ostriche e champagne per cena. Peccato che il virus che gira al nido e che aveva già colpito la Gemella Mina, ha colpito anche lei, che ha appena mangiato 5 ostriche controvoglia e che poi è stata malissimo tutta la notte con una nausea degna dei un mare forza 7.
Giovedì 22: il pirus del nido ha colpito il Gemello Emino nella notte: la mattina vado a dargli il latte e lo trovo tutto ingelatinato di vomito. Subito doccia e scrostatura di capelli che in genere gli asciugo strofinandogli forte l'asciugamano visto che ancora ha poco più di tre peli, ma con la fretta e con il nido che ci aspettava l'ho phonato tutto cotonandolo anche un po'. Così nel pomeriggio, alla festa di Martino, sfoggiava un ciuffo di tutto rispetto. Il compleanno dell'amichetto fidato  è riuscito benissimo, finalmente un compleanno a misura di bambino dove era permesso l'accesso solo agli adulti che accompagnavano i bambini e quindi non ho dovuto difendere le mani dei gemelli gattonanti dal rischio calpestamento. E poi c'è stato un momento magico: la torta con la candelina ha visto tutti i piccoli ospiti riuniti intorno ad un tavolino basso della sala, loro tutti unenni e nemmeno, là ritti fra chi tenta i primi passi e chi sta in piedi per miracolo, sembravano tutti piccoli ometti.
Venerdi 23: il pomeriggio avevo voglia di fare ancora una cosa che ho sempre quotidianamente fatto con i gemelli prima che arrivasse il nido e l'inverno: loro sul passeggino e insieme a giro per tante ore. Siamo stati tutto il pomeriggio a girovagare per negozi e strade, loro che mi accompagnano ovunque e io ovunque li porti pazienti e curiosi, loro che mi fanno compagnia nei miei giri e ogni tanto mi guardano per vedere che faccio, distraendosi da qual mondo incantato che scorre loro davanti come un film, io che canto insieme a loro andando, quando loro mi chiamano con un oo, aa, e. Durante quella passeggiatona è arrivato il buio e anche un po' il freddo ma io non sono rientrata, avevo voglia della nostra consueta complicità e del nostro vagabondaggio, io me li godo anche così e loro, se io sono contenta, sono contenti. E sono stata proprio tanto tanto bene.
Sabato 24: a pranzo avevamo fissato con le mie due altre compagne di camera del reparto maternità, con le quali non ci eravamo più riviste dai nostri parti e quindi da circa 11 mesi, ma con le quali siamo rimaste legate, anche senza sentirci, perchè abbiamo avuto la fortuna di trovarci in camera insieme e trovarci bene. Non avessi avuto loro non sarei riuscita ad affrontare quello che ho passato: il ricovero anticipato, l'attesa del verdetto, la rassegnazione al cesareo, le innumerevoli visite e terapie, il parto con i figli non con me in stanza, la dimissione senza i bimbi, tutte cose che hanno passato ugualmente anche le altre due e che affrontavamo ridendo l'una dell'altra come solo tre compagne di avventura riescono a fare. E vedersi dopo quasi un anno, con i bimbi che stanno tutti bene, è stato proprio il coronamento dell'avventura. Poi, dopo di lì, laboratorio tattile per i gemelli, con ovviamente anche Martino e con, udite udite, un babbo Gangster che si è visto intrappolato nel farlo e che l'ha fatto facendo finta di non esserci. La sera lui era il più stanco di tutti, perchè stare anche solo un giorno con i gemelli devasta (e io lo so bene) e perchè era anche il suo turno per essere colpito dal virus del nido.
Domenica 25: la mattina non potevo privarmi del piacere di riportarli sull'altalena e all'Orticultura. Adesso che sono altalenisti esperti ridono felici del vento nei capelli e della velocità che non li impaurisce. Altro evento storico: Gemella Mina, verso il fine pomeriggio, quando cioè si è alzata e caduta e gattonata un miliardo di volte che uno avrebbe voglia poi di chiederle, quando sarà grande "ma ti ricordi quando non ti fermavi mai, ma che senso aveva tutto quell'ipercinetismo?" mi è stata in braccio ferma per tutto il servizio sul Tibet che passavano alle Falde del Kilimangiaro. Che sia un segno che almeno nella voglia di viaggiare mi assomigli?

venerdì 23 novembre 2012

Non abbiamo bisogno di nessuno

Ci sono sensazioni che solo le mamme di gemelli possono provare. Inutile dire "mi immagino come sia con due" perchè non è immaginabile se non si prova. Due non è avere un bimbo doppio, due gemelli sono due bimbi diversi di cui occuparsi, per cui, chi ha solo un bambino e pensa a me immaginando che deve fare quello che fa per il proprio bimbo due volte, sbaglia, perchè io devo fare due volte  per due bambini diversi, ognuno dei quali ha bisogno delle sue attenzioni e ognuno dei quali ha il suo bel carattere. 
Però quello su cui si concentrano più spesso chi vuole immaginarsi la vita di mamma di gemelli è il maggior tempo che ci vuole a fare una cosa, tipo vestirli la mattina, dare loro la pappa, cambio di pannolino doppio, che non è il vero problema  della gemellarità. Secondo me quello che caratterizza la vita di mamma di gemelli non è il metterci il doppio a fare, ma essere solo una mamma per due bambini.
Quindi non è metterci il doppio del tempo, ma avere la metà del tempo.
Quando tutti mi chiedono "ma chi l'aiuta?" io rispondo, sinceramente, che chi mi aiuta sono loro, i gemelli, che sono bravi e sanno rispettarsi fra loro e rispettare i tempi e i bisogni dell'altro. Perchè credo che sia stata la vita ad insegnare loro che la mamma è una e non si può sdoppiare, per cui c'è chi soccombe e chi prevale, ma sempre alterandosi, c'è chi capisce che proprio non posso focalizzarmi solo su di uno e che si deve aspettare, che la precedenza è una questione di praticità e non di merito.
Io, come mamma di gemelli, faccio cose impensabili per le altre mamme. Lascio piangere il bambino quando piange se mi devo occupare del fratello, non prendo in braccio il bimbo che mi guarda con gli occhioni disperati se in quel momento sono con l'altro, cose che spezzerebbero il cuore alla più algida mamma, ma che fanno parte di un patto segreto che si stipula tra mamma e gemelli: non pensare che non lo faccia perchè ti trascuro ma non lo faccio perchè non ho abbastanza mani per farlo. 
Oggi sono andata a prendere, come al solito, i gemelli al nido. La maestra che me li porta nell'ingresso mi dice sottovoce "oggi signora non la posso più accompagnare all'auto, ci sono state delle polemiche, l'aspetto qui con un bambino e si sbrighi a portare l'altro in auto e a tornare".  Quale mamma di figlio unico lascerebbe il suo bambino  in auto, anche solo per 5 secondi, quelli che mi ci vogliono ad accompagnare i piccoli uno per uno fuori dal nido? Bene, le mamme dei gemelli sono costrette a farlo e io l'ho fatto anche oggi, quando alla maestra norme burocratiche e polemiche con le colleghe hanno impedito di farmi il favore di aiutarmi a portare i bimbi quattro metri fuori dal nido per un totale di 12 secondi di tempo. 
Quale bambino così piccolo aspetterebbe paziente in auto il ritorno della mamma senza piangere? Solo un gemello abituato a rispettare i tempi e i modi della vita di gemellarità. Per questo mi sono sentita di rispondere a voce alla maestra grazie mille per averlo fatto fin ora contravvenendo alle regole, ma in cuor mio ho pensato "machisenfrega" e grazie tante a tutti, ma noi non abbiamo bisogno di nessuno che ce la facciamo benissimo da soli.

giovedì 22 novembre 2012

Martino con il passeggino che vola

Oggi super evento: compleanno di Martino!
Martino è l'amichetto inseparabile dei gemelli, inseparabile non perchè fra loro tre ci sia una forte amicizia e si siano scelti, ma perchè con la mamma di Martino ci siamo incontrate nel percorso gravidanza e da allora siamo diventate complici  e compagne di questa strada, che percorriamo insieme quasi quotidianamente. Per questo i nostri piccoli si trovano, loro malgrado o per loro fortuna, ad essere sempre insieme. Non sappiamo se questo legame forte, che i miei gemelli non hanno nemmeno lontanamente con il loro fratello, figlio del loro babbo, sarà una condanna o una ricchezza, sicuramente fa stare tanto bene le loro mamme che i bimbi ne traggono indubbiamente beneficio. Mai, sono sicura, ce l'avrei fatta nel mio quotidiano di mamma senza la mamma di Martino, con la quale ci siamo trovate simili, similmente appassionate nella risata e nello stare all'aria aperta, nel non viziare i piccoli, nel goderci noi per prime la vita per insegnare poi con l'esempio ai nostri bambini cosa conta veramente: un bel giardino, una giornata di sole o di pioggia non importa, basta che sia un quotidiano sempre da inventare. "Che facciamo oggi?" è la domanda che entrambe rivolgiamo ai nostri bimbi tutte le mattine, perchè con loro siamo complici e li vogliamo coinvolgere sempre nel nostro fare.
Lei, Valeria, la mamma di Martino, la chiamo la mamma con il passeggino che vola, perchè sempre è andata con il piccolo da ogni parte, fornendomi l'esempio e il coraggio che tutto si può. Martino è difatti un bimbo felice, come la sua mamma è pronto al sorriso e quando ci diamo appuntamento e li vedo arrivare entrambi non so chi ride prima: a lei le si illuminano gli occhi di riso, a lui parte il battito di mani insieme al sorriso, perchè insieme hanno la fortuna di saper stare felici.
Martino è biondo con i capelli lisci e la pelle chiara, ha occhi azzurri con pagliuzze bianche e il naso già da adulto. Usa il dito indice per conversare, spesso lo trovi con quel dito sulla bocca che ti guarda come dire "mmm mi sembra di averti già visto" ed il suo mese e una settimana in più dei gemelli, unita al fatto che è unico e non ha dovuto condividere la gravidanza con nessun fratello, fanno di lui un bel tocco di bimbo, contro i gemelli che sono più piccolini. Quindi direi che è un bimbo nettamente diverso dai gemelli, che sono ricci e molto più scuri di capelli e hanno due profondi occhioni neri. Ma il fatto che sempre siamo insieme confonde le persone (spesso ci mettiamo pure d'impegno noi mamme e vestiamo il gemello Emino e Martino uguali...) che chiedono, facendoci sbellicare dal ridere, se tutti e tre siano gemelli. Quando noi rispondiamo no, solo loro due, spesso le persone si confondono di più e chiedono se la coppia di gemelli siano i due maschietti, cioè niente di più diverso fra loro. Ma ormai siamo abituate a  tutto. Abbiamo iniziato il nostro legame sperando in un fidanzamento fra Martino e la gemella Mina, poi ci siamo sentite troppo "suocere" e abbiamo deciso che si possono considerare cuginetti, senza doverli obbligare a qualsiasi vincolo per non sciupare quel  percorso insieme che ancora è lungo. Infatti entrambe noi mamme ci siamo scoperte a voler sperare che da grandi, i maschietti, facciano entrambi il pompiere, sicuramente andranno tutti e tre a fare gli scout, per ora fanno il corso di musica in inglese che piace tanto a noi mamme e che lascia molto perplessi i bambini, impauriti e stupiti da quelle loro mamme improvvisamente impazzite a cantare in coro guli guli. Ma pare che adesso si siano rassegnati e quando parte la musica zap, ecco che i bimbi ballano. Ho visto Martino quando aveva un giorno, gli ho visto cadere i capelli e ho assistito al loro rinascere e crescere, ho sentito la sua prima risata profonda e l'ho visto imparare a stare in piedi e anche a cadere, per questo oggi sono emozionata, come se fosse figlio mio, ad andare al suo primo compleanno per festeggiare quel primo anno in cui siamo stati spesso spesso insieme. Auguri Marti!!! - E' 1 anno che siamo inseparabili.

martedì 20 novembre 2012

Mani

Gemello Emino ha delle mani grandi che si studia attentamente neanche gliele avvitassero di nuove durante la notte. Quando gli capitano nel suo campo visivo ogni tanto zap, si incanta ad osservarle, se le apre, se le gira, si conta le dita, davanti dietro, anche un po' di fianco, poi se le afferra e fa un gesto simile a quando due persone si incontrano e si stringono le mani: facendo tutto da solo, si incontra e si stringe le mani in autonomia. Ovviamente la sua prima abilità (e che la sorella non fa, tanto per differenziarsi finalmente da lei) è stata quella di battere le mani.  Quando succede è un po' come un diesel: prima ci pensa, mi guarda perplesso e poi via, la sinistra sulla destra in un battito di mani che lo scuote tutto e che lo fa felice. L'ho così addomesticato che adesso addirittura parte quando sente la mia voce che gli dice "Bravo Ema", e lui in automatico, neanche fosse il comando del cane guida per ciechi, via, clap clap di applauso. Adesso ha imparato a battere il cinque. Nel senso che lui allunga la mano sinistra aperta (inutile sperare nel contrario, Gemello Emino è indubbiamente mancino) e aspetta che gli altri gli battano la mano sopra. Quando succede ride felice, con le sue risate grasse e quegli occhi che quando ride gli diventano a mandorla (tale e quale al suo babbo) che aprono il cuore.
In questo periodo stiamo passando progressivamente dal pappone unico ai primi approcci con il cibo a pezzi, soprattutto cantucci di pane da ciucciare e mordicchiare con cui entrambi i gemelli  passano il pomeriggio intero neanche fosse la torta più squisita o il giocattolo più divertente del mondo. Il fatto è che adesso pretendono pezzi di tutto quel che mi vedono mangiare, soprattutto hanno imparato, quando li porto con me a fare colazione in pasticceria, ad aspettarsi che dia loro un pezzetto di brioche.
Domenica mattina siamo andati nella pasticceria buonissima vicino casa. I gemelli nel loro passeggino rosso danno sempre spettacolo e attirano il solito capannello di persone curiose. A un certo punto una signora di mezza età chiama l'amica e le dice guarda il bimbo, così piccolo e già ci  saluta. La sottoscritta mamma si è sentita autorizzata, quasi con vergogna, a specificare che il bimbo, in pasticceria, se allungava  la mano verso loro non era per salutare...... ma, molto più prosaicamente, per avere un  pezzetto di brioche!

sabato 17 novembre 2012

Piccoli geni, no per favore.

Riunione al nido, per conoscere tutti i genitori, parlare dell'ambientamento dei bimbi e organizzare il laboratorio di Natale.
Partiamo bene: le maestre propongono di partire con l'iniziativa "Nati per leggere" un progetto ormai consolidato a livello mondiale di educazione alla lettura per i bambini di ogni età. Mentre ne parliamo partono le prime sparate grosse degli altri genitori. Abbiamo tutti bimbi che spaziano dai 10 ai 13 mesi, ma ovviamente ci sono i piccoli geni. Quando io racconto sfiduciata che ho tentato varie volte di partire con il progetto lettura libro a casa ma che ho ben presto desistito perchè non ho mai trovato i gemelli appassionati alla lettura anzi, dopo quattro secondi di lettura libro iniziavano a dar segno di profonda noia e inquietudine per quello stare fermi ad ascoltare una storia che non interessa loro, chiedo se gli altri bambini seguono invece la lettura dei libri. Ovviamente  le mamme dei piccoli geni, orripilate, dicono no, al mio bambino vedeste come piacciono i libri! Ci gioca, li ciuccia, se li mette in testa, li tenta di sfogliare, li toglie tutti dalla libreria. Sì, rispondo io, anche i miei davanti ad un libriccino colorato lo prendono e ci giocano, ma questo non vuol dire che piacciono loro i libri, vuol dire che giocano con l'oggetto libro. E anche i miei vanno diritti alla libreria a prendere i libri e buttarli all'aria, ma mica vado a dire in giro che sono appassionati della lettura. Ma no, mi tranquillizzano le insegnanti, ancora i bambini sono troppo piccoli per seguire una storia, adesso basta loro insegnare a riconoscere le figure contenute in libri semplici adatti alla loro età. Ah, ecco, dico io, allora non è preoccupante, visto che i miei ai libri preferiscono le ruote delle macchinine che fanno girare ad ore. Scampato pericolo: forse si recupera e da gommista avrò  ancora la possibilità che qualche gemello si appassioni alla lettura proprio come lo è la loro mamma.
Poi  parliamo dell'inserimento. Anche lì sento storie orripilanti, di dittature da parte dei bambini. Da quando dorme al nido si sveglia anche otto volte per notte e io, per otto volte ogni  notte, mi alzo e  lo faccio dormire sulla mia spalla. Oppure: a casa ho ricreato nel salotto un piccolo nido con l'angolo peluches, l'angolo giocattoli, l'angolo tavolino così che non viva il distacco nido-casa. Ancora: ha così tanti giocattoli che non dedica attenzione a nessuno di essi, ci gioca con ognuno al massimo un minuto e poi passa al successivo, senza trovare soddisfazione in nessuno. Altro: adesso a casa ceniamo tutti prima delle sette, così ci adeguiamo agli orari del bambino che non sa resistere fino alle otto di sera. Io ascolto tutto questo pensando che, viste da fuori come sto facendo io con loro, sono tutte storie assurde di genitori spodestati della loro vita e della loro autorità: niente più salotto, niente più orari, niente più regole. I miei gemelli hanno una camerina piccola dove non vedo l'ora di metterli a giocare, per adesso che sono troppo piccoli giocano temporaneamente nel salotto dove, al bisogno, stendo  un tappeto e butto là qualche gioco che ignorano bellamente attirati dal fax e dai gradini della scala e quando finisce l'ora gioco smonto tutto e il salotto ritorna uno spazio da grandi, cenano alla loro ora e poi buonanotte tutti a letto che il babbo e la mamma hanno da farsi la loro cenetta con la loro bella intimità dove voi non ci entrate che siete ancora troppo piccoli.
 I gemelli al nido non piangono un minuto, non hanno incubi notturni dovuti all'inserimento, ridono a tutti gli altri bambini e non soffrono di alcuna gelosia. Che non abbia ragione la vita spartana che faccio loro fare?

lunedì 12 novembre 2012

Divano rosso, scale e fax

Oggi siamo tornati al nido, dopo due settimane di bronchite passate quasi interamente in casa, a curare il Gemello Emino che piangeva fioco che faceva un misto ridere/tenerezza, così disperato i primi giorni da quel suo male, che mi guardava piangendo come un grande, con quell'espressione che voleva dire mamma non ne posso più. Hanno dormito molto, senza fretta ci siamo alzati la mattina e siamo stati giorni interi sul tappeto nuovo che ho messo davanti al divano. Lì le giornate, che mi sarei immaginata infinite, sono passate in un lampo, me li sono visti crescere sotto gli occhi: lui gattona spedito che sembra un marine all'attacco (tanto che gli ho pure comprato i pantaloni mimetici, che con quel suo fisico muscolosino sembra proprio Rambo) lei adesso si alza in piedi da sola e sa pure scendere piano sul pavimento, cosa non da poco. Lui ha imparato a battere le mani, riconosce la mia parola "bravo" che lo incita e con quella parte contento nel far veder la sua nuova abilità. Già prima ballava quando sentiva la musica, adesso applaude pure a tempo (o quasi). Lei mi fa impressione vederla così piccola già in piedi che si tiene al divano rosso, il mio storico divano rosso che ne ha viste di tutti i colori, adesso deve vedere anche questa: due manine tenere che si reggono a lui per iniziare a camminare. Un giorno, durante 4 secondi di disattenzione, l'abbiamo pure trovata al secondo scalino della scala che porta in camera, inimmaginabile come sia riuscita ad arrivarci, però l'ha fatto e, ovviamente, rideva felice. Lui adesso si è appassionato al fax, che è al piano basso della libreria e che gli serve da appoggio per tentare di alzarsi, oltre che avere tutti quei bei tasti che fanno rumore quando li batti. Per questo dico a tutti che, se vi arriva un fax bianco da casa mia, non vi preoccupate, é solo Emino che sta tentando la posizione eretta.

martedì 6 novembre 2012

Alternanza gemellare

Me lo avevano detto le altre mamme di gemelli, che si sarebbero alternati a fare da protagonista e a cedere la scena all'altro. Io fin dalla nascita pensavo che sarebbe sempre stata lei la protagonista indiscussa, con i suoi strilli acuti, quel moto di ribellione e di indipendenza che ha sempre avuto fin da appena nata. Era lei la team leader, non c'erano dubbi. Lui, di contro, piangeva così piano che neanche lo sentivo, schiacciato da quel pianto ribelle della Gemella Mina (non a caso ho scelto questo come nome d'arte della piccola). Poi non so come, i pianti di Emino sono diventati prolungati e ostinati, lei ha smesso di essere stizzita e il cattura attenzioni è diventato lui, così caparbio nel piangere da farci ricorrere anche all'esperta. Lei, in quel periodo, neanche si sentiva e, di conseguenza, neanche veniva considerata. Quando mi sono accorta di questo, che lui le aveva strappato così bene la scena da costringermi a privarla totalmente di attenzioni per tutto il giorno, fino alla sera prima di andare a letto, quando lei cacciava un suo urlo e si faceva coccolare dieci minuti, come dire almeno questo me lo devi,  ho capito che questo gioco di prevalere uno sull'altro non era per niente sano e che io non dovevo subirlo, ma equilibrarlo. Ho smesso di  occuparmi prevalentemente di lui, l'ho lasciato nei suoi pianti disperati (anche se mi si spezzava il cuore nel sentirlo bisognoso di me) e di colpo il gioco si è di nuovo modificato. Lui ha capito che il vento era cambiato e che non funzionavano più i pianti per attivare il mio senso di colpa, lei ha capito che aveva di nuovo lo spazio per recitare da protagonista. Ha ripreso con i suoi acuti, mi ha visto preoccupata di farla felice e mi ha punito ignorandomi a lungo: non voleva i miei baci, non voleva le mie carezze, mi guardava storto e dritto negli occhi quasi a sfida, ribellandosi con le sue mani quando io mi avvicinavo. E io mi sentivo male, rifiutata da lei che è la mia passione, che è la mia bimba tatuata nel cuore. Poi ha iniziato a stare in piedi, aveva bisogno di me per sorreggersi e ha iniziato ad avvicinarsi di nuovo a me. Il fratello ha magicamente capito che adesso era lei che di nuovo avrebbe dovuto fare la protagonista e ha smesso di fare il coccolone. Non si commuove più quando lo bacio anzi, fa pure lui, come faceva fino a poco tempo fa lei, l'indifferente nei miei confronti: niente più trilli d'amore quando mi avvicino al suo viso, niente più risate grasse quando gli bacio la pancia. Adesso è lei a cui devo stare dietro. La piccola passa le ore ad esercitarsi a stare in piedi, non viene distratta più da nessun giocattolo, neanche da quelli che suonano, che erano prima la passione di entrambi, adesso sta solo vicino a me in piedi per ore. Ed è così felice di questo che si fa baciare contenta, che mi guarda entusiasta di farmi vedere quanto è abile, estasiata da questa sua nuova attività che vuol dividere e condividere solo con me. Adesso siamo io e lei che ci guardiamo innamorate: io perchè la trovo stupendamente brava, lei perchè mi trova rilassata e per niente impaurita che cada anzi, sono lì sempre pronta ad incoraggiarla in ogni sua nuova sfida. Questa sera abbiamo aggiunto allo stazionamento in posizione eretta, il contemporaneo  sfogliare anche con una mano un libro. Quello scelto? La biografia di Jim Morrison "Nessuno uscirà vivo da qui". E' già una bambina rock.

lunedì 5 novembre 2012

Quel che avrei voluto io

Finchè non riusciranno ad imporsi, i gemelli faranno....... quel che voglio? No, quello che avrei voluto fare io da piccola.
Sicuramente danza classica entrambi, la bimba perchè io avrei tanto voluto fare danza e non mi ci hanno mai portato, il bimbo perchè trovo che siano tanto carini i bimbetti con quella calzamaglina nera. Poi sicuramente andranno la domenica con gli Scout, dove tanto la mia mamma mi ci voleva mandare e io non sono voluta andare, rendendomi conto dopo di che opportunità mi sono privata  e adesso....... ne pagano le conseguenze i due gemelli!
Intanto però iniziamo dal primo paio di scarpe. Da piccola avrei voluto tanto avere un paio di scarpette rosse. Sabato abbiamo comprato il primo paio di scarpe alla GemellaMina, che dall'alto dei suoi dieci mesi che già sta in piedi e tenta qualche tremolante passo,  e di che colore sono le sue scarpette numero 18? Ovviamente rosse. Sono state scartate tutte  le altre opzioni rosa con i fiorellini, viola con le farfalle, blu con i buchetti, beige a righine, no: io da piccola volevo le scarpette rosse e quindi scarpette rosse siano. Anche se la GemellaMina ci lotta strenuamente contro: tenta invano di levarsele, ma non credo perchè disprezzi il colore, credo che sia invece perchè passare da essere scalza ad avere le scarpe......sia una costrizione  non da poco!