E finalmente è arrivata anche l’accettazione
nella scuola richiesta, quella nella quale eravamo stati smistati dalla prima
scelta. Ieri sera abbiamo ufficialmente brindato alla fine delle scuole
private.
Tutto bene, tutto come il destino
ha deciso, è solo che, giusto il giorno prima, il pomeriggio, tornati a casa
dopo l’asilo, mi sono detta ma perché non approfittare di questo tempo libero
per far fare i compiti di musica ai gemelli? Avevo preventivato giusto una mezz’oretta
di tempo e dedizione, prevedendo una cosa veloce e intensa e…. invece lo scenario
che mi si è presentato è stato di tutt’altro genere.
Ci mettiamo sul tavolo di cucina
(nella sana mia illusione di poter, intanto che loro facevano i compiti,
preparare la cena). Entrambi ai lati opposti, si fronteggiavano da lontano. Lei
subito pronta, si posiziona con il foglio davanti e i pennarelli pronti (andava
disegnata la scala a colori delle note prendendo, come riferimento, il disegno
dell’omino della musica). Lei inizia, sceglie i colori e colora i cerchi, che
rappresentano le note, dei colori giusti. Lui invece non ne vuol sapere di
sedersi, scappa, va richiamato e
ricattato. Quando inizia, disegna così veloce da andare fuori dal cerchio e
disegnare oltre i bordi. Lei, da lontano, gli dà una rapida occhiata e gli
dice:”Brutto Ema, ma quanti scarabocchi
fai!”. Lui, ovviamente, si offende e, con il broncio e quasi pronto a
piangere, si alza e se ne va via. Allora io brontolo lei, le dico di pensare a
quello che fa e di non guardare e criticare il fratello. Tento, a lungo, di
recuperare lui che, alla fine, si fa convincere e torna. Intanto lei ha già
finito, intanto lui fa così di fretta da sbagliare i colori. Glielo dico, lui
si offende di nuovo e io decido di non essere indulgente: a settembre andrà
alle elementari e che si plachi! Deve sforzarsi di concentrarsi su quel che fa.
Intanto con lei cerchiamo di fare la chiave di violino (che non è certo uno
scherzo!). Lui allora ricomincia dall’inizio e alla fine ci riesce. Passiamo
allora a scrivere le note sul pentagramma. Lui si ricorda tutto della lezione
di musica di sabato scorso e, senza indugio, posiziona le note nel posto giusto
del pentagramma. Lei invece ha bisogno di studiarle di nuovo, prima di
posizionarle deve ripetersele mentalmente, prendendosi dei secondi per
decidere, cosa che permette a lui di suggerirle subito come fare. Ovviamente
lei si umilia di questa sua lentezza che poi lentezza non è, deve solo studiare
come facciamo tutti e non è necessario ricordare tutto sempre come fa lui. Per
questo i ruoli si scambiano, adesso piange lei e lui la deride.
Alla fine riusciamo a scrivere le
note giuste sul pentagramma e anche a leggere uno spartito semplice già
scritto. Certo, ad onor del vero lui legge cantando il suono delle note, avendo
già memorizzato tutto da tempo, mentre lei riesce a leggere lo spartito con un
monotono. Io guardo l’orologio e mi accorgo che la mezz’oretta prevista… si è
trasformata in un’ora abbondante, piena di scene madri, di fatica, di richiami
e di un gran mal di testa. Tento di fare una cena veloce e, mentre sfornello vedo
sconfortata come saranno i nostri pomeriggi del prossimo anno scolastico,
quando i due andranno alle elementari e dovranno fare i compiti quotidianamente
a casa (per scelta mia di far fare loro
il tempo corto). Si prevedono pomeriggi di fuoco, si annullano tutti gli
appuntamenti, e si incrociano le dita.
Certo che, tornato a casa il
Gangster, gli ho raccontato sconfortata l’accaduto, ma anche ho mostrato
orgogliosa come i due leggessero senza indugio lo spartito.