giovedì 26 novembre 2015

I maschi



Ci sono poco, a volte torno che siete già a letto. Entro in camera vostra per annusarvi un po’, spesso siete già addormentati profondamente che non posso far altro che carezzarvi e accomodarvi le coperte, altre volte vedo che aprite gli occhi assonnati ma che non ce la fate a far altro che richiuderli e riprendere a dormire.
Però, da quando avete i letti grandi, c’è un piccolo nuovo rito che compiamo. Chi dome sotto, secondo me ha memorizzato che può aspettare il mio rientro sveglio per far sì che quando io entro in camera, mi sdrai  nel letto a parlare.
Ieri sera l’ho fatto con Ema, che dormiva sotto per il loro turnificare rigido dell’una volta per uno a dormire sotto o sopra e guai a chi sgarra. Marghe era sopra e già dormiva  mentr Ema si vedeva che mi aspettava… Sorrisone nella penombra, senza chiedere si è scostato da una parte e mi ha aperto la coperta per farmi entrare. Felicità pure di entrambi, ma i suoi occhi, nel buio, abbagliavano di gioia. Sdraiati vicino passiamo i primi minuti a carezzarci i volti, sento le sue manine piccole e umide che mi carezzano con delicatezza, sento il suo fiato dolce che mi respira vicinissimo, emozionato. Poi iniziamo a parlare. L’argomento di ieri erano i maschi. Mele mi racconta quel che aveva fatto il giorno, mi ha detto che ha giocato con Samuele e Daniele, ma anche con le femmine, aggiunge. Io lo rassicuro che certo che va bene, con le femmine è divertente, ma lui si vede che cerca di capire qualcosa di più, che forse non sa dire. Mi chiede chi altro sia un maschio e inizia l’elenco: il babbo, Francesco, il nonno, Alessandro di scuola di Circo, Martino. Poi  continua. Dice Babbo Natale, il buio, il mare, il letto, il sole, il leone, e così tanti altri maschili che mi batteva in fantasia. Pensavo che fosse un esercitazione sul maschile e femminile, invece ho capito che era un voler ampliare il gruppo. All’asilo i maschi sono solo 4, le femmine sono più del doppio e forse lui si è sentito limitato in quel gruppo ristretto, tanto che chiedeva aiuto e rinforzo al babbo suo, a babbo Natale ma anche al letto e al cielo e al silenzio. Piccolo il mio bambino esploratore.

lunedì 23 novembre 2015

Mai visti così



 Ieri è stata una delle giornate peggiori passate con i gemelli.
Già avevo intuito che il vento stava cambiando, nei giorni scorsi, con Marghe, stranamente piccosa, stranamente ribelle, stranamente ostile. Ma avevo dato la colpa al fatto che ultimamente ci sono poco, molti pomeriggi li passa con la baby sitter e si capiva che a lei mancavo tanto, perché quando mi vedeva la sera mi stava attaccata come una cozza e ripeteva, con ossessione “mamma, la mia mamma”.
Ma niente in confronto a quanto poi si è scatenato domenica, per entrambi poi.
Sabato mattina, dopo musica, siamo tornati a casa tutti felici perché dovevamo fare un “lavoretto” come chiamiamo noi fare qualcosa con le mani. Dovevamo fare la letterina a Babbo Natale. Tutti pronti e accessoriati, forbici, carte colorate, adesivi, colla, ognuno di loro ha “scritto” quello che voleva a Babbo Natale. Marghe ha fatto la sagoma di un vestito lungo, quello di Elsa appunto che vuole ricevere, Ema ha ritagliato la sagoma di un treno e, al posto delle ruote, ha incollato tre stelle. Il risultato è stato molto artistico, colorato, animato e divertente e i lavoretti hanno conquistato i due. Tanto che, all’ora del pisolino, non si volevano rassegnare a dormire, facendomi spazientire e non poco. Pensavo che il peggio fosse passato, invece domenica mattina, io sola con loro perché il Gangster è a Roma, inizia il delirio. Svegli alle 7 li sentivo liberi in camera a fare di tutto. Io però li ho ignorati fino alle 8. Arriva il momento di vestirsi e Marghe di nuovo dà in escandescenze, non si vuol mettere il vestito, non vuole le scarpe, dobbiamo lottare e urlare per venirci incontro. Pace fatta a fatica. Andiamo a fare dei giri con le loro bici. Marghe scatta avanti agile e atletica, lui non riesce a starle dietro. Lui si arrabbia, piange, le urla e, a un certo punto abbandona la bici, raggiunge la sorella a corsa e le fa dei pizzicotti incredibili sulle guance. Poi scappa per la strada. Io non so a chi stare dietro, se abbandonare lei da sola o rincorrere lui che, più che lo rincorro, più scappa. Riesco a raggiungerlo, lo brontolo bene bene e penso che abbia capito, visto che chiede scusa con visetto triste. Andiamo alla Sinagoga dove c’era la festa di Chanukka. Chiacchiere, compriamo qualcosa, pranziamo lì e poi vedo che entrambi hanno un sonno birbone, per questo decido di tornare subito a casa per farli dormire, anche se fuori c’è un bel sole. Illusa, hanno sonno ma non dormono. Nel buio della loro camera sento che succede di tutto, entro varie volte per brontolarli, mi spazientisco tanto, li tratto male ma non c’è niente da fare, non dormono. Così apro tutto e ci rinuncio, brontolandoli forte per questa loro disobbedienza. Mi facci vedere arrabbiata, li ignoro e mi metto a fare le mie cose, loro sembra che capiscano perché stanno tutti mogi mogi a giocare che neanche li sento. Poi, quando ho fatto e mi hanno chiesto scusa, ci guardiamo il dvd di Biancaneve, visto che ormai non me la sentivo certo di portarli di nuovo fuori. Tutto tace, mi stanno vicini vicini, ci facciamo le nostre coccole e io sono pronta a dimenticare tutto. Vado per preparare la cena, mi distraggo un attimo e sento un pianto dirotto di lei, che trovo sanguinante a seguito del lancio di un libro di lui sul naso della sorella. Mi infurio di nuovo. Di nuovo sembra che abbiano capito i guai che fanno e andiamo a cena. Ma lei non vuole mangiare e  non sta a tavola seduta e io sono disperata e innervosita. Li metto a letto come una furia, alle 19,30 dormono già perché un giorno così, passato a litigare senza mai dormire li ha stesi. Ma io sono così triste che non riesco a fare niente, volevo incollare con il ferro caldo degli adesivi sui loro grembiuli che avevo comprato per fare una sorpresa ai bimbi, ma mi dico no, che sorprese si meritano quei due! E vado  a letto arrabbiata, delusa e incredula. Vorrei telefonare piangendo al Gangster per dirgli che ho fallito tutto, per fortuna guardo un film sugli aiuti umanitari e  capisco tutto: la realtà è che sono dei bambini viziati. Inutile farli crescere in una finta povertà che  concede loro il gelato solo in occasione di grandi eventi, inutile fargli trovare solo un regalo per Natale, inutile non abituarli a comprare e a chiedere… non è quello che conta. La vera povertà è un’altra, il vero bisogno è un altro. Mai visto i bambini Cambogiani o Sudanesi fare i capricci, un motivo ci sarà no?

giovedì 19 novembre 2015

Ultime, varie dal mondo e da casa



Ne sono successe di cose, nel mondo e in casa nostra, ultimamente.
Questa mattina guardavo con sospetto due ceffi che uscivano dalla Sinagoga mentre io entravo con i bimbi. I sei militari che stanziano lì davanti non hanno battuto ciglio, segno è che i ceffi erano “amici”, mentre io guardavo sospetta e incredula quello che dobbiamo passare per varcare la porta dell’asilo. Ieri una mamma mi raccontava che stava pensando di cambiare scuola al suo bambino e di mandarlo all’asilo dei miei, io ho pensato che non sa cosa vuol dire portare due bambini tutte le mattina in un asilo piantonato da minimo tre soldati armati fino ai denti, altri tre che fanno la ronda, una camionetta parcheggiata fissa davanti. Poi certo dentro si respira il profumo del pane appena sfornato e dell’odore di tempera  e di colla sempre fresco, tutti si conoscono, il gruppo è contenuto e permette ai bimbi di essere ascoltati e di ascoltare. Ma forse non essere ebrei non ci ha dato il modo abituarsi  a non pensare a quello che stiamo vivendo. Quando chiedo e cerco la preoccupazione negli occhi delle altre mamme dell’asilo ebraico, scorgo solo abitudine, non rassegnazione al pericolo. Io ancora quell’abitudine non ce l’ho.
Altri cambiamenti ci sono stati, nel piccolo della nostra casa: siamo passati direttamente dai letti con i cancelli ai letti a castello. Approfittando della giornata di blocco totale della città per la visita del Papa, io e il Gangster ci siamo avventurati all’Ikea, posto odiato da entrambi e, da sprovveduti quali siamo, siamo passati in un attimo dal progetto iniziale di prendere due lettini bassi per  passare direttamente al letto a castello.
Abbiamo passato la prima notte di terrore, con una iniziale (e protratta nei giorni) serrata trattativa su chi dorme sopra e chi dorme sotto, con relativo trasloco delle coperte e dei cuscini, ad un’addormentatura per sfinimento con tanto di Marghe impaurita di quel lettone grande e, soprattutto, di non vedere più il fratello perché si trova  sopra o sotto, che ha preteso e ottenuto di vedermi sdraiata lì accanto a lei ad aspettare che si addormentasse. Poi, ovviamente, come sono andata nel mio letto, sono stata svegliata di soprassalto da un tonfo sordo con relativo urlo disperato. Era lei che è riuscita a cascare dal letto di sotto. Ovviamente non voleva più dormire, ovviamente non voleva più che me ne andassi, ovviamente non volevo abituarla ad addormentarmi con lei, ovviamente non ho dormito niente. Anche perché, recuperato il mio letto agli albori della mattina, vengo svegliata da Ema che, nel letto sopra, conquistato da quella scaletta, giocava ai Pompieri alle 6 di mattina.
Nei giorni successivi è andata un po’ meglio, ma la contrattazione del sopra e sotto continua ad essere feroce. Forse, ad oggi, abbiamo stabilito un flebile accordo di alternanza. Ma mi sa che è solo una tregua.
Queste temperature meravigliosamente calde chi hanno permesso di continuare ad andare al mare,  we a Quercianella con i piedi nell’acqua perché ancora fa caldo e pescare sembra che sia una necessità, specie per Marghe.
Ma abbiamo anche raccolto le olive per un giorno intero, attivitèà che ha stordito i due di fatica e di aria pure e li ha visti addormentarsi alle 19,30 di sera.
Poi siamo andati a tentare, per la seconda volta, di fare un corso di inglese. Come successe anno scorso, ci hanno mandati via a metà lezione, sempre perché Emanuele era terribile in un modo incredibile, come solo a quelle lezione ho visto. Anno scorso però venni via mortificata e arrabbiata con i bimbi, quest’anno invece è stata la mia illuminazione sulla via di Damasco. Mi sono detta: ma a me chi me lo fa fare? Perché devo mettere tutte queste energie per far fare ai due cose che loro non voglio fare o non sono ancora in grado di fare? E quindi, sollevata, ho preso i bimbi per mano e ho detto loro che impareranno l’inglese in prima elementare come tutti o, per lo meno, come la maggior parte dei bambini. Basta, la mia carriere di promoter di corsi per bambini si interrompe qui. Da adesso in poi si gioca, si corre, si impara a passare il tempo come uno meglio crede.
E facendo così ho scoperto che Ema è in grado di fare delle elaboratissime costruzioni di ingegneria ferroviaria da fare invidia al più quotato ingegnere. Ama i treni, ma secondo me più di tutto lui ama le stazioni, per questo i treni sono per lui una scusa per fare delle creative stazioni usando i materiali che ha. Tipo prende un tavolino ottagonale e lo adorna con alberi, animali, passaggi a livello, costruisce un benzinaio per treni, la casa del capostazione con il teatrino dei burattini e i personaggi come Re, Regina e altro li trasforma in passeggeri. C’è da dire che è anche diventato incredibilmente bravo, serio e paziente. Quanto, come al solito, è diventata isterica lei, in quel loro alternarsi nel dare spazio all’uno o all’altro nei loro momenti di protagonismo.
Come un po’ succede per le attività che fanno, le uniche due rimaste. A musica lui è felicissimo quando ha la possibilità di suonare qualsiasi cosa, anche se in particolar modo le percussioni, e di cantare, battere le mani e imparare melodie nuove, per quanto lei, di contro, si vergogni e non voglia fare niente in quel momento di musica, mentre lei è bravissima a circo nei loro percorsi di equilibrio e di giocoleria mentre lui partecipa più per divertimento che per abilità
Concluderei anche nel voler ricordare Moira, una gran lavoratrice del circo, che ricordiamo ancora con i bimbi quando l’abbiamo vista passare a salutare sul Maggiolone rosa all’inizio dello spettacolo al quale abbiamo partecipato anno scorso. Prima dei avere i gemelli e conoscere il Gangster odiavo il circo, adesso invece è diventata una mia passione e ho imparato ad apprezzare e capire il duro lavoro che c’è dietro.