martedì 29 marzo 2016

Purim, Pasqua e nanetti quei grand lavoratori



Giorni di rinascita, questi giorni di Pasqua appena finiti.
In pieno Purim, venerdì c’è stato lo spettacolo teatrale all’asilo dei gemelli, con una Marghe bellissima, tutta truccata, ammantata di perle e corona brillante, vestita da Elsa, ma che impersonava Ester. E’  entrata sul palco per ultima ma non si è fatta intimorire, anche se spesso tentava di guadagnare l’ombra. Invece al centro del palco troneggiava Ema Assuero, brillante nel suo vestito viola tempestato da glitter, prodotto interamente dalla sua mamma. La recita è stata un momento emozionante, mi sembrava un sogno vedere quei piccoli nanetti reggere la scena sul  palco, in un misto di divertimento e prestazione seria da portare a termine, come solo i bimbi sanno fare, in quella loro leggera, ma ferma serietà per il compito loro assegnato.
Tutti sognanti e felici siamo partiti per Quercianella, per passare finalmente con solo i membri della  famiglia, queste piccole vacanze pasquali. C’era il sole, c’era il mare, c’era da fare dei giri nuovi, c’era da sperimentare di stare tutti insieme in tanto tempo libero. Diciamo che ci siamo presi l’occasione per prenderci le misure, ci siamo criticati, litigati, e riappacificati, tanto che, come succede sempre, a fine vacanza eravamo così perfettamente collaudati, da avere nostalgia di separarci per riprendere tutti le nostre vite. Quello che ricorderò di questi giorni sono, soprattutto, Emanuele che toglie la mano di tasca del suo babbo per prendergliela, il visino serio di Marghe che mi chiede e richiede come mai a Gesù i birboni hanno messo un chiodo nelle mani, il bagno involontario in mare che hanno fatto entrambi, nel loro gioco sulla spiaggia del rincorrere le onde, tanto che alla fine ci sono caduti dentro vestiti, in quelle onde ma, soprattutto, dell’ammirazione che Emanuele prova adesso per i nani di Biancaneve. Nell’ultima settimana aveva insistito per vedere tutte le sere il film Biancaneve, ma non avevo dato peso a questa predilezione, ripetitivo come è lui nel voler approfondire le sue scoperte. Poi però  ha voluto portare quel dvd anche al mare, accertandosi bene che lo mettessi in borsa e non lo scordassi. Ha voluto portarlo anche dalla nonna, lì  l’ha visto varie volte, anche in inglese, e, nella passeggiata di ieri, inizialmente non molto apprezzata da lui perché faticosa, ha iniziato poi a camminare veloce sui sassi perché così faceva lo stesso che facevano i nani, quei grandi lavoratori, come dice lui. Ora io mi chiedo: possibile che nessun supereroe sia così affascinante agli occhi di quel mio bimbo come lo sono i nanetti di Biancaneve che lavorano in miniera? Ieri ha voluto  che lo chiamassi Nanetto laborioso, proprio come i suoi nuove 7 amici.

giovedì 24 marzo 2016

Assuero vs Spiderman



Scopro, dalle prove che fanno fra di loro, che per la recita di Purim i gemelli impersoneranno Assuero lui  e Ester lei. Ok, mi documento e aspetto che arrivi il giorno della recita, che sarà domani. So che è una festa di carnevale, quindi sono pronta a mandarli a scuola vestiti in maschera. Per puro caso, ieri, chiedo alla maestra se vanno bene i vestiti in maschera che hanno: lei da principessa Elsa, lui da Spiderman. Ecco,il vestito da Elsa perfetto per usarlo anche nella recita per fare la parte di Ester, Spiderman però si calza male al ruolo di Assuero, sarebbe meglio se mettessi a Ema una bella magliettona nera lunga, anche una nostra che non usiamo più. Un colpo! Come, il mio bambino bello si deve presentare sul palco con una maglietta vecchia e informe? Non sia mai! Mi agito e inizio a pensare. Al lavoro cerco informazioni, mi confronto con chi vedo pratico nel risolve un problema complesso e esco pure un po’ prima per avere modo di comprare l’occorrente. Perché ormai ho deciso: il vestito glielo farò io. Torno a casa con un pezzo di fodera viola, del nastro arancione e tanti adesivi glitterati, per le rifiniture. Certo, prima di tornare a casa c’è da portarli in piscina, far fare la doccia ad entrambi, riportarli a casa, cena e poi, contro ogni buon senso, non li spedisco subito a letto ma li metto sul divano a guardare un cartone, perché Emanuele mi serviva da modello. Nella stoffa faccio un foro per la testa, gli faccio allargare le braccia e gli taglio praticamente il vestito addosso, poi corro sul tavolo in cucina e inizio a cucirlo, facendo le prime rifiniture con il nastro arancione che fa da bordo all’orlo e alle maniche. Ecco, sembra una tunica da coro gospel. Li metto a letto, veloci veloci e via, torno al lavoro. Applico su tutto il vestito vari adesivi, una fila di fiori, varie uova che sembrano però petali, coniglietti brillanti e pure dei pulcini in fondo, tipo balza di Tutankamon. Poi, per rifinire proprio il tutto, applico strisce di nastro adesivo colorato. Per un risultato bellissimo, di cui ne vado enormemente fiera. Soprattutto perché non ho mai cucito in vita mia, né tagliato un abito, perché non ho le attrezzature e ho cucito con del filo da ricamo, l’unico disponibile in casa, tanto che avevo delle grosse difficoltà ad infilarlo nella cruna dell’ago, grosso come era. Però mi sono divertita, mentre cucivo ripensavo a quante volte ho visto la mia mamma passare i pomeriggi sul tavolo di cucina ad assemblare pezzi dei suoi e dei nostri abiti, del miracolo di pazienza che è, della strana energia che poi dà fare una cosa e vederla indossare. Se lo avessi saputo prima, avrei apprezzato molto di più quello che la mia mamma faceva per me, ma meglio tardi che mai. Poi, forse è vero quello che ha detto il Gangster, che per il mio Emino faccio questo e altro, che per lui non l’avrei mai fatto… ma a questo servono i figli, a farti cambiare proprio prospettiva.
Stamani ho mostrato orgogliosa il mio prodotto alla maestra (con un po’ di timore per la paura di essere andata fuori tema) e lei mi ha fatto i complimenti. L’unico  però che non è risultato felicissimo è il mio caro Emino, che ha indossato un po’ a malavoglia quel vestito, sicuro invece di volersi mettere Spiderman alla recita. E come dargli torto…..

mercoledì 23 marzo 2016

Il cuore dei bimbi



Mi arriva una mail di domenica sera, quando ormai i gemelli sono a letto. C’e scritto che dal giorno dopo, l’amica del cuore di Marghe, cambierà scuola. Leggo e non riesco a dormire. Ho ancora fresco in memoria quanto sia stata dura salutare Valeria e Martino, ripenso alle mie separazioni dalle amiche nelle varie fasi della vita, penso soprattutto a quel mio fiorellino bianco, appena sbocciato in parole e felicità e al tanto amore per quella sua amica e a quanto vuoto sentirà nel non avere più in classe la sua compagna preferita, la sua prima amica.  Ho quasi voglia di svegliarla per dirglielo, soprattutto per dirglielo io e riuscire così ad accompagnarla in quel suo nuovo dolore. Perché la mattina dopo devo uscire presto, prima che i bimbi si sveglino, e quindi non ho il tempo per prepararla. Ovviamente non la sveglio, ma sono agitata e rattristata dal pensiero di quella solitudine e per tutto il giorno successivo penso a come poterla aiutare, quella mia giovane bambina.
Quando vado a prendere i bambini a scuola chiedo loro notizie dell’amica, immaginandomi che già la maestra ne avrebbe parlato in classe. Mi dicono che la bimba è andata in una scuola per grandi, Marghe fa una faccina triste e mi dice, con un vocino flebile, che lei voleva giocare con la sua amica. Allora le racconto che ho sentito la mamma dell’amica, che ci siamo messe d’accordo per vedersi una domenica. Marghe allora si riprende e mi chiede se domenica fosse adesso e se la strada che stavamo  facendo fosse quella che porta a casa di Y. No, le dico, non andiamo subito, andiamo una domenica, perché adesso l’amica è alla scuola nuova. Piange dicendo che non è vero, che a quell’ora la scuola dei grandi è chiusa e che lei vuole vedere la sua amica. Accetta male le mie spiegazioni e si rassegna nella sua tristezza. Come darti torto fiorellina mia, tu che hai donato alla tua amica il tuo prezioso anello a forma di cuore, che condividevi con lei il dentifricio e guai a ricomprartelo nuovo, perché Y aveva detto che potevi usare il suo, voi che vi scambiavate e prestavate giocattoli da venerdì a venerdì, tu che giusto il giorno prima hai scoperto fra i tuoi giochi uno regalato da lei e te lo sei stretto al cuore. Sai Marge, la vita è anche questa, è separazione e allontanamento, è non avere sempre quel che si vuole, l’importante è riuscire a trovare una soluzione che ci faccia venire a patti con le avversità. Tipo fare un picnic con lei una delle prossime domeniche. 
Ema, da parte sua, ha affermato serio che quando sarà grande, e ha specificato a otto anni, sposerà Y con l’anello. Intanto questa mattina voleva sapere se, dopo la scuola, potevamo andare in gelateria con l’amica.
Il cuore dei bimbi.

giovedì 17 marzo 2016

Operazione piscina perfettamente riuscita



Era il mio grande incubo: il corso di piscina per i gemelli. Non tanto per la piscina, quanto per la doccia dopo la piscina.
L’ho affrontato, ammetto con un preincubo notturno, con la tenacia mia di sempre: in qualche modo si fa, mi sono detta. Li ho iscritti alla Rari Nantes, risultata vincente fra le mille informazioni prese nelle mille piscine fiorentine (sì lo so, sono esagerata). Ha vinto quella forse per caso, sicuramente perché convinta da una mia collega che insegna lì, e ora convinta di aver fatto la scelta giusta dopo esserci stata già due volte. E’ una piscina sull’Arno, in estate diventa all’aperto, ha la vasca per i piccoli, è spartana senza tanta esibizione di accappatoi e costumi, è una Scuola di Nuoto dove si punta molto alla parte atletica dello sport.
Per queste prime tre lezioni posso rimanere al bordo della vasca, ed è stato utile perché i bimbi entrassero in acqua tranquilli. Al primo impatto Ema ha inizialmente esitato, Marghe si vedeva che aveva voglia di tuffarsi ma che si tratteneva per i capricci del fratello, ma la responsabile ha prontamente preso la situazione in mano e li ha calati in acqua entrambi, senza sentire storie. Da allora hanno iniziato a ridere e scherzare, li ho visti felici di correre dietro ai giochi che butta lontano l’insegnante, felici di ruotare, battere i piedi, tuffarsi e lasciarsi andare. Tanto che, ovviamente, quando finisce, non vogliono più uscire dalla vasca e la prima cosa che mi chiedono, quando sono fuori, è se domani torniamo. Sono così tranquilli e felici che l’imminente prossimo corso sono già stati passati di grado. E questo mi ripaga dell’ora poi passata nello spogliatoio caldo e umido, dove dobbiamo pazientare per avere una doccia libera e,  soprattutto, dove devo pazientare nel vederli fare la doccia da soli, con relativa shampatura autonoma esagerata che esige lunghissime sciacquature. Segue la difficile rivestitura di quei corpicini umidi, il nervosismo da stanchezza ma ormai mi sono prontamente attrezzata: nel viaggio di ritorno a casa mangiano 2 schiacciatine, come arriviamo a casa mangiano un po’ di formaggio o prosciutto, cose veloci che non necessitano di alcuna preparazione e poi via, il pigiama, qualche cartone e alle 20 luce spenta e buonanotte. Tanto sono stanchi che dopo la prima lezione, non appena siamo arrivati a casa, Marghe mi ha detto: Mamma, sono proprio contenta di essere tornata a casa. Piccoli pulcini volenterosi.

lunedì 14 marzo 2016

Tutti a leggere



Nel fine settimana siamo andati al mare. Si prevedeva un weekend caldo primaverile, invece le giornate erano luminose sì, ma tanto ventose. Per questo ci siamo dovuti poi rinchiudere in casa, riscaldamento acceso e, la sera, tutti sotto le coperte al caldo.
Abbiamo così iniziato un nuovo rito: prima di andare a letto, tutti in pigiama, ognuno con il proprio libro, tutti insieme nel lettone a leggere. Eccoci così in fila, Ema da una parte, Marghe dall’altra, io nel mezzo, tutti in silenzio a leggere il proprio libro. Ovviamente loro avevano un libro con le figure, e non si capacitavano di come io potessi leggere un libro senza le figure, solo con le parole. Allora, per fare come me, provavano a leggere quello che c’era scritto nel loro, inventando una storia seguendo quello che i disegni potevano rappresentare.
Credo che quel tempo passato da quei tre esseri vicini sotto le coperte, ognuno intento alla propria lettura, sia stato un regalo del Cielo, oppure, forse, semplicemente, solo quello che volevo nella vita. Un’esperienza indimenticabile.

venerdì 11 marzo 2016

Grazie per avermi scelto

Ieri sera, nella penombra della cameretta, prima di dormire.
Emanuele: Mamma, grazie per avermi scelto come bambino
Emanuele: Marge, grazie per avermi scelto come fratellino
Margherita: Grazie Ema per avermi scelto come fratellina
Io: grazie a voi amori miei.
Sono questi i momenti che ti fanno dimenticare tutto il brutto e ti caricano di forze segrete per fare tutto

martedì 8 marzo 2016

Ruspa Samanta



Cara Marghe,
ho sempre sorriso o quando, alla domanda cosa vuoi fare da grande, hai risposto sempre convinta “la ruspa”. Ti ho pure incoraggiata, facendoti vedere cosa volesse dire lavorare con una ruspa e tu, entusiasta, mi dicevi, mentre guardavi con gli occhi che ti brillavano “sì sì, quello voglio fare!”.
Perché credo che sia importante coltivare le proprie passioni, che possono regalarti quella  fortuna enorme di fare il lavoro che ti piace.
Per lo stesso motivo di ho brontolata forte, con anche sculacciata, quando domenica, davanti ad un puzzle che so che riesci a fare, hai detto “non mi riesce” e mi hai fatto gnegnè con la bocca, come una bambina maleducata e viziata. Ti ho urlato che non ti devi permettere di mancarmi di rispetto, come non devi fare la voce della bimba sciocca e, meno che mai, dire che non ti riesce. Perché sì, sarai felice guidando una ruspa, ma quello che ti aspetta, prima di salirci sopra, è mirare a fare come, o meglio, di Samanta Cristoforetti.
Poi ieri sera ho visto al cinema Suffragette e mi sono vergognata di avere una bimba che non ci prova, che fa la sciocca e che non si valorizza, anche se ha 4 anni solamente.
Per questo ti scrivo proprio oggi, festa della donna, per dirti di stare attenta, perché proprio perché sei donna dovrai dimostrare che tutto quel che ottieni lo hai perché lo sai fare bene, perché sei tenace e sei migliore degli altri. Senza permetterti di imitare le bambine sciocche, non provare a fare le cose e non voler mirare a superare i limiti

martedì 1 marzo 2016

Confidenze per la mamma



Siamo mancati quattro giorni, via a Budapest il Gangster e io per festeggiare il nostro settimo anniversario di nozze e il mio compleanno. Abbiamo lasciato i bambini nelle sicure mani di Guenda la baby sitter che loro pensano sia la sorella maggiore (e, a volte, mi sembra, che anche lei pensi di essere la loro sorella). Grandi saluti, perplessità sul perché io me ne andassi via per festeggiare il mio compleanno senza soffiare le candeline con loro (e, nel momento di quella domanda, anche io mi sono chiesta perché, visto che sono i miei amici preferiti, questi miei due bimbi grandi). Comunque Budapest è stato, siamo stati tutti bene, loro addirittura hanno provato l’esperienza di dormire una notte a casa di Guenda e, al momento del ritorno, in tarda serata di ieri che mi immaginavo di trovarli già addormentati entrambi, mi vedo arrivare Ema che mi abbraccia con una felicità così forte che mi ha ripagato di tutte le fatiche fatte per crescerlo, ci siamo abbracciato cuore a cure a lungo, lasciando che i nostri cuori proprio, così vicini e stretti, battessero all’unisono, grazie anche all’emozione che ce li faceva proprio sentire, quei battiti che andavano a tempo.
Poi l’ho messo a letto, e lì ho capito che mi aveva aspettato sveglio perché aveva proprio da dirmi delle cose che non lo facevano stare tranquillo e che solo una mamma poteva capire. Quello che doveva dirmi, che gli pesava sul cuore, era che la maestra del pomeriggio gli aveva detto che lui è un bambino nuovo, mentre Daniele è un bambino vecchio, perché c’era in quell’asilo da prima di lui. E proprio per questo, visto che Ema è nuovo, non importa che si metta la kippà quando mangia. Ossignore, che non sia mai. Lui, il fervente religioso, la kippà se la vuole mettere, non importa se è nuovo, ormai lo sa e lo vuole fare. Perché per lui, fare una cosa diversa dal suo dovere, lo mette in seria crisi. Così l’ho consigliato di dire alla maestra che sì, lui è nuovo, ma che sa bene che la kippà va messa e che lui, se se la dimentica, vorrebbe correre a prenderla, perché mangiare senza non sta proprio bene, neanche per i nuovi. Pensavo di aver risolto e concluso invece c’era pronto un altro quesito incredibile. Mi dice che lui ha le labbra che gli frizzano e che gli hanno fatto come dei “ghiacciolini” sopra, che se lui tira, gli fanno uscire il sangue. Ho capito che questa era una scoperta che non poteva essere taciuta alla propria mamma, per questo valeva la pena rimanere svegli per comunicargliela subito