mercoledì 31 ottobre 2012

Etichette contro Halloween

Nella notte di Halloween, mentre fuori piove e i gemelli dormono storditi dalla tosse nella loro cameretta (beh, a dire il vero i gemelli dormono sempre a quest'ora, anche senza tosse) io sono qua a sperare che questa tradizione di stare a casa a dormire, in questa notte, duri tutta la vita, perchè proprio non vorrei che i gemelli si appassionassero ad Halloween, festa di chi e che cosa ? Ci metterò del mio per influenzarli, tentando di spiegar loro che ci sono tradizioni che ci appartengono e che vanno coltivate (vogliamo parlare della nostra Rificolona??? bellissima festa di tradizione fiorentina, diventata la festa per eccellenza dei bambini)  mentre poi ci sono  subdole infiltrazioni, altamente  consumistiche, di imitazione di feste di tradizioni che non ci appartengono. Questo pensavo soprattutto oggi, quando commossa dallo stare tanti giorni in casa in ritiro bronchitico con i due, mi sono detta andiamo velocemente all'Ikea e compriamo vivaci tappeti per far giocare i bimbi invece che lasciarli sempre buttati sul pavimento e al solito, anche nella visita più veloce del mondo che si può fare all'Ikea, mi sono rimasti attaccati alla mano giocattoli e pupazzetti che sembrano sempre così belli per quanto poco costano. Ho costruito così per i piccoli un mini nido spazio morbido, riempito di carote di peluche, orsetti e maialini vestiti da ballerina e che cosa ho ottenuto? I gemelli hanno ben bene ignorato tutti i giocattoli e hanno passato tutto il tempo  fuori dal tappeto a giocare  .................. con la lunghissima etichetta Ikea del tappeto. Se la giravano nelle manine, se la studiavano tutta, se la ciucciavano ben bene e, ovviamente, se la contendevano come se fosse il vero grande regalo.
Un po' come succedeva a me da piccola: bambole e sorelle non mancavano in casa mia, ma il ricordo più dolce che ho è quello passato sul tavolo di cucina, vicino alla mia mamma che cuciva, a giocare con i bottoni che lei doveva attaccare.

martedì 30 ottobre 2012

Di già?

Ci sono momenti come questi, dove la casa è silenziosa perchè i gemelli dormono sfiniti dalla bronchite nella loro cameretta, in cui io fluttuo come su di una nuvola, in questa casa silenziosa come un respiro trattenuto, in cui si sentono il rumore delle lancette e il tic tac delle mie dita sulla tastiera e il fuori è solo un lontano ricordo, che non ci riguarda, in cui io vorrei andare di là, nella camera dei gemelli, e stendermi sul tappeto (che non c'è) in fondo al loro letto, come un fedele cane da guardia, giusto per vegliare il loro sonno no, anzi, a dire il vero, giusto per godermi i loro respiri nel sonno.
I gemelli, con questa loro mamma, hanno avuto la loro storia, come tutte le persone al mondo. Sono nati  in un attimo e sono andati a dormire altrove, in fondo ad un lungo corridoio in due cullette termiche separate, separati fra loro e separati dalla loro mamma. A me, quando tornai in camera dopo averli messi al mondo, neanche mi sembrava di averli fatti, quei due piccoli esserini, perchè con il cesareo sono nati in due minuti e poi via, già altrove, giusto  un bacio veloce sulla bocca dato ad entrambi che valeva da benvenuto e da arrivederci. Poi sì, li andavo a trovare tutto il tempo che mi era permesso, ma io ho sempre dormito senza di loro quei primi giorni, sia in ospedale che a casa. Poi ci hanno riuniti tutti e da allora siamo stati sempre vicini: prima dormivano nella stessa carrozzina a fianco al nostro lettone, poi, cresciuti, dormivano insieme nel lettino a cancelli sempre vicino al lettone. Crescendo ancora, l'estate si è messa nel mezzo e ci ha portato in un'altra casa, quella del mare, dove siamo stati tanto tanto, tutta l'estate intera. Quando è arrivata la fine di settembre e siamo  tornati nella casa di città, per loro ormai dimenticata, come pensavamo io e il marito Gangster, abbiamo deciso, inserimento per inserimento, di prendere coraggio e farli direttamente dormire nella loro cameretta, ormai pronta e ormai a loro misura (no, in due nello stesso letto ormai non era più il caso). Li abbiamo messi a dormire nella loro camera che si trova al piano di sotto della nostra, e io pensavo che avrebbero pianto tutta la notte, senza quella loro mamma lì vicina che emanava profumo rassicurante e per questo loro dormivono tanto tranquilli e poi non ci sarebbe più stata a mettere pronta il ciuccio al primo pianto.... sì, mi dissi, piangeranno tutta la notte, lontano da me. Hanno invece dormito tutta la notte, come tutte le notti successive, senza dar il minimo segno di nostalgia di me, e quella che invece ha pianto (non veramente, ma con un pianto del cuore) sono stata io, l'unica che si sentiva abbandonata da quella separazione. A loro non mancavo, ma a me mancavano tanto quei piccoli russamenti, quei sospiri lievi nella notte, quel calduccio che proveniva dal loro letto, quel profumo di carne  tenera di bambino piccolo. Ho confidato questo cruccio al marito Gangster, che, da uomo pratico e non mamma ma babbo, ha sentenziato "i figlio vanno saputi lasciare andare". "Di già?" ho risposto impaurita io.

giovedì 25 ottobre 2012

Ma sono?

Io sono una mamma che si ferma. Diciamo che con i gemelli attiro molto l'attenzione, con quel passeggino rosso che sembra un trenino, una limousine, a volte puntualizzo io, pieno di bambini, dicono invece gli altri bambini quando ci vedono passare. Così ho passato questi quasi 10 mesi di vita dei piccoli sentendo, in un sottofondo constante, tutte le volte che sono per strada, l'esclamazione guarda i gemelli. Ed io, come vedo che incuriosisco, mi fermo e rispondo paziente alle domande. Che sono sempre le stesse. Quella che fanno con più frequenza è: ma sono gemelli? Io ho smesso di chiedermi perchè lo chiedono, visto che mi sembra più che evidente che sono gemelli  anche se non sono gemelli omozigoti uguali come gocce d'acqua, ma sono comunque fratello e sorella gemelli, stessa stazza, stessa altezza, stessi mesi, stesso passeggino, stessa mamma........ non capisco che cosa possano essere se non gemelli, perchè fratelli uno più grande e l'altro più piccolo non sembrano proprio, così simili nel peso e nell'altezza. Poi chiedono immancabilmente, anche questa domanda posta senza che sia riuscita a capire ancora il criterio con cui sorge il dubbio: due maschi? e io dico no, sono maschio e femmina e, regolarmente, dicono quella è la femmina indicando il maschio. Io ormai ho imparato a prevenire il danno morale imposto al povero Emino, che ha ben evidenti le caratteristiche della sua virilità anche se spesso viene frainteso, e così dico subito, tutto di un fiato "maschio e femmina quella è la femmina, che tutti prendono per un maschio perchè ancora non le sono ricresciuti i capelli mentre il maschio viene scambiato per femmina perchè ha i lineamenti delicati". Poi, come da protocollo, neanche tutto il mondo che mi vede si sia messo d'accordo, arriva l'immancabile battuta che varia da "hai visto che fortuna" oppure "in un colpo solo s'è tolta il pensiero"oppure "perfetto così non ci pensa più" oppure "è stata proprio brava". Solo una volta mi è stato detto complimenti al babbo, che mi ha provocato un certo disappunto, visto che io ho fatto tutta la fatica e non vedo perchè lui si debba prendere il merito. Poi, a seconda in che stato sono i piccoli, tipo se ha sonno lei ed è più tranquilla tutti  asseriscono, senza possibilità di errore, che la bimba  deve essere buona, invece se è il maschio ad essere un po' più addormentato, tutti sentenziano che è lui quello più tranquillo fra i due. Io ormai dico sì a tutto, tanto che mi frega di mettermi a puntualizzare con estranei che mai più mi rivedranno guardi si sbaglia è lei quella tremenda mentre lui è più tranquillo ma poi dipende anche cosa si voglia intendere perchè per esempio lei è più tranquilla se la lascio sola nella stanza mentre lui è tremendo se lo lascio solo in stanza e così via, in un alternarsi di situazioni che sarebbe lunghissimo elencare. Poi arriva la domanda confidenza: è dura con due eh? quanti siete ad occuparvi di loro? Nessuno ci crede quando io rispondo che non è dura con due, è solo più lunga e che me ne occupo io sola di loro perchè quelli che veramente mi danno una mano sono loro, che sono così bravi. Scarsamente le persone ci credono  e si affettano a chiedermi se dormono, che basta quello poi il resto viene da sè, unica asserzione che mi trova sempre perfettamente d'accordo.

martedì 23 ottobre 2012

Il buongiorno si vede dal mattino


No, è troppo presto, non ce la faccio, aspetta un altro pochino Emino. No, non posso farcela, sono troppo stanca e anche tutta dolorante. Ma poi ti sento ancora piangere, e il mio cuore non resiste, mi butto di sotto al letto con la faccia contratta per il dolore di gambe, braccia, piedi, spalle, ma con il sorriso sul viso.: non si va in miniera ma si va a dare il latte ai miei bimbi. Emino nel tuo lettino sembri un bambino ricciolo, mi aspetti speranzoso girato a pancia sotto con le braccia stese a premere sul materasso cosicchè tu possa vedermi attraverso le sbarre del lettino. Ehi mamma è come se mi dicessi quando arrivo, e ti rigiri come un lampo a pancia in su, mi allunghi le braccia che vogliono dire prendimi subito, che te e il biberon pieno siete il risveglio più bello e tranquillizzante che possa avere  in questa mattina buia. Sei pesante quando ti alzo, ma sei un cuscino caldo quando ti modelli sul mio corpo nell’abbraccio e mentre ti do il biberon il mio naso si struscia ai tuoi capelli morbidi morbidi. Questo è il nostro primo buongiorno, questo è il primo e grande motivo per alzarmi la mattina e non sentire più niente se non la voglia di durare fatica per farti star bene, per stare con te.
Mentre di te, bella farfallina mia, aspetto con gioia il primo sorriso che mi doni quando la mattina entro in camera e apro la porta e ti dico buongiorno amore mio e intanto vado ad aprire la finestra, la luce ti illumina e io mi illumino del tuo sorriso, continuo a parlarti mentre mi muovo per la camera, ti dico buongiorno principessa, hai dormito bene? Che bel sorriso felice che hai, sei contenta che andiamo al nido? E i tuoi occhioni neri mi seguono per la stanza mentre eseguo il nostro rito, dalla porta ad aprire la finestra passando davanti al tuo lettino, sempre parlandoti.  Mi guardi curiosa mentre mi muovo e ti parlo e rimani perplessa se aggiungo qualche frase nuova, se mi attardo a prenderti in braccio, perché questo è il nostro gioco, perché questo è il nostro buongiorno. Quando di tiro su dal lettino ti metto in braccio sul mio fianco che sembri un piccolo koala e in quel modo ti faccio girare per la stanza a guardare tutto, come piace a te, e tu da un po’ esageri in quei giri buttandoti a testa indietro, così che vedi tutto girare e pure al rovescio. In quei momenti non so se sono io o sono te, vorrei che non ci avessero mai staccato, vorrei che non ci staccassimo mai. Ma la giornata e la vita ci aspetta e io sono già carica di energia  e ancora deve iniziare il giorno.

giovedì 18 ottobre 2012

Tatuaggi e redditi

Ormai sono entrata in confidenza con i compagni di ex panchina. Adesso il gruppo genitori/inserimento ha socializzato e coalizzato e ci ritroviamo tutti festanti sulle potroncine nell'ingresso del nido in attesa che i bimbi mangino e poi ci vengano resi. Io, ardimentosa, spesso mi affaccio nella stanza dove pranzano i piccoli per spiarli a tavolino e torno a raccontare  agli altri genitori nell'ingresso, quello che i rispettivi cuccioli fanno. Ognuno di quei genitori ha la sua storia, storie semplici di giovani coppie che si ingegnano per far felici i figli e far quadrare il bilancio familiare. D'altra parte il nido è in uno dei quartieri più popolari di Firenze, circondato dalle case che il Sindaco La Pira fece costruire per gli operai della vicinissima fabbrica, orgoglio cittadino, anche se ormai diventata americana. Le frequentazioni familiari del nido sono state una mia grande perplessità, ammetto, e ricordo che sì, di quel nido mi piacque quando lo vidi per la prima volta perchè era una  casetta rossa in mezzo agli alberi, ma ad onor del vero devo ammettere  di aver chiesto alla maestra che faceva visitare la struttura se la frequentazione provenisse esclusivamente delle case popolari circostanti oppure se........Signora, mi zitti pronta la maestra, non cominciamo, i bambini sono tutti uguali! E lì mi fermai vergognandomi. Ci sono poi ricaduta quando sono andata alla prima riunione con i genitori, non mi piacevano le maestre e soprattutto non mi piacevano tutti quei babbi tatuati. Fui autorizzata dal marito Gangster ad informarmi per mandare i gemelli, invece che in quell'asilo comunale, nel privato nido canadese, con insegnanti madrelingua, cibo biologico e sicuramente altra frequentazione, visti i prezzi! Poi ho desistito, per la scomodità della lontananza del Canada da casa mia (sia come Stato che come asilo nido) e adesso invece mi trovo felice ad ascoltare le storie di cuore che quel divanetto fa uscire dalle bocche dei vari babbi tatuati. Quando il bambino piange è come se mi strappassero una costola, racconta il babbo del bimbo che condivide il tavolo dei pasti con i gemelli, oppure altri che mi dicono non mi aspettavo che fosse così lungo questo inserimento, io ho dovuto chiedere l'aspettativa al 30%, abbassando la voce sul 30% come a dire sai bene che vuol dire guadagnare così poco.  Io sorrido comprensiva a tutti, e vorrei dire loro che sì, la maestra aveva ragione a dire che i bimbi sono tutti uguali, ma anche i genitori sono tutti uguali, che per i figli faremmo di tutto senza bisogno di presentare la dichiarazione dei redditi. 
Fino a quando questa mattina non ci viene ad accompagnare al nido il Gangster. Abbiamo da poco rinnovato il nostro parco macchine, non perchè ci servissero auto nuove ma perchè ci andava (anzi, a dire il vero gli andava, al marito Gangster, ma giustamente, come dice lui, lavora tutto il giorno, mica va a rubare, e qualche soddisfazione la vuole pure lui) così adesso abbiamo quelle auto che si distinguono per la lettera, io prendo la lettera superiore perchè è l'unica che può contenere il passeggino doppio, lui prende la prima lettera dell'alfabeto che ancora non ha nessuno in città, nuovissimo modello che sembra la Batmobile. Arriviamo davanti al nido, dove mai ci sono problemi di parcheggio, e il Gangster, nella sua proverbiale fretta, parcheggia a lisca di pesce nel passo carrabile del nido, disprezzando tutti gli altri parcheggi possibili a 2 metri di distanza. Scende dall'auto con il suo completo blu, camicia con le cifre, cravatta, ignorando i miei rimproveri  che lo esortavano parcheggia come si deve, a non dare così nell'occhio, urlandogli perchè vuoi lasciare la Mercedes in mezzo di strada, in divieto di sosta, quando potresti benissimo parcheggiarla civilmente, uscendone poi tutto vestito a lucido come a dire, io posso e per questo faccio quel che mi pare. Così mai come questa mattina sono entrata  nel nido tutta trafelata, abbiamo lasciato in tutta fretta i bambini quasi che fossimo clandestini e m sono pure dimenticata   di dire alla maestra di tenere d'occhio il pannolino del gemello Emino, che questa mattina aveva fatto la cacca blu.

lunedì 15 ottobre 2012

Tutti i santi giorni, lo volevo

Le cose da fare sono tante, che spesso improvvisiamo. Zia dei piccoli quale sera sei libera che puoi venire a guardare la tv sul nostro divano mentre i due dormono nei loro lettini che così noi andiamo al cinema? Ok, domenica. Scegliamo il film che proiettano nel cinema più vicino casa, ignoriamo di cosa  parli ma conosciamo il regista e ci fidiamo: Virzì con "Tutti i santi giorni". Buio in sala e buio nel cuore. Si parla di noi. Là sullo schermo c'erano due attori che recitavano la nostra storia,  anche se riassumevano un bel po' il lungo travaglio di questa nostra coppia che voleva avere un figlio e che non arrivava. Proprio come nel film, così nella nostra vita. La fecondazione assistita, le punture nella pancia di ormoni con dosi da cavallo che ti mandano fuori di testa, ma non ti importa e tieni duro perchè fin dall'idea di avere un figlio sei pronta al sacrificio, prelievo, fecondazione in vitro e transfert. Ti dicono poi ora aspetti buona buona 15 giorni prima di sapere come è andata-male, quel male da aggiungere subito dopo al come è andata, visto che sono più le volte che le procreazioni assistite vanno male invece che bene, ma questo tutti si guardano bene dal dirtelo prima. La risposta negativa, quel no che ti dà alla testa, il piano B, C e anche D che ti inventi pur di non  dirti no, non posso avere figli, l'anziano luminare da cui andare come ultima spiaggia, di nuovo mille analisi da fare e il risultato è non ha nulla signora, abbia pazienza sapesse quanti bimbi ho visto nascere. La pazienza non la hai, oltre che non avere più l'età, perchè tutto questo raccontato molto di corsa è durato invece anni,  accompagnato sempre anche dal sospetto che tu, in fondo,  sei la sola a volerlo questo figlio perchè tu lo vuoi e invece lui lo vorrebbe, come viene sottolineato sapientemente nel film. Tutto è bene anche quello che non finisce bene, perchè loro, quelli che raccontavano la nostra storia nel film, alla fine si sono sposati, noi, quelli veri, sono partiti sposati ma alla fine, inaspettatamente, hanno avuto due gemelli. Che ieri sera al ritorno dal cinema, erano particolarmente belli perchè illuminati dalle mille lacrime che questa loro mamma ha pianto durante il film, mentre invece nella vita, quando il film lo viveva, non ce la faceva a piangere perchè aveva da tenere duro per loro.
Benvenuti fra e con noi, quale onore gemello Emino e gemella Mina, ora capite perchè quando mi fermano per dirmi due???? io rido contenta. 

venerdì 12 ottobre 2012

Respiri


Poi alla fine, in quella panchina fuori dal nido, non mi ci hanno fatto più stare. Vada via tranquilla signora, torni fra un’ora e mezzo, così almeno ha il tempo per fare qualcosa. Ecco, sì, ma che cosa? Improvvisando, mi sono detta concediamoci il lusso, ormai dimenticato, di fare colazione con calma e pure la spesa con calma, ma quelle mani vuote che non dovevano spingere nessun passeggino mi davano una tristezza. Loro perfettamente inseriti, io perfettamente sola.
E allora il pensiero è volato subito alla mia mamma, mi sarebbe tanto piaciuto bussarle alla porta e dirle sai oggi mi sento un po’ così,  senza spiegarle cosa vuol dire così, tanto  a lei bastava vedermi gli occhi per capire.  La mia mamma c’è, e da lei sono pure passata, ma non riesce più a leggere nel mio pensiero, ormai ritirata nel suo mondo dove non ci sono preoccupazioni. Mi sono seduta accanto a lei e mi è bastato respirarla, anche se avrei tanto voluto dirle sai mamma a volte ho così paura di non farcela con i gemelli, di non essere una brava mamma, di non avere quell’infinita pazienza che hai avuto te con noi, di non tenere duro con il sorriso, come hai fatto sempre te. Avrei voluto sentirle dire stai tranquilla, ci si fa sempre a fare tutto e poi le fatiche si dimenticano subito, sentire quella sua mano sulla mia e ricaricarmi le pile con quel tocco.
Le pile me le sono ricaricate invece quando sono andata a prendere i gemelli, che oggi addirittura hanno mangiato la frutta seduti sulla sedia al tavolino e vedere gemella Mina che  quando mi vede mi  ride con quegli occhioni riconoscenti, come a dire mamma in che posto super mi porti tutti i giorni, mi  ha fatto passare le nuvole e vedere gemello Emino finalmente non in braccio a qualcuno,  là indipendente, mi ha fatto di nuovo dire via, si rincomincia da dove avevamo lasciato. E i respiri sono tornati.

giovedì 11 ottobre 2012

L'inserimento al nido serve più alle mamme

Da lunedì abbiamo iniziato l'inserimento al nido.
Ansia da prestazione dei gemelli? No, solo mia.
I due piccoli mi hanno fatto scacco matto in sole cinque mosse (dico a caso eh, perchè non ho la più pallida idea di come si giochi a scacchi).
Prima mossa: solo io ho passato la notte precedente in una strana agitazione (no, dico, primo giorno di nido, mica una robetta da poco, eh!) Loro, ovviamente, ignoravano l'evento e non se ne sono preoccupati, neanche vivendo la mia preoccupazione, come leggenda narra che le mamme trasmettono ai bimbi....no, loro non avevano il trasmettitore acceso.
La seconda: in genere quando i bimbi piccoli arrivano in un ambente estraneo, con adulti estranei e bambini estranei, piangono. Invece mai visto i gemelli tanto felici, si sono buttati a piene mani su tutti quei meravigliosi giochi, improvvisamente a loro disposizione, e non hanno battuto ciglio.
La terza: quando si viene via da un di sopra ambiente estraneo, dove sei rimasto tranquillo sì ma perchè in fondo c'era sempre la tua mamma là con te, anche se le maestre m'avevano fatta sedere lontano lontano che bastava mi vedessero ma era meglio che non ci interagissi, ecco, si dovrebbe essere felici di tornare di nuovo fra le braccia della mamma e andare a casa, invece che piangere indicando i giochi e tentando addirittura di buttarsi di sotto dal passeggino per non andare via.
La quarta: che quando poi li ho accompagnati nei giorni successivi e sono rimasta solo dieci minuti in classe con loro per poi salutarli, facendomi bene vedere che andavo via (sono proibite le fughe di nascosto), ecco che mi sono seduta su di una panchina subito fuori dal nido, pronta a tornare immediatamente dai piccoli caso mai avessero pianto senza di me e ........tic tac, passavano i minuti, i quarti d'ora, la mezz'ora, l'ora e nessuno mi chiamava a consolarli......solo perchè non erano da consolare!!! Sono rimasti tranquilli là in mezzo ai quasi estranei, ai mille giochi e sui tappeti morbidi che proprio non hanno avuto nostalgia di me.
La quinta: su quella panchina là fuori mi sono sentita io la vera abbandonata, invece che loro che ne avrebbero avuto ben motivo, visto che li lasciavo al nido! 
Ho così passato quelle attese facendo telefonate, inviando sms e pensieri telepatici, che i gemelli ormai sono grandi ed io è bene che mi rifaccia una vita.

mercoledì 10 ottobre 2012

Perplessi

Sono nati il 30 di dicembre e non avevano voglia di nascere.
Bambini perplessi, li chiamano, i bambini nati con il taglio cesareo. Perplessi perchè non si aspettano di nascere. Io, per ovviare a questo inconveniente ( mia sorella maggiore è nata con il cesareo ed ha ancora la faccia perplessa, malgrado ci abbia messo una vita in mezzo) ho parlato loro tutta la notte antecedente la loro venuta al mondo. Spiegavo ai due, con il pensiero telepatico e con le parole silenziose, che non avrebbero dovuto avere paura: sarebbero nati anche se loro stavano bene ancora dove erano, ma la mamma canguro aveva urgenza di stare bene e, soprattutto, sarebbero nati il giorno dopo perchè quello era il loro compleanno.
Nonostante questo, malgrado la lunga notte insonne di chiacchiere e spiegazioni, i gemelli non mi sembrano scampati al loro destino. Spesso non lo danno a vedere, spesso si distraggono e si atteggiano a bambini attenti e vivaci, ma io scorgo nei loro occhi, quando pensano che nessuno li veda, la loro perplessità.
A volte, forse per la telepatia che ci ha sempre fatto comunicare da quando ho saputo che i due navigavano nella mia pancia, forse perchè il cordone ombelicale si taglia ma non si arrestano i contatti e gli scambi mamma/bambino, a volte, dicevo, anche io mi scopro perplessa. Perplessa che siano nati. Come se fosse ancora un sogno.