giovedì 29 dicembre 2016

Vederli felci

Come ogni Natale mi riprometto di non comprare troppi regali.
Come ogni Natale mi riprometto di godermi il momento, le feste e il tempo libero per capire cosa stiamo facendo e a che punto siamo dell'anno e della vita.
Invece, succede che arriviamo a Natale in un attimo, che i regali sono troppi, che ... pazienza.
E' stato un bel Natale, e di questo ne sono contenta. La vigilia è stata allegra e di trepidazione, con quel vassoio con latte e biscotti e anche un succo di frutta da lasciare fuori della porta per quando arriva Babbo Natale, con tutti via perchè lui non vuole trovare nessuno in casa quando lascia i regali, con la pizza al Mercato Centrale che ormai è un classico e guai a chi ce la tocca, con a casa giusto in tempo per vedere (o credere di vedere) Babbo Natale che esce dalla nostra porta e scappa, che ha mangiato tutto quello che avevamo lasciato nel vassoio e poi a casa wow, che sorpresa! Un sacco di regali! Con Marghe che diceva "non ci posso credere" di continuo, mentre ne scartava uno dopo l'altro felice di tutto, con Ema felicissimo soprattutto per i regali che ha ricevuto che non erano compresi nella letterina a Babbo Natale, con lui che, al momento di andare a letto si è portato tutto quanto nel suo letto, perchè ha detto che proprio non voleva lasciare tutti quei bellissimi regali lontano da lui, forse per la paura che, come li aveva ricevuti, qualcuno potesse riprenderli.
Poi il giorno di Natale a festeggiare dalla zia con la casa con il caminetto accesso, vedere i bimbi che mangiano la rostinciana fino all'osso e che vogliono fare il fuoco loro, vederli poi, con il loro babbo, affrontare la pista di ghiaccio che c'era nella piazza principale, fiduciosi di provarci e di godersi ogni esperienza. Vederli che per tutto è una gioia e vederli alla fine della giornata farci di nuovo una replica personale della recita che avevano fatto all'asilo. Vederli felici. Questo importa.

lunedì 19 dicembre 2016

Una rugbysta sottratta dalla danza

Ci piace andare a Teatro la domenica. Il repertorio di spettacoli adatti ai bambini non è molto, a volte gli spettacoli sono un po' così così come può darsi invece che a volte diventi un'esperienza indimenticabile, ma non importa, sprezzanti del pericolo che possiamo correre tutte le volte, prendo quelle due manine calde nelle mie mani e via, andiamo a Teatro. Ieri eravamo in cinque in tutto, in un Teatrino freddo e scarno.Veniva rappresentato lo Schiaccianoci Per fare un po' più di scena ci hanno fatto fare un po' di parte attiva: dovevamo fare i giocattoli, poi i topi contro gli schiaccianoci, poi ballare al suono della musica di Chaikovsky. Vergonosi di tutto, i miei due bambini, mentre ci invitavano a partecipare, brontolavano che quello spettacolo era prorpio brutto, che a loro piace stare seduti a guardare e via... Però, quando si è trattato di ballare, ecco che la mia Marghe si è staccata da me, ha fatto un passo avanti come a dire vado da sola, e lì bellissimo cigno, si è messa a volteggiare, alzando le mani ad arco, cercando di andare a tempo, vogliosa di imitare la ballerina vera, felice e spontanea in quella sua danza. Mi si è aperto il cuore. Io che fin da piccola volevo fare la ballerina, ecco che mi sono ritrovata una figlia aggraziata e leggadra. E non lo avevo capito: lei è molto atletica, vince nella corsa ed è agile  nei salti e nelle capriole, però è anche una bimba distratta che inciampa, è una finta timida che dribbla poi con cattiveria l'avversario, furba e astuta come una femmina. Tanto che, quando la settimana scorsa le maestre dell'asilo mi hanno detto che a Emino mio avrebbe fatto bene fare uno sport di squadra, e consigliavano il rugby, io ho concordato e mi sono, contemporaneamte posta il problema Marghe. Perchè mentre lui farà rugby lei dove la piazzo? E poi mi sono detta: perchè no anche lei? Gliel'ho chiesto e lei si è manifestata felice di farlo (ignara sicuramente di in quale guai si andava a cacciare). Poi però, sicuramente il cielo l'ha aiutata e ieri ci ha fatto andare a quello spettacolino, dove le è stata offerta finalmente la possibilità di ballare e rivelarsi: una regbysta sottratta dalla danza

lunedì 28 novembre 2016

Ex amiche



Anno scorso eravate  amiche, con quella felicità che solo le bimbe riescono ad avere: lei era già una veterana dell’asilo, la mia Marghe era nuova in un ambiente nuovo, composto da molte bimbe grandi. Lei l’accolse e la rese felice, si scambiavano regali e si prestavano gioielli di plastica, con una generosità inaudita. Poi a lei fu cambiato asilo, all’improvviso, e diventò una bimba spaventata, almeno così io la sentivo, quelle poche volte che ci siamo ancora visti dopo quella separazione. Marghe non sapeva come spiegarsela, quella separazione violenta e ogni tanto, senza che ci fosse stato alcun riferimento a quella bimba, mi chiedeva:”Mamma, te la ricodi la mia amica Y?” Sì le rispondevo, perché? Lei non diceva molto altro, voleva solo spere se anche io la ricordavo e dietro a tutto questo io intuivo ancora un legame e un dolore. Il tempo è passato, adesso Marghe si è fatta una nuova amica del cuore e la vita continua. Poi, dal silenzio totale, riceviamo l’invito per andare al compleanno di Y. Io quasi sorpresa, credo che sia perché, in fondo, le fosse rimasta nel cuore quella mia Marghe. Lo dico ai gemelli, che ne sono felicissimi. Il giorno del compleanno non pensano ad altro, spontaneamente prendono foglio e pennarelli per scriverle un biglietto di auguri: Ema le prepara una mappa, a memoria di quella domenica passata insieme in un parco che è stato espolarto consultando una mappa, Marghe le fa il ritratto. Ogni poco mi chiedono se fosse iniziata la festa, emozionati di non perdersela neanche per un minuto. Tanto che arriviamo per primi. Ma come metto piede in quella casa capisco che le cose sono molto cambiate e che abbiamo proprio sbagliato ad accettare quell’invito. La bambina non è per niente contenta di vederci, strappa i regali di mano ai gemelli e non dice loro niente. Penso che sia l’emozione. Arrivano gli altri invitati, quelli della nuova scuola, e i gemelli si ritrovano a giocare con il fratellino piccolo dell’amica, esclusi da tutti. Ema insiste per darle almeno il biglietto d’auguri, la bimba non lo  vuole e lui si mette a piangere. La mamma di lei rimedia, dietro mia sollecitazione, a farlo nascondere nel letto della bimba, convenendo che in quella confusione non ci sia l’occasione per creare un momento intimo. Marghe aveva assolutamente voluto regalare i trucchi alla bimba, lei apre il regalo, si siede in cerchio con le nuove amiche e esclude Marghe che, ostinata nel recuperare quell’amica, le si siede dietro, ma fuori dal cerchio. Tutte si truccano ma Marghe non viene truccata. Ovviamente si mette a piangere. Al che, le altre bimbe, le chiedono quanto fosse piccola per comportarsi così. Le guardo tutte: fanno parte della scuola privata  che adesso va più di moda, sono tutte bionde, capelli lunghi lisci, vestite in cachemire grigio perla. Hanno 6 anni e sono già delle emerite stronze. Sì, anche se in quel modo non chiamo mai nessuno, nemmeno un grande, bisogna però in questo caso dare un nome alle cose, e il nome che si meritano tutte, compresa la bimba che è stata amica, è quello. Perché la costruzione delle bionde parte da piccole, passando per la scuola plurilingue con retta altissima e lista d’attesa esorbitante, finendo per non essere empatiche non nessuno, forse nemmeno con se stesse. Ho lasciato che Marghe ci provasse a tutti i costi a recuperare quell’amica, ho lasciato che capisse che la vita a volte riserva delle sorprese. Poi, quando l’ex amica ha dato uno schiaffo ad un’altra invitata, non una della nuova scuola ma una della vecchia scuola, compagna ed amica di Marghe, ho chiamato le cose come sono, noi non vestite di cachemire abbiamo salutato e quando siamo andate ho detto alla Marghe che la bimba non è più una sua amica, che la vita è fatta anche di questo e che è fortunata ad avere altre vere amiche. Ema, che esterna di più i suoi sentimenti, ha raccontato al babbo che il compleanno è stato bruttissimo, che la bimba è stata una bella birbona e che non sarà più sua amica. Ho chiesto a Marghe se le fosse dispiaciuto perdere quell’amica, lei, come sempre, non ha detto niente, si è limitata ad alzare le spalle come a dire non mi importa. Ma la notte ha fatto di nuovo la pipì a letto. Mia bella bimba fiorellina bianca, la vita insegna, io ti affiancherò ma non ti difenderò, anche  perché ho visto che te la sai ben cavare. Grazie per come sei sincera e allegra, doti che le bionde con i capelli lisci non hanno.

venerdì 14 ottobre 2016

Cane al guinzaglio



Mi avevano detto che da quando i bimbi hanno 5 anni non li senti più….. mmmm, forse ci sto credendo. Ora, sempre con le dita incrociate per gli scongiuri di rito, mancano pochi mesi ai 5 anni e, da un po’ , quando torniamo a casa, ogni gemello si organizza qualcosa da fare senza che io dica niente. Ieri pomeriggio Marghe ha preso tutti i suoi pennarelli e si è messa a disegnare sul tavolo di cucina. Ecco arrivare anche il fratello, con la solita frase “mamma mi aiuti”, perché, se la sorella produce disegni innovativi e espressivi, lui non va oltre qualche scarabocchio frettoloso. Ok, avevo tempo e mi sono prestata. Ema, disegna piano, stai dentro le righe, fai con calma, erano le frasi classiche che gli ho di nuovo ripetuto. Stranamente mi è stato ad ascoltare, anche se vedevo che proprio è uno sforzo per lui gestire il pennarello, calibrare la forza della mano e guidare i movimenti. Però, diciamo, che Ema ha resistito e ha tentato di controllare l’incontrollabile ed è venuto fuori un bel lavoro. Certo, dopo un disegno ha mollato ed è scappato a fare altro, ma mi è sembrata comunque una grande conquista. Sono rimasta in cucina con Marghe, lei continuava a colorare e voleva che facessi un disegno con lei. Certo, piccola mia, non perché sei brava devo ignorati e così sono rimasta lì vicino. Sentivo Emanuele che era in cameretta immerso in qualcosa da fare, ma in uno strano, sospetto silenzio…. Mmmm, non prometteva niente di buono. Mi affaccio e scopro che aveva aperto il cassetto contenente il materiale per fare i vari lavoretti ed era tutto intento a costruirsi… un cane al guinzaglio! Sì, aveva preso un tamburello musicale, aveva messo del nastro adesivo sopra, a croce, dentro quel nastro ci aveva fissato un pezzo lungo di stoffa tagliato da un sacchetto e … sembrava proprio un canino a guinzaglio! Piccolo mio mancino, io che sono preoccupata per come tieni la penna, per come disegni fuori dalle righe, per come non riesci a concentrarti e a controllare i tuoi disegni……… e tu me ne vieni poi fuori con quella tua invenzione fatta di nastro adesivo per niente facile da tagliare, di forbici della sorella e quindi non per mancini, di applicazioni di ingegneria meccanica….Bravo, però sappi che oggi pomeriggio ti aspettano disegni di pregrafismo con i quali esercitarti, che ti propinerò per farti migliorare in quello che ancora non sai fare bene. Perché va bene essere creativi e inventare, ma tutto deve passare dal controllo delle forze della mano e dal coordinamento occhio mano. Ogni ingegnere deve partire da una bella scrittura.

martedì 4 ottobre 2016

Rosh ha shanà




Venerdì, come sempre, i gemelli escono dall’asilo portando a casa la loro bustina con la challà e i vari regali che spesso sono caramelle. Questa volta però i doni sono tanti e propiziatori per la prossima festa di Rosh ha Shanà. Ovviamente in classe c’è stata una lunga spiegazione delle festa, visto che trovo i gemelli preparatissimi nel sapere il perché si mangia il melograno, il miele, il grano e tutto l’altro indicato nella lettera di accompagnamento. Quella sera, noi di famiglia, decidiamo di andare a mangiare la pizza vicino casa. Prendo Emanuele per mano e, mentre chiacchieriamo, lui mi chiede se stiamo andando alla festa di Rosh ha shanà. No, amore, rispondo, stiamo solo andando a mangiare una pizza. E allora quando mi porti alla festa con la melograna, vestiti di bianco, a mangiare l’agnello e il grano come ha detto la maestra stamani?… Amore, noi non andiamo a quella cena e non festeggiamo quella festa. Ma perché mamma? L’ha detto la maestra che va festeggiato così il Capodanno. Amore, perché noi non siamo ebrei. Ehhh? Ma che dici mamma? Non lo dire più neanche per scherzo! Sei brutta se dici così, sei proprio birbona che lo dico al babbo e …… (si è trattenuto per pensare a qualcosa di bruttissimo da dirmi, per contraccambiare la cosa bruttissima che gli avevo detto, quella che lui non è ebreo) … io sai cosa, non ti racconto più cosa sogno!
Abbiamo poi  mangiato la nostra pizza in pizzeria, che era, in effetti, molto più triste della cena di Rosh ha shanà, soprattutto perché ho realizzato di essere vittima di una discriminazione “inversa” e di aver sottovalutato che, per un bambino preciso come Emanuele, sarà dura avergli fatto fare la vita di ebreo per due anni e per poi dovergli dire che, scherzavo, ebrei noi non siamo.

mercoledì 28 settembre 2016

Buena suerte, mia pequena



Sei ombrosa solo la mattina, quando ti dobbiamo svegliare per andare all’asilo. Rimani racchiusa aggomitolata e fai la voce brutta se insistiamo nello svegliarti. Poi ti fai coccolare un po’ e zap, ti trasformi nella stessa bambina felice di sempre, quella che ride sempre e fa ooooh a tutte le novità. Forse per questo non vorrei vederti toccata neanche dal vento, forse per questo, tu che non ti lamenti mai, quando mi chiedesti una volta, anno scorso, mentre eravamo mano nella mano nella pineta di Cecina, come mai nessuno voleva giocare con te, il mio cuore sentì il morso di una tanaglia stretta. Perché tu che non ti lamenti mai e non racconti mai né infelicità né dolori, per confidarmi quel pensiero voleva proprio dire che non potevi tenere dentro un tale urlo di dolore. Cercai di capire, mi parlasti delle compagne di asilo e io chiesi spiegazioni alle maestre. La maestra che c’è la mattina minimizzò, lasciando però trapelare che c’era un bel gruppetto di bambine grandi e in particolare una, che usavano molto quel “tu sei mia amica/tu non sei mia amica” e io mi sentì disarmata. Come potevo risparmiartelo? Come potevo non farti provare quel dolore? Quell’essere messa in disparte, proprio tu, il mio fiorellino bianco? L’anno scolastico si concluse, Marghe a me sembrava aver trovato una soluzione e comunque mi sembrava serena e la cosa passò, specie perché quelle bimbe lasciavano l’asilo e andavano in blocco alle elementari. Poi di nuovo quest’anno, l’amica del cuore  dell’asilo, a quanto pare, adesso la preferisce ad un bambino. Non voglio che la mia bimba patisca di nuovo la delusione, ne parlo di nuovo con la maestra, l’altra, quella che è di pomeriggo e lei mi tranquillizza. Mi dice che già anno scorso hanno tenuto d’occhio Marghe per questo problema che io avevo segnalato, ma che quest’anno, se ancora lo comunica, è perché la sua amica non gioca con lei come lei vorrebbe e che se guardo bene (anche in quel momento, in giardino, lo stava facendo) poi in fondo è Marghe che comanda e dirige i due bambini colpevoli di aver distolto l’amicizia nei suoi confronti.  Ok, mi fido e poi, in effetti è vero: non vedo Marghe giocare da sola, la vedo che si muove tranquilla, spadroneggia i piccoli e, va be’, patisce un po’ la prepotenza dei maschi. Ma mi rendo conto che non ci si può far nulla, le delusioni fanno parte della vita e non gliele posso risparmiare, la posso solo affiancare per farle sentire un nido caldo in cui riparare (e non rifugiarsi, da precisare bene). Poi ieri siamo andati ad atletica, gruppo nuovo, molti maschi. Dovevano stare in fila tenendo le braccia sulle spalle del bimbo davanti. Marghe ha appoggiato le mani sul bimbo e questo gliel’ha tolte, per ben due volte, dicendo che non voleva che lo facesse, anche se lo aveva detto l’istruttrice. Ho visto Marghe sorridere con la faccia di pietra, spaesata senza saper reagire a tale inaspettato rifiuto. Il bimbo  che peccava era quello che non voleva, ma io ho visto la mia bimba ferita. E mi sono detta che non la voglio più guardare con l’intenzione di poter intuire come aiutarla. Certo che vorrei evitarle le mortificazioni nella vita, ma non è giusto che io mi sostituisca a lei, che la spii nel suo approccio nella vita. Cara Marghe mia, ho ascoltato le tue richieste di aiuto, ho cercato di darne voce e  cercare di capire meglio, ti sto insegnando ad essere forte e sicura, a non guardare quello che non hai ma ad apprezzare quello che hai, ti mando nel mondo fiduciosa del tuo senso di responsabilità e del tuo bel carattere, ma non posso sostituirmi a te nel difenderti da tutto. Lascio adesso che affronti quel che non ti aspetti e  quello  che non vorresti. Sperando che la vita sia clemente con te. Intanto ti ha dato quel bel carattere e  quel bel sorriso che ti aprono già tanti cuori e tante porte. Buena suerte, mia pequena

lunedì 26 settembre 2016

La soluzione di un sogno



Il fine settimana lo passiamo ancora a Quercianella. Là la casa è diversa, le camere sono di fronte l’una all’altra e non una sotto e una sopra come a Firenze, e così, la mattina, il travaso di letti è facile e veloce. Il primo che si sveglia è, come sempre Emanuele. Sento i suoi piedi lunghi e forti che corrono da me. Si tuffa sul lettone e ride, felice di avere un’altra giornata tutta da scoprire. Il rito vuole che ci baciamo e che io chieda che cosa abbiano sognato. Lui pronto racconta il suo sogno ma, ieri, per la prima volta mi ha chiesto, curioso, che cosa io avessi sognato. Gli ho risposto che avevo fatto un sogno buffo, forse un po’ brutto: ero rimasta chiusa in ufficio, tutti erano andati via e il signore delle pulizie mi aveva chiuso dentro.  Ecco, troppe poche informazioni. E’ scattato l’interrogatorio. Come mai ero in ufficio fino a tardi, avevo per caso una riunione? Come mai il signore delle pulizie non mi aveva visto? E le chiavi dove le aveva messe, quando aveva chiuso la porta? Per caso in alto?  E da che parte si apriva la serratura, girando a destra o a sinistra? E chi avevo chiamato per venire ad aprire? Ho risposto che avevo chiamato lui, il mio Emino, che gli avevo telefonato e lui aveva risposto. Uuuuu, si è aperto un mondo. Lui aveva risposto perché non aveva una riunione, per venire  ha preso la vespa del babbo ed è venuto al mio ufficio, ha visto le chiavi in alto e si è arrampicato e mi ha salvato. L’ho visto felice perché avevo chiamato proprio lui, era felicissimo di avermi liberata anche se continuava ad esserci un’ombra nei suoi occhi. Un po’ è stato a prendersi tutta la gloria, ma poi non ha retto. E la Marghe? Non poteva non essere coinvolta. Allora la storia si è allargata: ho telefonato a lui, lui ha preso la vespa del babbo e ha montato anche la sorella, poi lui sì è salito in alto a prendere le chiavi e mi ha aperto la porta, ma c’era anche la sorella ad assisterlo. Ancora non possono avere gloria se non condivisa.

giovedì 15 settembre 2016

Musica da grandi

Ho iscritto di nuovo i gemelli al corso di musica. Fin da piccoli ne hanno frequentato uno, di varie specie: in inglese, senza cantare, con musica e note e io, a quella musica che cresceva con i bambini, mi ci sono affezionata. Soprattutto ci siamo affezionati all'insegnante che ci ha seguiti negli ultimi anni, Francesca, una ragazza spettinata e perennemente assonnata che impersona bene l'idea della violinista maestra di musica. Ho visto, attraverso il gioco, i bambini leggere il pentagramma, disegnare i suoni alti e bassi e ho approfondito quanto la musica sia un veicolo importante per il cervello, favorisce il collegamento fra argomenti diversi, e sia una bella ginnastica per la matematica.
Ieri, al momento dell'iscrizione, per una scelta tecnica mia, dovuta soprattutto all'orario del corso, ho dovuto cambiare insegnante, volando nel corso più avanzato. Groppo alla gola, stamani ho mandato un messaggio a Francesca, quasi scusandomi del tradimento e ringraziandola per quello che ha fatto per e con i miei bimbi in questi anni. E la sua risposta mi ha messo in pace con il mondo: mi ha detto grazie a te per aver scelto ancora di far fare musica ai tuoi bimbi. E ci credo che poi i gemelli, quando chiedo loro che strumento vorrebbero suonare, rispondono il violino come Francesa!

mercoledì 14 settembre 2016

Atletica

E' di nuovo successo: evento nuovo, paura di affrontarlo.
Cara la mia fiorellina bianca, ho scelto per voi, come attività da fare quest'anno, Atletica, proprio perché mi sembrava adatta ad entrambi, alla tua propensione alla corsa e all'attitudine di tuo fratello al moto perpetuo. Ieri c'era la prima lezione di prova. In effetti c'era una gran confusione che non favoriva un inserimento sereno, ma passato il disorientamento iniziale, tu dovevi provare insieme ad un gruppetto ristretto di bimbi, di cui la maggior parte erano tuoi amici, compreso il fratello. Ema si è buttato subito con entusiasmo nei percorsi ad ostacoli, nella corsa, nei saltelli e tu lì vicino a me a piangere con il naso spiaccicato che ti viene quando sei proprio disperata. Non volevi e non volevi andare. Ma io, che ti conosco, so che non bisogna lasciarti in questo tuo no, dal quale non sai poi uscire. Ho insistito e insistito, blandendoti con promesse di regali e brontolandoti con minacce di punizioni. Alla fine abbiamo trovato uno spiraglio: davanti alla prova di salto in lungo, a quell'opportunità di saltare nella sabbia, ti sei sbloccata, hai raggiunto il fratello, che prontamente ti ha porto la mano, e hai dato prova di leggerezza e abilità, dimostrando, come ben sapevo, di essere la più brava di tutti. Mannaggia Marghe mia, quanto tempo ti perdi e, per fortuna, quanto poco ti permetto di perdere, con la mia insistenza nel non mollarti mai!

mercoledì 7 settembre 2016

La mamma può aspettare



Sei alto e magro, con due gambette sottili dalle quali emergono le ossa delle ginocchia e i piedi lunghi che promettono future altezze. Hai costoline in bella mostra e addominali scolpiti da tanti salti, corse e arrampicate. Hai anche un po’ il visino da grande e lo sguardo attento, che hai sempre avuto, che si interroga sul mondo, osservando tutto e chiedendo di tutto.
Fino ad ora eri, dei due, quello che aveva assolutamente più necessità di essere abbracciato, coccolato, baciato e tenuto stretto. Da un po’ mi giri al largo, da un po’, quando ti chiedo di darmi uno dei nostri mille baci, mi porgi la testa per fartelo dare, invece che darmelo pronto. Da un po’ hai ceduto il letto sotto, dei vostri letti a castello, alla sorella e quindi da un po’ non dormiamo più un po’ insieme, annusandoci prima di dormire.
Ho pensato che questo distacco che ponevi fosse a causa delle tante brontolate che ultimamente ti faccio, disubbidiente come sei diventato, indisciplinato e scanzonato che proprio non vorrei mai vederti così. Poi un po’ ti ho osservato, ti guardo come ti muovi, che cosa di nuovo fai e che cosa è cambiato e così ho capito cosa stava succedendo. Ti ho chiamato a me, ti ho guardato negli occhi e ti ho detto: “Ema, adesso non mi baci più tanto perché sei diventato grande eh? Perché hai gli amici.” E tu, colto in flagrante, emozionato perché avevo capito, ti sei nascosto con la testa sulle mie ginocchia e mi hai fatto sì con la testa, quasi vergognandoti. Ma non ti preoccupare piccolo mio, va bene così. Il mondo ti aspetta là fuori, attraverso gli amici, la distanza e il tanto da fare che ti dai. La mamma può aspettare.

lunedì 5 settembre 2016

Tutti ai posti di comando



 Rientrati già tutti a casa per tornare all’asilo e al lavoro, dopo due lunghi mesi al mare, passati nella nostra casetta  di Qurcianella che sembra una conchiglia, tutta bianca, avvolgente e silenziosa. Quest’anno è stata l’estate degli amici, della pesca e delle sere alle feste nei paesi con spettacoli in strada. Emino che impazziva  quando trovava amici della sua età con cui saltare, giocare e staccarsi da me, Marghe felice quando aveva l’attenzione di qualche bambina più grande che guardava con ammirazione. Aver formato così un piccolo gruppo di amici fidati, che al mare diventano gli amici del cuore, ha aiutato tutti a passare meglio queste vacanze. I piccoli si facevano compagnia fra di loro, noi genitori ci siamo fatti compagnia fra noi, con chiacchiere, cene, e progetti futuri. Anche il Gangster è stato catturato da questo vortice e alla fine si è innamorato di Quercianella e di questa vacanza, che ha definito la più bella fatta. Ci ha portato ad ogni festa di paese, studiavamo i vari cartelloni pubblicitari delle iniziative paesane e non ce ne siamo perse una: festa medievale a Volterra, Paese dei Balocchi a Rosignano, Apritiborgo a Campiglia, Sognambula a Castagneto: partivamo nel pomeriggio, cena ai vari banchini della ristorazione ambulante e poi via, a vedere tutti gli spettacoli che i vari artisti di strada offrivano. I bimbi sono così diventati spettatori indipendenti, si infilavano in prima fila, si sedevano per terra e via, a godersi tutti gli spettacoli possibili. E alla fine sono stati loro a fare compagnia a noi. Ema addirittura ha imparato a ballare l’halli galli in un dopo cena di una sagra paesana con ballo liscio.
C’è stato anche il classico pony da strigliare e da montare un pomeriggio la settimana e le mattine da passare a pescare con il retino, che ha visto Margherita bravissima nel vedere i vari pesci, salire sugli scogli senza paura e con un equilibrio insperato, immergere velocemente il retino e zap, pesca miracolosa tutte le volte! Altra novità di quest’anno è stata la lettura del libro di fiabe sotto l’ombrellone, nell’ora più calda, quella che precede il pranzo. Da quest’anno tutti quieti all’ombra, per un po’ ad ascoltare queste storie che io leggevo. Da prima solo ai miei bimbi poi, con l’ampliarsi della cerchia degli amici, i bimbi seduti sul lettino all’ombra diventavano sempre di più. Tanto che negli ultimi giorni, ormai letti e riletti tutti i libri varie volte, ho scoperto i miei bambini tranquilli seduti sul divano, con questi libri aperti sulle loro gambette, a sfogliarli e “leggerli” a modo loro, come un inizio di un’avventura, quella della lettura in autonomia.
Inutile negare che si sono stati anche giorni bui, quelli della noia e della routine che non riuscivo a spezzare in tanto stare là, ma hanno vinto i giorni felici, quelli in cui ho visto i miei bimbi liberi di esplorare  il mondo, fare tanto da soli, dall’andare al bar a chiedere il gelato all’andare in cabina con la chiave a tentare di fare da soli. Prime prove per tanta indipendenza.

venerdì 22 luglio 2016

Resoconto di una prima parte di vacanza

I gemelli sono già al mare stabili dal 1 luglio. Ci resteranno fino al 31 agosto.
In questo periodo ci siamo alternati un po' io e il Gangster, attualmente sono qualche giorno da soli con la baby sitter, poi ancora un po' di alternanza e poi fissi tutti là.
La novità di quest'anno è che facciamo vita sociale. Incredibilmente, la prima settimana di luglio, quando ero sola con loro, uscivamo tutte le sere. Ci siamo fatti delle cenette con giratina, aperitivo sulla spiaggia, sagre di paese. Adesso con loro è divertente, hanno anche un'indipendenza che non mi aspettavo, mi lasciano sola all'ombrellone per andare a farsi dei giretti, sostano da soli a fare le bancarelle con le bimbe grandi.
Emino ha bisogno di amici maschi con cui fare il matto, sfogare la sua energia e confrontarsi nelle classiche liti da maschio alpha dominante. Marghe invece si è confermata una bambina indipendente e autonoma e una gran pescatrice: mentre il fratello e gli amici maschi giocavano a palla in acqua lei, là nel mezzo, pescava serafica un sacco di pesci. Io quei miei bambini abbronzati e magri, a volte nervosi per troppo mare, me li mangerei a morsi, da quanto mi fanno, tutte le volte, scoprire un mondo e il modo. Quest'anno poi abbiamo anche introdotto, nell'ora più calda, quella che precede il pranzo e saluta la lunga sosta in acqua, il momento lettura fiaba. Perchè per una buona lettura sotto l'ombrellone bisogna esercitasi da piccoli.

venerdì 1 luglio 2016

Non me li sciupare??!!

Ieri è finito l'asilo. Festa di fine anno in giardino, giochi d'acqua e saluti. La maestra, prima di salutarci, mi dice: "Mi raccomando, non me li sciupare, ora che stanno due mesi con te" riferito ai gemelli.
Come, dico io, se sono l'esempio di intransigenza e se sono il prototipo di mamma tedesca? "Sììì" , risponde lei, "proprio te! Mi fai venire all'8 la mattina e non te ne vai prima delle 8.15  per coccole, baci e richiesta di carezze prima della separazione".
Ci sono rimasta male, soprattutto per non essere compresa. Ci ho pensato e ripensato e mi sono data pace: io sono una mamma così, una mamma che la mattina cede alla richiesta di baci e carezze, anche molteplici, prima di lasciarli all'asilo. E,  sinceramente, ne sono fiera. Vuol dire che ne abbiamo tutti bisogno, vuol dire che  sono presente e disponibile per elargire coccole, vuol dire che vogliamo stare tutti bene, vuol dire che, bamini di 4 anni e mezzo come i miei, di quello hanno bisogno.
E che comincino le nostre vacanze!

giovedì 23 giugno 2016

Che importa

Che importa se ho passatoo il fine settimana  da sola con i gemelli al mare e mi invento pure di rientrare prima la domenica  a Firenze per approfittare dei per saldi. Compro 4 paia di scarpe per i tempi prossimi e futuri ai gemelli, cerco di domarli nell'attesa e nelle varie prove, in qualche modo ce la facciamo, andiamo a pranzo al ristorante, giusto per festeggiare la felicità di stare insieme e che importa se, non appena arriva a tavola la rostinciana calda entrambi dicono che scappa loro la pipì fortissimo che non resistono, che dobbiamo lasciare la carne fumante per fare una coda interminabile al bagno e tornare al tavolo trovando tutto freddo. Che importa se mentre li trascino su e giù Emino giusto mi vomita sulle scale, se mentre mangiamo lui decide di alzarsi da tavola, mettersi al centro del ristorante, calarsi i pantaloni e dire, ballando a sedere nudo: sederotto puzzolente. E che importa ancora se, appena usciti dal ristorante vedo che sta iniziando a piovere fortissimo, prendo i bimbi per mano e li trascino correndo all'auto, mentre la Marghe mi dice ce le fa male la pancia e allora con lei in braccio e il fratello stretto per mano, corriamo sotto la pioggia che sta per bagnarci. Che importa ma ce la facciamo a metterci in salvo, anche se scopro che Marghe ha 39 di febbre. Che importa se il giorno dopo nessuno può stare con lei a casa, se non un babbo brontolante e brontolato che voleva lasciarla alla signora delle pulizie. Che importa se la piccola, il pomeriggio stesso poi viene con noi in piscina, sta con me sulla panchina a guardare il fratello in acqua e, subito il giorno dopo viene rimandata all'asilo e pure in piscina, e dopo, ovviamente, come mette piede in auto per tornare a casa, stramazza addormentata con un viso bianco da paura. Che importa se il caldo arriva tutto insieme, se la piscina è fissata fino alla fine del mese tutti i santi giorni e che a stare lì a guardarli il sole mi cuoce il cervello da sentirmi male e che importa se subito dopo c'è il terribile momento spogliatoio/doccia/rivestitiveloce. Che importa se vorrei tanto tornare a casa a fine giornata e stare da sola in silenzio, al fresco e al buio. Che importa se poi, quando dopo aver cenato tutti, messo a posto la spesa e fatto lavatrice e altro, scappo un attimo in camera a sdraiarmi e sento dei piedini che salgono per vedere che faccio là tutta da sola. Non importa perchè accanto a me si stende un bimbo innamorato felice di potermi stare abbracciato e, dopo poco ecco che arriva una bella bimba ormai indipendente che si era stancata di stare da sola come aveva scelto e anche lei invade il letto per stare con la sua mamma. Siete la mia energia, che importa di tutto il resto.

martedì 7 giugno 2016

Marghefratellina che si allontana



Lei lo svetta di un centimetro, forse due, anche se il secondo centimetro forse sono solo capelli. Spesso, adesso, chi non li conosce, non chiede più se sono gemelli ma quanta differenza di età ci sia fra l’uno e l’altra, sicuri che Emanuele sia più piccolo, anche se di poco.
Adesso lei ha smesso di stare zitta in disparte, ma si è fatta forte e sicura, allegra lo è sempre stata e, nel rapporto fra i pari, è quella che nutre più curiosità e voglia di avvicinarsi.
Nel primo fine settimana vero di mare, ho capito subito che quest’anno sarà nuovamente diverso, con lei che si guarda in giro per capire con chi far amicizia e lui che scappa lontano senza girarsi indietro. Nel we, appunto, lei ha iniziato a guardare le altre bambine, distraendosi dai giochi di lui, che rimangono da bambino piccolo. Lui un po’ è stato, ma poi, resosi conto che lei le stava sfuggendo, l’ha ricorsa da lontano brandendo una paletta, con l’intenzione di punirla per il suo abbandono.
Ieri poi è iniziato il corso intensivo di piscina: tutti i giorni, dopo l’asilo, ci aspetta una bella piscina scoperta (anche in caso di pioggia, come è successo ieri) dove abbiamo ritrovato il nuovo amico Elia, compagno del precedente corso di piscina, del quale subito Marghe si è innamorata e con la cui mamma io ho subito legato. Mentre aspettavamo che li chiamassero per entrare in vasca, Marghe chiacchierava baldanzosa con Elia e lo ha addirittura abbracciato. Ovviamente tutto questo non è sfuggito ad Emanuele, che se ne vagava da solo per i corridoi. Tempo di organizzarsi ed è arrivato alla carica e, senza motivo, ha spinto in terra il bambino rivale. Io, ovviamente, mi sono vergognata, ma per fortuna la mamma di Elia ha capito bene la situazione e Elia, benché si fosse nascosto dietro la sua mamma, ha accettato le mie scuse quale portavoce di Ema. Certo che, al momento di andare in acqua e salutare le mamme, lei ha di nuovo preso la mano di Elia invece che del fratello e così noi mamme siamo prontamente intervenute per  fare inserire, nel gruppetto di innamorati, anche Ema.
Piccolo pulcino nervoso, per chi non ti conosce passi da prepotente e prevaricatore, ma io so, sappi, nel cuore di mamma tua, che ti stai accorgendo che Marghefratellinamia sta iniziando ad andare per la sua strada, lasciandoti perplesso nella tua semplice mascolinità.
Forse per questo questa mattina, quando Marghe, giusto mentre stava entrando all’asilo, è inciampata sul marciapiede ed è caduta lunga distesa  te, insolitamente, quando si è alzata, l’hai subito abbracciata stretta, in un gesto che ha intenerito tutti.

mercoledì 1 giugno 2016

Attitudine: dare buonumore



Ci sono periodi un po’ tristi, forse come questo, in cui il mio babbo non sta bene, in cui con il Gangster ci graffiamo, in cui questa tanaglia al cuore fa uscire  del sangue che ha un sapore amaro e, soprattutto, appunto, triste. Poi ci sono giorni come ieri, quando avete fatto il saggio di Scuola di Circo, che era buffo da vedere fosse  solo per guardarvi disinvolti sul palco, dove avete fatto pur solo delle capriole o lanciato dei fazzoletti o  fatto piroettare un cappello in equilibrio su di un’asticella. Per poi vedervi felici a casa, a scoprire un improvvisato regalo per festeggiare quanto eravate stati bravi e vederci tutti finire un contenitore di gelato come premio finale, da consumare rigorosamente voi seduti sulle nostre gambe. E quella confusione in casa e a cena, quel chiedervi di parlare piano oppure di stare addirittura un po’ zitti, ripaga delle tristezze del giorno e della notte, mi fa pentire di aver chiesto, ai relatori che vi hanno studiato per un intero anno scolastico all’asilo, il quale è inserito in un progetto di valorizzazione delle potenzialità individuali dei bambini frequentanti , se per caso avessero riscontrato qualcosa di leggermente minore rispetto ad altre bambine della vostra classe che, venute a casa nostra, mostravano padronanza di linguaggio, di relazioni sociali e orientamento spazio temporale che voi assolutamente non avete così pronunciato. Ovviamente tutti si sono dimostrati pronti a confortarmi, a dirmi che l’adultizzazione di un bambino si ripaga in mancanza di spontaneità o dimostra difficoltà di relazioni sociali, tanto che mi hanno spinto a guardarvi con occhi diversi,  occhi  che non indagano quali attitudini avete e quanto le avete potenziate, ma quanto siete buffi e allegri, chiacchieroni e litigiosi, inventori di storie e di guai, felici sempre, brontoloni subito brontolati. Ed è proprio vero che siete belli come siete, ed è proprio vero che grazie a voi tutto passa.

mercoledì 25 maggio 2016

Kmzero, ma anche un po' di supermercato



Vado dal parrucchiere e ne sento parlare: se vuoi, esiste un’associazione che ti porta a casa un cesto di frutta e verdura biologica, a km0, con il contenuto molto a sorpresa, come vuole la stagione. Ok, mi dico, proviamo. E, come spesso mi accade, mi innamoro di questa novità. Non è cambiato molto da sempre, continuo a non saper cucinare e così, ogni settimana che arriva, mi ritrovo un cesto pieno di frutta e verdura che produce in me un grande punto interrogativo che significa: e ora che me ne faccio di queste cose? Devo pulire i fagiolini, sgranare i piselli, lavare l’insalata, sapere che farmene dei cipollotti e di un cavolo molto brutto, per non parlare di ravanelli terrosi e zucchine con animaletto. Ma, già da subito, partendo dalle fragole, capisco che perdo un sacco di tempo ma acquisto e ritrovo i sapori. Così, ricettario fornito insieme al pacco, alla mano che prevede di non buttare via niente, neanche le bucce, pulisco, frullo, cuocio tutto. E il risultato è che tutte le sere c’è verdura per primo e per secondo, unita a frutta come dessert. Pesto di baccelli, vellutate di finocchio, carote e sedano, frittata di asparagi, fragole a non finire. Per la prima sera passi, per la seconda anche….. fino a quando non sento Marghe che, contrariamente alla sua abitudine di andare a tavola serena, mi chiede cosa ci sia per cena. Capisco la sua preoccupazione derivante da un’altra possibile variante di passato di verdure e la piccola continua dicendo che proprio le piacerebbe tanto una bella pasta in bianco,facendomi sorridere, perché proprio vuol dirmi Mamma, torniamo ai sapori semplici di una volta! A cena poi, quando arriviamo alla frutta, Ema, che è un mangione e che è sempre ben felice di mangiare qualsiasi cosa, quando vede di nuovo le fragole (che vanno mangiate subito, visto che se no, da fresche che te le portano, quelle senza conservanti marciscono subito) si mette a piangere dicendo basta fragole tutte le sere. Capisco che non posso far crescere due bimbi piccoli a carote, finocchi e patate novelle, così il giorno dopo  vado a supermercato e faccio una bella spesa normale.

lunedì 23 maggio 2016

Stanchezza


E’ indubbiamente una grande fatica. Adesso più che mai, anche se racconto a tutti che ormai siete cresciuti e fate tutto da soli e che io, grazie a questo, sono più libera. Vero: certo che vi vestite da soli, che mangiate da soli, che salite e scendete le scale da soli, che apparecchiate e sparecchiate, che posso fare le cose di casa mentre voi guardate dei cartoni. Ma quello che mi fa consumare così tanta energia non è più la fatica fisica, ma una stanchezza mentale che mi pervade, dovuta a una mia gestione vostra che segue un mio disegno, un mio progetto e che non mi vede scendere a compromessi. Certo, sarebbe più facile lavarvi e vestirvi invece che rendevi autonomi,  certo che sarebbe più facile accendervi la televisione da quando vi svegliate a quando vi addormentate, come non farvi saltare o provare i pericoli della vita, darvi da mangiare solo quello che vi piace, non portarvi a musica, circo, non scovarvi attività ricreative con animali, spettacolini teatrali che vi possano piacere ed essere utili per imparare a stare a teatro, se vi propinassi gelati quotidiani per tenervi buoni invece che gelati per premio di una giornata particolarmente gratificante. Insomma, se usassi le mille scorciatoie del caso, se mi appiattissi in domeniche tutte uguali invece che in tanti giorni da inventare e diversificare, sicuramente la sera alle 21 non sarei stanca sfinita ma sarei ancora in grado di ragionare. Invece voi siete per me un impegno e un compito importante, siete i miei bimbi che la vita mi ha donato ed io devo portare onore a questo onore che mi è stato concesso, quello di avere due bimbi felici da rendere curiosi ed entusiasti della vita, capaci di usare la lavatrice, di essere felici per qualsiasi maglietta che indossano, di mangiare con gioia zucchine lesse, passato di verdure e frutta di mille colori, di ascoltare con interesse assoluto le storie che leggo prima di addormentarvi la sera, di essere felici di andare in piscina come a teatro e di vedere il mondo come mille sorprese quotidiane da avere. Anche se la prima richiesta della mattina è Mamma posso guardare un po’ la tele?

lunedì 9 maggio 2016

Teatro su teatro e altro teatro



Mai avrei detto che avreste fatto uno spettacolo ogni tre mesi o quasi. Mai mi sarei immaginata due bimbi attori che spaziano da un personaggio all’altro, da una storia ad un’altra. Mai mi sarei immaginata che poi, addirittura, vi dovessi venire a vedere a teatro, con tanto di buio in sala e biglietto da strappare!
La settimana scorsa andava in scena, al Teatro di Rifredi, lo spettacolo finale frutto di un percorso che, con la scuola, hanno fatto partendo da una visita al Museo Marini, alla quale è seguita l’invenzione della storia,  stesura testo e prove per la realizzazione della recita, musiche originali create dai musicisti del Conservatorio Cherubini, scenografie fatte dai disegni dei bimbi con il materiale Caran D’Ache, un vestito di Cavaliere di Fuoco fatto da me per Emanuele, un vestito da animaletto del bosco che variava in continuazione, concordato all’ultimo, risultato poi un mix fra trucco da cerbiatto e vestito da marmotta, per Margherita.
Il risultato è stata una storia complessa, per essere stata inventata dai bambini. Marghe che a un certo punto delle prove mi dice “mamma hai il culone come una Pomona” e io che lo prendo come un complimento, perché poche bimbe di 4 anni sanno cosa sia una Pomona e hanno la capacità di confrontare quelle statue con la propria mamma.
La mattina della recita prendo ferie, mi offro per portare a teatro parte delle scenografie e qualche altra mamma, sono nervosa più dei  miei bimbi i quali, quando li sollecito a sbrigarsi perché devono fare la recita a Teatro, mi chiedono: Ma quale recita, quella di Esther? Facendomi capire che loro non hanno ansie, ma forse troppe recite diverse in testa.
Si spengono le luci in sala e entrano in scena gli animaletti del bosco fra cui, una Marghe spigliatissima e bellissima: vestita di grigio, coda e orecchie da marmotta, faccia marrone da cerbiatta con baffetti e nasino nero, capelli ricci cotonati con sfumature bionde…. era bellissima! Presenza scenica che non la intimoriva, tempi teatrali rispettati e un gran divertimento che si vedeva che provava che mi ha fatto rassicurare e gioire. Poi arriva anche il cavaliere di fuoco, guidato da un cavallo che era una bimba più grande che se lo portava in giro per la scena, perché lui, con la sua spada di fuoco, vagava molto …..
Io, quando li ho visti insieme sul palco, recitare felici, belli come il sole, ho avuto una grande emozione. Vedere quei due pezzetti, che ancora non hanno quattro anni e mezzo, giocare a recitare, fare uno spettacolo in scena, con parti attive, presenza fisica e mentale, in una storia tutta loro, mi ha riempito di emozione. Emozione che non era arido orgoglio per i miei bimbi, ma felicità per aver visto che sempre se la cavano, loro.
La cosa bella è che poi, qualche giorno dopo, decido di portarli un pomeriggio a vedere uno spettacolo teatrale di altri bimbi. Eravamo seduti in prima fila, lo spettacolo era lungo e complesso, tanti bimbi sul palco e i gemelli estasiati. Ema che voleva sapere tutto della storia, Marghe rapita che non si è persa una mossa di nessuno. A scene chiuse, entrambi felici che volevano essere rassicurati di tornare presto, Marghe si è fatta coraggio ed è salita sul palco per provare i microfoni, mentre Ema mi diceva Mamma sai che hai avuto proprio una bella idea a venire qua? E io orgogliosa che quei miei due bimbi apprezzino il teatro e le storie che si narrano.

martedì 3 maggio 2016

Voi avanti



Passate anche le vacanze di Pesach e, sinceramente, dopo il solito brontolare perché erano troppe, perché non sapevo che inventare, perché pioveva…. Adesso mi manca la libertà di quei giorni passati insieme a quei miei due bambini grandi.
Abbiamo rivisitato giardini che frequentavamo assiduamente da piccoli, ma adesso quasi dimenticati e mi ha fatto ridere vedere come ora ci muoviamo tutti in maniera diversa: loro spavaldi da soli, io tranquillamente lontana su di una panchina. Abbiamo visitato una biblioteca, ci siamo dilungati alla Mostra dei Fiori in quella nostra Orticoltura che ci ha visto crescere e siamo andati a trovare “amiche di campagna” cogliendo susine acerbe dall’albero, facendo il fuoco dei rovi nei campi e dando da mangiare agli animali. Abbiamo scoperto il gusto squisito di uova fatte da galline e di nuovo le guance di tutti si sono infuocate di sole, aria e sana stanchezza. Poi siamo andati a visitare di nuovo Palazzo Vecchio e a studiare le statue di Piazza Signoria, anche se la cosa che ha veramente colpito i gemelli durante quella mattina è stato vedere un’auto con la multa, cosa che ha veramente ipnotizzato i due, con richieste prolungate di essere avvicinati a quella multa per “leggerla” da vicino. Poi siamo andati al cinema a vedere uno spaventoso Libro della Giungla e abbiamo camminato molto, infrangendo così quella costrizione che ci vede spostarci obbligatoriamente in auto per andare ovunque. Ho sentito frasi curiose che mi chiedevano, mani calde che si affidavano alla mia, gambe svelte che correvano nel vento, sicure che quelle della mamma erano lì dietro. Io vi ringrazio bambini miei per quanto belli e entusiasti siete.

venerdì 22 aprile 2016

Cuor di birbone

Abbiamo litigato, saltando addirittura il bacio della buonanotte. 
E il destino ci ha divisi subito dopo. Sei partito con il babbo e la sorella, per stare qualche giorno dalla nonna del mare. 
E io ho nostalgia della tua testa sudata di paura al pensiero che la tua mamma non ti voglia più bene. Ho rimorso di averti fatto piangere a lungo, senza consolare quei tuoi occhioni disperati che cercavano rassicurazione. Ma ormai era scattata la tua punizione e non si poteva tornare indietro.
Sappi però, caro il mio bambino birbone, che promette sempre di non farlo più e regolarmente poi lo rifà, che io ti voglio bene sempre, anche se sei birbone, testardo e prepotente. Dentro di  te hai un cuore tenero che richiede attenzione, dentro di  te sento un cuore che batte forte quando mi avvicino, neanche fossi la tua innamorata. Sicuramente, per ora, sono la donna della tua vita, la tua fonte di affetto e di calore.
Cerchiamo, caro Emino, non arrabbiarci più. Cercherò io di capire come fare a non farti arrivare così oltre il consentito. Perchè io, senza di te, sto proprio male, sai?

giovedì 21 aprile 2016

Non farò mai più il birbone



Ieri è stata una giornata terribile, con Emino in versione impossibile.
La mattina era iniziata calma e pacifica, con quel primo giorno di vacanza da scuola che mi ha fatto ben sperare. Ho preso quelle manine calde di entrambi e, li ho portati con me a fare la spesa e altre commissioni, pensando, mentre sentivo quelle manine che comunque cercavano la mia mano anche quando non ce n’era bisogno, che ho fatto proprio una bella famiglia, lì uniti in tutto, nelle grandi e nelle piccole cose.
Poi siamo andati da mia zia, alla quale avevo chiesto aiuto per confezionare gli abiti dei bimbi per la prossima recita. E lì non so cosa sia scattato: casa nuova, o per lo meno casa dove non andiamo quasi mai, quindi ricca di stimoli, Ema è partito a razzo: strappava le piante, si è chiuso con la sorella a chiave  in bagno, tutte le volte che lo brontolavo mi tirava le botte, non voleva collaborare in niente. Io mi giustificavo dicendo che non capivo che cosa avesse, ma vedevo che nessuno mi credeva, certi che fosse un caso evidente di bambino prepotente e maleducato. Proprio tutto quello che odio io nei bambini. Al momento di andare via, nessuno ha insistito perché rimanessimo un altro poco….
Siamo andati poi in piscina, stessa rabbia negli spogliatoi, dove Ema vuol fare tutto come crede, con i suoi tempi e i suoi modi, dove per non aver avuto il pettine, del quale lui non ha assolutamente bisogno, ha inscenato di nuovo un vergognoso capriccio nei miei confronti, con relative botte alla sottoscritta. Gli ho promesso, riguardandomi a farlo in pubblico, che poi a casa avremmo fatto i conti. Così è stato. Stanca di quell’ennesimo “scusa mamma facciamo pace non lo farò mai più il birbone”, che lui propina pronto quando vede la mala parata, siamo arrivati a casa e l’ho messo in punizione nella sua stanza, gli ho detto che non mi piace avere un bambino così birbone e che picchiare è una cosa brutta, specie la mamma e la sorella che sono le persone che gli vogliono più bene di tutti. E’ stato messo a letto saltando il turno di chiacchierare con lui, in quella loro alternanza  che vede, per chi dorme di sotto, a giorni alterni, avere la mamma con la quale chiacchierare un po’ prima di addormentarsi. Ho dato un bacino di buonanotte a Marghe e lui l’ho ignorato, ignorando anche i suoi disperati richiami successivi. Sentivo che mi prometteva di non farlo mai più, che il giorno dopo sarebbe stato bravissimo, che voleva che ridessi con lui, ma io non avevo voglia di passarci sopra.
Ci siamo addormentati arrabbiati. Questa mattina, appena svegli, sono venuti in camera nostra e Ema è rimasto un passo indietro senza sapere se quella sua mamma ancora gli voleva bene: l’ho accolto con un abbraccio e gli si sono illuminati gli occhi. Poi, tempo 5 minuti, ha ripreso, come succede sempre, a fare il prepotente, ad un mio no mi ha picchiato ed è scattata, di nuovo, la punizione. E’ stato mandato da solo in camera sua. Era disperato ma nessuno si è intenerito. Perché chi è prepotente ha bisogno che qualcuno spezzi questa modalità di azione. Ho visto il mio Emino sudato e tremante, l’ho lasciato un po’ friggere nella sua sconfitta e poi l’ho salutato facendoci pace, visto che stamani andava per due giorni dalla nonna. Con il cuore leggero, ho visto che il suo visetto rasserenato salutava la sua mamma riconquistata, dicendo, per due o tre volte, ci vediamo domani a Quercianella, come se volesse un’ulteriore conferma.
Certo è che queste situazioni non sono facili da capire, non fanno bene a nessuno e nessuno vince: né chi mette in punizione né chi viene messo in punizione. Certo è che non voglio che il mio bambino sia sinonimo di prepotenza e maleducazione, certo è che voglio capire cosa gli succede, certo è che non voglio ripassare giornate come ieri.

martedì 19 aprile 2016

M e Y



Sono state divise quando la loro amicizia era fresca, vivace e bene articolata. Senza una ragione che nessuna delle due bambine era in grado di comprendere, all’improvviso, una è rimasta in una scuola mentre l’altra ha cambiato scuola, per comodità di un futuro che si costruisce da piccoli.
Erano perplesse entrambe, la mia piccola Margherita che non capiva come mai quella sua amica non andasse più nella sua scuola, la piccola Y. che si è vista dover crescere all’improvviso per andare nella scuola dei grandi (questa ufficialmente era la scusa).
Si sono rincontrate ad un compleanno e, quando sono andata a prendere Marghe, mi ha chiesto, con un filo di voce, commuovendomi, se per caso, visto che c’era anche Y. a quel compleanno di classe, quello fosse il segno che la sua amica avrebbe ripreso ad andare nella sua scuola.
Poi abbiamo portato con noi Y una domenica quando siamo andati tutti della famiglia a fare un bellissimo picnic al parco di Villa Demidoff: le ragazze erano eccitatissime di stare insieme, si scambiavano le magliette come se fossero adolescenti, si capivano con uno sguardo e si beavano l’una dell’amicizia dell’altra. Quando Y, con tristezza, ci ha raccontato che nella nuova scuola c’è una bambina che si chiama Margherita, la mia Marghe ha allora chiesto, con una nuova speranza, se allora fosse sempre sua amica, visto che anche lei si chiama Margherita come la nuova amica, sicura che quel nome in comune valesse di nuovo l’amicizia di Y. Mi ha fatto una tenerezza questa scena, come tutta la giornata passata  con quelle due ragazze sedute vicine, a ridere mentre mangiano il gelato, sudate, accaldate e sporche di prato e di gioia.
Mi ha raccontato poi la mamma di Y che, quando lei va a prendere il fratello più piccolo di Y, che è rimasto nella scuola dei gemelli, Marghe la guarda da lontano nel corridoio dandole un’occhiata significativa, che vuol  dire tanto: vuol dire so che non me la porterai più qui, la mia amica Ya.

venerdì 1 aprile 2016

Via le àncore



Quattro anni e un quarto, visto che il mezzo anno arriverà a giugno. Me li sono portati dietro tutti i giorni della nostra vita, con brevi intermezzi che li hanno abituati un po’ a sentirsi più grandi, meno dipendenti da me, e a capire che il mondo oltre la mamma esiste e ci si può pure stare bene.
Mercoledì iniziava il nuovo corso di nuoto, quello da bambini grandi, dove la mamma non li accompagna più fin sul bordo vasca ma dove bisogna salutarci oltre gli spogliatoi, andare (per fortuna) per mano al fratello/sorella e seguire tutti gli altri bimbi che seguono un’istruttrice sconosciuta. Un po’ Marghe ci ha provato a piangere mentre in auto raggiungevamo la piscina, poi, vistasi ignorata e anche sentitasi consolata dal fratello che le prometteva di starle vicino, si è auto convinta e, asciugatasi quegli occhioni commossi, si è fatta coraggio e, con l’ansia da prestazione, si vedeva da come sentivo battere quei cuoricini forti sotto l’accappatoio, dopo baci a me che segnavano una grande separazione, ho visto quelle due cuffie rosa e azzurre muoversi da sole per conquistare la vasca. Ho seguito dal vetro quel gruppo di bambini che veniva aiutato a togliersi l’accappatoio,  ho visto che tutti facevano ginnastica seri seri, come se fosse una prestazione importantissima, e li ho visti rispondere all’appello e lasciarsi assegnare la nuova istruttrice. Per fortuna l’acqua piace tanto a ai due e così la piscina, ormai priva dei giochi a cui erano abituati, e con le nuove  vasche da fare, è sempre un luogo che li rende felici. Con le altre mamme attaccate al vetro ci siamo emozionate, abbiamo tirato i baci ai bimbi come se superassero prove eroiche e, sempre commossa, ho assistito alla vestizione al bordo vasca, quando una massa di bambini doveva trovare il proprio accappatoio e anche le proprie ciabatte. Prova superata, e superata benissimo, tanto che come premio hanno avuto un bel gelato.
Ma non è finita qui. Il giorno dopo, ieri, avevo fissato da tempo con la mamma di tre bimbe che vanno all’asilo con i gemelli, che avrebbe presi lei i miei  e i suoi bimbi dall’asilo e, insieme, sarebbero andati a casa loro, senza la mia presenza. Sono andata a prenderli un’ora dopo, non volendo esagerare nell’ospitalità né  con quella prima prova. Quando sono arrivata a casa c’era un allegro silenzio laborioso, tutti i bimbi erano sereni e intenti a giocare e la mamma mi ha detto che erano stati tutti bravissimi, tutti e sei i bambini si erano tenuti per mano dall’uscita della scuola alla casa, tanto che per strada tutti si fermavano a guardarli e poi a casa erano stati sereni e felici. Anzi, mi ha detto, la prossima volta devono rimanere a cena. Ossignore! Anche questa fatta  e possiamo pure rilanciare con un invito a cena senza me.
Ma non è finita qui. Oggi i bambini, all’uscita della scuola, li prenderà una mamma la cui bimba festeggia il compleanno. Vanno tutti insieme a casa sua e io devo solo andarli a prendere a festa finita.
Che dire, è questo il momento per il quale ho lavorato tanto, concedendo loro così tanto amore e abbracci e un porto sicuro da non aver paura di mollare le ancore e andare a navigare per il mondo. Certo è che se il cuore lo sento battere forte a loro, ma anche per me è così, in questa nuova condizione in cui mi trovo stranamente libera e loro felicemente indipendenti.

martedì 29 marzo 2016

Purim, Pasqua e nanetti quei grand lavoratori



Giorni di rinascita, questi giorni di Pasqua appena finiti.
In pieno Purim, venerdì c’è stato lo spettacolo teatrale all’asilo dei gemelli, con una Marghe bellissima, tutta truccata, ammantata di perle e corona brillante, vestita da Elsa, ma che impersonava Ester. E’  entrata sul palco per ultima ma non si è fatta intimorire, anche se spesso tentava di guadagnare l’ombra. Invece al centro del palco troneggiava Ema Assuero, brillante nel suo vestito viola tempestato da glitter, prodotto interamente dalla sua mamma. La recita è stata un momento emozionante, mi sembrava un sogno vedere quei piccoli nanetti reggere la scena sul  palco, in un misto di divertimento e prestazione seria da portare a termine, come solo i bimbi sanno fare, in quella loro leggera, ma ferma serietà per il compito loro assegnato.
Tutti sognanti e felici siamo partiti per Quercianella, per passare finalmente con solo i membri della  famiglia, queste piccole vacanze pasquali. C’era il sole, c’era il mare, c’era da fare dei giri nuovi, c’era da sperimentare di stare tutti insieme in tanto tempo libero. Diciamo che ci siamo presi l’occasione per prenderci le misure, ci siamo criticati, litigati, e riappacificati, tanto che, come succede sempre, a fine vacanza eravamo così perfettamente collaudati, da avere nostalgia di separarci per riprendere tutti le nostre vite. Quello che ricorderò di questi giorni sono, soprattutto, Emanuele che toglie la mano di tasca del suo babbo per prendergliela, il visino serio di Marghe che mi chiede e richiede come mai a Gesù i birboni hanno messo un chiodo nelle mani, il bagno involontario in mare che hanno fatto entrambi, nel loro gioco sulla spiaggia del rincorrere le onde, tanto che alla fine ci sono caduti dentro vestiti, in quelle onde ma, soprattutto, dell’ammirazione che Emanuele prova adesso per i nani di Biancaneve. Nell’ultima settimana aveva insistito per vedere tutte le sere il film Biancaneve, ma non avevo dato peso a questa predilezione, ripetitivo come è lui nel voler approfondire le sue scoperte. Poi però  ha voluto portare quel dvd anche al mare, accertandosi bene che lo mettessi in borsa e non lo scordassi. Ha voluto portarlo anche dalla nonna, lì  l’ha visto varie volte, anche in inglese, e, nella passeggiata di ieri, inizialmente non molto apprezzata da lui perché faticosa, ha iniziato poi a camminare veloce sui sassi perché così faceva lo stesso che facevano i nani, quei grandi lavoratori, come dice lui. Ora io mi chiedo: possibile che nessun supereroe sia così affascinante agli occhi di quel mio bimbo come lo sono i nanetti di Biancaneve che lavorano in miniera? Ieri ha voluto  che lo chiamassi Nanetto laborioso, proprio come i suoi nuove 7 amici.

giovedì 24 marzo 2016

Assuero vs Spiderman



Scopro, dalle prove che fanno fra di loro, che per la recita di Purim i gemelli impersoneranno Assuero lui  e Ester lei. Ok, mi documento e aspetto che arrivi il giorno della recita, che sarà domani. So che è una festa di carnevale, quindi sono pronta a mandarli a scuola vestiti in maschera. Per puro caso, ieri, chiedo alla maestra se vanno bene i vestiti in maschera che hanno: lei da principessa Elsa, lui da Spiderman. Ecco,il vestito da Elsa perfetto per usarlo anche nella recita per fare la parte di Ester, Spiderman però si calza male al ruolo di Assuero, sarebbe meglio se mettessi a Ema una bella magliettona nera lunga, anche una nostra che non usiamo più. Un colpo! Come, il mio bambino bello si deve presentare sul palco con una maglietta vecchia e informe? Non sia mai! Mi agito e inizio a pensare. Al lavoro cerco informazioni, mi confronto con chi vedo pratico nel risolve un problema complesso e esco pure un po’ prima per avere modo di comprare l’occorrente. Perché ormai ho deciso: il vestito glielo farò io. Torno a casa con un pezzo di fodera viola, del nastro arancione e tanti adesivi glitterati, per le rifiniture. Certo, prima di tornare a casa c’è da portarli in piscina, far fare la doccia ad entrambi, riportarli a casa, cena e poi, contro ogni buon senso, non li spedisco subito a letto ma li metto sul divano a guardare un cartone, perché Emanuele mi serviva da modello. Nella stoffa faccio un foro per la testa, gli faccio allargare le braccia e gli taglio praticamente il vestito addosso, poi corro sul tavolo in cucina e inizio a cucirlo, facendo le prime rifiniture con il nastro arancione che fa da bordo all’orlo e alle maniche. Ecco, sembra una tunica da coro gospel. Li metto a letto, veloci veloci e via, torno al lavoro. Applico su tutto il vestito vari adesivi, una fila di fiori, varie uova che sembrano però petali, coniglietti brillanti e pure dei pulcini in fondo, tipo balza di Tutankamon. Poi, per rifinire proprio il tutto, applico strisce di nastro adesivo colorato. Per un risultato bellissimo, di cui ne vado enormemente fiera. Soprattutto perché non ho mai cucito in vita mia, né tagliato un abito, perché non ho le attrezzature e ho cucito con del filo da ricamo, l’unico disponibile in casa, tanto che avevo delle grosse difficoltà ad infilarlo nella cruna dell’ago, grosso come era. Però mi sono divertita, mentre cucivo ripensavo a quante volte ho visto la mia mamma passare i pomeriggi sul tavolo di cucina ad assemblare pezzi dei suoi e dei nostri abiti, del miracolo di pazienza che è, della strana energia che poi dà fare una cosa e vederla indossare. Se lo avessi saputo prima, avrei apprezzato molto di più quello che la mia mamma faceva per me, ma meglio tardi che mai. Poi, forse è vero quello che ha detto il Gangster, che per il mio Emino faccio questo e altro, che per lui non l’avrei mai fatto… ma a questo servono i figli, a farti cambiare proprio prospettiva.
Stamani ho mostrato orgogliosa il mio prodotto alla maestra (con un po’ di timore per la paura di essere andata fuori tema) e lei mi ha fatto i complimenti. L’unico  però che non è risultato felicissimo è il mio caro Emino, che ha indossato un po’ a malavoglia quel vestito, sicuro invece di volersi mettere Spiderman alla recita. E come dargli torto…..

mercoledì 23 marzo 2016

Il cuore dei bimbi



Mi arriva una mail di domenica sera, quando ormai i gemelli sono a letto. C’e scritto che dal giorno dopo, l’amica del cuore di Marghe, cambierà scuola. Leggo e non riesco a dormire. Ho ancora fresco in memoria quanto sia stata dura salutare Valeria e Martino, ripenso alle mie separazioni dalle amiche nelle varie fasi della vita, penso soprattutto a quel mio fiorellino bianco, appena sbocciato in parole e felicità e al tanto amore per quella sua amica e a quanto vuoto sentirà nel non avere più in classe la sua compagna preferita, la sua prima amica.  Ho quasi voglia di svegliarla per dirglielo, soprattutto per dirglielo io e riuscire così ad accompagnarla in quel suo nuovo dolore. Perché la mattina dopo devo uscire presto, prima che i bimbi si sveglino, e quindi non ho il tempo per prepararla. Ovviamente non la sveglio, ma sono agitata e rattristata dal pensiero di quella solitudine e per tutto il giorno successivo penso a come poterla aiutare, quella mia giovane bambina.
Quando vado a prendere i bambini a scuola chiedo loro notizie dell’amica, immaginandomi che già la maestra ne avrebbe parlato in classe. Mi dicono che la bimba è andata in una scuola per grandi, Marghe fa una faccina triste e mi dice, con un vocino flebile, che lei voleva giocare con la sua amica. Allora le racconto che ho sentito la mamma dell’amica, che ci siamo messe d’accordo per vedersi una domenica. Marghe allora si riprende e mi chiede se domenica fosse adesso e se la strada che stavamo  facendo fosse quella che porta a casa di Y. No, le dico, non andiamo subito, andiamo una domenica, perché adesso l’amica è alla scuola nuova. Piange dicendo che non è vero, che a quell’ora la scuola dei grandi è chiusa e che lei vuole vedere la sua amica. Accetta male le mie spiegazioni e si rassegna nella sua tristezza. Come darti torto fiorellina mia, tu che hai donato alla tua amica il tuo prezioso anello a forma di cuore, che condividevi con lei il dentifricio e guai a ricomprartelo nuovo, perché Y aveva detto che potevi usare il suo, voi che vi scambiavate e prestavate giocattoli da venerdì a venerdì, tu che giusto il giorno prima hai scoperto fra i tuoi giochi uno regalato da lei e te lo sei stretto al cuore. Sai Marge, la vita è anche questa, è separazione e allontanamento, è non avere sempre quel che si vuole, l’importante è riuscire a trovare una soluzione che ci faccia venire a patti con le avversità. Tipo fare un picnic con lei una delle prossime domeniche. 
Ema, da parte sua, ha affermato serio che quando sarà grande, e ha specificato a otto anni, sposerà Y con l’anello. Intanto questa mattina voleva sapere se, dopo la scuola, potevamo andare in gelateria con l’amica.
Il cuore dei bimbi.

giovedì 17 marzo 2016

Operazione piscina perfettamente riuscita



Era il mio grande incubo: il corso di piscina per i gemelli. Non tanto per la piscina, quanto per la doccia dopo la piscina.
L’ho affrontato, ammetto con un preincubo notturno, con la tenacia mia di sempre: in qualche modo si fa, mi sono detta. Li ho iscritti alla Rari Nantes, risultata vincente fra le mille informazioni prese nelle mille piscine fiorentine (sì lo so, sono esagerata). Ha vinto quella forse per caso, sicuramente perché convinta da una mia collega che insegna lì, e ora convinta di aver fatto la scelta giusta dopo esserci stata già due volte. E’ una piscina sull’Arno, in estate diventa all’aperto, ha la vasca per i piccoli, è spartana senza tanta esibizione di accappatoi e costumi, è una Scuola di Nuoto dove si punta molto alla parte atletica dello sport.
Per queste prime tre lezioni posso rimanere al bordo della vasca, ed è stato utile perché i bimbi entrassero in acqua tranquilli. Al primo impatto Ema ha inizialmente esitato, Marghe si vedeva che aveva voglia di tuffarsi ma che si tratteneva per i capricci del fratello, ma la responsabile ha prontamente preso la situazione in mano e li ha calati in acqua entrambi, senza sentire storie. Da allora hanno iniziato a ridere e scherzare, li ho visti felici di correre dietro ai giochi che butta lontano l’insegnante, felici di ruotare, battere i piedi, tuffarsi e lasciarsi andare. Tanto che, ovviamente, quando finisce, non vogliono più uscire dalla vasca e la prima cosa che mi chiedono, quando sono fuori, è se domani torniamo. Sono così tranquilli e felici che l’imminente prossimo corso sono già stati passati di grado. E questo mi ripaga dell’ora poi passata nello spogliatoio caldo e umido, dove dobbiamo pazientare per avere una doccia libera e,  soprattutto, dove devo pazientare nel vederli fare la doccia da soli, con relativa shampatura autonoma esagerata che esige lunghissime sciacquature. Segue la difficile rivestitura di quei corpicini umidi, il nervosismo da stanchezza ma ormai mi sono prontamente attrezzata: nel viaggio di ritorno a casa mangiano 2 schiacciatine, come arriviamo a casa mangiano un po’ di formaggio o prosciutto, cose veloci che non necessitano di alcuna preparazione e poi via, il pigiama, qualche cartone e alle 20 luce spenta e buonanotte. Tanto sono stanchi che dopo la prima lezione, non appena siamo arrivati a casa, Marghe mi ha detto: Mamma, sono proprio contenta di essere tornata a casa. Piccoli pulcini volenterosi.

lunedì 14 marzo 2016

Tutti a leggere



Nel fine settimana siamo andati al mare. Si prevedeva un weekend caldo primaverile, invece le giornate erano luminose sì, ma tanto ventose. Per questo ci siamo dovuti poi rinchiudere in casa, riscaldamento acceso e, la sera, tutti sotto le coperte al caldo.
Abbiamo così iniziato un nuovo rito: prima di andare a letto, tutti in pigiama, ognuno con il proprio libro, tutti insieme nel lettone a leggere. Eccoci così in fila, Ema da una parte, Marghe dall’altra, io nel mezzo, tutti in silenzio a leggere il proprio libro. Ovviamente loro avevano un libro con le figure, e non si capacitavano di come io potessi leggere un libro senza le figure, solo con le parole. Allora, per fare come me, provavano a leggere quello che c’era scritto nel loro, inventando una storia seguendo quello che i disegni potevano rappresentare.
Credo che quel tempo passato da quei tre esseri vicini sotto le coperte, ognuno intento alla propria lettura, sia stato un regalo del Cielo, oppure, forse, semplicemente, solo quello che volevo nella vita. Un’esperienza indimenticabile.