venerdì 1 aprile 2016

Via le àncore



Quattro anni e un quarto, visto che il mezzo anno arriverà a giugno. Me li sono portati dietro tutti i giorni della nostra vita, con brevi intermezzi che li hanno abituati un po’ a sentirsi più grandi, meno dipendenti da me, e a capire che il mondo oltre la mamma esiste e ci si può pure stare bene.
Mercoledì iniziava il nuovo corso di nuoto, quello da bambini grandi, dove la mamma non li accompagna più fin sul bordo vasca ma dove bisogna salutarci oltre gli spogliatoi, andare (per fortuna) per mano al fratello/sorella e seguire tutti gli altri bimbi che seguono un’istruttrice sconosciuta. Un po’ Marghe ci ha provato a piangere mentre in auto raggiungevamo la piscina, poi, vistasi ignorata e anche sentitasi consolata dal fratello che le prometteva di starle vicino, si è auto convinta e, asciugatasi quegli occhioni commossi, si è fatta coraggio e, con l’ansia da prestazione, si vedeva da come sentivo battere quei cuoricini forti sotto l’accappatoio, dopo baci a me che segnavano una grande separazione, ho visto quelle due cuffie rosa e azzurre muoversi da sole per conquistare la vasca. Ho seguito dal vetro quel gruppo di bambini che veniva aiutato a togliersi l’accappatoio,  ho visto che tutti facevano ginnastica seri seri, come se fosse una prestazione importantissima, e li ho visti rispondere all’appello e lasciarsi assegnare la nuova istruttrice. Per fortuna l’acqua piace tanto a ai due e così la piscina, ormai priva dei giochi a cui erano abituati, e con le nuove  vasche da fare, è sempre un luogo che li rende felici. Con le altre mamme attaccate al vetro ci siamo emozionate, abbiamo tirato i baci ai bimbi come se superassero prove eroiche e, sempre commossa, ho assistito alla vestizione al bordo vasca, quando una massa di bambini doveva trovare il proprio accappatoio e anche le proprie ciabatte. Prova superata, e superata benissimo, tanto che come premio hanno avuto un bel gelato.
Ma non è finita qui. Il giorno dopo, ieri, avevo fissato da tempo con la mamma di tre bimbe che vanno all’asilo con i gemelli, che avrebbe presi lei i miei  e i suoi bimbi dall’asilo e, insieme, sarebbero andati a casa loro, senza la mia presenza. Sono andata a prenderli un’ora dopo, non volendo esagerare nell’ospitalità né  con quella prima prova. Quando sono arrivata a casa c’era un allegro silenzio laborioso, tutti i bimbi erano sereni e intenti a giocare e la mamma mi ha detto che erano stati tutti bravissimi, tutti e sei i bambini si erano tenuti per mano dall’uscita della scuola alla casa, tanto che per strada tutti si fermavano a guardarli e poi a casa erano stati sereni e felici. Anzi, mi ha detto, la prossima volta devono rimanere a cena. Ossignore! Anche questa fatta  e possiamo pure rilanciare con un invito a cena senza me.
Ma non è finita qui. Oggi i bambini, all’uscita della scuola, li prenderà una mamma la cui bimba festeggia il compleanno. Vanno tutti insieme a casa sua e io devo solo andarli a prendere a festa finita.
Che dire, è questo il momento per il quale ho lavorato tanto, concedendo loro così tanto amore e abbracci e un porto sicuro da non aver paura di mollare le ancore e andare a navigare per il mondo. Certo è che se il cuore lo sento battere forte a loro, ma anche per me è così, in questa nuova condizione in cui mi trovo stranamente libera e loro felicemente indipendenti.

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