Quattro anni e un quarto, visto
che il mezzo anno arriverà a giugno. Me li sono portati dietro tutti i giorni
della nostra vita, con brevi intermezzi che li hanno abituati un po’ a sentirsi
più grandi, meno dipendenti da me, e a capire che il mondo oltre la mamma
esiste e ci si può pure stare bene.
Mercoledì iniziava il nuovo corso
di nuoto, quello da bambini grandi, dove la mamma non li accompagna più fin sul
bordo vasca ma dove bisogna salutarci oltre gli spogliatoi, andare (per
fortuna) per mano al fratello/sorella e seguire tutti gli altri bimbi che
seguono un’istruttrice sconosciuta. Un po’ Marghe ci ha provato a piangere
mentre in auto raggiungevamo la piscina, poi, vistasi ignorata e anche
sentitasi consolata dal fratello che le prometteva di starle vicino, si è auto
convinta e, asciugatasi quegli occhioni commossi, si è fatta coraggio e, con l’ansia
da prestazione, si vedeva da come sentivo battere quei cuoricini forti sotto l’accappatoio,
dopo baci a me che segnavano una grande separazione, ho visto quelle due cuffie
rosa e azzurre muoversi da sole per conquistare la vasca. Ho seguito dal vetro
quel gruppo di bambini che veniva aiutato a togliersi l’accappatoio, ho visto che tutti facevano ginnastica seri
seri, come se fosse una prestazione importantissima, e li ho visti rispondere
all’appello e lasciarsi assegnare la nuova istruttrice. Per fortuna l’acqua
piace tanto a ai due e così la piscina, ormai priva dei giochi a cui erano
abituati, e con le nuove vasche da fare,
è sempre un luogo che li rende felici. Con le altre mamme attaccate al vetro ci
siamo emozionate, abbiamo tirato i baci ai bimbi come se superassero prove
eroiche e, sempre commossa, ho assistito alla vestizione al bordo vasca, quando
una massa di bambini doveva trovare il proprio accappatoio e anche le proprie
ciabatte. Prova superata, e superata benissimo, tanto che come premio hanno
avuto un bel gelato.
Ma non è finita qui. Il giorno
dopo, ieri, avevo fissato da tempo con la mamma di tre bimbe che vanno all’asilo
con i gemelli, che avrebbe presi lei i miei e i suoi bimbi dall’asilo e, insieme, sarebbero
andati a casa loro, senza la mia presenza. Sono andata a prenderli un’ora dopo,
non volendo esagerare nell’ospitalità né con quella prima prova. Quando sono arrivata a
casa c’era un allegro silenzio laborioso, tutti i bimbi erano sereni e intenti
a giocare e la mamma mi ha detto che erano stati tutti bravissimi, tutti e sei
i bambini si erano tenuti per mano dall’uscita della scuola alla casa, tanto
che per strada tutti si fermavano a guardarli e poi a casa erano stati sereni e
felici. Anzi, mi ha detto, la prossima volta devono rimanere a cena. Ossignore!
Anche questa fatta e possiamo pure
rilanciare con un invito a cena senza me.
Ma non è finita qui. Oggi i
bambini, all’uscita della scuola, li prenderà una mamma la cui bimba festeggia
il compleanno. Vanno tutti insieme a casa sua e io devo solo andarli a prendere
a festa finita.
Che dire, è questo il momento per
il quale ho lavorato tanto, concedendo loro così tanto amore e abbracci e un porto
sicuro da non aver paura di mollare le ancore e andare a navigare per il mondo. Certo
è che se il cuore lo sento battere forte a loro, ma anche per me è così, in questa
nuova condizione in cui mi trovo stranamente libera e loro felicemente
indipendenti.
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