giovedì 21 aprile 2016

Non farò mai più il birbone



Ieri è stata una giornata terribile, con Emino in versione impossibile.
La mattina era iniziata calma e pacifica, con quel primo giorno di vacanza da scuola che mi ha fatto ben sperare. Ho preso quelle manine calde di entrambi e, li ho portati con me a fare la spesa e altre commissioni, pensando, mentre sentivo quelle manine che comunque cercavano la mia mano anche quando non ce n’era bisogno, che ho fatto proprio una bella famiglia, lì uniti in tutto, nelle grandi e nelle piccole cose.
Poi siamo andati da mia zia, alla quale avevo chiesto aiuto per confezionare gli abiti dei bimbi per la prossima recita. E lì non so cosa sia scattato: casa nuova, o per lo meno casa dove non andiamo quasi mai, quindi ricca di stimoli, Ema è partito a razzo: strappava le piante, si è chiuso con la sorella a chiave  in bagno, tutte le volte che lo brontolavo mi tirava le botte, non voleva collaborare in niente. Io mi giustificavo dicendo che non capivo che cosa avesse, ma vedevo che nessuno mi credeva, certi che fosse un caso evidente di bambino prepotente e maleducato. Proprio tutto quello che odio io nei bambini. Al momento di andare via, nessuno ha insistito perché rimanessimo un altro poco….
Siamo andati poi in piscina, stessa rabbia negli spogliatoi, dove Ema vuol fare tutto come crede, con i suoi tempi e i suoi modi, dove per non aver avuto il pettine, del quale lui non ha assolutamente bisogno, ha inscenato di nuovo un vergognoso capriccio nei miei confronti, con relative botte alla sottoscritta. Gli ho promesso, riguardandomi a farlo in pubblico, che poi a casa avremmo fatto i conti. Così è stato. Stanca di quell’ennesimo “scusa mamma facciamo pace non lo farò mai più il birbone”, che lui propina pronto quando vede la mala parata, siamo arrivati a casa e l’ho messo in punizione nella sua stanza, gli ho detto che non mi piace avere un bambino così birbone e che picchiare è una cosa brutta, specie la mamma e la sorella che sono le persone che gli vogliono più bene di tutti. E’ stato messo a letto saltando il turno di chiacchierare con lui, in quella loro alternanza  che vede, per chi dorme di sotto, a giorni alterni, avere la mamma con la quale chiacchierare un po’ prima di addormentarsi. Ho dato un bacino di buonanotte a Marghe e lui l’ho ignorato, ignorando anche i suoi disperati richiami successivi. Sentivo che mi prometteva di non farlo mai più, che il giorno dopo sarebbe stato bravissimo, che voleva che ridessi con lui, ma io non avevo voglia di passarci sopra.
Ci siamo addormentati arrabbiati. Questa mattina, appena svegli, sono venuti in camera nostra e Ema è rimasto un passo indietro senza sapere se quella sua mamma ancora gli voleva bene: l’ho accolto con un abbraccio e gli si sono illuminati gli occhi. Poi, tempo 5 minuti, ha ripreso, come succede sempre, a fare il prepotente, ad un mio no mi ha picchiato ed è scattata, di nuovo, la punizione. E’ stato mandato da solo in camera sua. Era disperato ma nessuno si è intenerito. Perché chi è prepotente ha bisogno che qualcuno spezzi questa modalità di azione. Ho visto il mio Emino sudato e tremante, l’ho lasciato un po’ friggere nella sua sconfitta e poi l’ho salutato facendoci pace, visto che stamani andava per due giorni dalla nonna. Con il cuore leggero, ho visto che il suo visetto rasserenato salutava la sua mamma riconquistata, dicendo, per due o tre volte, ci vediamo domani a Quercianella, come se volesse un’ulteriore conferma.
Certo è che queste situazioni non sono facili da capire, non fanno bene a nessuno e nessuno vince: né chi mette in punizione né chi viene messo in punizione. Certo è che non voglio che il mio bambino sia sinonimo di prepotenza e maleducazione, certo è che voglio capire cosa gli succede, certo è che non voglio ripassare giornate come ieri.

Nessun commento:

Posta un commento