Ieri è stata una giornata
terribile, con Emino in versione impossibile.
La mattina era iniziata calma e pacifica, con quel primo giorno di vacanza da
scuola che mi ha fatto ben sperare. Ho preso quelle manine calde di entrambi e,
li ho portati con me a fare la spesa e altre commissioni, pensando, mentre
sentivo quelle manine che comunque cercavano la mia mano anche quando non ce n’era
bisogno, che ho fatto proprio una bella famiglia, lì uniti in tutto, nelle
grandi e nelle piccole cose.
Poi siamo andati da mia zia, alla
quale avevo chiesto aiuto per confezionare gli abiti dei bimbi per la prossima
recita. E lì non so cosa sia scattato: casa nuova, o per lo meno casa dove non
andiamo quasi mai, quindi ricca di stimoli, Ema è partito a razzo: strappava le
piante, si è chiuso con la sorella a chiave in bagno, tutte le volte che lo brontolavo mi
tirava le botte, non voleva collaborare in niente. Io mi giustificavo dicendo
che non capivo che cosa avesse, ma vedevo che nessuno mi credeva, certi che
fosse un caso evidente di bambino prepotente e maleducato. Proprio tutto quello
che odio io nei bambini. Al momento di andare via, nessuno ha insistito perché rimanessimo
un altro poco….
Siamo andati poi in piscina,
stessa rabbia negli spogliatoi, dove Ema vuol fare tutto come crede, con i suoi
tempi e i suoi modi, dove per non aver avuto il pettine, del quale lui non ha
assolutamente bisogno, ha inscenato di nuovo un vergognoso capriccio nei miei
confronti, con relative botte alla sottoscritta. Gli ho promesso, riguardandomi
a farlo in pubblico, che poi a casa avremmo fatto i conti. Così è stato. Stanca
di quell’ennesimo “scusa mamma facciamo
pace non lo farò mai più il birbone”, che lui propina pronto quando vede la
mala parata, siamo arrivati a casa e l’ho messo in punizione nella sua stanza, gli
ho detto che non mi piace avere un bambino così birbone e che picchiare è una
cosa brutta, specie la mamma e la sorella che sono le persone che gli vogliono
più bene di tutti. E’ stato messo a letto saltando il turno di chiacchierare
con lui, in quella loro alternanza che
vede, per chi dorme di sotto, a giorni alterni, avere la mamma con la quale
chiacchierare un po’ prima di addormentarsi. Ho dato un bacino di buonanotte a
Marghe e lui l’ho ignorato, ignorando anche i suoi disperati richiami
successivi. Sentivo che mi prometteva di non farlo mai più, che il giorno dopo
sarebbe stato bravissimo, che voleva che ridessi con lui, ma io non avevo
voglia di passarci sopra.
Ci siamo addormentati arrabbiati.
Questa mattina, appena svegli, sono venuti in camera nostra e Ema è rimasto un
passo indietro senza sapere se quella sua mamma ancora gli voleva bene: l’ho
accolto con un abbraccio e gli si sono illuminati gli occhi. Poi, tempo 5
minuti, ha ripreso, come succede sempre, a fare il prepotente, ad un mio no mi
ha picchiato ed è scattata, di nuovo, la punizione. E’ stato mandato da solo in
camera sua. Era disperato ma nessuno si è intenerito. Perché chi è prepotente ha
bisogno che qualcuno spezzi questa modalità di azione. Ho visto il mio Emino
sudato e tremante, l’ho lasciato un po’ friggere nella sua sconfitta e poi l’ho
salutato facendoci pace, visto che stamani andava per due giorni dalla nonna. Con
il cuore leggero, ho visto che il suo visetto rasserenato salutava la sua mamma
riconquistata, dicendo, per due o tre volte, ci vediamo domani a Quercianella,
come se volesse un’ulteriore conferma.
Certo è che queste situazioni non
sono facili da capire, non fanno bene a nessuno e nessuno vince: né chi mette
in punizione né chi viene messo in punizione. Certo è che non voglio che il mio
bambino sia sinonimo di prepotenza e maleducazione, certo è che voglio capire
cosa gli succede, certo è che non voglio ripassare giornate come ieri.