mercoledì 30 settembre 2015

Momento cinema



Si inseguono le feste ebraiche, noi le festeggiamo rimanendo al mare, anche se quest’anno il freddo è arrivato presto e non ci permette più tanto di goderci la spiaggia. Così abbiamo passato un po’ di tempo nella casa di Quercianella, noi tre soli perché il Gangster lavorava. L’aria frizzantina, unita al tempo libero, ci ha regalato un nuovo rito, quello del “facciamo il cimena” che vorrebbe dire guardiamo la televisione, la sera, con le luci spente, proprio come succede al cinema, che loro ancora chiamano cimena. Visto che l’ora diventa tarda, rispetto ai nostri standard di buonanotte, perché aspettiamo la prima pubblicità del film cartone per andare a letto, e cioè stiamo svegli fino alle 21.30, cerchiamo di resistere al sonno e alla stanchezza, e anche a quel buio in casa che concilia la nanna, stando sdraiati sul divano. Io e Marghe sdraiate dalla stessa parte, lei davanti ed io dietro, che l’abbraccio tutta. Felici entrambe di questa nostra nuova intimità, lei che mi chiede se vedo, lei che ogni tanto si gira per dirmi mamma sai che sei bellissima, per la felicità di “dormire insieme” come dice lei.
Anche te sei bellissima, rispondo io, mentre mi godo quel calduccio del suo corpo steso davanti a me, vicine vicine come poche volte abbiamo tempo di fare.
Ema intanto saltella seduto accanto a noi, prova a sdraiarsi sopra di me, ma l’equilibrio è instabile, poi lui soffre il caldo e tutto quel calore lo avvampa e così sta un po’ seduto, un po’ in piedi davanti a noi (ovviamente per dare noia…) un po’ anche lui mi prende il viso per baciarmi, per dire, anche lui, ma senza parole, di quanto sia bello stare lì tutti insieme.

mercoledì 23 settembre 2015

Pescatrice di gangilli



Praticamente cresci da sola, trascurata per colpa di un fratello gemello prepotente che distoglie la mia attenzione da te e mi costringe a dedicarmi molto a lui. Perché te sei brava, ubbidiente e responsabile e innamorata del fratello, così non chiedi né reclami la mia attenzione e, in molte situazioni, ti arrangi da sola. Io ti ammiro da lontano, con un cuoricino stretto spesso ti vedo da una parte ad organizzati la vita, mentre io sono a correre dietro o a placare un irrequieto fratello.
La vivo come una sconfitta questa, sento un grande dispiacere anche solo nel tenere in braccio tuo fratello mentre tu mi cammini vicino da sola, per questa disparità di  trattamento  che farebbe arrabbiare molti, ma non te.
Poi ieri eravamo ancora al mare, siamo andati a fare il bagno e, ovviamente c’era Emino che piangeva perché aveva una puntina rossa al piedi che gli frizzava con l’acqua di mare. Cosa facevi te mentre io ero costretta a consolarlo o a distrarlo non lo so, perché come sempre so che, se ti perdo d’occhio, non ti metti nei guai. A un certo punto sei tornata, tutta bagnata, spingendo il materassino, e dicendo che avevi pescato. E mi si è aperto un mondo: da sola, lontana da me, eri andata vicino agli scogli, ti eri messa lì, silenziosa e paziente, a pescare gangilli, che mi avevi riportato come un trofeo, ponendoli ordinatamente nelle fessure del materassino. Mi sono emozionata, ti ho stritolato in un abbraccio e mi sono complimentata con te per quanto brava tu sia, mia piccola pescatrice, per essere andata da sola, per aver pescato come nessuno ti aveva insegnato e per essere riuscita a farlo bene. Ho ovviamente fatto presente questa cosa anche al fratello, e ho tentato di spiegare ad entrambi che l’indipendenza forzata a cui è stata costretta la giovane pescatrice, l’ha un po’ privata sì delle attenzioni della sua mamma, rendendola anche un po’ remissiva nelle sue richieste, ma l’ha anche aiutata ad essere indipendente, autonoma e a riuscire dove vuol,e facendo tutto da sola.
Grande mia Marghe, come sempre mi hai levato dai guai, adesso mi sento più tranquilla nei tuoi confronti anche se, sappi, ho sempre una stretta al cuore quando ti vedo lontana da me a fare da sola. Perché una bimba di nemmeno 4 anni avrebbe il diritto di avere vicino la sua mamma quando è in mare. Però non credo che ti avrei potuto insegnare a pescare gangilli così bene come sei riuscita a fare te da sola, superandoci tutti.

venerdì 18 settembre 2015

Mezzi di locomozione



Ieri avevo voglia di fare qualcosa di diverso. Basta giardini pieni di bambini urlanti e mamme isteriche, per di più c’era anche un Gangster mezzo disponibile e allora via, proviamo a fare qualcosa di nuovo.
Sono andata a prendere i gemelli senza auto e abbiamo passeggiato fino alla fermata dell’autobus, bus che abbiamo aspettato trepidanti per molto tempo tanto che, appena siamo saliti, mi sono pentita della scelta (faceva un caldo incredibile e il bus era pieno stracolmo) ma ormai era fatta: viaggio fino alla Stazione di Santa Maria Novella a vedere passare i treni. Ci siamo posizionati fra un Italo e un Frecciarossa in partenza, abbiamo scoperto il fischio del capotreno, cosa che mai i gemelli avevano sentito fino ad ora perché andiamo sempre a vedere i treni a Rifredi, dove i treni veloci passano senza fermarsi. Ovviamente a Ema è presa una crisi isterica quando è arrivato il momento di andare via, perché non voleva andarsene fino a quando non erano partiti tutti i treni, ma proprio tutti, così l’ho trascinato a forza e, per calmarci, ci siamo fermati a comprare un campanello nuovo per le biciclette (scelto uguale da entrambi) e poi siamo andati a piedi alla giostra dove ci aspettava il Gangster, incrociando per strada i tifosi urlanti di non so quale squadra tedesca che ieri giocava con la Fiorentina. Giri in giostra e, a causa della stanchezza e del caldo infernale, abbiamo montato i bimbi sulle spalle mie e del Gangster per raggiungere i ristoranti del Mercato Centrale, dove ci siamo mangiati un panino con la braciolina fritta. Rientro in taxi, che la stanchezza era tuonante per tutti, con un’esagerata eccitazione da libertà dovuta a stare in auto senza il seggiolino, supportata e sopportata dal tassista che giocava con i bimbi. A letto tutti e pollice su su questa giornata che ci è piaciuta tanto tanto. Piccoli che crescono, orizzonti che si allargano.

giovedì 17 settembre 2015

Uomini e donne, fin da piccoli



Lui piange con la bocca in giù, proprio come fanno i bambini piccoli, non appena vede l’auto che gira nella strada dell’asilo. Lei lo consola dicendogli: dai Ema, vediamo..  Lui allora le chiede rassicurazioni tipo:Marghe che facciamo all’asilo? Lei risponde allegra: giochiamo, andiamo in bici e lui da quelle parole di lei si fa cullare.
Poi patteggiamo preventivamente quanti baci darci al momento dei saluti. Io dico tre e, dopo breve trattativa, concordo cinque baci. Che vengono accuratamente contati al momento dei saluti e ai quali si aggiunge, strappata all’ultimo minuto, una “carezzina a te” che sarebbe appunto una carezza alla mamma data con gli occhi lucidi di rassegnazione all’addio.
Poi vado a prenderli e mi guardano come dire ah, sei già arrivata … perché è chiaro che si sono subito rassegnati e ambientati e che vedermi lì li disturba anche un po’ nel da fare che hanno.
Poi succede come ieri che Marghe mi racconta di aver pianto all’asilo, non perché voleva la sua mamma, ma perché il fratello giocava con una bambina e non la voleva lì con loro. Ho chiesto chiarimenti al bimbo, mi ha detto che lui non sa come si chiama quella bambina, ma che è la bambina con la coda e che la sorella no, non ce la voleva insieme. E credo che, con quella coda, lui voglia un po’ di intimità, escludendo così una sorella disperata che giusto qualche ora prima lo aveva rassicurato per farlo entrare all’asilo tranquillo.
E’ chiaro che a pazienza e la generosità delle donne si costruisce fin da subito. Come l’egoismo maschile di fronte ad una coda che svolazza e per la quale si rinnega anche l’affetto più caro.

mercoledì 16 settembre 2015

Quindi, sono cresciuti



Capodanno ebraico, siamo ufficialmente nel 5776 e, per festeggiare, la scuola materna è stata chiusa lunedì e martedì. Noi ne abbiamo approfittato per rimanere al mare. Io ed i gemelli, da soli. Da soli anche in spiaggia praticamente, con le scuole che riprendevano tutte, al mare non si vedeva ormai più nessuno. Così me li sono goduti, i miei bimbi. Tranquilli, senza confusione, a fare il bagno in mare tutti e tre con il materassino, liberi di esplorare  la spiaggia tutta perché ormai sono grandi, a farmi ridere con quei loro discorsi da grandi. Ora amano le conseguenze. Quindi è la loro parola preferita. Fra tutte le cose che mi hanno detto, quella che più mi ha fatto ridere è stato Ema che mi ha detto: non mi esce più la testa dalla maglia perché la testa mi è diventata grande da quando vado alla Sinagoga. Che sarebbe poi il riassunto di: le magliette estive ormai mi stanno piccole perché io sono cresciuto, per questo vado adesso alla scuola dei grandi.
Quindi, conseguenza, sono cresciuti ormai

venerdì 11 settembre 2015

Un altro capitolo della nostra vita



Le vacanze si sono concluse oramai. Come un classico nostro, siamo rimasti al mare fino al pomeriggio del 31 agosto, rientrando a Firenze in serata, cena e doccia e via a letto presto perché domani inizia l’asilo.
Così facevano con me da piccola, portandomi in vacanza  appena finita la scuola e rientrando giusto in città per riprendere l’anno scolastico, così faccio io con i miei bimbi. Anche perché dove stiamo meglio che al mare in estate?
Quest’anno è stata un’estate calda e lunga, ma come sempre è riuscita meglio di quanto ci aspettavamo. In spiaggia praticamente solo la mattina, che il doppio turno, cioè tornarci anche il pomeriggio, risultava troppo stancante per tutti, specie per me. Ci abbiamo provato la prima settimana ma poi abbiamo desistito subito. Così abbiamo trovato Trudy, svogliato pony che ci ha permesso di frescheggiare nel tardo pomeriggio sulle colline sopra Quercianella, regalandoci delle belle esperienze sopra di lui, cavalcate controllate alla scoperta degli alberi, dei profumi e di un nuovo assetto ed equilibrio, quello appunto della cavalcata in campagna, con andamenti e andature diverse, che hanno regalato sicurezza e abilità ai miei bimbi. Poi abbiamo dormito molto, il pomeriggio quasi tre ore, la mattina quasi fino alle 8.30. Bagni in acqua alta con i braccioli, medusa che ha punto Ema sul braccio, balena spiaggiata davanti al nostro mare. Allontanamenti dall’ombrellone per esplorare liberi lo spazio vicino, un affiatamento di famiglia come solo l’estate porta.
Per questo siamo venuti via malvolentieri, per questo l’estate è volata come poche altre volte.
Dal primo settembre asilo nuovo, alla Sinagoga. Pianti disperati la mattina del primo giorno, con Emino che piangeva prima di entrare e Marghe che lo consolava dicendo: va be’ Ema, vediamo, intanto andiamo a vedere “. Io con la pancia girata per tutta la mattina fino a quando non sono andata a prenderli quando, ovviamente, li ho trovati felici che non volevano neanche venire via.
Adesso siamo già alla fine della seconda settimana e me li scopro tutti i giorni più grandi, sereni come non li ho mai visti, uniti e curiosi di queste loro nuove amicizie. Io pure curiosa di questi nuovi compagni e di queste loro famiglie.
Per la prima volta oggi mi hanno salutato senza piangere, avevamo patteggiato solo  quattro baci di addio e così è stato, ci sono state aggiunte solo un po’ di carezzine dolci alla mamma e poi via, ognuno verso i nostri compiti.
E’ iniziato così un altro capitolo della nostra vita.