venerdì 30 gennaio 2015

Che faremo noi senza quei due?



Era oggi, ma di tre anni fa.
Per questo oggi è il nostro terzo “anniversario”.
Ho conosciuto Valeria grazie alle nostre pance, che ci hanno portato a frequentare lo stesso corso di yoga in gravidanza. Che è stato importante sia per lo yoga, ma soprattutto per le amicizie che ne sono nate. Un bel gruppo di future prima neo e poi  mamme dopo, che si sono accompagnate in quel periodo della loro storia.
Fra tutte loro io mi ero e mi sono scelta come amica speciale Valeria, la cui risata riempiva la stanza e la cui leggerezza d’essere mi metteva di buon umore. Ci siamo un po’ scelte, fra tutte, anche perché più simili delle altre nella situazione familiare, nei mariti che spesso non ci sono, nello scegliere di allevare i nostri bimbi all’aria aperta o comunque ovunque fuori casa. Per questo ci siamo accompagnate poi in tutti i giardini pubblici e in tutte le attività scelte perché ad entrambe piace fare e, di conseguenza, piace far fare ai nostri piccoli.
E tre anni fa, dopo che entrambe avevamo partorito, dopo che io mi ero trovata alla Maternità a fare una visita quando Martino aveva un giorno e me li sono andati a trovare subito, lui e la sua mamma, dopo che io e i gemelli abbiamo avuto la nostra storia di nascita, dopo poco, però, dopo un mese che i miei bimbi erano nati, ecco che ci siamo telefonate e abbiamo fissato per il 30 gennaio 2012, di pomeriggio, da Caffè d’Orzo, per un caffè fra noi e per il primo incontro nei nostri piccoli, che si  erano accompagnati nelle pance ma che non si erano ancora mai visti in faccia.
Storica rimarrà la foto di Marghe, piccolissima, messa vicino a Martino nel suo ovetto, con un Martins impaurito da quella presenza estranea.
Da allora abbiamo iniziato a ridere di quei nostri bimbi, da allora io e Vale abbiamo iniziato a parlare di loro e di noi, e da allora non abbiamo mai smesso.
E l’augurio più grande è che non smetta mai.
Che farei io senza quei due? Che faremo noi senza i nostri “molto amici” come dice Emanuele, Vale&Martins?

mercoledì 28 gennaio 2015

Il tuo compleanno



E’ successo che il mio babbo fosse necessario portarlo all’ospedale.
E’ ovviamente successo di venerdì, con un fine settimana che imponeva di improvvisare, nell’accudimento di te, mammina mia.
Così, nei vari piani che abbiamo tutti concertato, mi sono ritrovata io a stare sola con te per tanto tempo, mentre i gemelli nel pomeriggio dormivano e  poi stavano con il loro babbo.
In quella quiete del sabato pomeriggio, ci siamo ritrovate un’altra volta sedute una vicino all’altra, sulle nostre poltrone che non sono più quelle di una volta, ma che hanno la stessa posizione di quelle dove passavamo i giorni in casa insieme nella mia infanzia.
Non potevo allontanarmi di un passo che tu ti lamentavi, ti eri accorta che quel tuo marito da una vita non stava bene e non c’era  e quindi pretendevi almeno la presenza di qualcun altro di famiglia, che non ti rassicura come lo fa il mio babbo, ma per lo meno ti tranquillizza.
Abbiamo guardato la televisione, visto che tanto ormai la conversazione non la tieni più e ti ho scoperto curiosa di tutte le scritte, titoli e indicazioni che quella tv dava, poi mi sono meravigliata ancora di più nel sentirti ridere nel vedere una scenetta di Sandra e Raimondo, io che pensavo che non sapessi più leggere e né fossi capace di seguire niente alla tv. Siamo passate così a vedere un film di Hercule Poirot che tanto ci piaceva ad entrambe, con quei bei vestiti di una volta e quei cappelli e capelli curati che sempre ti hanno affascinato. Io e te vicine, come quando quella nostra vicinanza era tutto il nostro mondo, era necessaria per ricaricarci d’energia.
E mi è piaciuto anche tanto quando poi Emino è voluto venire da me, incapace come è in questi giorni di sopportare la lontananza dalla sua mamma. Insieme, tutti e tre, ci siamo messi a guardare i cartoni, insieme ci siamo annusati, insieme abbiamo passato il pomeriggio, bisognosi ognuno della protezione dell’altro.
Per questo questa mattina, quando il mio bambino bello mi ha chiesto di non far venire la baby sitter per tre giorni e ha preteso anche che suggellassi quella promessa con la stretta di mando dicendo parola d’onore, ho pensato che era il regalo di compleanno che ti faceva, oggi che è il tuo compleanno.
Chiedeva a me quel che io chiedevo a te quando ero piccola come lui: di averti tutta per me.

lunedì 26 gennaio 2015

E' il momento degli animali



E’ il momento degli animali questo, per i gemelli.
Dopo lo zoo di Pistoia, il circo di Moira, adesso ci siamo avventurati anche in un centro di allevamento cani e animali vari che viene usato per la Pet Therapy.
Domenica mattina siamo partiti e andati. E’ alla periferia della città, dove inizia la campagna ed è tenuto da una veterinaria che ha abbandonato la sua prima vita per iniziarne una seconda con gli animali.
Lì la maialina Viola mangia le foglie dalle mani dei bimbi, i gatti non graffiano anzi, giocano con loro, e lei ci ha pure fatto entrare nella voliera dei pappagallini, carezzare un asino e entrare in un pollaio, solo dietro la promessa solenne che i due bimbi non avrebbero fatto come con i pappagallini, cioè correre dietro loro all’impazzata, solo per il gusto di vederli volare ovunque, ma che avrebbero guardato senza farli scappare. Poi ancora c’erano le paperine e l’allevamento di bassotti. Per finire con un “assalto”, sulla via dell’uscita, da parte di un cucciolo di cane lupo che era lì per essere addestrato ma che, come ha visto i gemelli, ha dimenticato ogni regola di buona educazione li ha inondati di leccate, con grande gioia e timore di entrambi i bimbi.
Quando i bimbi erano   e vivevano tutto questo, sembrava normale per loro avere tanti animali a disposizione, sembrava che poter toccare un asino o un maiale fosse come avere un cane in casa, e ho pensato che forse erano  troppo piccoli perché potessero  apprezzare la bella esperienza che facevano.
Poi al solito la sera arriva il momento del racconto della storia prima di addormentarsi e, come al solito, ho chiesto loro di sceglierne una. Hanno subito chiesto quella degli animali di Giovanna e quando ho iniziato a raccontare loro gli animali che avevamo visto la mattina, mi hanno stupito per la dovizia di particolare con i quali loro integravano i miei racconti, per esempi che all’asino si poteva accarezzare il pelo ma non la bocca, che i pesci del laghetto non erano squali o delfini come inizialmente li chiamavano loro ma erano carpe, che il cane lupo bacia con la lingua. E quando abbiamo finito, mossi da un loro enorme entusiasmo, hanno applaudito dicendo “brava Giovanna che hai tutti quegli animali”. E allora ho capito di quanto importante sia stato andare lì, di quanto le emozioni a loro lavorino dentro e che di ogni esperienza ne facciano un evento mitologico, che ricordano con dovizia di particolari e con emozioni forti, anche se non lo dicono subito.
E allora sì, grazie Giovanna per avere tanti animali, anche da parte mia.

giovedì 22 gennaio 2015

Ci manchiamo



Ci manchiamo, è indubbio.
Da quando avete compiuto 3 anni, sono finiti i congedi retribuiti, i permessi per malattia.
Si torna a lavorare tutti i giorni. Per fortuna che mi hanno accordato il part time, così vado al lavoro tutte le mattine sì, ma senza lavorare il pomeriggio. Che è una gran cosa.
Ma a me manca tanto non potervi più vedere di mattina, sentire le vostre vocine, entrare in quella cameretta calda dove mi accogliete sempre con stupore, con una frase che mi fa ridere, con l’affermazione seria di aver dormito tanto, con la richiesta perentoria di sapere ora dove andiamo.
Invece lascio la casa buia e silenziosa, sono la prima ad uscire e non ho pace fino a quando qualcuno (la baby sitter spesso, il Gangster ogni tanto) mi racconta come è andato il risveglio e il lasciarvi all’asilo.
Il pomeriggio poi sì, vi vengo a prendere io (mie riunioni permettendo) ma mi manca comunque una parte della vostra giornata.
E questi pomeriggi d’inverno, in cui i giardini sono bagnati e bui, in cui rientriamo subito a casa o poco dopo, li passiamo gelosamente attaccati, ad annusarci, a girarci intorno, a giocare un pochino e poi tutti sul divano, stretti stretti, a vedere Topolino, la moda del momento, con quelle postazioni fisse che ormai ci siamo dati: Ema accanto a me vicino vicino, Marghe seduta sulle mie gambe, a scaldarmi tutta. E ogni tanto il mio bimbo bello mi viene vicino, mi guarda dritto negli occhi e mi fa una carezzina lieve sulla guancia, poi vuole che lo abbracci forte e lo dondoli, poi vuole che lo baci e che mi lasci baciare, e poi ritorna a guardare Topolino, mentre lei non cede la postazione seduta su di me tutta adagiata sul mio corpo, come se i nostri due corpi fossero uno solo.
E io penso che quei momenti siano indimenticabili, che siano momenti che chi non li ha mai provati non può capire, perché quell’energia e quell’amore che circola in quegli istanti fanno bene alla mia anima, al mio corpo, alla casa che li contiene ma anche all’Universo intero che vibra e ne gode.

lunedì 19 gennaio 2015

Il 13 e il 16



In questi giorni, anche se passati da una settimana, in cui mi capita di pensare che sono passati tre anni, dai giorni in cui siete venuti a casa con me, mi sembra che tre anni siano pochi, per il tanto che è successo.
Poi ieri sera mi sono imbattuta in foto vostre, che vi ritraevano di pochi giorni, diversi e gonfi, magri e asciutti, per niente simili a come siete adesso e allora sì che ho ripensato a quei giorni di tre anni fa. 
Alla paura che avevo anche se non lo sapevo.
A quanto coraggio mi sono fatta anche se non me ne rendevo conto.
Perché avere due gemelli non è cosa da poco. Specie se come primi figli.
In più senza una mamma che ti consiglia e ti tranquillizza.
Io ricordo che la forza d’animo mi veniva da dentro, anche se il mio fisico non ce la faceva tanto. Ma mi sono sempre fatta coraggio, ho sempre fatto tutto da sola e in qualche modo siamo arrivati ad oggi, a tre anni passati insieme, divertendoci tanto.
Quando il 13 gennaio portai a casa Margherita mi sembrava un regalo immenso, avere quella mia amichetta tutta per me che mi accompagnava curiosa ovunque.
Quando il 16 gennaio mi portai a casa anche Emanuele, mi sembrava un sogno aver riunito la famiglia, e una vertigine occuparmene da sola nella prima notte noi tre insieme da soli.
Adesso siete voi che mi portate, anche se sembrerebbe il contrario. Adesso se non ci siete mi mancate. E io spero che tutta la forza che ci metto, nel fare sempre tutto, da organizzare, a fare la lavatrice, a pensare agli appuntamenti, a comprare i vestiti per i prossimi anni, alle arrabbiature, agli entusiasmi, ai sospiri di sollievo, alla tv basta, al giocate da soli, al chiamiamo gli amici, a cosa facciamo oggi, alle vacanze estive, all’asilo e alla scuola, al difendervi, al difendermi, porterà a buon fine questa mia opera: mi basta vedervi felici e sapermi felice con voi.
Io ci ho messo sempre tutto il cuore e forse per questo c’è stato sempre il vento favorevole.
Grazie piccini, che ora amate imitare gli animali unendoli, tipo fare la farfalla ippopotamo, oppure l’elefante giraffa. Indubbiamente, però, quello che viene meglio è il canguro rana

lunedì 12 gennaio 2015

Non me l'aspettavo



Se non ci foste voi due, Tip e Tap, a chiacchierarmi e a frastornarmi, tutta l’energia che mi levate mi prostrerebbe.
Invece sono prostrata dall’energia che mi levate, ma nutrita da tutto quello che mi date.
Oggi il giorno è luminoso, ma io ho l’inquietudine come quando senti nell’aria che sta per accadere qualcosa. Stamani avrei avuto solo bisogno di non alzarmi, e nascondermi sotto le coperte tutto il giorno. Invece mi sono alzata e ho sentito le vostre vocine. Ed ero gelosa nel non poter entrare io in camera a darvi il buongiorno e ad annusare quel vostro buon odore di bambino nuovo, perché io dovevo scappare al lavoro e non c’era tempo per distrazioni.
Ma per fortuna posso occuparmi di voi tutti i miei pomeriggi. Che non è poco. Anche se energicamente è molto. Anche se adesso, in fondo, è tutto molto più facile, con voi che giocate da soli e io mi trovo, spaesata, a non avervi sempre fra i piedi.
Perché in fondo la tristezza di questi giorni è solo dovuta a dover rinunciare alla nostra quotidianità, al non poter più avere due mattine per accompagnarvi io all’asilo, a dover delegare quello che ho sempre fatto io con voi.
E non me l’aspettavo che mi sareste mancati così tanto, miei piccoli usignoli felici.

mercoledì 7 gennaio 2015

Il regalo della Befana



Un altro giorno speciale, quello della Befana.
All’arrivo della Befana non li avevo preparati, i miei piccoli, perché c’è un ingorgo di feste non indifferenti per loro, nel periodo natalizio, quando al Natale si somma anche il compleanno e i regali si accumulano. Poi, della Befana avevano detto, una sera che l’hanno vista in tv, che era una bella signora, e allora perché turbarli con l’arrivo della simpatica vecchietta (anche se per niente bella) nella notte?
Però poi tanti avevano pensato ai miei bimbi anche per la Befana, e così la mattina li ho svegliati chiedendo loro se l’avevano sentita passare, la notte. E ho raccontato la storia della Befana che vola sulla scopa, cammina sui tetti e scende dal camino. Per questo dovevano assolutamente andare a vedere sui fornelli del nonno che cosa aveva lasciato. Detto fatto: manciate piene di cioccolatini, altre innumerevoli schifezze fatte sparire prontamente, e poi i bimbi sono rimasti a giocare con i nuovi giochi, con le zie, mentre io e il Gangster ce ne siamo andati a fare un piccolo giretto da soli (ogni tanto ci vuole), in una mattinata fredda ma di sole.
Torniamo per pranzo e, credo per la prima volta da quando abbiamo i bimbi, abbiamo pranzato in un giorno di festa tutti e quattro insieme, come una famiglia normale. Ora, dico questo perché spesso è capitato che la domenica, quando siamo insieme, ce ne andiamo sempre da qualche parte e quindi i pranzi festivi sono al ristorante oppure dalla nonna del mare. Oppure, quando erano più piccoli, succedeva che prima facevamo mangiare loro e poi, messi a letto per il pisolino, pranzassimo noi. Ieri invece no, tutti riuniti a tavola. E’ stato un pranzo caotico, perché c’è chi voleva stare in collo, chi voleva mangiare il secondo e non il primo, chi non era abituato a tanta comunanza. Ce la siamo cavati alla grande, la confusione è sempre da mettere in conto e il risultato è che ci è piaciuto proprio tanto, specie a me e al Gangster, in fase, come siamo ultimamente, di costruzione normale di una famiglia normale, dove per le feste si pranza a casa, per esempio.
Poi pisolino per tutti e dopo via, ci aspettava un’altra incognita, un posto nuovo, come indico io ai bimbi le nuove esperienze da fare. Siamo andati al circo di Moira, con gli animalisti che ci aspettavano fuori al varco ma che, a malincuore, abbiamo ignorato, pur consapevoli della tristezza che danno gli animali al circo ma vogliosi di far vivere quella favola ai bimbi. Scopriamo solo quando siamo dentro che lo spettacolo dure tre ore, e già iniziava alle 18,30. Ci organizziamo con sacchetti di pop corn per non sentire la fame della cena e bottigliette d’acqua. E quando inizia lo spettacolo incrociamo le dita sperando nella prolungata attenzione dei piccoli. Che sono subito catturati da quell’ambiente, da quella favola e da quel susseguirsi di scene nuove, con il clown, i giocolieri, i trapezisti ma, più di tutto, a loro piacevano gli animali che entravano, vogliosi come sono di vederli sempre. Hanno incredibilmente retto tutto lo spettacolo con attenzione e stando seduti, non hanno ceduto mai alla stanchezza e si sono dimostrati felici di cenare con i pop corn. Siamo usciti che era notte, e a casa subito a letto stesi. E io oggi, di nuovo, mi sono emozionata per questa mia famiglia in costruzione, per questo affrontare insieme e superare tutte le prove. Poi, prometto, insegnerò ai miei piccoli, quando saranno più grandi, che gli animali stanno bene a casa loro, liberi. E che il circo è sì una cosa seria, fatta da grandi lavoratori, ma che va bene anche se ad esibirsi sono solo gli uomini

lunedì 5 gennaio 2015

Come ai vecchi tempi

Con domani finiscono le vacanze natalizie. Sono state lunghe, tante, ma anche sono passate in soffio. Come al solito ne ho avuto paura, come al solito ne siamo usciti alla grande. Tante cose fatte, tanti giorni riusciti bene.
I gemelli sono sempre stati con me, e come premio per tanta dedizione, avevo chiesto un giorno tutto mio. Quello di oggi. 
Poi sì, nell'evoluzione delle vacanze, sono usciti anche due giorni a Venezia, io e il Gangster solamente, giusto il 2 e 3 gennaio. E i bimbi sono stati a casa con Guendalina. 
Ma oggi volevo un giorno tutto per me. E così è stato.
Questa mattina lascio tutta la famiglia che dorme e alle 7.30 esco di casa per andare al lavoro, dove non c'è nessuno, dove non fa il riscaldamento, dove patisco freddo e noia e allora decido di uscire prima, e a mezzogiorno sono già fuori. Mentre dal resto della famiglia mi giungono sporadiche notizie di latte  mattutino non voluto, sostituito allegramente (e ci credo) con due Kinder fetta al latte a testa per bimbo, come ormai il Gangster ha abituato i suoi bimbi e alle mie proteste lui mi zittisce dicendo che a lui piace viziarli un po' questi due suoi bimbi (e fa anche bene, ci sono già io a tenerli a regime dietetico stretto, con niente cioccolato, biscotti e succhi di frutta, per non parlare di patatine o merendine varie..). Poi sono partiti tutti in direzione nonna del mare, dove i bimbi regnano incontrastati e dove il Gangster se la svigna non appena mettono piede lì.
Io invece, dopo essermi liberata dal lavoro, mi sono goduta una giornata di sole, riempiendola di acquisti calibrati (ormai i convulsi non mi appartengono più) per i bimbi, con tre giubbotti per i prossimi anni per il mio Emino, uno arancione, uno verde fosforescente, uno giallo scuro, perché a quel mio bimbo sempre abbronzato e ancora un po' biondo, stanno bene i colori accesi e non lo posso vedere con quei tristi blu o grigi come vedo vestiti gli altri bimbi, neanche fossimo in un regime, neanche non avessero tre allegri anni. Poi leggins colorati per la mia panterina dalle gambe lunghe e solo due cosucce per me, ma tanto ormai i primi della lista sono loro, in tutto (anche perché io, confesso, mi ero già molto portata avanti con i saldi per me la settimana scorsa).
Stanca e esausta, soprattutto perché oggi Firenze era presa d'assalto da una marea indisciplinata di turisti che ostruivano tutti i passaggi e limitavano i miei movimenti veloci, mi sono fermata un attimo per fare una merendina pomeridiana, ho scoperto un locale siciliano dove mi sono deliziata e via, di corsa all'appuntamento mitico con l'amica LGP, con la quale avevo fissato, come ai nostri vecchi tempi, un cinemino pomeridiano. Ci incontriamo, parliamo convulsamente come facciamo sempre (anche se ci vediamo tutte le settimane) poi film che mette a posto l'anima (Jimmy's hall), risate per il pubblico di zie che sgomitano per passare avanti nella fila, che aprono fragorose caramelle e tossiscono dentro le pellicce (ma ad entrambe le proiezioni pomeridiane ci sono sempre tanto piaciute e i gemelli ce le hanno fatte accantonare, per fortuna solo ripiegando sull'orario 20.30, perché  l'abitudine settimanale di andare al cinema non ce la siamo perse) e come usciamo, che sono le 19.30, i gemelli e il marito sono sempre dalla nonna del mare che si stanno apprestando a rientrare, che facciamo io e Laura? Come ai vecchi tempi, ancora, ci fermiamo in pasticceria e ceniamo con brioches della mattina e cappuccina decaffeinato. E lì mi sono sentita veramente appagata. Come ai vecchi tempi, una giornata tutta mia, con anche inclusa cena da single, quelle che torni a casa e non muovi piatto, perché ti sei fatta il trancio di pizza fuori, o brioche e cappuccino oppure perché a casa al massimo ti apri una scatoletta di tonno in piedi e non sporchi niente. Doccia calda e sul divano ad aspettare che la famiglia rientri.
Oggi mi sono sentita una regina, e basta poco in fondo. Come ai vecchi tempi

Tre, di anni



Adesso, per magia, avete iniziato a chiedere perché. Perché di tutto, anche delle cose per cui non c’è un perché. O forse perché di cose a cui io non so dare un perchè.
Ha iniziato prima lei, sorprendendomi con una catena ininterrotta di perché, a risposta di ogni mia risposta. Tipo perché mamma metti l’acqua nel bicchiere? Perché se no cascherebbe in terra. Perché cascherebbe in terra? E via dicendo. A ruota, con i soliti due giorni di ritardo nel ritmo di apprendimento che hanno i due, ha iniziato pure lui. Risultato: adesso sono sotto assedio “perché”.
La cosa però che mi ha fatto scoprire quanto siete diventati grandi a mia insaputa, è stato il giorno del vostro compleanno, quando abbiamo partecipato con voi alla lezione di scuola di circo, dalla quale noi adulti siamo rigorosamente esclusi, e lì ho visto quante cose siete in grado di fare, molto più di quello che mi aspettassi, molto più di quelle che io ero capace di fare.
Anche sentirvi cantare interminabili canzoncine, con strofe su strofe, imparate all’asilo, mi ha fatto capire che ormai avete il dono della memoria lunga, la capacità anche di capire il prima e il dopo e, soprattutto, come volevo tanto io, la voglia di sapere cosa faremo dopo, per uno spiccato bisogno di fare che avete, ereditato o insegnato dalla sottoscritta, a cui proprio non piace poltrire.
Altra cosa che vi ho scoperto da poco, è l’attenzione con cui guardate la televisione. Fino al mese scorso non ponevate attenzione a niente, neppure ai cartoni animati, al massimo stavate fermi davanti alla tv per periodi di massimo cinque minuti, poi via, scivolavate giù dal divano e riprendevate a fare i vostri giochi. Adesso invece state incantati a guardarvi Topolino, uno dopo l’altro anche se sono quelli registrati. Un po’ mi spaventa questa ipnosi, perché ho paura che travalichi in interesse esclusivo per voi, ma un po’ mi piace anche, perché la vedo come propedeutica a nostri futuri pomeriggi al cinema. Come tutte le cose, sarà importante guidarvi.
In questo ultimo mese vi siete anche scambiati i ruoli: adesso che è diventata birbona lei, lui è diventato improvvisamente buono e responsabile. Una sera che la piccola aveva una delle sue crisi di no spaventose, che eravate già a letto e lei non voleva sentire la storia e non voleva niente, ho iniziato a raccontare la storia al mio topolino, mentre lei urlava. Allora il mio piccolo ometto, sorprendendomi, mi ha detto mamma la storia me la racconti dopo, ora Marghe piange. Anche lui continua ad essere la voce di lei: quando lei piange per una cosa, lui mi chiama per dirmi per cosa piange.
Pure le liti fra di voi sono diventate meno violente, giocate anche molto di più in autonomia e singolarmente, per questo vi azzuffate meno, ma anche adesso siete più compagni e amici.
Io spero che questa grande armonia, queste crescite vostre che mi sorprendono di giorno in giorno, mi accompagnino a lungo, perché è bellissimo vedervi scoprire il mondo e la vita.