E’ successo che il mio babbo
fosse necessario portarlo all’ospedale.
E’ ovviamente successo di
venerdì, con un fine settimana che imponeva di improvvisare, nell’accudimento
di te, mammina mia.
Così, nei vari piani che abbiamo
tutti concertato, mi sono ritrovata io a stare sola con te per tanto tempo,
mentre i gemelli nel pomeriggio dormivano e poi stavano con il loro babbo.
In quella quiete del sabato
pomeriggio, ci siamo ritrovate un’altra volta sedute una vicino all’altra,
sulle nostre poltrone che non sono più quelle di una volta, ma che hanno la
stessa posizione di quelle dove passavamo i giorni in casa insieme nella mia
infanzia.
Non potevo allontanarmi di un passo che tu ti lamentavi, ti eri accorta
che quel tuo marito da una vita non stava bene e non c’era e quindi pretendevi almeno la presenza di
qualcun altro di famiglia, che non ti rassicura come lo fa il mio babbo, ma per
lo meno ti tranquillizza.
Abbiamo guardato la televisione,
visto che tanto ormai la conversazione non la tieni più e ti ho scoperto
curiosa di tutte le scritte, titoli e indicazioni che quella tv dava, poi mi
sono meravigliata ancora di più nel sentirti ridere nel vedere una scenetta di
Sandra e Raimondo, io che pensavo che non sapessi più leggere e né fossi capace
di seguire niente alla tv. Siamo passate così a vedere un film di Hercule
Poirot che tanto ci piaceva ad entrambe, con quei bei vestiti di una volta e
quei cappelli e capelli curati che sempre ti hanno affascinato. Io e te vicine,
come quando quella nostra vicinanza era tutto il nostro mondo, era necessaria
per ricaricarci d’energia.
E mi è piaciuto anche tanto
quando poi Emino è voluto venire da me, incapace come è in questi giorni di
sopportare la lontananza dalla sua mamma. Insieme, tutti e tre, ci siamo messi a guardare i
cartoni, insieme ci siamo annusati, insieme abbiamo passato il pomeriggio,
bisognosi ognuno della protezione dell’altro.
Per questo questa mattina, quando
il mio bambino bello mi ha chiesto di non far venire la baby sitter per tre
giorni e ha preteso anche che suggellassi quella promessa con la stretta di
mando dicendo parola d’onore, ho pensato che era il regalo di compleanno che ti
faceva, oggi che è il tuo compleanno.
Chiedeva a me quel che io chiedevo a te quando ero piccola come lui: di
averti tutta per me.
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