martedì 31 marzo 2015

L'avevo detto io, anche se non l'ho detto



E come dire, tanto tuonò che piovve.
Un po’ me lo sentivo, anche se non se ne parlava. Molto lo intuivo e tantissimo l’ho visto, quando mi sono fermata ai giardini vicino all’asilo e i bimbi della classe dei gemelli, in libertà, hanno dato libero sfogo ai loro legami, dinamiche, attrazioni e predisposizioni. Non avevo visto momenti costruttivi in quei giardini, avevo assistito a bimbi abbandonati a se stessi che facevano il bello e molto il brutto tempo, che si esibivano in giochi violenti e pericolosi senza essere fermati, genitori molto diversi da me con cui poco o niente avevo da condividere anzi, che mai avrei frequentato se non fosse che i nostri bimbi sono in classe insieme, tanto che mi ero fatta le mie notti insonni e, dopo quelle esperienze brevi (ovviamente mi ero giurata che mai più avrei portato i miei bimbi in quei giardini)  avevo preso al decisione di cambiare scuola ai gemelli il prossimo anno.
Sembrava, tale decisione, frutto di una mamma apprensiva, altezzosa, che non voleva far testare ai propri figli le dure leggi della vita. Bene, se la dura legge è essere spinto dallo scivolo o giocare a darsi le botte o a picchiarsi con un ramo di albero, no, non credo che siano esperienza in cui dei bimbi di tre anni vadano lasciati da soli.
Un po’ mi sono sentita anche in colpa, facendo subito dopo la pace con me stessa ammettendo che sì, sono razzista, le famiglie di rumeni che hanno occupato un condominio lì vicino e che frequentano l’asilo, non sono amicizie adatte a me. Come non lo sono neppure chi, all’uscita di classe, porta per merenda ai bimbi le Cipster oppure le merendine al cioccolato. Va bene, mi sono detto, sono diversa io e ne sono cosciente.
Poi ieri pomeriggio c’è stata la riunione di classe dei genitori e insegnanti. Le maestre diplomaticamente dicono che in classe ancora non sono riuscite a raggiungere il rispetto delle regole, della  disciplina e a spezzare delle dinamiche che ci sono fra i bimbi. Hanno chiesto se, guardando i bimbi ai giardini, ci siamo accorte di qualcosa e se abbiamo visto i bimbi in qualche modo peggiorati. Ecco: io ho detto sì a tutto, ho detto che è evidente che ai giardini qualcosa non funziona, per questo io non ce li porto più e che ho trovato i gemelli molto più rabbiosi, con attacchi di rabbia che non sanno sfogare se non con pizzicotti nervosi e scatti di ira. E io avevo dato la colpa al fatto che stanno crescendo, per questo stanno diventando sempre più disobbedienti perché cercano e capiscono il bisogno dell’affermazione personale, anche se si capiva che dietro c’era la rabbia di un giorno passato fra bambini, diciamo così, indisciplinati. Poi emerge che le maestre hanno anche chiesto aiuto psicologico esterno, per avere una consulenza sulla gestione di tanti personaggi messi insieme, che loro, a quanto pare, non riescono a gestire. Anche il momento della conversazione, che è una tappa di questo anno, non riescono a portarla avanti perché ci sono questi bimbi difficili. E poi e poi, un sacco di altre scoperte, tipo che il mangiare della mensa è pessimo, passato di ceci pieno solo di bucce e minestra di verdura con fili di sedano e fagiolini, porzioni scarse e, addirittura capelli dentro i piatti. Poi che anche l’insegnante di religione aveva dato dei problemi, poi e poi…… Non l’ho detto che io l’avevo detto, ho solo detto che queste cose mi piacerebbe averle sapute per tempo, non quasi a fine anno, per questa mancanza di  comunicazione tra  insegnati e genitori.
Così un po’ mi sono sentita sollevata per aver preso la decisione giusta nel cambiare scuola ai miei bimbi, un po’ mi sono sentita truffata nell’aver solo dovuto intuire ,da una lettura attenta che ho dei miei bimbi, di quello che succedeva dietro quella porta.
Da settembre, per fortuna, si cambia.

venerdì 27 marzo 2015

Io e te siamo la stella e il cielo

E' tanto che non scrivo di te, mio piccolo e allegro fiorellino bianco.
Ti sei fatta grande all'improvviso, in silenzio, come fai di solito tutto, da sola, senza mai nessun aiuto per l'ostinazione e indipendenza di carattere che ti contraddistinguono.
Ti sei allungata, sei cresciuta e diventata una bimba grande senza annunciarlo, tanto che anche a te mi sono trovata a dirti all'improvviso ma quando sei cresciuta, che io non me ne sono accorta?
Adesso parli bene, parli molto e adori raccontare. Adesso mi dici: "Ascolta mamma, ti devo dire una cosa" e inizi a raccontare. Sono racconti fantastici, pieni di parole inventate che ti fanno ridere, spesso ti perdi nel racconto ma a te piace così, e quando ti accorgi che il racconto è irrecuperabile, ridi, arricci il naso e ti si infiammano le guance.
Sei alta più di tuo fratello, hai le gambe lunghe e tornite e i capelli spettinati, occhi neri espressivi e voce profonda. Ti piace ballare ma soprattutto volare, cascare, saltare e andare in bici. Non hai paura dell'altitudine nè di cascare giù, ma anche ti fa tanto ridere quando senti un dialogo, che ti fa interrompere quello che fai per soffermarti ad ascoltare ridendo.
Sei piena di entusiasmo, anche quando poi questo entusiasmo non è ripagato, tipo quando io cucino e tu vedi una pietanza nel piatto dici subito: "Uuuu che bellissimo mamma, buonissimo", poi lo assaggi, spesso quello che cucino non è così buono come sembra, ma non ti perdi d'animo e, sempre con il sorriso, dici poi "non lo voglio più, mi fa male la pancia" e così non mi mortifichi come potresti.
Sei anche stranamente caparbia, ostinatamente capricciosa che mi spaventi. Ti adombri di cose che a me sono sconosciute, ti impermalosisci di mancanze che io non faccio volontariamente, e ti chiudi in pianti disperati e spietati rifiuti che mi fanno sudare. 
Sai mio piccolo fiorellino che in quei momenti di tua disperazione, in cui sono sicura neanche te sapresti raccontarmi cosa passi e come mai non riesci a fermare quel tuo malessere disperato, io ti capisco? Sai che in quei momenti rivivo gli stessi momenti uguali che io avevo da piccola? Momenti in cui ero preda e vittima di me stessa, in cui neanche io capivo cosa mi stava succedendo nè avevo la possibilità di fermarmi? 
Perchè io e te siamo il fiore e la pianta, siamo la stella e il cielo, siamo Margherita e l'ape golosa di lei.

mercoledì 25 marzo 2015

Teneri fiori, tenaci giovani alberi

Pensavo a voi, ancora una volta, questa mattina.
Pensavo a che fiori delicati che siete ma anche a che piante forti che state crescendo, curiosi del mondo e fiduciosi nel domani, in quel vostro "dopo dormito" che vuol dire, appunto,  domani per voi, perchè ancora mi chiedete se oggi è domani, confondendovi con i giorni ma tenendo ben presente quel filo di perle che sono le vostre giornate, scandendolo con un "dopo tanto dormito, dove andiamo?".
Ci sono giorni, di nuovo, come quello di ieri, in cui la mia Margheritina bianca mi si ribella rabbiosa per sciocchezze (ieri si è arrabbiatissima perchè all'uscita dell'asilo non le ho fatto prendere il sasso) e da lì è scoppiato un pianto e una rabbia infiniti che mi facevano sudare, che mi hanno di nuovo fatto preoccupare e che di nuovo sono riuscita a far rientrare con tanta pazienza e con la voglia di vederla di nuovo felice, quella mia bimba che è sempre felice. Così le ho chiesto di fare pace, ci siamo abbracciate a lungo e, sempre abbracciate, siamo andate a scuola di Circo, con un Emino che, per fortuna, ci stava a guardare buono, come succede spesso quando l'altro fratello cattura l'attenzione totale della mamma, e l'altro capisce che non può far altro che dare, al bisognoso, il totale spazio.
C'è stato lunedì in cui sono rimasta a casa con un Emino malato, io e lui a non saper che fare, lì in quella casa a fare le cose di casa e a tentare di guardare dei film cartoni nuovi, ma il Libro della Giungla ancora non ci piace molto. Ho pensato che potevo fare insieme a lui tante cose, ma che era bello anche non fare nulla, rispettando la sua malattia e anche costruendo, con quella nostra vicinanza, una nuova esperienza: quella dei giorni in cui si sta semplicemente in casa a fare quello che c'è da fare e anche a fare niente. Perchè in fondo i cuccioli hanno solamente tre anni e per diventari piloti d'aereo è importante sì sapere l'inglese e le leggi della fisica, ma è anche importante conoscere la noia e saperla domare, difatti ci siamo inventati tanti bei giochi con dei semplici  post it.
Ci sono notti come quella passata, in cui Marghe ha urlato per tre volte "Mamma Paluina vieni subito" e di quelle tre volte solo una era sveglia, le altre l'ho trovata domiente che forse sognava o forse "sonnambulava", facendomi pensare che quella lite di ieri ha lasciato uno strascico in lei.
Ma in questa mattina in cui vi pensavo, pensavo proprio che io sto dando il meglio di me per voi, e che anche se potrebbe essere di più, questo che sto dandovi è quello che riesco a fare per voi con il cuore, lasciandovi liberi di essere fragili ma belli come due teneri fiori e dandovi la forza di essere vigorosi e tenaci come due giovani alberi, che stanno crescendo alla vita. Buona primavera che sboccia, mie piccoli voi due.

venerdì 20 marzo 2015

Ieri oggi domani ieri l'altro e via



Oggi è arrivata la primavera
Già da ieri ne abbiamo raccolto il calore dandosi di nuovo appuntamento ai giardini con Martino.
Ancora non riesco a raccontare di quando lui e la sua mamma partiranno. Prima o poi ce la farò, ma ancora non ci riesco, quindi parliamo di giorni vicini e non di quelli lontani.
Ieri ancora era la festa del papà, che quando ho detto papà i bimbi mi hanno guardato strano e ho dovuto tradurre in babbone e subito si sono rilassati. Gli abbiamo registrato un videomessaggio (perché ieri era lontano e ormai ci vediamo più per telefono che dal vivo) per dirgli che era un bel ragazzo e pure un babbo speciale. E ancora ieri ho visitato il Reparto dei Vigili a cavallo e mi sono rimessa in pace con il mondo, con il mio lavoro (con cui sono in pace) e con i cavalli, che mi stanno sempre proprio tanto simpatici.
Ieri l’altro ho avuto una botta di influenza che mi ha fatto dormire tutto il giorno e quando vagavo per casa Ema mi ha detto che avevo i capelli sporchi anzi, molto sporchi e ho capito che avevo proprio una brutta cera, visto che lui mi vede sempre bellissima.
Domani sarà un altro giorno, loro andranno dalla nonna del mare mentre io lavorerò e andrò pure dal parrucchiere. 
Oggi è ancora da vivere, ec’è il sole, c’è voglia di stare bene e non ci manca niente, perché io a questa mia famiglia ci tengo tanto, compresi a quei due là, che saliranno al nord lasciandoci  sconsolati

lunedì 16 marzo 2015

Costruzione



Ci sono momenti che rimarranno. Anche se verranno scordati, rimarrà l’armonia, il calore e quella sensazione di essere un nucleo duro e lucente che è questa famiglia in costruzione.
Dopo una domenica mattina passata a visitare nuovi animali, alla Fattoria di Maiano, con i bimbi bravi e pazienti, alla ricerca di questi animali nascosti in un lungo percorso impervio, molto sconnesso e in salita e discesa, che ci hanno seguito senza lamentarsi della fatica e ci hanno fatto litigare molto, con il Gangster che rivendica i suoi diritti di godersi il giorno di festa domenicali (peccato che anche a me piacerebbe tanto godermi il giorno di festa, ma con i bimbi è un po’ dura), ecco che , tornati a casa, nel pomeriggio piovoso che si presentava, abbiamo giocato la facile carta “film in tv” che attualmente è una certezza di successo con i gemelli, cioè Frozen, che loro vedono e rivedono senza battere ciglio. 
Ecco, in quel momento, tutti e quattro stretti sul divano, con quelle principesse Anna e Elsa che sembrano di famiglia, lì è stata famiglia, lì è stato un momento che, chi non lo vive, non lo può immaginare.

lunedì 9 marzo 2015

Piccoli geni, ma tristi



Ammetto, ci sono volte in cui succede anche a me, di pensare che i miei bambini siano dei piccoli geni. Perché standoci vicino quotidianamente, apprezzo e noto tutti i loro grandi sforzi per diventare grandi, per apprendere, riuscire a fare, aver voglia di migliorarsi. Per cui, ogni piccola conquista è, per una mamma attenta, fonte di gratificazione.
Però stando (per fortuna) in comunità, confrontando continuamente i miei bimbi con quelli degli altri, mi accorgo sì che magari hanno delle doti che altri non hanno, ma che hanno anche difficoltà che altri non hanno. Come è così per tutti, grandi e piccoli. Come è normale che sia.
Per questo li incoraggio quando tentano di fare, li gratifico quando riescono a fare e li brontolo quando contravvengono alle regole che ci sono, ridendo anche spesso per quanti guai riescono a combinare e per quanto da fare riescono a darsi.
Per questo ieri ho trovato ridicolo veder spronare due diversi piccoli, della stessa età dei miei, esibire le loro abilità, come se fosse in ballo l’onore di famiglia.
Sinceramente, caro Emino mio, birbone albanese, come ti chiamo io, mi hai fatto ammattire sabato mattina alla lezione di inglese, nella quale non volevi e non volevi stare, impegnandoti per dare il peggio di te, con costanza e determinazione, tanto che siamo stati costretti ad andarcene dopo poco, lasciando lì tre bimbi immobili seduti che sembravano finti, E hai continuato a farmi ammattire poi anche tutto il pomeriggio, anche se eravamo soli in casa, finendo per farti mettere a letto arrabbiati l’uno con l’altra, senza raccontare la storia e senza bacio, perché proprio non ne potevo più di quei tuoi modi ribelli. Ma anche poi ti ho svegliato poco dopo, vedendoti felice di trovarmi, dicendomi che non avevi più sonno perché a te piace star con me, chiedendomi e dandomi baci sulla bocca, carezze dolci che ci scambiavamo a gara sul viso, per poi farti rimettere a letto e vedere che mi guardavi felice e mi hai salutato con un ciao unito a due occhi innamorati.
E anche te, piccolo fiorellino bianco, che quando è venuto a trovarci un altro piccolo genio, nel pomeriggio, che ha la tua stessa età ma che quando gli ho chiesto se volevae ancora torta lui ha risposto:”No, sono sazio” stupendomi per il linguaggio e gratificando la propria mamma per tale risposta, tu poi gli hai strappato di mano il microfono del karaoke, che lui teneva immobile in mano senza saper che farci, solo perché veniva esortato a cantare le canzoni di Bennato, che a quanto dice la sua mamma sono difficili anche melodicamente, sappi che io ho apprezzato te, quando hai iniziato ad urlarci dentro, stonata e felice di quelle tue canzoni da bimba, e forse no, nemmeno stonata, solo felice della tua voce e della voglia di cantare. Che secondo me è più allegro un bimbo che canta per gioco che uno che canta intonato canzoni da grandi.
Grazie bimbi miei per non essere perfetti ma per essere solo due bambini, e pure felici.

venerdì 6 marzo 2015

Tre e due



La coppia inizia a scricchiolare. Liti, pizzichi e morsi per prevalere, gelosie e prime differenziazioni, oserei dire di genere, per i due.
Lei salta come una farfalla da una parte ad un’altra, lui tenta di imitarla ma sembra un canguro che ha ingerito un ippopotamo. Lui se ne accorge e sorride imbarazzato, mentre lei gli dice no, non così ma così e gli fa vedere quanto a lei risulti facile essere leggiadra e spericolata.
A lui si è accentuato il lato preciso, ostinatamente mette tutto a posto e se non è a posto non ha pace, a lei si è accentuato il lato isterico e se non ha quel che vuole impazzisce e scappa, offesa. Lui inizia a non capirla, anche se spesso spiega a me quel che a lei passa per la testa, ma quando lei ha questi suoi attacchi di nervosismo femminile gratuito, lui la guarda perplesso (come fanno tutti gli uomini con le donne) e si vede un punto interrogativo nei suoi occhi (lo stesso che hanno tutti gli uomini quando non capiscono noi donne). In tutto questo lei continua ad essere indecisa, rispetto a lui, e cambia subito opinione per essere in linea con lui, tanto che io ho iniziato a dirle no Marghe, continua a pensare con la tua testa, non ascoltare quel che dice il fratello, devi mantenere la tua opinione e lei di questo un po’ si vergogna. Ora lei non ha più paura degli estranei e si butta nelle nuove situazioni con leggerezza. Lui invece si tiene ancorato alla mia mano e mette il broncio di bambino piccolo, come mai ha fatto, ma si sa che hanno solo tre anni e per loro la vita è tutta un affrontare avventure su avventure, e magari capita che non ne hai tanto voglia, di avventure e magari questo è il periodo suo, di mancanza di voglia di affrontare tutto.
Lei lo brontola dicendo hai capito che ho detto? No? Allora vai in punizione. Lui le chiede di parlare a voce bassa, scocciato da questo temperamento esuberante che ha scoperto nella sua sorella, che era amorosa e accondiscendente e che adesso si sta trasformando in una vespa insidiosa. Lei continua a chiamarlo amore, lui quando sono separati dice che le manca e quando finalmente si riuniscono l’abbraccia stretta. Lei, quando sono separati, nega la mancanza del fratello e quando lo rivede lo ignora beatamente, con grande delusione di lui.
Lei capisce gli inganni che le faccio perché ha capito il prima e il dopo e, soprattutto, ha capito come fare a blandire il suo babbo, facendo con lui tutta l’amorosa per amore vero ma anche per opportunità. Lui ancora non l’ha capito questo e continua ad essere sincero con il suo babbo, sventolando chiaramente la sua preferenza per la mamma. Lui adesso mi abbraccia e mi bacia come un vero innamorato bisognoso dei baci della sua innamorata, lei mai mi cerca per prima ma quando è in difficoltà solo io la capisco e solo a me si affida.
E sono sempre più grandi e anche più belli ed è bello adesso pensarli singolarmente.

mercoledì 4 marzo 2015

In tre è molto diverso che in due

Quando hai saputo che il giorno dopo tu saresti andato all'asilo mentre tua sorella sarebbe rimasta a casa con Guendalina, hai pianto, come fai te, con la bocca in giù, affranto e amareggiato da quella disparità di trattamento. Poi, quando ti ho detto che però sarei venuta io a prenderti all'asilo, e noi due soli saremmo andati a Scuola di Circo, ti sei ripreso, felice. E prima di addormentarti, come fai sempre, hai voluto nuove rassicurazioni sul fatto che io, proprio io, sarei venuta a prenderti.
Così è stato. All'uscita dell'asilo avevo solo te da stringere forte, così mi sei corso incontro e io ti ho abbracciato stretto e forte, e ho continuato a tenerti in braccio, perché tanto non avevo un altro bimbo da controllare, come invece accade sempre. Non ti ho più fatto scendere  dalle mie braccia, per la felicità di averti solo per me, tanto che tu, ad un certo punto, mi hai detto mamma io vorrei camminare, e mi hai fatto ridere. Poi mi hai dato la mano, stretta forte e calda, e insieme ci siamo incamminati verso l'auto. In macchina, da soli, abbiamo chiacchierato tanto, come piace a te, raccontandoci cosa vedevamo per strada perché tanto c'era tutto il silenzio nostro e nessun altro che ci distraeva (non che la povera Marghe ci dia noia, ma in tre è molto diverso che in due). Siamo arrivati per primi, ci siamo concessi una sosta al bar per due bicchieri d'acqua, siamo stati a scherzare e rincorrerci mentre Alessandro montava la pista del circo e io mi sentivo così felice e rilassata a dover star dietro solo ad un bimbo, invece che due. In effetti è tutto un altro vivere! Poi siamo tornati a casa, sempre mano nella mano, ti ho chiesto se ti fosse mancata la Marghe e tu hai confessato sì. Quando stavamo salendo le scale di casa tu hai sentito la sua voce e ti sei percipitato a salutarla, ma lei non ti ha neanche guardato ed ha abbracciato solo me, che non mi vedeva dalla sera prima. Ci sei rimasto male, per lei e per la nostra esclusiva finita, hai messo il broncio e ti è cambiata l'espressione.
Sai, bambino mio, ti ho accarezzato a lungo ieri sera, quando dormivi, perché anche per me quelle poche ore soli noi due sono state speciali, mi sono innamorata ancora di più di te, se mai fosse possibile, e mi sono ripromessa di averne ancora, di ore tutte nostre. Te le meriti e io con te.

lunedì 2 marzo 2015

Londra noi, scarlattina lei, futuro aereo insieme a lui

Giovedì 26 febbraio mattina, nonché sesto anniversario del loro matrimonio in Belize, i genitori dei gemelli, di cui i sono la moglie mamma, nonché il Gangster che è il marito babbo, se ne partirono per Londra, per festeggiare quel giorno, il giorno successivo che era il di lei compleanno (che poi sarebbe il mio) e, visto che c'erano, si sono trattenuti anche per il weekend, rientrando a casa la domenica. I gemelli esclusi da tutto ciò (se no che vacanza sarebbe stata per noi?) tanto loro avevano l'asilo per due giorni nonché grandi piani, nel we, con la baby sitter Guendalina. 
Giovedì tutto tace, i genitori che, per l'occasione, si consideravano solo marito e moglie che si ritrovavano insieme, a festeggiare quel giorno che li vide sposarsi sulla spiaggia del Belize, all'ora del tramonto, a piedi nudi, sotto due palme che incorniciavano il mar dei Caribi, loro due soli, sono atterrati a Londra, dove andavano regolarmente prima di avere i gemelli, vivendo quella città come meta usuale per i weekend che in qualche modo dovevano passare da qualche parte e, mano nella mano, hanno scorrazzato in su e in giù per la città, cercando di evitare il temporale battente che imperversava, scoprendo una parte del British Museum che non ricordavo, quella del palazzo Assiro ricostruito là dentro, che mi ha emozionato come quando ho visitato il Pergamom Museum a Berlino, finendo a festeggiare nello spettacolare ristorante con vista mozzafiato sul Tower bridge, che va tanto di moda adesso, che si chiama Aquashard. Si addormentano poi beati e dormono stecchiti fino al mattino dopo, ignorando pure quel telefono che squillava presto.... sicuramente di qualche scocciatore. Purtorppo lo scocciatore altri non era che Guendalina, che ci voleva informare che Marghe aveva 37.8 di febbre, che comunque, non sapendo che fare (visto che noi non rispondevamo) ha portato entrambi i bimbi all'asilo, con preghiera, alle maestre, di chiamarla caso mai la bimba peggiorasse. Zap, cuore stretto. E' pure il mio compleanno. Via, che mai sarà, un po' di febbre. Cuore in pace, Andiamo a visitare Greenwich, ridente cittadina con famoso meridiano e pranziamo con empanadas argentine al mercatino del posto, come piace fare tanto a me quando siamo fuori, sfruttando un sole splendente che è raro in questo periodo a Londra. Ho l'occasione di ripensare ai miei vari compleanni nel mondo, a quella volta in cui al Cairo pranzammo in un orrendo posto sporco che ci faceva morir dal ridere, prima di ritrovarci a piangere per l'emozione, la sera, nell'assistere allo spettacolo di luci e suoni alle Piramidi, a quando a Gerusalemme pranzammo all'aperto in un caldo febbraio, prima di andare al Muro del Pianto, a quando ho visitato la Grotta di Pindaya, forse il regalo più bello ricevuto per il mio compleanno dal mondo e nel mondo, con quella torta Trazzina che poi mi aspettava la sera sul lago Inle. Quando ero tornata da un giorno dal Rajasthan e festeggiammo, con il Gangster, in una Quercianella deserta, unici al ristorante che sembrava prenotato tutto per noi, con davanti quel mio mare. E via e via, ecco che arriviamo a Brik lane, ci fermiamo a festeggiare in un locale divertentissimo, esageriamo con i centrifugati e.... arrivano notizie da casa che i gemelli sono stati presi prima dall'asilo e potrai a casa perché Marghe ha oltre 38 di febbre. Via di tachipirina e speriamo bene. Chiamo la pediatra che mi dice che il primo giorno di febbre non si vede nulla, non rimane che aspettare. Andiamo a cena, siamo un po' stanchi e io sono preoccupata perché so che di notte a Marghe la febbre sale molto.... La mattina chiamiamo per primi, Guenda mi dice che di notte si è svegliata per fare gli impacchi freddi alla bimba, che aveva la febbre alta e che di mattina aveva di nuovo 38. Cuore stretto, andiamo a Notting Hill e poi decidiamo di andare a visitare Canterbury, visto che di nuovo pioveva tanto. Prendiamo un trenino lentissimo, scendiamo sotto la pioggia, visitiamo la splendida cattedrale, troviamo riparo in un pub e facciamo la videochiamata classica ai bimbi e uuuuuu, vedo la Marghe tutta rossa paonazza! Mi spavento e sento anche Guenda preoccupata. Non so che fare così da lontano, vorrei vedere con i miei occhi quella mia bimba e allora penso alla sola persona della quale mi posso fidare, un'altra me praticamente, e chiedo a Valeria di passare da casa per controllare lei la situazione. Quando arriva decide di chiamare la Guardia Medica, che non è proprio eccellente visto che prima diagnostica la scarlattina ma poi ci ripensa e mi richiama (io sempre rinchiusa in un pub) e mi dice che potrebbe essere anche mononucleosi. Be, sia quel che sia almeno l'ha vista un dottore e inizia a prendere delle medicine. Decidiamo così di cenare lì, alle 6 del pomeriggio, con un ottimo piatto di maiale cotto nella birra accompagnato da una divertente birra alle ciliegie. Il giorno dopo però di nuovo videochiamata e vedo Marghe tutta gonfia. Di nuovo un colpo! Così mando Guendalina con entrambi i bimbi al pronto soccorso pediatrico, dove confermano la scarlattina per lei e lui boh, sul contagio non è dato sapere. Noi ce ne andiamo a Camden Town, c'è di nuovo il sole e per fortuna che nel pomeriggio torniamo a casa. Arriviamo e ci aspetta una tavola imbandita, con striscione di buon compleanno e i bimbi che mi aspettano davanti ad una torta con le candeline accese. Le spengiamo insieme, ceniamo con pizza e torta di mele, prima però Marghe si  apparta in un grande pianto, che ha interrotto solo perché io l'ho presa in braccio e tenuta in collo tutta la cena, povera piccina che finalmente sfogava il suo disagio per essere stata malata senza mamma. E poi, dopo averli messi a letto, pensando che dormissero già, sono entrata in camera loro come faccio sempre per controllarli e Ema si è svegliato all'improvviso, mi ha visto e mi ha fatto un sorriso bellissimo, di felicità, che mai scorderò, felicissimo di avermi ritrovato e, un po' nel sonno, mi ha detto Mamma andiamo insieme a Londra con l'aereo? Marche e il babbo poi vengono in un altro aereo. Certo bimbo mio, sapessi come sarò contenta quel giorno in cui viaggeremo insieme.