Ammetto, ci sono volte in cui
succede anche a me, di pensare che i miei bambini siano dei piccoli geni. Perché
standoci vicino quotidianamente, apprezzo e noto tutti i loro grandi sforzi per
diventare grandi, per apprendere, riuscire a fare, aver voglia di migliorarsi. Per
cui, ogni piccola conquista è, per una mamma attenta, fonte di gratificazione.
Però stando (per fortuna) in
comunità, confrontando continuamente i miei bimbi con quelli degli altri, mi
accorgo sì che magari hanno delle doti che altri non hanno, ma che hanno anche
difficoltà che altri non hanno. Come è così per tutti, grandi e piccoli. Come è
normale che sia.
Per questo li incoraggio quando
tentano di fare, li gratifico quando riescono a fare e li brontolo quando
contravvengono alle regole che ci sono, ridendo anche spesso per quanti guai
riescono a combinare e per quanto da fare riescono a darsi.
Per questo ieri ho trovato
ridicolo veder spronare due diversi piccoli, della stessa età dei miei, esibire
le loro abilità, come se fosse in ballo l’onore di famiglia.
Sinceramente, caro Emino mio,
birbone albanese, come ti chiamo io, mi hai fatto ammattire sabato mattina alla
lezione di inglese, nella quale non volevi e non volevi stare, impegnandoti per
dare il peggio di te, con costanza e determinazione, tanto che siamo stati
costretti ad andarcene dopo poco, lasciando lì tre bimbi immobili seduti che
sembravano finti, E hai continuato a farmi ammattire poi anche tutto il
pomeriggio, anche se eravamo soli in casa, finendo per farti mettere a letto
arrabbiati l’uno con l’altra, senza raccontare la storia e senza bacio, perché proprio
non ne potevo più di quei tuoi modi ribelli. Ma anche poi ti ho svegliato poco
dopo, vedendoti felice di trovarmi, dicendomi che non avevi più sonno perché a
te piace star con me, chiedendomi e dandomi baci sulla bocca, carezze dolci che
ci scambiavamo a gara sul viso, per poi farti rimettere a letto e vedere che mi
guardavi felice e mi hai salutato con un ciao
unito a due occhi innamorati.
E anche te, piccolo fiorellino
bianco, che quando è venuto a trovarci un altro piccolo genio, nel pomeriggio,
che ha la tua stessa età ma che quando gli ho chiesto se volevae ancora torta
lui ha risposto:”No, sono sazio” stupendomi per il linguaggio e gratificando la
propria mamma per tale risposta, tu poi gli hai strappato di mano il microfono
del karaoke, che lui teneva immobile in mano senza saper che farci, solo perché
veniva esortato a cantare le canzoni di Bennato, che a quanto dice la sua mamma
sono difficili anche melodicamente, sappi che io ho apprezzato te, quando hai
iniziato ad urlarci dentro, stonata e felice di quelle tue canzoni da bimba, e
forse no, nemmeno stonata, solo felice della tua voce e della voglia di
cantare. Che secondo me è più allegro un bimbo che canta per gioco che uno che
canta intonato canzoni da grandi.
Grazie bimbi miei per non essere
perfetti ma per essere solo due bambini, e pure felici.
Nessun commento:
Posta un commento