lunedì 9 marzo 2015

Piccoli geni, ma tristi



Ammetto, ci sono volte in cui succede anche a me, di pensare che i miei bambini siano dei piccoli geni. Perché standoci vicino quotidianamente, apprezzo e noto tutti i loro grandi sforzi per diventare grandi, per apprendere, riuscire a fare, aver voglia di migliorarsi. Per cui, ogni piccola conquista è, per una mamma attenta, fonte di gratificazione.
Però stando (per fortuna) in comunità, confrontando continuamente i miei bimbi con quelli degli altri, mi accorgo sì che magari hanno delle doti che altri non hanno, ma che hanno anche difficoltà che altri non hanno. Come è così per tutti, grandi e piccoli. Come è normale che sia.
Per questo li incoraggio quando tentano di fare, li gratifico quando riescono a fare e li brontolo quando contravvengono alle regole che ci sono, ridendo anche spesso per quanti guai riescono a combinare e per quanto da fare riescono a darsi.
Per questo ieri ho trovato ridicolo veder spronare due diversi piccoli, della stessa età dei miei, esibire le loro abilità, come se fosse in ballo l’onore di famiglia.
Sinceramente, caro Emino mio, birbone albanese, come ti chiamo io, mi hai fatto ammattire sabato mattina alla lezione di inglese, nella quale non volevi e non volevi stare, impegnandoti per dare il peggio di te, con costanza e determinazione, tanto che siamo stati costretti ad andarcene dopo poco, lasciando lì tre bimbi immobili seduti che sembravano finti, E hai continuato a farmi ammattire poi anche tutto il pomeriggio, anche se eravamo soli in casa, finendo per farti mettere a letto arrabbiati l’uno con l’altra, senza raccontare la storia e senza bacio, perché proprio non ne potevo più di quei tuoi modi ribelli. Ma anche poi ti ho svegliato poco dopo, vedendoti felice di trovarmi, dicendomi che non avevi più sonno perché a te piace star con me, chiedendomi e dandomi baci sulla bocca, carezze dolci che ci scambiavamo a gara sul viso, per poi farti rimettere a letto e vedere che mi guardavi felice e mi hai salutato con un ciao unito a due occhi innamorati.
E anche te, piccolo fiorellino bianco, che quando è venuto a trovarci un altro piccolo genio, nel pomeriggio, che ha la tua stessa età ma che quando gli ho chiesto se volevae ancora torta lui ha risposto:”No, sono sazio” stupendomi per il linguaggio e gratificando la propria mamma per tale risposta, tu poi gli hai strappato di mano il microfono del karaoke, che lui teneva immobile in mano senza saper che farci, solo perché veniva esortato a cantare le canzoni di Bennato, che a quanto dice la sua mamma sono difficili anche melodicamente, sappi che io ho apprezzato te, quando hai iniziato ad urlarci dentro, stonata e felice di quelle tue canzoni da bimba, e forse no, nemmeno stonata, solo felice della tua voce e della voglia di cantare. Che secondo me è più allegro un bimbo che canta per gioco che uno che canta intonato canzoni da grandi.
Grazie bimbi miei per non essere perfetti ma per essere solo due bambini, e pure felici.

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