mercoledì 30 gennaio 2013

Abbiamo fatto 13

Oggi facciamo 13 mesi, che a rigor del vero sarebbero 12, visto il mese di anticipo con cui i gemelli sono nati. 
Loro hanno fatto 13, ma io soprattutto ho fatto 13, con loro.
A volte ancora mi devo concentrare e pensare che quei bimbi ci siano veramente, che mi sembra così sorprendente. Ancora la mattina, come fanno loro quando mi vedono, felici e increduli che anche oggi io sia lì da loro, anche io quando mi affaccio a quella cameretta sono incredula e felice che non sia tutto un sogno, che loro esistano davvero.
Come dicevo al mio fiorellino bianco oggi, che mi è stato tanto in braccio spossata dalla febbre post vaccino," anima mia quanto sei bella e soffice, sei la mia piumetta profumata di nuovo, sei il mio batuffolo allegro, sei la mia puffetta piena di energie, sei la curiosità fatta persona, e proprio non mi sembra vero che sei la mia bimba". Ad Emino invece lo dico quando è sul fasciatoio, quando si ferma a sentirmi cantare e mi batte le mani e mi dà così allegria che io lo ringrazio sempre per essere il mio bambino con gli occhi di gatto.
Che hanno conquistato di nuovo in questo ultimo mese? La posizione eretta soprattutto, anche se ancora non camminano ma stanno dritti spesso e volentieri, attaccati a qualcosa della loro altezza. Emino poi butta le mani in avanti e mi chiama con la mano a ventaglio come a dire vieni, alza il sedere e portami in giro, per la voglia che ha di andare ed imparare a camminare. Mina invece gattona così velocemente che di camminare gliene importa meno, perchè è indipendente nei suoi spostamenti con quel suo alzarsi e scendere fulmeneo da gatta impazzita. Adesso, da pochissimo, hanno imparato a venire da me, alzarsi in piedi e mettersi sulle punte, che è il loro segnale per dirmi  prendimi in collo, ee mi fanno una tenerezza! Poi hanno imparato a chiedere il mangiare, fanno un urlo particolare, specie Mina, che non è un solito suo grido isterico, ma è proprio un chiamare il mangiare. Emino quando mangia  non accetta le mie distrazioni e mi richiama all'ordine con quella sua mano con tutte le dita unite in avanti e in dietro, a ventaglio appunto, che vuol dire butta butta, non perdere tempo.
Mangiano di tutto con gioia e allegria, e quando non lo fanno non mi ingegno più a trovare una sostituzione pur  di far mangiare loro qualcosa, ma mi fermo e aspetto che capiscano che se non mangiano quello che c'è nel piatto non mangiano altro. Dopo qualche pianto ripartono a mangiare e sono contenta che capiscano la lezione, che non vorrei certo crescere due bimbi che non apprezzano il tanto che hanno.
Potrei paragonarli agli altri bambini che già camminano, che qualche parola dicono, che fanno versi a comando ma non lo faccio, ognuno ha i suoi tempi e modi e verranno anche i nostri momenti, fanno già tanto, mi sembra, a mangiare volentieri e dormire senza problemi. Un altro 13 fatto, questo.

lunedì 28 gennaio 2013

Mamma mia

Oggi è il tuo compleanno mammina mia e vorrei farti di regalo un nostro giorno speciale, di quelli che non avremo più.
Ti ho perso senza accorgermene, anche se ancora ti ho e vedo il corpo della mia mamma, gli occhi della mia mamma, la voce della mia mamma, ma non sei più te, sfumata piano piano nel tuo mondo, in quel mondo in cui le parole non sempre corrispondono a quello che vorresti dire, in cui quello che vorresti dire non è sempre quello che dici e non sempre sai cosa vorresti dire. 
Spesso ho pianto, specie da quando ci sono i gemelli, perchè avrei tanto avuto bisogno di te, di te che ci sei con il corpo ma che non sai più starmi dietro con la mente, avrei tanto avuto bisogno di ritrovarti, di trovare l'abbraccio della mia mamma, nutrirmi della sua arista con il battuto di salvia aglio e ramerino, delle tue carezze sulla mia testa, il tuo lisciarmi il dorso della mano, le tue parole sagge e le tue chiacchiere spensierate. Avrei avuto bisogno di entrarti nell'abbraccio, ricaricarmi in quel profumo che sprigionano i nostri corpi quando sono vicini, quel sentirti dire sempre alcune di quelle parole che mi sorprendono, quel capire che solo tu mi sai capire e che solo tu sei in grado di capirmi. 
Avrei avuto bisogno che tu mi tranquillizzassi sui bambini, che mi dicessi quel che dovevo fare con loro, come fanno tutte le mamme, che mi consigliassi e mi sollevassi da qualche paura. Ma non eri più in grado di farlo. Allora io ho attinto ai mille ricordi dei nostri giorni insieme e così ho fatto con i bimbi  quello che tu avevi fatto con me, usandoti come modello ed esempio. Così io adesso mi ritrovo con loro ad avere la tua voce, la tua pazienza, la tua allegria, e se loro hanno questa mamma è unicamente perchè io ho avuto te come mamma.
Adesso quel tuo voler dire ma non sapere più dire bene a volte mi commuove, perchè sento dietro quella tua svagatezza la voglia di comunicare con me l'ammirazione che provi nel vedermi fare da mamma a quei due piccoli. Quando mi dici semplicemente "i bambini crescono  perchè stanno in questa casa" io lo so che vuoi dire che i bimbi sono sereni perchè hanno una mamma serena in una casa serena  e questo mi riempie di orgoglio,  e quando mi chiedi stupita "ma come fai con due bimbi così piccoli, io non so proprio", vorrei tanto risponderti che tu lo sai invece come si fa, perchè ne hai avute tre di bimbe, tutte piccole insieme e che quindi sei stata molto più brava di me. 
C'è stato un giorno della settimana scorsa, in cui sei venuta a casa mia e, guardando Mina che voleva solo starmi in braccio, hai detto, forse ripescando in una fessura di quella tua memoria labile, che lei voleva stare solo con la sua mamma, proprio come volevo fare io quando ero come lei. Ed era quello che stavo pensando io proprio in quel momento, perchè io rivedo nei bisogni della bambina, quella sua necessità di avermi tutta per sè, il bisogno che avevo io di stare con te quando ero piccola. Sai mamma non sono preoccupata che i bimbi vengano mammoni, perchè anche io lo sono stata, ma credo che quel bene infinito che provavo nei tuoi confronti che te non mi hai mai fatto mancare, sia stato il più grande nutrimento della vita, ricco e completo, vario e mutevole, e soprattutto costante da permettermi di camminare sicura e forte per il mondo. Io se sono quella che sono è perchè ho avuto te, e se faccio quello che faccio è perchè ho avuto te. Mi manchi tanto mammetta mia, ma finchè ci sei, anche se a volte solo con il corpo e non più con la mente,  annuserò ogni giorno quel tuo profumo e quel tuo tono basso e tranquillo della voce, che è il suono cosmico del mondo per me. Grazie per quanto mi hai dato, grazie per l'esempio che sei stato, grazie per  la mamma che sei.

domenica 27 gennaio 2013

Diario della settimana (dal 21 al 27 gennaio)


Lunedì 21 - All'ora di pranzo mi chiamano al lavoro dal nido per dirmi che Emino non riesce a dormire  dalla tosse che ha. Così lo vado a prendere e trovo sveglia anche Mina, per questo ce ne torniamo tutti a casa, loro a fare il pisolino io a pensare che ormai questa settimana sarà così: tutti chiusi in casa ad aspettare di guarire. Me lo dice anche la pediatra, alla quale telefono, che mi urla che i bambini piccoli con il raffreddore non si mandano al nido ma si tengono a casa a letto e al caldo. E in effetti dormite tanto oggi, fino alle 4 e poi iniziate a stropicciarvi gli occhi alle 6,  ora in cui  vi dò prontamente cena e senza fiatare andate subito a letto. Sì, in effetti, siete proprio abbattuti.
In compenso io, subito dopo cena, lascio il babbo Gangster a casa con voi e vado al cinema con la mia amica Gommapane, come ai vecchi tempi. Come ai vecchi  tempi ci siamo visti un film polpettone che proprio non ci serviva, visto che era la nostra sera di svago. Ma di nuovo c'è invece che anche lei mi ha detto che le risulta strano vedermi ormai senza bambini, che è passato troppo poco tempo da quando ci è cambiata la vita grazie a voi per poter tornare tranquillamente a fare quelle di prima. Sì, insiste, le risulta proprio strano. E io allora che dovrei dire? A me risulta strano che io non esista più come essere unitario ma che ormai tutti, anche lei che mi ha vissuto  tanto senza voi, non riesca ad abituarsi a vedermi senza. Eppure abbiamo passato molto più tempo senza di voi che con voi, ma ormai mi devo rassegnare: sono una mamma anche quando sono in libera uscita.
Martedì 22 - Dormite fino alle 9,30, cosa che non credo sia mai successa. E mannaggia mi tocca pure svegliarvi perchè io ormai avevo fissato il parrucchiere e viene mia sorella per stare con voi che vi deve trovare mangiati e  preparati.
Anche oggi pomeriggio in casa e vi faccio ascoltare il nuovo cd del nuovo corso di Music Together. Non l'avessi mai fatto! Impazziti guardate lo stereo come se fosse un essere magico, vi accucciate lì davanti senza perderlo d'occhio, forse ad aspettare che esca l'insegnante, perchè ne sentite la voce. Oh, non mollate neanche con il passare delle canzoni! L'unica concessione è che vi girate quando mi sentite cantare, stupiti che io sappia seguire le canzoni. Mi fate ridere, mi sembrate gli aborigeni che vengono nel "mondo civile" a cercare stupiti le persone dietro la tv oppure,come voi, ad aspettate che qualcuno esca dallo stereo!
Mercoledì 23 - Anche oggi degenza, ancora niente nido ma nel pomeriggio via, si va a Music Together!  Ma senza Martino, malato anche lui, non è proprio lo stesso. E oggi Mina aveva le paturnie, sbatteva la testa invece che mangiare, ha brontolato un'ora prima di prendere sonno nel pomeriggio, scalcia al bagnetto, cova qualcosa. Di contro, come fanno sempre in una loro tacita alternanza, Emino oggi era splendido: sorrisi aperti, occhi felici, indipendente nei giochi.
Giovedì 24 - ieri sera Mina febbre a 38,5 e oggi ovviamente è tutta mogia mogia. Anche se le sue belle trofie al pesto se l'è mangiate, ovviamente in compagnia del fratello, l'altro buongustaio di casa che sta attraversando un periodo proprio felice, ride volentieri e fa gli occhi allegri di gatto scherzoso. La sera poi ci siamo presi del tempo per noi e con Emino in buona perchè aveva super ridormito nel pomeriggio, sul fasciatoio, dopo il bagnetto, ci siamo messi a conversare nella sua lingua. Dedede, con il ditino indice puntato, come fa lui, e io facevo e dicevo uguale, fra le risate mie e sue. Poi è tornato il babbone e, come fa ultimamemte, Emino si è fatto trovare sveglio e insieme si sono fatte tante risate, entrambi felici con quegli occhi a mandorla che li contraddistingue entrambi quando ridono.
Venerdì 25 - Usciamo questa mattina che basta stare a casa riguardati! E usciamo anche io e il babbo, questa sera, cena e cinema. Cena ottima ma il film..... ossignore, Lincoln con il babbo Gangster che si è subito addormentato e io che mi chiedevo che ci faccio qua a perdere tempo con tutte le cose che ho da fare? E' così brutto rimanere intrappolati in un brutto film, ma è stato più brutto nel pomeriggio, quando abbiamo sentito il terremoto, io con Mina in braccio. Che paura, scricchiolavano i muri.
Sabato 26 - Con il babbo Gangster a forza di non vederci mai rischiamo di perderci, così questa mattina l'ho rimesso in riga, urlandogli il mio bisogno di essere affiancata e sostenuta, di avere un marito. Certo che lo so che anche se siamo lontani viaggiamo comunque paralleli perchè abbiamo la stessa rotta, la stessa locomotiva che è il nostro amore, ma a volte c'è bisogno di fermarsi alla stazione e fare il punto, godersi il panorama, riprendere fiato, non si può continuare a marciare e marciare a capo basso perchè questo è il momento di fare. Anche l'universo si riposò di domenica. E come sempre, non appena io chiamo, il vostro babbo risponde coscienzioso e sempre ci ritroviamo. Poi nel pomeriggio compleanno di Greta, che con la sua mamma ci siamo "inciampate" addosso spesso durante la gravidanza: eravamo compagne di corso preparto, avevamo lo stesso ginecologo, frequentiamo gli stessi giardini e poi ci stiamo simpatiche, e si vede dalle mail divertenti che ci mandiamo spesso e volentieri. Certo che te, Mina, quando alle feste vedi il tavolo buffet non capisci più niente! Ti sei avventata sulla schiacciata a piene mani e quando è arrivata la torta sei impazzita: ti sei buttata sul tavolo e non ne volevi sapere di smettere di mangiare il dolce! Ti ho dovuto portare via con la forza, e che forza!
Domenica 27 - Con una bella giornata di sole invernale, tutta la famiglia è uscita presto per fare una giratina in centro, che poi, vista la bella giornata., si è prolungata a tutto il giorno fuori. La cosa bella è che abbiamo deciso di pranzare nel posto dove siamo stati anno scorso con Mina appena uscita da due giorni dall'ospedale, e dove, anni prima, ci siamo scambiati i regali del nostro primo mezzo anno di matrimonio, non pensando certo che anni dopo saremo stati di nuovo lì, insieme a due gemelli, a mangiarci la focaccia di Recco. E come ve la siete mangiata.... lasciamo perdere poi lo stato dei vostri vestiti, ma a questo ci penserà la lavatrice. Voi siete però proprio bravi, siete da bosco e da riviera, non vi lamentate mai di nessun imprevisto nè scomodità, subito vi adattate. E' proprio vero quanto mi disse la psicologa infantile ad un incontro di gruppo: i bimbi stanno dove la mamma li porta.

giovedì 24 gennaio 2013

Il destino iniziò due anni fa



E' una data che non voglio dimenticare quella di oggi. Due anni fa è stato il giorno più brutto della mia vita e, come festeggio i bei giorni, non voglio dimenticarmi di questo. Due anni fa iniziavo un nuovo lavoro e,  da lì a quattro mesi dopo, è stata l'esperienza per me più tragica degli ultimi dieci anni. Mi sono chiesta spesso a cosa servisse tutto quella sofferenza e, ovviamente, quando ci sei dentro sei così soffocato che non ti puoi dare una spiegazione, anche perchè il dolore è una cosa che non si spiega e non si ha neanche voglia di subire. Poi, a mente fredda e con un po' di distanza in mezzo, anche se il ricordo è ancora vivo e cocente, penso che se non mi fossi sbloccata e non avessi osato quel cambiamento, lasciando una vita collaudata e sicura, non sareste nati voi. 
E' una lunga storia, spesso ingarbugliata e non sempre chiara, ma che provo, qui di seguito, a raccontarvi, sottolineando  anche di quanto il vostro babbo mi è stato vicino in quei giorni e io non dimenticherò mai le sue dimostrazioni di affetto in quei lunghi e bui momenti. Gliene sarò sempre grata.
Ecco il racconto  che, come tutte le storie, parte da lontano, per arrivare a voi.
Con il babbo Gangster ci siamo conosciuti tardi, quando avevamo tutte le sicurezze e le idee chiare della maturità, ma non più il tempo e le tante occasioni che la giovinezza ti mette davanti. Così, appena conosciuti, abbiamo capito che eravamo la famiglia e abbiamo, da subito, iniziato a provare a mettere su famiglia. Prima imparando a conoscerci e a rimanere stupiti di quanto ci conoscevamo, poi a rilassarci nella possibilità che il caso ci aiutasse ad avere un figlio, tanto che vuoi che sia, prima o poi arriva, con tutto l’amore che proviamo l’uno per l’altra. Il tempo passava, ci siamo sposati, e con  quell’impegno preso abbiamo realizzato che la natura andava aiutata e, appena tornati dalla luna di miele, avevamo pronto l’appuntamento nella clinica specializzata in infertilità. Freschi sposi abbiamo dovuto subire le torture che subiscono le coppie come noi con sterilità inspiegabile, così si chiamava quella nostra: milioni di esami fatti davano come unico risultato che non c’era niente da correggere, andava solo un po’ aiutata la natura, proprio perché non avevamo ancora molto tempo davanti. Forti della nostra buona stella proviamo così a forzare il destino e ad obbligarlo a darci quello che ci negava. Iniziano i vari cicli, stimolazione delle mie ovaie con dosi di ormoni quotidiani che mi dovevo iniettare in pancia, dopo la prima inseminazione artificiale andata male, al centro non mollano né me né i nostri soldi e si riparte subito dopo triplicando la dose di ormoni da punturarmi in pancia per provare con la  fecondazione in vitro. Produco otto ovuli, quelli buoni per l’inserimento nel mio utero sono tre belli vivaci più  uno un po’ più piccoletto, ma nel più ci sta il meno e così me ne impiantano quattro.  Sto 15 giorni a covarli,  con l’emozione di sapere che porto in pancia quattro nostri piccoli cuccioli. Il verdetto è negativo, non ne è rimasto neanche uno. Mi dispiace tanto, dicono al centro, smetta subito gli ormoni e ritorni qua fra tre mesi. Smettere subito gli ormoni, insieme ad accettare quel lutto, mi dà alla testa, mi scoppia l’anima ma io piango quei piccoli con mio marito solo una notte, la notte della notizia. Nelle altre notti piango da sola, chiedo loro dove sono e come stanno, come sarebbero stati e chiedo loro di proteggermi, lassù dal cielo, che sono  tanto triste senza loro.
Tanto per non rinunciare provo un’altra cura, questa volta dal vecchio primario di montagna che mi dice di non preoccuparmi: va tutto bene e finchè ovulo posso rimanere incinta in modo naturale. Mio marito ne è innamorato io lo odio senza dirlo: sento che con quelle parole viene data di nuovo colpa a me e al mio corpo se non riesco a rimanere incinta e ci si affida di nuovo ad un destino che non riesco a forzare.
Ovviamente in figli non vengono, io nel frattempo avevo bisogno di cambiare qualcosa e impulsivamente cambio lavoro, anche se il marito mi diceva non farlo, hai altro a cui pensare adesso, goditi quel posto di lavoro che non ti dà preoccupazioni anche se è noioso. Non accetto il consiglio e scommetto sul nuovo lavoro. Capisco di aver perso la scommessa dopo soli tre giorni, il lavoro e i colleghi nuovi sono un vero inferno, io adesso penso a sopraviere lì dentro e a come fare a scappare quanto prima, e fare un bambino passa in secondo piano. Mio marito mi sta accanto per consolarmi, non dormo la notte impaurita per andare a lavorare la mattina successiva,  lui veglia con me ma anche mi dice che cavolata hai fatto adesso che dovevi stare tranquilla per riprovare a rimanere incinta con una nuova cura. Ancora colpa mia. Ma fra malintesi e colpe, l’amore fra noi  rimane tanto, così decidiamo di andare via per Pasqua per qualche giorno, giusto per staccare da tutta quell’angoscia e vedere se possiamo tornare a sorridere. Decidiamo per la Grecia, poi, qualche giorno prima di fissare ci dicono che la Pasqua ortodossa quest’anno coincide con la Pasqua cristiana e che quindi in Grecia avemmo trovato tutto chiuso. Decidiamo così di posticipare la settimana in Grecia di 15 giorni: primo segno del destino. Arriva il venerdì della partenza, io prendo ferie e saluto tutti, torno a casa e il Gangster, occhi bassi da cane bastonato, mi dice che non può partire, impossibile per lui lasciare il lavoro almeno fino al mercoledì, sperando che forse io gli dica ok, lasciamo perdere e rinunciamo. Sarebbe la cosa più logica ma io non lo dico, forse perchè sento che il destino mi sta aspettando e dico d’accordo, rimandiamo, ingoio il rospo, ma non mi importa, io quella vacanza la voglio fare.
L’aereo parte da Roma, il giorno della partenza calcoliamo il tempo giusto per arrivare all’aeroporto con il giusto anticipo e arriviamo alle porte di Roma in tempo, è solo che non avevamo calcolato il raccordo anulare e l’ingorgo sistematico che si produce lì a quell’ora. Iniziamo a stare disciplinati in coda per un po’ di tempo, poi, come ci accorgiamo che quel tempo si sta portando via il nostro aereo, io mi scopro a dire a mio marito facciamo di tutto per partire, buttati sulla corsia d’emergenza e percorriamola tutta fino all’aeroporto, cosa mai fatto prima d’ora ma il destino mi chiamava, e  per rispondergli mi faceva pure infrangere la legge. Arriviamo all’aeroporto con l’aereo già in pista con i motori accesi, l’hostess che ci aspetta sopra la scaletta e montati noi, chiude lo sportello con un bel po’ di ritardo, con la grande irritazione di tutti gli altri passeggeri.
Ci ritroviamo così a Salonicco, stranamente leggeri e felici (come penso che sia quando il destino sta lavorando per te e tu improvvisamente senti che non ti devi più affannare per cambiarlo ma che ti rimetti alla sua volontà) in quella strana città sentiamo l’energia del mare, passeggiamo mano nella mano, prendiamo l’aperitivo al tramonto su dei velieri pieni di musica allegra, riprendiamo ad amarci con spensieratezza. Noleggiamo un auto e visitiamo la penisola calcidica, non c’è nessuno a parte papaveri freschi e vallate verdi piene di profumo di mare, che è lì sotto, siamo praticamente io e lui soli tutto il giorno, chiacchieramo, ridiamo, stiamo in silenzio in una pace di altri tempi, quei tempi in cui non c’erano problemi per noi ma solo il nostro amore.
 Non so in quali di quelle notti siete  arrivati  voi  gemelli,  però sicuramente siete arrivati in quella settimana. E non credo che se avessi rinunciato a quella vacanza sareste nati lo stesso, non avrei avuto a casa quella serenità che quella vacanza strappata al destino a tutti i costi ci ha regalato, mettendoci più volte alla prova circa la nostra volontà di raggiungere quel desiderio che ci stava aspettando. 
Adesso ogni tanto, quando mi capita di ricordare quella settimana greca, vi carezzo la testa e vi vedo forti e tenaci, come lo siete stati fin dalla prima ecografia,  così mi rivolgo a voi chiamandovi piccoli macedoni, lottatori di altri tempi, conquistatori greci del vostro posto nel mondo. Anche se ogni tanto penso ai vostri quattro primi fratellini spariti nel nulla della mia pancia e chiedo ancora a loro di vegliare su questi due gemellini che stanno crescendo e che il destino mi ha imposto di andare a scovare, mentre per loro è andata male solo perché quello non doveva essere il loro destino.

martedì 22 gennaio 2013

Billy Elliot ingegnere

Da un po' di tempo ti piace guardarmi da vicino e, sorpreso, mi ridi, con quel tuo sorriso a quattro denti quasi cinque. Poi ti piace scostarti subito un po', come a dire ti voglio vedere bene ma voglio anche mettere a fuoco, per godermi l'insieme, che troppo da vicino rischio di mancare l'interezza del tuo volto, mammina mia. Questa cosa ci fa ridere entrambi, da prima così vicini da toccarci il naso, e poi via con quel tuo scatto subito all'indietro come se mi volessi fotografare all'improvviso, per poi tornare vicino a me vergognoso a nasconderti nella mia spalla.
Ti si sono allungati i capelli quasi all'improvviso, così adesso hai i riccioli scomposti che sembri uno scienziato pazzo, con il tirabaci in fronte che si è allungato e fa da ritrosa, ma per fortuna quei riccioli morbidi hanno fatto scomparire l'effetto riporto laterale che ti faceva tanto assomigliare, nella pettinatura, a Donald Trump e per un bambino di un anno non mi sembrava proprio lo stile giusto. Anche se il colore dei capelli ti è rimasto quello, color capello tinto oro di anziano americano che sverna a Miami. Ma vedrai che quei riccioli d'oro ti porteranno lontano. Specie perchè si abbinano ad una carnagione ambrata, che ti fa abbronzare con qualsiasi raggio di sole, ti tosti in estate e ti dori in inverno e così hai sempre l'aria sana del lupo di mare, anche se sei un tappetto di meno di 80 cm.
Ti fai grande ogni giorno di più, e ci credo, con tutto quello che mangi! Usi le tue mani "a ventaglio" come le chiamo io, quando muovi tutte le dita della mano insieme avanti e indietro ad indicare un butta butta, rivolto a chi ti dà da mangiare, felice di mangiare cose buone e saporite, anche se, come hai sempre fatto fin da piccolissimo, sui sapori nuovi esordisci, per principio, con una bocca all'ingiù come a dire che caspita è questa roba? Ma come capisci che è buona, zap, sparisce in quel forno bocca. Ancora ti piace farti imboccare, da vero uomo pigro e viziato, ma ti piace anche prenderti da solo il pezzo di cibo in mano e per farlo ti concentri in una maniera smisurata: fissi il pezzo, fai un tuo calcolo matematico su quanta forza e distanza devi imprimere alla tua mano per prenderlo e poi via, parte la presa. Perchè in tutto quel che fai sei preciso: hai controllato attentamente tutte le listelle del parquet di casa, neanche facessi il collaudatore di pavimenti,  scorri il ditino in ogni taglio e fessura, batti il pugno per sentire i diversi rumori, di ogni gioco studi attentamente i meccanismi, gli ingranaggi, le cavità e le sporgenze, aiutandoti anche con qualche morso, che bisogna giustamente testare se il materiale è resistente come sembra. Per questo ti chiamiamo l'ingegnere, che potrebbe essere un mestiere adatto a te, se non fosse che in te, per fortuna, prevale il ballerino che hai dentro perchè come senti partire la musica, molli tutti i tuoi studi sulla materia e scatti a dondolare, rapito da quel ritmo, guardando in contemporanea nella mia direzione per vedere se faccio altrettanto (e io, quando ci sei tu, faccio altrettanto ballando tutte le volte che inizia una musica, giusto per incoraggiarti e farti credere che la musica sia obbligatoriamente legata al ballo) e per ricevere la mia approvazione, che trovi nel mio più grande sorriso, perchè  in fondo ho sempre desiderato un bimbo ballerino più che ingegnere.
Sei anche un chiacchierino chiacchierone, specie la notte quando, alle quattro, proprio all'ora in cui  capita anche a me di svegliarmi sempre, ti alzi in piedi nel tuo lettino, ti aggrappi ai cancelletti e, rivolto a tua sorella che se la dorme beatamente, inizia a chiamarla con quel tuo Ata, Ata (che a quanto pare è il suo nome per te) e  inizi incalzante con i tuoi dededede, che vanno avanti per un'ora e più, fino a quando la sorella, irritata, ti fa un urlo e, scoraggiato, ti ributti giù a dormire.
Adori le scale musicali, i suoni semplici ma ritmati che imiti subito, guardi incantato la bocca di chi canta come a volerne carpire i segreti e tutte le volte ci provi anche tu, a farti una cantatina.
Adesso hai scoperto il moto da bipede, dopo che sul quadrupede ti sei esperesso a modo tuo, strisciando a lungo, più che gattonando, che sembravi un soldato in trincea, tenendo però il piede destro alzato, tipo periscopio. Poi hai imparato a gattonare in senso stretto anche se la partenza la fai sempre strisciando, poi in corso d'opera ti alzi a quattro zampe e infine, quando arrivi alla meta che adesso è qualsiasi cosa alla quale ti puoi aggrappare, ti alzi in piedi, ovviamente sudianto attentamente i rischi e le leve e i giochi delle forze fisiche, perchè anche sei un ballerino canterino, ma sei pur sempre anche un ingegnere. Da alzarti in piedi a voler camminare è stato un attimo, adesso mi corri incontro, ti aggrappi a me, mi porgi prima una mano e poi un'altra e guai a te se sbaglio a darti le mani giuste perchè la tua precisione non transige qualcosa di diverso da quello stabilito, e vuoi sempre che ti aiuti a camminare. Camminucchi in quel tuo modo solito, concentrato neanche dovessi poi scrivere un trattato, e sistemi la bocca come a dire se sposto anche questi muscoli mi casca tutto e, ovviamente, sottolinei sempre ogni tua impresa con un suono che sembra un cigolio oppure un motore a scoppio, che sempre devi raccontare cosa fai, a chi però ancora non l'abbiamo capito.
E poi ami le donne, tutte. Sei un latin lover nato, appena scorgi nei tuoi paraggi un essere che vada dai due agli ottanta anni (sì, le tue coetanee non ti intrigano tanto, ma le attempate sì) inizi i richiami tipo delfino, gorgheggi con la voce quando si avvicinano, ti metti subito di tre quarti come ad offrire il tuo profilo migliore e allunghi subito una mano per toccare. Il tutto azionando il tuo sguardo migliore, che è quello occhi allungati a mandorla, sorriso quasi cinque denti e espressione che vuol dire bella donna mi trovi irresistibile? Allora fatti scappare un bacio!
Mannaggia a te, le tue zie già ti chiamano ragazzo bellissimo e quando tu lo senti   ti giri neanche quello fosse il tuo vero nome, sai già come approfittarti di tutte noi, con quel tuo pretendere e non accettare compromessi pena il tuo pianto incessante che manda fuori di testa, ma ci ripaghi con quel tuo visetto d'angelo, il mio angioletto canterino e ballerino, il mio Billy Elliot.

domenica 20 gennaio 2013

Diario della settimana (dal 14 al 20 gennaio)

Lunedì 14 - Oggi sono tornata al lavoro a tempo pieno, anche se non andrò tutti i giorni. Adesso avete un anno ed è finito l'orario ridotto per il doppio allattamento. Ma rimangono sempre doppi mesi di aspettativa al 30% di stipendio, che io userò per spezzare la settimana e rientrare gradualmente. E pensavo andasse peggio questa mattina.
Questa notte Emino hai cantato e chiacchierato da solo dalle 4 alle 6. Io ti ascoltavo e cercavo di indovinare perchè non piangevi, come sempre fai quando ti svegli. L'ho capito quando poi siamo tornati a casa dal nido:  ti alzi facilmente in piedi con le mani appoggiate al divano ma anche mi chiedi le mani per  scendere, cosa che non sapevi fare fino ad adesso e che invece ora ti esalta. Soprattutto ti rende libero e indipendente, per questo non piangi più nella notte quando ti stancavi di rimanere appeso al lettino sapendoti alzare ma non  scendere. Io ti ho aiutato tutto il pomeriggio, incoraggiandoti tutte le volte che riuscivi a scendere, perchè voglio fare di te un bimbo sicuro e libero, specie dopo questa sera, quando con il tuo babbo eravamo tutti felici per la nuova casa al mare ed ecco che riappaiono, regolarmente, i lacci che lo legano come un cappio a quei suoi genitori che non hanno saputor renderlo libero. Deve dimostrare a loro, come un dovere, come un obbligo, cosa fa e quanto lo paga, sottostando tutte le volte alle loro regolari critiche, mentre lui cerca sempre un'introvabile approvazione, visto che  di tutto quel che il Gangster ha fatto per loro non li ho mai sentiti dir parola che non fosse una critica, mai un elogio di ringraziamento. Per questo vi terrò ben lontani da quel mare portandovi al nostro mare che  per fortuna è lontano lontano da quei nonni che non incoraggiano ma correggono e basta.
Martedì 15 - Si alterna il sole con la pioggia oggi e ugualmente il mio umore. Oggi niente lavoro, e questo tempo libero lo sto sprecando. Giro a vuoto fra la spesa per casa e spese inutili per voi, gli ennesimi vestitini a saldo che vi renderanno eleganti ma che infrangono il mio proposito di vivere con quello che si ha, che   in tempi di vacche magre è bene farci trovare pronti grazie all'oculatezza di questi tempi di vacche grasse. E poi deve essere anche un'educazione, uno stile di vita che vi voglio insegnare ma che, a quanto pare, prima devo apprendere io. Oggi sono andata a fare una consulenza medica da un dermatologo, che mi ha illustrato i rimedi che potrei prendere per rendere il mio viso meno sciupato (la gravidanza mi ha reso il viso emaciato e non più tonico). Io sono allettata di seguire le sirene della bellezza, ma anche spaventata di pagare una cosa che è volatile, che porta benefici solo momentanei che vanno poi mantenuti nel tempo. Certo che io mi vedo proprio male, con questo mio visino scavato e mi piacerebbe rimpolpare con qualche trattamento estetico.
Mercoledì 16 - Questa mattina con il babbo Gangster ci svegliamo presto, e passiamo quelle ore silenziose che fanno passare la notte al giorno ad ascoltare la pioggia e a far parlare i nostri cuori. Io gli confido le mie pene, questo mio stare sempre da sola con voi che mi carica di responsabilità, quell'essere sempre il solo genitore presente che si fa carico della vostra educazione mi spossa e mi rende così responsabile che mi sento spaventata. Il vostro babbo, come sempre, sa trovare le parole giuste con me, mi incoraggia e mi dice che i bimbi crescono al meglio, anche se lui non è molto presente, io ho tutta la sua fiducia e questo mi deve tranquillizzare e anzi di questo mi ringrazia, e poi, in fondo, a voi non manca niente e dovete imparare a fare i conti con quello che avete: un babbo che lavora tanto, una mamma che si inventa mille cose da farvi fare, ma che quando è stanca ha diritto di riposarsi, visto che non dobbiamo dare ai bimbi un mondo impossibile. Io mi rassereno e si riparte per un'altra giornata. Oggi indossavate dei bellissimi gilet peruviani di mille colori e oggi riprende il corso di Music Together dopo le vacanze natalizie e meno male che c'è, fa così bene cantare! E Martino, ovviamente con noi, adesso cammina! Ossignore come vi fate tutti grandi.
Giovedì 17 - Ho cambiato struttura, sono casualmente inciampata in questo centro di estetica avanzata che mi ha dato immediatamente fiducia, tutte signore allegre ed educate alle quali ho pure fatto vedere le foto dei gemelli (cosa che non faccio mai, ma quando mi sento bene e bene accolta divulgo volentieri). Ho sperimentato un trattamento viso che mi piace e mi sono affidata a loro. Vedremo nel tempo. Intanto oggi, per il solito di lui imprevisto, niente ristorante ebraico con il babbo Gangster. Peccato perchè quel ristorante tranquillo ci piace proprio, e soprattutto ci piace mangiare quelle cosette buone che ci ricordano tanto il nostro viaggio in Israele, e così ho ripiegato su di un cult, quando sono sola: panino da Semel. Al proprietario ho pure raccontato di questo blog, speriamo che riesca ad entrarci. Saluti comunque caro signor Semel, se capita qua. Vede che la privacy è ben tutelata.
E questa sera esageriamo, andiamo al cinema! Tanto voi avete la zia Aci che dorme sul divano insieme a voi.
Venerdì 18 - Al lavoro questa mattina e insomma, non va così male come mi sono sempre immaginata. Che sogno sarebbe per me andare al lavoro con leggerezza! Poi è così pratico che lavori ad un minuto e mezzo di auto dal vostro nido, abituata come ero a dover attraversare la città, adesso in un baleno invece ce la faccio a fare tutto.
Fa freddo fuori, la neve è vicina e la vostra tosse rimbomba. Così oggi dopo il nido subito a casa,  tutti e tre sul tappeto a giocare, con voi due che fate a gara per salirmi in braccio e non accettate neanche il compromesso tutti e due insieme, perchè come riesco a tenervi in equilibrio uno a destra e uno a sinistra, iniziate a scalciarvi e a tirarvi i capelli, pretendendo l'esclusiva. Peccato, perchè mi piacerebbe tanto passare il tardo pomeriggio, quel momento che vi vede esausti prima di cena, con voi entrambi in braccio a me, tutti e tre abbracciati al calduccio dei nostri corpi a farci le coccole con calma.
Sabato 19 - Fa freddo questa mattina così mentre siamo in giro per fare la spesa cerchiamo riparo nei negozi che ormai ci siamo fatti amici, dove tutti vi conoscono perchè vi hanno visto crescere,  capita che mi rimanga "appiccicato" un paio di pantaloni della nuova collezione primaverile, imperdibili e incredibilmente allegri: blu a palloni bianchi. Allora quando torno a casa e vi metto a letto per il pisolino pomeridiano, mi ricordo di aver comprato ai saldi un vestitino blu primaverile per Mina e mi metto subito a ricamarlo a palloni con le sfumature del rosa e viola. Così la primavera ci coglierà vestite uguali, cara bimba mia.
Domenica 20 - San Sebastiano, mezz'ora abbiamo dice il proverbio. Ma non ce ne siamo accorti perchè è piovuto tutto il giorno. E con la tosse che avete siamo stati quindi tutto il giorno chiusi in casa, a fare esercizio di camminate con Emino e scorta di coccole per Mina. C'era pure il babbo Gangster con noi, ma come sempre, per magia, non si sa come fa, riesce ad esserci senza esserci. Però sono contenta che si renda conto quanto siete faticosi, ma più che faticosi, che in fondo la fatica è un'altra cosa, lavate il cervello. Però non vi cambierei con niente e non potrei più fare a meno di voi. E crescete così alla svelta, ossignore come vi tirano le magliette!

venerdì 18 gennaio 2013

Beati gli ultimi

Te lo dico tutti i giorni, quando ti lascio ad aspettarmi mentre  tuo fratello ti passa avanti in tutto (nel bagnetto, nell'essere portato al nido, nel salire per primo in casa) perchè lui non regge la solitudine, al contrario tuo: grazie bambina mia per questa pazienza, grazie per saper aspettare senza aver paura. 
Io ti ammiro per come sai passare il tempo senza ansia, lì da sola ad aspettare, come una grande, che la tua mamma ritorni, che torni a prenderti. Sembra che tu lo sappia, che non scappo, che ho altro da fare e che da te tornerò appena possibile, eppure hai un anno appena. 
Quando torno ti trovo assorta, che ti studi la maglietta, che giochi con qualcosa, che stai a guardarmi correre su e giù per tornare il prima possibile da te. Sempre mi accogli con un sorriso, mai ti trovo con i lacrimoni di angoscia, sempre sai trovare il modo di aspettare.
Io ti ringrazio tutte le volte, ti ringrazio per come sai comportarti da grande, tu così piccola ma grande da subito. Ti ringrazio e ti stringo forte a me, baciando a lungo quelle tue guance soffici, con te che pronta mi fai il verso e butti i baci con quella tua boccuccia a cuore. Certo, tutte le volte che ti lascio ti spiego che torno subito e quello che devo andare a fare, tu mi ridi come se ti raccontassi una barzelletta, poi abbassi la testa come a dire vai pure, io aspetto.
Ti ammiro sai bambina mia, mi insegni  tanto e mi dai l'esempio, l'esempio di come essere forte e non scoraggiarsi mai. E te lo ti dico sempre, perchè io a te bisbiglio i miei pensieri nell'orecchio, tutte le volte che quel tuo essere ultima ci permette di goderci il maggior tempo rimasto, la tranquillità di sapere tuo fratello sistemato che non può darci noia, e ci prendiamo il nostro tempo con calma, ti massaggio le gambe con la crema dopo il bagnetto, ti faccio salire le scale con calma, lasciandoti guardare a testa in giù come piace a te, ti racconto cosa andrai a fare al nido quando ci abbracciamo strette lungo tutto il vialetto d'ingresso. In fondo, beati gli ultimi che saranno i primi.

mercoledì 16 gennaio 2013

Il mio grande bambino piccolo

Un anno fa mi chiamarono dall'ospedale la mattina, per dirmi che ti avrebbero dimesso oggi, mentre io ero con tua sorella a prendere il nostro cappuccino. Ricordo che ho tirato un sospiro di sollievo, quando ho sentito la chiamata. Finalmente la famiglia si riuniva. 
Le 14 è l'appuntamento che danno sempre per le dimissioni, io ho lasciato tua sorella a casa un attimo con mia sorella e sono venuta subito a prenderti. Questa volta non ho aspettato che il babbone fosse libero, che organizzasse l'auto e che passasse a prenderci tutti no, questa volta sono venuta con la carrozzina vuota a prenderti a piedi, tanto poi in fondo non stiamo così lontani dall'ospedale. 
Ricordo che volavo, con quella carrozzina vuota, avevo voglia di prenderti, prenderti con me. 
Quel giorno ci furono tante dimissioni, praticamente tutto il gruppo ormai diventato amico fu dimesso in blocco, per cui ci volle un po' di tempo prima che potessero mandarci a casa, dove Mina era rimasta senza che le preparassi il latte. Appena fu possibile ti misi nella carrozzina, ti coprì il più possibile, e uscimmo dall'ospedale per la tua prima boccata di aria vera. 
Ricordo che ero così contenta Emino di averti, di vederti dentro quella carrozzina piccolo come un fagiolo ma bello ai miei occhi come mai. Era un bel pomeriggio di sole, anche se ormai erano le 4 e il sole non scaldava più e io avevo un po' di paura che quell'aria fredda ti facesse male, per questo andavo a passo veloce che quasi mi sembrava di volare, anche se  non era per la fretta ma per la contentezza. Ho fatto quel viale non sentendo i piedi che toccavano terra, ridevo e piangevo ed ero inebriata dalla felicità di portarti via, per tenerti con me a casa ed iniziare a stare insieme. 
Quando siamo arrivati a casa  ti ho fatto vedere ai nonni, che piangevano con me. Siamo poi saliti in casa nostra e finalmente avete mangiato, tu e Mina, il primo pasto insieme e a casa la serata è scivolata lenta verso la notte.  Quella notte il babbo non c'era con noi e così io ti ho ceduto il posto d'onore vicino a me, ti ho fatto dormire con me nel lettone per tenerti al caldo e vegliarti tutta la notte. Credo di non essermi mai girata e forse anche di non aver respirato, per la paura di farti del male, per la paura di perdermi qualcosa di te. Avevo tre giorni da recuperare, quei tre giorni in cui tu, piccolo ometto coraggioso, eri rimasto da solo all'ospedale, senza la tua mamma e senza tua sorella.
Questi tre giorni poi hanno lavorato a lungo sul mio senso di colpa nei tuoi confronti. Quando eri piccolo piangevi così piano che neanche ti si sentiva, sovrastato dalle urla di tua sorella. Poi piano piano hai iniziato ad importi, proprio con il pianto e da allora hai iniziato a tenermi in scacco proprio grazie a quel tuo pianto al quale io non resisto. Di questo abbiamo parlato questa estate con la dottoressa esperta di gemelli, che mi ha fatto venir fuori, nel parlare, la risposta: per riscattare quei tre giorni da solo nella culletta termica io sono disposta a tutto, soprattutto a non negarti mai le mie attenzioni. Capito questo non mi sono fatta più prevaricare da te, a scapito di tua sorella e adesso sì, appena ti sento piangere mi agito ma non accorro più come prima, adesso so che ti voglio insegnare a farcela. E a farcela da solo non vuol dire che la tua mamma non ti adori.
Il nostro è un rapporto strano, i nostri baci sono da innamorati, e anche i nostri sguardi. Quando mi guardi negli occhi  mi fissi con un sorriso come il più bravo dei playboy sa fare, tutte le volte mi guardi attentamente e stupito, come a dire capperi che bella ragazza che sei, poi però ti metti subito in moto e vuoi liberarti da questa tua mamma, perchè oltre le sue braccia sai bene che c'è un mondo fantastico che ti aspetta. A volte sei così testardamente capriccioso che mi fai sfinire, sei anche così estenuante nella tua insoddisfazione che mi metti a dura prova, ma quando ti vedo intento a studiare i giocattoli o entusiasta delle tue scoperte e di quel piccolo camminare che fai adesso, come quando ti vedo dormire di fianco con quella gamba piegata sull'altra che sembri un angioletto, mi si scioglie il cuore e quasi aprirei la finestra e urlerei  al modo questo è il mio  bimbo piccolo che sono andata a prendere a piedi all'ospedale, pur di non aspettare un minuto in più per portarmelo a casa con me, questo è il mio piccolo grande tesoro.  Cresci felice, solo questo mi sento di augurarti, il resto è nelle mie e nelle tue mani e ce la metteremo tutta per far meglio entrambi.

lunedì 14 gennaio 2013

Diario della settimana (dal 7 al 13 gennaio)

Lunedì 7 - Questa mattina proprio non ce la facevo ad andare al lavoro per quanto sto fisicamente male, prostrata da quest'influenza, non so neanche come ho fatto a passare la notte, con Emino che ha iniziato a piangere alle 4, svegliando anche Mina e quindi  latte per tutti, anche a quell'ora. E poi non è finita lì, lui non si sa che cosa abbia, invece io sì che so che cosa ho: sinusite, me lo ha detto il medico quando oggi  mi ha visitato. Per questo questa mattina presto presto li ho portati al nido, dopo bene 15 giorni di interruzione per le vacanze natalizie e me ne sono tornata al calduccio di casa. Quando sono andata a riprenderli, prima delle 15, nel rispetto delle fasce di controllo, Emino stava ancora dormendo e l'ho dovuto far svegliare, con il risultato che è stato stralunato tutto il pomeriggio. Così l'ho fatto cenare addirittura alle 18 (non ne poteva proprio più, si addormentava nel piatto), doccia, shampoo e pigiamino e il tempo di toccare letto già russava, ed erano le 18.30. Finito con lui ho iniziato con Mina, stessa cena con mozzarella e minestra di broccoli e zucchine e via a letto anche lei, ma ad ora più tarda, addirittura alle 19!
Martedì 8 - Emino questa notte ti sei svegliato alle 2, alle 3 e alle 4. Le prime due volte sono riuscita a riaddormentarti mettendoti il ciuccio e aspettando un po' lì con te nella cameretta, la terza volta, convinta da tanta tua agitazione, ti ho scaldato il latte sconfitta e  te lo sei divorato. Sicuramente tu hai fame, fame che ti sveglia la notte. Difatti dopo poche ore era tempo di sveglia e non hai disdegnato un altro biberon pieno, e i conti tornano perchè  al nido la maestra mi ha detto oggi che ieri non avevate mangiato niente. E quindi è da ieri che hai fame! Oggi c'era pure la sorpresa al nido, c'è un nuovo inserimento, un bel bimbo e per fortuna colorato! Ero stanca di tante facce monopallide. Finalmente un po' di scambio di culture e, ovviamente Mina si è fatta subito avanti per promuovere le relazioni internazionali. Sì, era molto interessata al bel bimbo nero, elargiva sorrisoni da gatta simpatica, non proprio ricambiati dal bambino impaurito da tanta sfacciataggine e soprattutto dai suoi continui avvicinamenti ravvicinati.
Il pomeriggio poi viene a trovarci una vicina d'ombrellone che era incinta questa estate e che ad ottobre ha fatto una bambina che si chiama come la mia. Finalmente ci incontriamo, finalmente possiamo vedere la bimba nuova e... i due si sono comportati malissimo. Sembravano impazziti: Emino che urlava incessantemente anche se era in braccio, Mina contemporaneamente mi si aggrappava addosso voleva stare in collo, il fratello non voleva e quindi urlava di più, ovviamente la piccola si è svegliata e si è messa a piangere pure lei. Ovviamente gli ospiti sono andati via dopo neanche mezz'ora, chiedendo timidamente se stavo sempre da sola con i piccoli. Io, ovviamente non creduta, ho detto loro che i gemelli non sono mai così capricciosi, in genere sono buonissimi, ma dubito di averli convinti. Meno male che avevo preparato il seggiolone e  dei vestiti di Mina da dare alla bimba nuova per metterli in primavera, così benchè siano venuti dalla parte opposta della città, non hanno fatto tanto viaggio inutilmente. Però che figure! Io mortificata, credo la prima volta da quando sono la loro mamma.
Mercoledì 9 - Pare che l'amore a prima vista che ha provato Mina nei confronti di Joshua, il nuovo inserimento del nido, sia prontamente evoluto ... nell'amore per il di lui babbo. Pare che lei, mi hanno raccontato le maestre, gli si attaccasse alle gambe, tentasse la scalata alle sue braccia, lo attaccasse ripetutamente da molti lati, benchè venisse allontanata e tentata con altri giochi ma no, lei tornava sempre lì, da quel babbo color nero scuro che a quanto pare la intriga proprio. Questa mattina, in tutta risposta, il piccolo Josh come mi ha visto mi ha preso per mano e mi ha portato alla porta, come a dire lasciamoli qua soli quei due e andiamo via io e te.
Forse è per questo che Emino questa notte ha pianto ininterrottamente dalle 4,30 alle 6,30, benchè gli abbia allungato, gradendo molto, due biberon pieni fino all'orlo di latte?
Giovedì 10 - Parte storta la giornata oggi. Nel solito giro di mail fra mamme, questa mattina trovo la notizia che al ritrovo di sabato prossimo dall'insegnante yoga che ci ha fatto conoscere quando eravamo incinte, alcune non vogliono mettere ai bambini le maglie che abbiamo regalato loro ad ogni compleanno con la scritta personalizzata per ciascun bambino e con la firma mamme yoga. Pare che sia perchè ci saranno presenti anche altre mamme che non hanno aderito all'iniziativa e così non si vorrebbe farle sentire escluse. Escluse esclamo io? Ma come, sono state invitate ai compleanni e non sono venute, adesso dovrei rinunciare al piacere di vedere a frutto il mio lavoro (inutile celarsi generosamente dietro al gruppo e almeno in questo mio blog, e solo per questa volta, dichiaro chiaramente che l'idea è stata assolutamente mia, insieme alla sua realizzazione pratica). Mi infurio e provo a farmela passare, pensando che adesso sono adulta e mamma e non posso più reagire da annebbiata dalla rabbia. Ma non mi passa e così scrivo una bella mail alle altre in cui dichiaro la mia delusione e metto i remi in barca sulle prossime iniziative, ormai stanca di essere un motore che gira a vuoto E mi sento meglio. C'è chi mi segue e mi capisce, c'è chi rimane allibito, c'è chi non commenta, c'è chi non so che pensare. Io so che mi sono sempre comportata bene, soprattutto generosamente e soprattutto non ho voglia di passare sopra a questa cocente delusione, costi pure qualche testa. D'altra parte ai miei bambini voglio insegnare a stare sì con tutti, ma non deve essere ad alto prezzo. Bisogna anche saper scegliere con chi condividere i passaggi della vita e salutare educatamente quando ci sono divergenze che fanno male.
Intanto i bimbi oggi sono finalmente rimasti al nido fino alle 16. Quando sono andata a prenderli erano tutti seduti in torno ad un tavolino a mangiare la schiacciata e ad ascoltare la maestra che cantava loro delle canzoncine: era una scena dolcissima. E nel tragitto di ritorno a casa ci siamo anche fermati a comprare un imbattibile vestito in maschera per Emino. Che Carnevale ci deve trovare pronti (fra l'altro organizzare una festa di Carnevale era una delle iniziative per le quali ho dichiarato oggi di voler tirare i remi in barca. Ma solo relativamente a quel gruppo di mamme, per i miei cuccioli Carnevale non deve vedere crisi!!!)
Venerdì 11 - Oggi al nido vi siete comportati benissimo: avete mangiato tutto e molto e dormito due lunghe ore. Pensavo che per questo vi sareste comportati benissimo  tornati a casa, dove oggi avevamo la visita della Gabry che non vi vedeva da tanto tempo. Invece avete fatto la solita scenetta tutti a piangere perchè volevate starmi in braccio, ora è chiaro che lo fate perchè  gelosi che io non vi presti  attenzione quando sto chiacchierando con un'altra persona. Ossignore no, così non vi voglio vedere, a me piace ricevere e chiacchierare e non posso essere ostaggio di scenette isteriche. Però un po' vi capisco, adesso stiamo così tanto tempo lontani che avete voglia e bisogno di recuperare. Per questo questa sera dopo la vostra cena, con Emino che di nuovo ha dato il peggio di sè, urlando e buttando il cibo dappertutto, soprattutto sul viso, esasperando anche il momento bagnetto in cui adesso si ribella e scalcia,  quando tutto era finito e avevamo finalmente conquistato il pigiamino, me lo sono preso in braccio e me lo sono tenuto stretto stretto guancia a guancia e ballando gli ho cantato la canzone Meraviglioso, riadattandola a lui, dicendogli che è meraviglioso che sia il mio bambino, che lo avevo voluto tanto e che è così bello e speciale per me. Perchè anche se si battaglia, il bene profondo c'è e va esplicitato, perchè lui ha il diritto di saperlo e stare tranquillo.
Sabato 12 - Raduno yoga con le mamme che hanno fatto insieme a noi il corso yoga in gravidanza e anche il post parto, con i bimbi appena nati.  Era da maggio che non ci radunavamo tutte là, di nuovo in cerchio a raccontarci i cambiamenti che questa gravidanza ha portato. Ognuno le proprie storie anche se, alla fine, è solo una grande storia con vari colori, o  forse sono solo varie sfumature dello stesso colore: la stanchezza che non pesa, la testardaggine dei bimbi che se anche non sanno parlare sanno farsi valere, le suocere, le incomprensioni con i mariti, il lavoro che allontana, il nido come risorsa e il sonno che sempre manca. I piccoli che diventano grandi e queste piccole donne diventate grandi donne. Grazie ancora, Cristiana, per quando ci leggerai qua. Ci hai aiutato ad essere fiduciose con la pancia e coraggiose con i neonati, adesso ci hai visto forti con questi piccoli ometti claudicanti.
E poi subito dopo il pranzo dei bimbi, via al mare a vedere la casetta che presto diventerà nostra! Un altro sogno che si concretizza, Volavo fra quelle mura con Emino in braccio a pensare ai mobili, ai pomeriggi in terrazza con voi, alle vostre bici, al divano davanti alla finestra, alla vostra cameretta davanti alla nostra, agli uccellini che ci sveglieranno, alle colazioni da fare su tavolo fuori, alle vostre ginocchia sbucciate dagli scogli, a quel lieve russare del pisolino del pomeriggio, alla felicità di vedere arrivare la sera il babbone che fa stare sempre così tranquilli, a quel futuro tutto da costruire che ormai non mi spaventa più.
Domenica 13 - Piove e dopo una breve visita a degli amici di vostra zia (nonchè mia sorella) ci ritiramo in casa, dove ho proprio voglia di stare passare questo pomeriggio piovoso a guardarvi, che siete più divertenti e appassionanti di un film in tv. Vi osservo passare da un gioco all'altro, da un tentativo all'altro, questa nuova dinamica fra voi che Emino vince di prepotenza e Mina capitola subito, cosa mai successa fino ad ora, come la nuova voglia di Emino di essere tenuto per camminare, con Mina invece che continua sempre nel suo incessante sali scendi. Sembra strano essere tanto insieme e avere ancora la voglia e il bisogno di godersi l'uno con l'altro. Il nido ci fa stare separati tante ore per tanti giorni, così io ho bisogno, e vedo anche voi, di coccole, di vicinanza, di tenersi l'uno d'occhio l'altro, di sperimentare, di scoprire. Non ci bastiamo mai. Poi questa sera, poco dopo avervi messo a letto, Mina si è svegliata urlante e io l'ho presa in braccio e portata al buio sul divano, dove mi si è sdraiata  addosso, con la testa sulla mia spalla e l'ho sentita calmarsi, prendere il ritmo del mio respiro, adagiarsi su di me. Non era mai successo che stesse così a lungo in braccio a me, così appiccicata da addormentarsi. Io ripensavo ad anno scorso, quando oggi era la prima notte che abbiamo passato insieme nella vita e in questa casa, ho pensato che forse anche lei se lo ricordava e voleva essere tranquillizzata oppure sapeva che io me lo ricordavo e voleva tranquillizzarmi, per questo mi è voluta stare in braccio proprio oggi, in questa notte per noi così speciale, per dirmi mamma sono qui, stai tranquilla adesso, non ci dividerà più niente.

domenica 13 gennaio 2013

E' un anno che sei la mia migliore amica

Un anno fa oggi sei venuta a casa. Un anno fa sei diventata parte concreta di questa nostra famiglia. Un anno fa hai iniziato ad  essere la mia migliore amica.
Quando siete nati eravate spaesati e forse non ancora pronti e propensi a far parte di questo mondo. Avete reagito bene alla nascita, con grinta e determinazione, ma forse vi stavamo chiedendo troppo e tutto insieme, per dichiaravi indipendenti, così i medici hanno preferito tenervi al calduccio di due cullette termiche, monitorarvi e farvi tutti gli analisi di prassi con calma, prima di mandarvi a casa. Intanto aspettavamo tutti che voi imparaste a succhiare. Tutto sapevate fare, ma ancora succhiare il latte no, vi stancavate subito di provare e vi addormentavate dopo poco, così per nutrirvi è stato necessario mettervi un sondino nel naso che portasse direttamente il latte nel vostro stomaco, iniettato con una siringa.  Non che non ci provassimo eh, a farvi prendere il biberon, io venivo tutti i giorni da voi, non appena arrivava le 14 e aprivano ai genitori io mi facevo trovare lì fuori, pronta a prendermi una sedia, il cuscino a ciambella per l'allattamento e vi toglievo subito dalle cullette e vi riunivo lì, in braccio a me, insieme finalmente.  Eravate piccoli che mi scappavate dappertutto, ma io da subito ho imparato a fare l'equilibrista e vi ho tenuto sempre insieme, per farvi ritrovare fra di voi e con me, là divisi voi in due cullette vicine, io invece a casa. 
Quando sono tornata a casa  dall'ospedale avevo una tristezza infinita senza di voi, ricorderò sempre il pianto disperato della prima mattina qua a casa da sola, con il vostro babbo che per fortuna mi è venuto ad accorrermi subito per trovare  insieme la voglia di farcela, farcela per me e per voi. Così abbiamo deciso di chiamare un'ostetrica a casa che mi ha incoraggiato e supportato, così io mi sono ribellata alla tristezza e ho iniziato a mangiare, debole e anemica a seguito del cesareo e ho preso tutta la mia poca forza in mano  mi sono vestita, ho chiamato un taxi e mi sono fatta accompagnare fino all'ingresso dell'ospedale dove eravate rimasti voi. Da allora è sempre stato così, per queste due settimane in cui voi siete rimasti là dentro, ho stretto i denti e in qualche modo ce l'ho fatta, ad arrivare sempre per le due e darvi il latte e poi tenervi in braccio fino alle 6, per l'altra poppata. Poi cambio pannolino, ultime coccole, e alle 7, quando chiudeva il reparto alle visite, via a chiamare il taxi che mi riportasse a casa stremata, stanca ma felice di avervi accarezzato per tutto quel tempo, per tutti quei giorni.
Giorno dopo giorno vi ho visto migliorare, ho imparato a cambiarvi senza combinare troppi danni, ho imparato ad essere forte e paziente, a guardare gli altri bimbi  che si avvicendavano e a sorridere alle altre mamme, a scrutare fuori dalla finestra per fissare quel cielo che cambiava, sicura che quei giorni non vedessero la fine. Invece, proprio come mi rassicuravano i medici, arrivò poco dopo il giorno in cui tu, fiorellino mio, hai iniziato ad attaccarti al biberon e a finirlo tutto. A ruota, questione di giorni, anche tuo fratello l'ha fatto. Per cui, non c'era più motivo che rimaneste là.
Ricordo che anno scorso oggi mi telefonarono la mattina (già mi avevano preavvisato i giorni prima, che ti avrebbero dimesso) che ero da Caffè d'Orzo (che da allora è diventato il nostro bar speciale) mi dissero che alle 14 avrebbero dimesso te e che andassi là all'ospedale con tutto l'occorrente per portarti a casa. Io andai subito alle 14, anche se il vostro babbo non poteva venire a quell'ora, e ho dato il latte ad entrambi, mi sono fatta insegnare dalle infermiere come fare il bagnetto ai piccoli, ho aspettato che arrivasse il babbo Gangster con l'auto allestita con l'ovetto per portarti al casa al calduccio, ho dato il latte delle 18 sia a Mina che ad Emino, ho baciato e pianto sulla testa del mio bimbo che rimaneva là da solo (lui ancora bisognoso di qualche giorno in più), e insieme alla piccola siamo tornati a casa.
Io non ricordo quella sera tarda cosa è successo di preciso, cosa abbiamo fatto dopo averti fatto varcare la soglia di casa con un benaugurante benvenuta a casa tua, non mi ricordo con che cosa abbiamo cenato noi, quanto hai dormito tu, quanto hai mangiato anche se forse queste sono cose che si dovrebbero ricordare in  giorni così cruciali, ma io ero frastornata e ricordo che ti tenevo in braccio sul divano, ti guardavo bella, ti chiamavo Nefertari, la bella fra le belle, ti parlavo tanto e ti ammiravo, carezzandoti con gli occhi quando non potevo farlo con le mani. Poi ti ho portato su in camera e ti ho messo a dormire nella carrozzina accanto al mio letto. E lì abbiamo passato la nostra prima notte insieme, la prima notte con il tuo pianto e i tuoi ritmi mangio dormo. Mi sono annotata sull'agenda che ti ho dato la poppa alle 20,30 e il biberon alle 1,30 e anche alle 5,30. Pesavi 2,480 e prendevi 50 grammi di latte per volta, come un uccellino.  Ricordo di non essermi mai stancata, nell'accudirti, ricordo che era un venerdì sera e il sabato mattina io ti ho vestita a festa e ti ho portata fuori a prendere il cappuccino con me da Caffè d'Orzo, dove ho capito che da ora in poi avremmo condiviso così la vita, saresti venuta sempre con me, saremmo state sempre insieme e per questo ho sentito che eri già diventata  la mia migliore amica.
Il giorno dopo, la domenica, con il babbo ti abbiamo messo in auto e siamo andati in centro, dove abbiamo fatto un giro insieme e presto, verso mezzogiorno, ci siamo fermati a pranzo fuori mentre tu stavi tranquilla là con noi in carrozzina, poi siamo tornati a casa per non farti prendere troppo freddo e per permettermi di andare a trovare tuo fratello, che alle 14 mi aspettava per il suo latte, per le sue coccole, per il nostro abbraccio. 
Mina mia, quel fine settimana insieme è stato il nostro tempo, mio e tuo, è stato il sigillo della nostra unione, della nostra amicizia, della nostra alleanza. Io sempre sarò la tua mamma per un legame di sangue, di geni, di emozioni, di famiglia, ma  tu sempre sarai la mia migliore amica.

venerdì 11 gennaio 2013

Abramo Lincoln grazie a Semel


Oggi sono stata a pranzo da Semel, un posto adorabile in Sant'Ambrogio dove si mangiano panini buonissimi in ottima compagnia. Gli avventori, stimolati dal proprietario, riuniti in così poco spazio, conversano fra di loro, pur non conoscendosi e lo spirito è sempre quello ironico e frizzante del fiorentino doc. Tutti gli anni a Natale  il proprietario regala ai clienti una pergamena con un pezzo di letteratura in senso ampio. Io durante queste festività natalizie non ero andata a mangiare lì e il proprietario, gentile come sempre, me l'aveva lasciata e me l'ha data oggi. Neanche a farlo apposta, questo che è il primo Natale che ho i bimbi, quest'anno il contenuto della pergamena è questo, che riporto volentieri qua proprio perchè credo che niente sia per caso, che il pezzo sia notoriamente bello, e che parli per me, come a volte sanno fare i grandi.

“Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po’
desidero che sia trattato con delicatezza.
È un’avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un’avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore. Vivere questa vita richiederà Fede, Amore e Coraggio.
Quindi, maestro caro, la prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose che dovrà conoscere.
Gli trasferisca l’insegnamento, ma con dolcezza, se può.
Gli insegni che, per ogni nemico c’è un amico.
Dovrà sapere che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
Gli faccia però anche comprendere che, per ogni farabutto c’è un eroe,
che per ogni politico disonesto, c’è un capo pieno di dedizione.
Gli insegni, se può, che 10 centesimi guadagnati valgono molto di più di un dollaro trovato;
a scuola, o maestro, è di gran lunga più onorevole essere bocciato che barare.
Gli faccia imparare a perdere con eleganza e, quando vince, a godersi la vittoria.
Gli insegni a esser garbato con le persone garbate e duro con le persone dure.
Gli faccia apprendere anzitutto che i prepotenti sono i più facili da vincere.
Lo conduca lontano, se può, dall’invidia, e gli insegni il segreto della pacifica risata.
Gli insegni, se possibile, a ridere quando è triste, a comprendere che non c’è vergogna nel pianto,
e che può esserci grandezza nell’insuccesso e disperazione nel successo.
Gli insegni a farsi beffe dei cinici.
Gli insegni, se possibile, quanto i libri siano meravigliosi,
ma gli conceda anche il tempo di riflettere sull’eterno mistero degli uccelli nel cielo,
delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni ad aver fede nelle sue idee, anche se tutti gli dicono che sbaglia.
Cerchi di infondere in mio figlio la forza di non seguire la folla quando tutti gli altri lo fanno.
Lo guidi ad ascoltare tutti, ma anche a filtrare quello che ascolta con lo schermo della verità
e a prendere solo il buono che ne fuoriesce.
Gli insegni a vendere talenti e cervello al miglior offerente,
ma a non mettersi mai il cartellino del prezzo sul cuore e sull’anima.
Gli faccia avere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere suprema fede nel genere umano e in Dio.
Si tratta di un compito impegnativo, maestro, ma veda che cosa può fare.
È un bimbetto così grazioso, ed è mio figlio.”
Abramo Lincoln

mercoledì 9 gennaio 2013

Non tutto è rosa come sembra...

I miei gemelli sono un maschio e una femmina. Una fortuna certo, come mi dicono tutti e come penso io. Due generi diversi degli stessi bambini. Due caratteri diversi e due modi diversi di approcciare la vita.
Però capita che non sempre si può essere attenti a tutelare il genere, specie per una mamma di gemelli che ha la metà del tempo delle altre mono mamme. 
Chi ne ha risentito di più è indubbiamente Emino, che passa la maggior parte del tempo con me e con la sorella, altro tempo con le zie, molto meno con il babbo, tanto con le amiche mamme, poi le mie chiacchiere con altre donne.... insomma, diciamo che quando entriamo, nel giro di poche ore, nel terzo negozio per lo shopping, lo vedo che a sua difesa si assenta e fa finta di non esserci. E ha tutte le ragioni dalla sua parte.
Per non parlare di  quando erano piccolissimi, quando ancora prendevano il latte nella notte ogni tre ore, e capitava che sporcassero la tutina per il latte che colava o per i bisogni troppo brillanti non sopportati dal pannolino. Questo succedeva soprattutto ad Emino che, con quel pisello bagna tutto, si guadagnò sul campo il futuro promesso di fare il pompiere: più che un pisello aveva un idrante. 
Così nella notte, oltre che ad allattarne due e cambiare due pannolini, spesso mi ritrovavo anche a dover fare un cambio completo di body e tutina, e da lì non andavo tanto per il sottile. Inutile dire che ho mollato subito lo stare attenta all'abbinamento di colore ma  anche e soprattutto di chi e di che colore fosse la tutina. Nella stanchezza della notte prendevo la prima tutina pulita disponibile e operavo ad occhi chiusi. Tanto che spesso, al mattino, il marito Gangster prendeva in braccio Emino che indossava una bella tutina rosa e mi chiedeva, ancor con gli occhi abbottonati: ma chi è questo? Spiazzato dal colore del vestito che non corrispondeva al genere di bambino. 
Poi sono iniziati i regali di abbigliamento, soprattutto quello già usato da qualche altro bambino conosciuto e, neanche a farlo apposta, erano tutti passaggi di vestiti di bambine. Ovviamente io non ho disdegnato di mettere ad Emino  una maglietta rossa  con la scritta Pretty Girl (che si vedeva appena, mascherata da altri disegni), ma anche pantaloni grigi ... che avevano fiocchetti sulle tasche posteriori (e a quei tempi era così piccolo che non si girava e solo io sapevo cosa celava il suo lato B) oppure la tuta da ginnastica glicine che ritenevo colore neutro anche se era evidentemente da femmina per la forma avvitata della casacca. Sui body poi non mi fermavo davanti a nessun colore: tanto stavano sotto e non si vedevano (o quasi), inutile sprecare tanti doni. Anche per i ciucci era una lotta persa cercare di convincerli a prendere lei il rosa e lui il celeste: il primo ciuccio che capitava toccava e quindi spesso Emino aveva una bella bocca rosa.
Per questo quando c'è stato il battesimo dei piccoli e c'era da scegliere il padrino per Emino, ho pensato subito a mio cugino, che un po' ha vissuto da piccolo quello che sta accadendo al mio bambino. 
Noi siamo tre sorelle e mio cugino è più piccolo di noi. Con lui e i suoi genitori condividevamo le vacanze estive, le feste natalizie e altri sprazzi di tempo. Lui era l'unico maschio in mezzo a tante donne. Ancora ci ricordiamo di quella volta che rimase a dormire  a sorpresa da noi e, non essendosi portato dietro il cambio, dovette dormire  con la mia camicia da notte rossa con alette sulle maniche. Per questo ho chiesto a lui di fare da tutor ad Emino, perchè credo sia l'unico che sappia cosa sta passando il piccolo.
Adesso Emino si vede che è un tocco di ragazzo, dall'alto del suo anno e 10 giorni ha un bel  fisico atletico con le spalle larghe e la vita stretta, ha gambette muscolose e bicipiti ben formati neanche andasse in palestra tutti i giorni, per questo credo che non si offenderà se, ancora una volta....... Beh, c'erano dei saldi imperdibili, dei pigiamini a tuta per la primavera che costavano veramente niente ai quali  non ho potuto resistere. Peccato che erano solo da femmina e non c'era poi così tanta scelta che magari mi permettesse di prenderne di colori neutri, per cui Mina avrà il suo pigiamino rosa con i coniglietti e per Emino era rimasto solo...... un maculato! Sì tutona piedi compresi completamente leopardata. Io, quando sarà grande gli dirò (se mai sarò costretta a raccontargliero, perchè secondo me una foto ci scappa) che glielo avevo comprato perchè mi ricordava il manto di un tigrotto, proprio come è lui e  non c'entra niente quell'effetto Dolce e Gabbana che invece si è dimostrato ...........

martedì 8 gennaio 2013

La fortuna dell'obbligo del latte.

Da quando avete un anno abbiamo abbandonato il latte artificiale e adesso bevete solo latte fresco del Mugello. 
Io è da quando ho avuto voglia di diventare mamma, quindi tanti anni fa, prima ancora di conoscere vostro padre (sentendomi sicura che c'era un uomo tanto perfetto per me), che sogno il giorno in cui avrei dovuto comprare il latte fresco tutti i giorni. 
Sì, vivere da sola come ho lungamente fatto non implicava l'obbligatorietà di avere latte fresco in casa anzi, io il latte neanche lo compravo, tanto la mattina faccio colazione con il tè e, se lo compravo, magari per cucinare, magari per un latte e miele quando appare la tosse, era latte a lunga scadenza, visto che mai ne avevo urgenza.
Però sentivo quella nostalgia, malinconia di un obbligo che non avevo, l'esclamazione che facevano le altre, quell'uuuu bisogna che compri almeno il latte per la colazione che, insieme a tante altre scocciature, era una caratteristica di riconoscimento di chi era mamma e che sottolineava, anche in quel piccolo gesto, che ancora una volta io non lo ero. 
Io  difatti quella del latte proprio la vivevo come una menomazione, come un altro bisogno negato, insieme al bambino che non veniva.  Anche se io sono la meno adatta a ricordarsi di comprare il latte fresco, a seguire l'andamento del mio frigo e monitorare le scadenze, desideravo invece avere  quell'incombenza.
Così questa mattina, quando ho fatto colazione nella pasticceria che tiene anche il latte fresco, mi sono scoperta ad alzare la voce, quando stava a me pagare, elencando con un tono normale caffè macchiato e briosche, ma quando toccava poi aggiungere alla lista anche il latte sì, ho alzato un po' la voce, come a sottolineare che anche IO adesso compro il latte, anche io adesso ho l'obbligo del latte.
Grazie bambini.

domenica 6 gennaio 2013

Diario della settimana (dal 2 al 6 gennaio)

Mercoledì 2 - Ossignore è da ieri sera che mi avete attaccato il raffreddore e, come tutti i virus che prendiamo da voi, su noi adulti è all'ennesima potenza, è una bomba. Mai stata male nella notte così tanto per un raffreddore. E come se non bastasse, Emino si sveglia alle 5 e chiede, già così in anticipo, la sua dose di latte. Ormai il latte artificiale di proseguimento lo abbiamo abbandonato al compimento dell'anno, passando al latte fresco di mucca. Con il latte  fresco mi sono comportata come ho sempre fatto con quello artificiale: lo scaldavo la sera,  lo mettevo nel thermos e così la mattina era già pronto per i biberon. Ma questa mattina, nel travaso,  sento un rumore solido al posto del rumore liquido e vedo che.... il latte fresco, se tenuto caldo nel thermos, caglia! Ovviamente non avevo più latte disponibile, ovviamente pioveva, ovviamente avevo la febbre e sono dovuta andare di corsa nella latteria vicina a comprarne urgentemente, ovviamente il mercoledì è chiusa  e non poco ovviamente mi chiedo ma quando potrò starmene un po' tranquilla a letto, almeno quando sono malata?
Giovedì 3 - Mi telefona l'amica che ha anche fatto da baby sitter ai gemelli quando erano piccolissimi, credo dai 2 ai 5 mesi. Mi dice che è di nuovi incinta (ha un bambino di un anno e mezzo) e che proprio non si vede a fare la mamma di qualcun altro che non sia il suo bambino. In effetti penso proprio che sia strano, rincominciare con la pancia, con le emozioni e paure del futuro, con le ecografie, per non parlare dei primi mesi, di quel ritmo interminabile mangio pannolino dormo e di avere per casa un altro bambino a cui volere bene. Ma come può essere possibile volergli bene come al primo, si chiede?
Ci credo che si rimane perplessi, ma sono sicura anche che abbiamo un cuore così grande che c'è posto per tutti, anche per altri bambini dopo quel fulminante innamoramento che si prova per il primo (nel mio  caso i primi).
Io, ovviamente, ne sono fuori da tutte queste domande e anche dalla lontanissima eventualità di averne altri, di bimbi. Fatti e fatti bene, e direi accontentiamoci proprio e mettiamo un bel punto e a capo su di un altro pancione.
Venerdì 4 - Vengono a trovarci, finalmente, le mie ex colleghe. I bimbi ne sono estasiati, iniziamo a giocare tutti insieme con loro fino a quando.... non si aprono i regali portati per i piccoli. Ossignore: l'elefante sparapalla e il coccodrillo sparapalla. Conoscevo già questi giocattoli perchè mi ci ero appassionata durante una festa di compleanno ma adesso, averne addirtittura due! Improvvisamente i bambini passano in secondo piano, carico il coccodrillo e l'elefante che nelle loro bocche contengono delle palle colorate e inizio a strizzarli per sparare le palle. Via, partono i primi lanci scherzosi. Piano piano però  il gioco diventa battaglia e tutti gli adulti  si sparano palle strappandosi elefante e coccodrillo di mano, ovviamente fra grosse risate nostre e molta perplessità dei gemelli, ormai lasciati  in disparte a guardarci allibiti. Poi la sera a cena, poco dopo che avevamo finito di mangiare, mostro al marito Gangster la ganzata di quei giochi, puntandogli dritto addosso sia il coccodrillo che l'elefante carichi. Lui, per riflesso si difende schermandosi con le mani, si lascia impallinare e poi prende possesso dei giochi per passare al contrattacco. Oh sì, sembra facile! Non sapendo con quanta pressione strizzare gli animali, i suo lanci sono moscissimi, praticamente un puf e le palle ricadono su loro stesse. Stizzito, l'ho scoperto che si esercitava da solo nella stanza non appena io sono salita al piano di sopra. Caro marito Gangster, se ti vedessero impugnare il coccodrillo e l'elefante quando hai il vestito blu e la cravatta  ...
Sabato 5 - Nel pomeriggio chiedo aiuto al babbo Gangster che era andato a trovare i suoi genitori, chiedendogli di passare con noi qualche ora, perchè  io ancora soffro per questa super influenza e, in queste condizioni, non riesco a fare i soliti salti mortali che sono lavatrici-lavastoviglie-cucinare per domani-mettere a posto, tutto ovviamente mentre guardo i bambini. Lui arriva quasi subito (strano), portandosi però dietro i suoi zii e suo figlio grande. Si piazza sul divano e sostiene di essere - lui - veramente malato. Così io mi ritrovo a stare dietro a suo figlio, a stare dietro ai miei figli, a stare in conversazione con i suo zii e anche fare a lui un tè bianco che proprio oggi (per l'appunto) lui è tanto debole. Ovviamente naufragano i miei sogni di gloria (riuscire a fare le cose di casa mentre qualcun altro sta con i piccoli) e anzi, mi tocca frullare come una matta per star dietro a tutti, che gli ospiti di oggi sono tutti noti personaggi che portano solo confusione assicurata. E appunto nella confusione  che si genera, al momento dei saluti, ci troviamo tutti strizzati davanti alla porta d'ingresso, i bambini che passano di braccia in braccia che io perdo il controllo della situazione e quando stiamo per mollare a terra Emino tonf, in contemporanea io e mio marito  battiamo una capata fra me e lui di quelle storiche, lui con il sopra della testa mentre io con l'arco del sopracciglio e il colpo mi fa barcollare dal dolore. Inizio a fare ohiohiohi e Emino, per empatia con la mamma inizia a fare uguale, facendo ridere tutti che subito si distraggono dal mio dolore e spostano l'attenzione su quanto è buffo lui, non con poco mio disappunto. Poi, tutto questo sempre in un nano secondo, con la porta di casa aperta sulle scale, ci rendiamo conto che manca Mina e così impazziti tutti ci affettiamo a guardare in fondo alle scale caso mai fosse ruzzolata giù, visto che in casa non ce n'era traccia. Per fortuna la troviamo in ginocchio dietro al lato del divano a leggere un giornaletto, io saluto tutti frettolosamente quasi spingendoli fuori e, con quella porta chiusa alle loro spalle......aaaaahh, tiro un sospiro di sollievo e mai più e mai poi chiederò aiuto, se questi devono essere i risultati!
Domenica 6 - La Befana mi ha portato di nuovo un'altra puntata di influenza, questa volta con sinusite che non mi sono neanche goduta il giro in centro che abbiamo fatto tutti insieme questa mattina comprensivo di giro in giostra con i piccoli: mi girava tutto e certo la giostra non ha aiutato. Il pomeriggio ovviamente tutti tranquilli in casa, con il babbo Gangster che guardava con un occhio la partita e con l'altro tentava di domare i gemelli perchè io ero ko e loro erano, per l'appunto, uggiosi come mai. Ma belli come sempre, casualmente oggi avevano entrambi una maglietta simile a righe grandi. Non ho potuto non fare loro altre e altre ancora fotografie.

giovedì 3 gennaio 2013

Quercianella

Il babbo Gangster aveva come unico giorno libero solo oggi, in tutte queste vacanze natalizie così, malgrado l'influenza che ci ha colpito e affondato entrambi, ci siamo fatti forza e siamo andati lo stesso al mare. Avevamo appuntamento con l'agenzia immobiliare per vedere  una nuova casa, visto che l'altra, quella sulla collina, quella storica dove ho passato anni bellissimi, è stata inaspettatamente venduta in un soffio.
Quercianella, ancora e sempre. 
A Quercianella andavo al mare da piccola quando ancora erano i tempi in cui si apriva casa e si passava tanto tempo in villeggiatura. Poi quel luogo marino fu abbandonato per passare le intere estati in una casa di campagna, dove ho imparato il rispetto degli alberi e la sana fatica del camminare.  Ma quando arrivò la mia adolescenza e i favolosi anni 80 che prevedevano come mare unicamente ed esclusivamente la Versilia, vedere che la mia famiglia comprava di nuovo casa a Quercianella proprio no, non lo digerii. Pensavo che assolutamente non ci sarei mai andata in quel posto inospitale che non aveva discoteche ma solo mare e con anche poche persone. Vita assolutamente proibitiva per una giovane agitata come ero io in quei tempi. 
Poi mi ritrovai a passarci dei giorni a settembre, in quella nuova casa,  giusto per far contenta la mia famiglia, sicura che io, a quel posto, mai mi sarei affezionata. E invece scoppiò l'amore. Sì, non si faceva tardi la sera perchè non c'era niente da fare, ma questo dava tempo per alzarsi presto la mattina e scoprire un mare inusitato: scoglio, acqua trasparente, profonda, fresca, profumata di mare. In più la casa era su di una collina, circondata anzi, direi quasi assediata dalla macchia mediterranea. Profumi e brezze a non finire. Tanto sole, mare, iodio, salmastro stendeva ogni fibra: la sera non avevi più voglia di uscire, eri stremato da tanto ossigeno nel cervello e questo produceva come effetto che finalmente facevi una vacanza al mare, non come quelli che andavano in Versilia e facevano una vacanza al mare senza il mare. 
Fulminata: da allora è stato sempre e solo Quercianella.  Quella casa e quel posto sono stati il mio buen ritiro per anni, per doppie decine di anni e forse più. 
Poi sono arrivati i gemelli, era impensabile caricarli e scaricarli dall'auto tutte le volte per scendere da quella collina e andare al mare, magari poi condividere quella casa anche con i miei familiari e così il risultato è stato che l'estate scorsa abbiamo affittato una casa in Quercianella paese e nella casa sulla collina non è andato nessuno. Così per caso è stato detto quella casa va venduta, tanto chi vuoi che la compri, con questa crisi. Difatti, un mese dopo era già venduta e ad ottimo prezzo. 
Adesso quella casa, che ho amato tanto, non ci appartiene più.
Per questo oggi siamo andati a Quercianella per cercarne un'altra, nel paese e non lassù in alto dove il vento batte sempre e le api ti entrano in casa. No, una casa comoda per vivere l'estate libera dall'auto.
Oggi ne abbiamo vista una che è carina tanto, specie perchè possiamo  ricucircela addosso come piace a noi. Il Gangster sulle case è molto strano, a volte ne compra alcune che sono insensate, a volte lascia altre che sono un gioiello, per cui non mi sento di sperarci, ma solo di incrociare le dita e dirgli, una volta ancora: regalami un sogno.

martedì 1 gennaio 2013

Diario di una settimana particolare (dal 27 dicembre al 1 gennaio)

Giovedì 27 - Oggi avevamo il controllo dalla pediatra, dopo tutti i malanni di queste feste. Stanno bene, anche se Mina, uguagliando il fratello, ha guadagnato anche lei la sua dose di antibiotici e il puf due volte al giorno, che farglielo fare è una bell'impresa. Lui sembra che non sia stato mai stato malato, attivo e vivace come mai e questa sera cena con rombo e patate arrosto e la mano a ventaglio a chiamare il cucchiaino come a dire : butta butta. Mentre lei ancora vuole solo cibi liquidi e morbidi. Io quando devo stare in casa con loro per farli stare riguardati mi sento male dal mattino,  meno male che c'è la zia maggiore (quindi mia sorella maggiore) che è sempre pronta a stare un po' con loro, quando io mi invento spese improcrastinabili pur di prendere una boccata d'aria.
Venerdì 28 - Questa mattina bimbi miei vi ho mollato di nuovo con la zia, con la scusa che eravate ancora un po' malaticci, e sono andata all'anteprima saldi invernali! Eh sì, avevo bisogno di comprarmi qualcosa di divertente per la vostra prossima festa di compleanno, avevo voglia di rinnovare i miei vestiti e passare a qualcosa di più leggero e allegro, che ormai la vita mi scorre in compagnia di ... unenni! Questo prossimissimo compleanno mi ha regalato oggi  anche un bel quadrifoglio Tiffany con la data del vostro prossimo compleanno, ovviamente regalato dal Babbo Gangster questo pomeriggio, quando ci ha portato tutti in centro e voi siete stati bravissimi, anche dentro il negozio di Tiffany, benchè facesse caldo e ci fosse da aspettare, come se lo sapeste che andavamo a prendere un regalo in vostro onore! E poi oggi era una così bella e calda giornata: 20 gradi di piacere! Emino poi si è mangiato la frittata e tenendo in una mano il pane e nell'altra la frittata, sembrava un muratore nella pausa pranzo nel cantiere. La farfallina invece, suppongo per il mal di gola, non vuole altro che semolino e omogeneizzati di frutta, ma in centro non ha disdegnato di mangiare il gelato alla crema del Vivoli, e anche se il freddo del gelato la faceva sussultare, e come il suo babbo si fermava lei lo chiamava come a dire, vieni butta che è buono!
Sabato 29 - Questa mattina la solita spesa nei soliti negozi scelti, dove ci conoscono tutti e tutti vi hanno visto nascere e crescere, così ovunque fioccavano gli auguri per il compleanno di domani. E poi via, in un altro dei negozi dove andiamo sempre a fare acquisti per voi, per i primi saldi di abbigliamento bimbo. Consigliati dalla commessa carina che ha anche lei un bimbo piccolo, ci siamo comprati i piumini per il prossimo anno, di quelli morbidi morbidi come solo Benetton ha fatto quest'anno e che Emino ha, per questa stagione, giallo ma che il prossimo anno avrà rosso, forte del 50% di sconto, mentre Mina passa al fucsia dopo il rosso di quest'anno. Poi varie magliette a maniche lunghe, le uniche  che servono tutti i giorni, e qualche felpa.  In ultimo, acquistate le due candeline a forma di uno, per lui verde per lei rosa. Fatti gli ultimi inviti per la festa di domani, ricevute le ultime conferme (soprattutto da parte dell'insegnante di Music Together alla quale avevo chiesto di venire alla festa a fare un'ora di lezione ma che non avevo più sentito e non riuscivo a contattare)  ma nel pomeriggio, anche se fuori era bel tempo, io non ce l'ho fatta a riportarvi fuori. Forse oggi sento tutta la stanchezza cosmica di quest'ultimo anno, passato interamente dietro a voi, e anche se che mi avete dato tanto, mi avete anche  stancato un bel po'. E poi oggi riposiamoci un po' che domani ci aspetta un grande giorno.
Domenica 30 - Il vostro primo compleanno, un anno che stiamo insieme. Quest'anno, con voi, è stato un bellissimo giro di giostra.
Finita la lunga festa di oggi, quello che mi ha commosso maggiormente, oltre che ad avere tante persone care che sono venute a festeggiare, è sentire la soddisfazione del babbo Gangster, contento della festa, contento di tutto quel che faccio per voi, del corso di musica che finalmente ha visto e gli è piaciuto, e anche sentire che mi diceva, mentre eravamo entrambi rammaricati di questa cosa, che se anche il Frafratello fosse stato così stimolato, fosse più espansivo e avesse vissuto i suoi 10 anni di vita in un giro di giostra come faccio io con voi......
Lunedì 31 - La mattina non potevamo non commentare la festa di ieri, così, con la scusa che i saldi per i bimbi sono già iniziati e dovevamo assolutamente portarci avanti per i prossimi anni (boh, io sono un po' perplessa su questa legge che vige fra le mamme di avvantaggiarsi con i saldi per gli anni dopo, visto spesso non ci azzecco proprio e mi trovo cose da inverno che stanno in estate e viceversa)  ci siamo viste con Valeria e Martino. Ho gongolato per i molti complimenti, sorvolando su chi non era proprio contento dell'opportunità  musica (che dire, secondo me chi non si butta crea bambini che non si buttano, precludendo tante strade). In effetti credo che la festa sia stata molto carina perchè giusta, con le persone giuste, in numero giusto, nella stanza di dimensioni giuste, con il buffet giusto per il tempo giusto. Io ne sono ancora galvanizzata, per come è stata carina e per il successone!
Il pomeriggio, come succede sempre quando il babboGangster si trova un po' di tempo libero, ci ha presi e portati a Lucca, a zonzo in quella bella città. Poi di corsa a casa, dove ci aspettava la festa! Ben due invitati, piu noi due facevamo quattro. Forse per questo siamo stati così bene. A mezzanotte poi non abbiamo resistito alla tentazione di andare nella camera dei bimbi a fare loro un augurio sottovoce, che poi non era così sottovoce e quindi i bimbi un po' si sono svegliati e noi, di nuovo, non abbiamo resistito alla tentazione di prenderli in braccio e portarli a brindare. Un breve ballo con loro, che così profumati ancora di nuovo e di tenero sono una cosa unica, bene augurante, felicità piena, e poi via, tornate subito a letto.
Martedì 1 gennaio - Per i piccoli non esiste dormire di più nei giorni di festa, in special modo per il primo dell'anno  quando, almeno un po' tardi è stato fatto, la sera prima.  Ma loro sono andati al solito a letto alle 19 e alle 7 questa mattina avevano già dormito le loro 12 ore.... Io sono esausta, sommare il loro compleanno all'ultimo dell'anno e di nuovo in piedi presto anche il primo dell'anno... noooo. Ma non ci lamentiamo, inizia un nuovo anno e con esso un nuovo giro di giostra. Oggi ci vestiamo tutti a puntino perchè è festa e perchè ci aspetta il brunch al Four Seasons. In effetti l'impatto un po' mi ha spaventato, ho subito pensato che forse, scegliere la prima volta al ristorante tutti e quattro seduti a tavola a mangiare le stesse cose dei grandi (fino ad adesso i piccoli, quando venivano al ristorante con noi mangiavano prima a casa e poi dormivano nel passeggino, oppure mangiavano il loro pappone direttamente nel passeggino, e poi aspettavano, spesso dormendo, che noi mangiassimo) quell'albergo 5 stelle fosse un po' troppo. Ma oggi è il primo dell'anno e si comincia con mangiare a tavola nel seggiolone e nel piatto si mette qualcosa del ristorante.  L'entusiasmo di loro è stato elettrizzante: vedersi seduti a tavola con noi li ha resi felicissimi, ridevano di quei seggioloni, della tavola imbandita, di essere trattati alla pari, che mi si è aperto il cuore. Poi invece sono iniziate le battaglie: Emino ha gradito molto i tortellini a sugo dello chef una stella Michelin, Mina invece non ne voleva sapere. Così per far mangiare anche lei ho chiesto acqua calda e le ho stemperato il suo semolino, prontamente mantecato in cucina con formaggio e olio, ma mentre succedeva tutto questo Emino si stava mangiando tutti i tortellini direttamente con le mani, non centrando sempre la bocca e lasciandone scivolare parecchi in terra. Risultato.... Sì, forse il Four Seasons era un po' troppo, come inizio. Ce l'abbiamo comunque fatta e con molta dignità, i camerieri hanno rimediato come hanno potuto e Emino, che solitamente punta dritto ad amoreggiare con tutte le bionde che gli capitano a tiro, dai due agli ottanta anni, oggi guardava stupito la bionda del tavolo vicino, modello rifatto e ristuccato molto e la guardava con una faccia tipo ehi bionda, che ti è successo a quella faccia? E io mi sarei voluta schiantare dal ridere, ma non si poteva, avevamo abbondanti tortellini sparsi sul pavimento.....