mercoledì 16 gennaio 2013

Il mio grande bambino piccolo

Un anno fa mi chiamarono dall'ospedale la mattina, per dirmi che ti avrebbero dimesso oggi, mentre io ero con tua sorella a prendere il nostro cappuccino. Ricordo che ho tirato un sospiro di sollievo, quando ho sentito la chiamata. Finalmente la famiglia si riuniva. 
Le 14 è l'appuntamento che danno sempre per le dimissioni, io ho lasciato tua sorella a casa un attimo con mia sorella e sono venuta subito a prenderti. Questa volta non ho aspettato che il babbone fosse libero, che organizzasse l'auto e che passasse a prenderci tutti no, questa volta sono venuta con la carrozzina vuota a prenderti a piedi, tanto poi in fondo non stiamo così lontani dall'ospedale. 
Ricordo che volavo, con quella carrozzina vuota, avevo voglia di prenderti, prenderti con me. 
Quel giorno ci furono tante dimissioni, praticamente tutto il gruppo ormai diventato amico fu dimesso in blocco, per cui ci volle un po' di tempo prima che potessero mandarci a casa, dove Mina era rimasta senza che le preparassi il latte. Appena fu possibile ti misi nella carrozzina, ti coprì il più possibile, e uscimmo dall'ospedale per la tua prima boccata di aria vera. 
Ricordo che ero così contenta Emino di averti, di vederti dentro quella carrozzina piccolo come un fagiolo ma bello ai miei occhi come mai. Era un bel pomeriggio di sole, anche se ormai erano le 4 e il sole non scaldava più e io avevo un po' di paura che quell'aria fredda ti facesse male, per questo andavo a passo veloce che quasi mi sembrava di volare, anche se  non era per la fretta ma per la contentezza. Ho fatto quel viale non sentendo i piedi che toccavano terra, ridevo e piangevo ed ero inebriata dalla felicità di portarti via, per tenerti con me a casa ed iniziare a stare insieme. 
Quando siamo arrivati a casa  ti ho fatto vedere ai nonni, che piangevano con me. Siamo poi saliti in casa nostra e finalmente avete mangiato, tu e Mina, il primo pasto insieme e a casa la serata è scivolata lenta verso la notte.  Quella notte il babbo non c'era con noi e così io ti ho ceduto il posto d'onore vicino a me, ti ho fatto dormire con me nel lettone per tenerti al caldo e vegliarti tutta la notte. Credo di non essermi mai girata e forse anche di non aver respirato, per la paura di farti del male, per la paura di perdermi qualcosa di te. Avevo tre giorni da recuperare, quei tre giorni in cui tu, piccolo ometto coraggioso, eri rimasto da solo all'ospedale, senza la tua mamma e senza tua sorella.
Questi tre giorni poi hanno lavorato a lungo sul mio senso di colpa nei tuoi confronti. Quando eri piccolo piangevi così piano che neanche ti si sentiva, sovrastato dalle urla di tua sorella. Poi piano piano hai iniziato ad importi, proprio con il pianto e da allora hai iniziato a tenermi in scacco proprio grazie a quel tuo pianto al quale io non resisto. Di questo abbiamo parlato questa estate con la dottoressa esperta di gemelli, che mi ha fatto venir fuori, nel parlare, la risposta: per riscattare quei tre giorni da solo nella culletta termica io sono disposta a tutto, soprattutto a non negarti mai le mie attenzioni. Capito questo non mi sono fatta più prevaricare da te, a scapito di tua sorella e adesso sì, appena ti sento piangere mi agito ma non accorro più come prima, adesso so che ti voglio insegnare a farcela. E a farcela da solo non vuol dire che la tua mamma non ti adori.
Il nostro è un rapporto strano, i nostri baci sono da innamorati, e anche i nostri sguardi. Quando mi guardi negli occhi  mi fissi con un sorriso come il più bravo dei playboy sa fare, tutte le volte mi guardi attentamente e stupito, come a dire capperi che bella ragazza che sei, poi però ti metti subito in moto e vuoi liberarti da questa tua mamma, perchè oltre le sue braccia sai bene che c'è un mondo fantastico che ti aspetta. A volte sei così testardamente capriccioso che mi fai sfinire, sei anche così estenuante nella tua insoddisfazione che mi metti a dura prova, ma quando ti vedo intento a studiare i giocattoli o entusiasta delle tue scoperte e di quel piccolo camminare che fai adesso, come quando ti vedo dormire di fianco con quella gamba piegata sull'altra che sembri un angioletto, mi si scioglie il cuore e quasi aprirei la finestra e urlerei  al modo questo è il mio  bimbo piccolo che sono andata a prendere a piedi all'ospedale, pur di non aspettare un minuto in più per portarmelo a casa con me, questo è il mio piccolo grande tesoro.  Cresci felice, solo questo mi sento di augurarti, il resto è nelle mie e nelle tue mani e ce la metteremo tutta per far meglio entrambi.

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