domenica 13 gennaio 2013

E' un anno che sei la mia migliore amica

Un anno fa oggi sei venuta a casa. Un anno fa sei diventata parte concreta di questa nostra famiglia. Un anno fa hai iniziato ad  essere la mia migliore amica.
Quando siete nati eravate spaesati e forse non ancora pronti e propensi a far parte di questo mondo. Avete reagito bene alla nascita, con grinta e determinazione, ma forse vi stavamo chiedendo troppo e tutto insieme, per dichiaravi indipendenti, così i medici hanno preferito tenervi al calduccio di due cullette termiche, monitorarvi e farvi tutti gli analisi di prassi con calma, prima di mandarvi a casa. Intanto aspettavamo tutti che voi imparaste a succhiare. Tutto sapevate fare, ma ancora succhiare il latte no, vi stancavate subito di provare e vi addormentavate dopo poco, così per nutrirvi è stato necessario mettervi un sondino nel naso che portasse direttamente il latte nel vostro stomaco, iniettato con una siringa.  Non che non ci provassimo eh, a farvi prendere il biberon, io venivo tutti i giorni da voi, non appena arrivava le 14 e aprivano ai genitori io mi facevo trovare lì fuori, pronta a prendermi una sedia, il cuscino a ciambella per l'allattamento e vi toglievo subito dalle cullette e vi riunivo lì, in braccio a me, insieme finalmente.  Eravate piccoli che mi scappavate dappertutto, ma io da subito ho imparato a fare l'equilibrista e vi ho tenuto sempre insieme, per farvi ritrovare fra di voi e con me, là divisi voi in due cullette vicine, io invece a casa. 
Quando sono tornata a casa  dall'ospedale avevo una tristezza infinita senza di voi, ricorderò sempre il pianto disperato della prima mattina qua a casa da sola, con il vostro babbo che per fortuna mi è venuto ad accorrermi subito per trovare  insieme la voglia di farcela, farcela per me e per voi. Così abbiamo deciso di chiamare un'ostetrica a casa che mi ha incoraggiato e supportato, così io mi sono ribellata alla tristezza e ho iniziato a mangiare, debole e anemica a seguito del cesareo e ho preso tutta la mia poca forza in mano  mi sono vestita, ho chiamato un taxi e mi sono fatta accompagnare fino all'ingresso dell'ospedale dove eravate rimasti voi. Da allora è sempre stato così, per queste due settimane in cui voi siete rimasti là dentro, ho stretto i denti e in qualche modo ce l'ho fatta, ad arrivare sempre per le due e darvi il latte e poi tenervi in braccio fino alle 6, per l'altra poppata. Poi cambio pannolino, ultime coccole, e alle 7, quando chiudeva il reparto alle visite, via a chiamare il taxi che mi riportasse a casa stremata, stanca ma felice di avervi accarezzato per tutto quel tempo, per tutti quei giorni.
Giorno dopo giorno vi ho visto migliorare, ho imparato a cambiarvi senza combinare troppi danni, ho imparato ad essere forte e paziente, a guardare gli altri bimbi  che si avvicendavano e a sorridere alle altre mamme, a scrutare fuori dalla finestra per fissare quel cielo che cambiava, sicura che quei giorni non vedessero la fine. Invece, proprio come mi rassicuravano i medici, arrivò poco dopo il giorno in cui tu, fiorellino mio, hai iniziato ad attaccarti al biberon e a finirlo tutto. A ruota, questione di giorni, anche tuo fratello l'ha fatto. Per cui, non c'era più motivo che rimaneste là.
Ricordo che anno scorso oggi mi telefonarono la mattina (già mi avevano preavvisato i giorni prima, che ti avrebbero dimesso) che ero da Caffè d'Orzo (che da allora è diventato il nostro bar speciale) mi dissero che alle 14 avrebbero dimesso te e che andassi là all'ospedale con tutto l'occorrente per portarti a casa. Io andai subito alle 14, anche se il vostro babbo non poteva venire a quell'ora, e ho dato il latte ad entrambi, mi sono fatta insegnare dalle infermiere come fare il bagnetto ai piccoli, ho aspettato che arrivasse il babbo Gangster con l'auto allestita con l'ovetto per portarti al casa al calduccio, ho dato il latte delle 18 sia a Mina che ad Emino, ho baciato e pianto sulla testa del mio bimbo che rimaneva là da solo (lui ancora bisognoso di qualche giorno in più), e insieme alla piccola siamo tornati a casa.
Io non ricordo quella sera tarda cosa è successo di preciso, cosa abbiamo fatto dopo averti fatto varcare la soglia di casa con un benaugurante benvenuta a casa tua, non mi ricordo con che cosa abbiamo cenato noi, quanto hai dormito tu, quanto hai mangiato anche se forse queste sono cose che si dovrebbero ricordare in  giorni così cruciali, ma io ero frastornata e ricordo che ti tenevo in braccio sul divano, ti guardavo bella, ti chiamavo Nefertari, la bella fra le belle, ti parlavo tanto e ti ammiravo, carezzandoti con gli occhi quando non potevo farlo con le mani. Poi ti ho portato su in camera e ti ho messo a dormire nella carrozzina accanto al mio letto. E lì abbiamo passato la nostra prima notte insieme, la prima notte con il tuo pianto e i tuoi ritmi mangio dormo. Mi sono annotata sull'agenda che ti ho dato la poppa alle 20,30 e il biberon alle 1,30 e anche alle 5,30. Pesavi 2,480 e prendevi 50 grammi di latte per volta, come un uccellino.  Ricordo di non essermi mai stancata, nell'accudirti, ricordo che era un venerdì sera e il sabato mattina io ti ho vestita a festa e ti ho portata fuori a prendere il cappuccino con me da Caffè d'Orzo, dove ho capito che da ora in poi avremmo condiviso così la vita, saresti venuta sempre con me, saremmo state sempre insieme e per questo ho sentito che eri già diventata  la mia migliore amica.
Il giorno dopo, la domenica, con il babbo ti abbiamo messo in auto e siamo andati in centro, dove abbiamo fatto un giro insieme e presto, verso mezzogiorno, ci siamo fermati a pranzo fuori mentre tu stavi tranquilla là con noi in carrozzina, poi siamo tornati a casa per non farti prendere troppo freddo e per permettermi di andare a trovare tuo fratello, che alle 14 mi aspettava per il suo latte, per le sue coccole, per il nostro abbraccio. 
Mina mia, quel fine settimana insieme è stato il nostro tempo, mio e tuo, è stato il sigillo della nostra unione, della nostra amicizia, della nostra alleanza. Io sempre sarò la tua mamma per un legame di sangue, di geni, di emozioni, di famiglia, ma  tu sempre sarai la mia migliore amica.

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