mercoledì 28 settembre 2016

Buena suerte, mia pequena



Sei ombrosa solo la mattina, quando ti dobbiamo svegliare per andare all’asilo. Rimani racchiusa aggomitolata e fai la voce brutta se insistiamo nello svegliarti. Poi ti fai coccolare un po’ e zap, ti trasformi nella stessa bambina felice di sempre, quella che ride sempre e fa ooooh a tutte le novità. Forse per questo non vorrei vederti toccata neanche dal vento, forse per questo, tu che non ti lamenti mai, quando mi chiedesti una volta, anno scorso, mentre eravamo mano nella mano nella pineta di Cecina, come mai nessuno voleva giocare con te, il mio cuore sentì il morso di una tanaglia stretta. Perché tu che non ti lamenti mai e non racconti mai né infelicità né dolori, per confidarmi quel pensiero voleva proprio dire che non potevi tenere dentro un tale urlo di dolore. Cercai di capire, mi parlasti delle compagne di asilo e io chiesi spiegazioni alle maestre. La maestra che c’è la mattina minimizzò, lasciando però trapelare che c’era un bel gruppetto di bambine grandi e in particolare una, che usavano molto quel “tu sei mia amica/tu non sei mia amica” e io mi sentì disarmata. Come potevo risparmiartelo? Come potevo non farti provare quel dolore? Quell’essere messa in disparte, proprio tu, il mio fiorellino bianco? L’anno scolastico si concluse, Marghe a me sembrava aver trovato una soluzione e comunque mi sembrava serena e la cosa passò, specie perché quelle bimbe lasciavano l’asilo e andavano in blocco alle elementari. Poi di nuovo quest’anno, l’amica del cuore  dell’asilo, a quanto pare, adesso la preferisce ad un bambino. Non voglio che la mia bimba patisca di nuovo la delusione, ne parlo di nuovo con la maestra, l’altra, quella che è di pomeriggo e lei mi tranquillizza. Mi dice che già anno scorso hanno tenuto d’occhio Marghe per questo problema che io avevo segnalato, ma che quest’anno, se ancora lo comunica, è perché la sua amica non gioca con lei come lei vorrebbe e che se guardo bene (anche in quel momento, in giardino, lo stava facendo) poi in fondo è Marghe che comanda e dirige i due bambini colpevoli di aver distolto l’amicizia nei suoi confronti.  Ok, mi fido e poi, in effetti è vero: non vedo Marghe giocare da sola, la vedo che si muove tranquilla, spadroneggia i piccoli e, va be’, patisce un po’ la prepotenza dei maschi. Ma mi rendo conto che non ci si può far nulla, le delusioni fanno parte della vita e non gliele posso risparmiare, la posso solo affiancare per farle sentire un nido caldo in cui riparare (e non rifugiarsi, da precisare bene). Poi ieri siamo andati ad atletica, gruppo nuovo, molti maschi. Dovevano stare in fila tenendo le braccia sulle spalle del bimbo davanti. Marghe ha appoggiato le mani sul bimbo e questo gliel’ha tolte, per ben due volte, dicendo che non voleva che lo facesse, anche se lo aveva detto l’istruttrice. Ho visto Marghe sorridere con la faccia di pietra, spaesata senza saper reagire a tale inaspettato rifiuto. Il bimbo  che peccava era quello che non voleva, ma io ho visto la mia bimba ferita. E mi sono detta che non la voglio più guardare con l’intenzione di poter intuire come aiutarla. Certo che vorrei evitarle le mortificazioni nella vita, ma non è giusto che io mi sostituisca a lei, che la spii nel suo approccio nella vita. Cara Marghe mia, ho ascoltato le tue richieste di aiuto, ho cercato di darne voce e  cercare di capire meglio, ti sto insegnando ad essere forte e sicura, a non guardare quello che non hai ma ad apprezzare quello che hai, ti mando nel mondo fiduciosa del tuo senso di responsabilità e del tuo bel carattere, ma non posso sostituirmi a te nel difenderti da tutto. Lascio adesso che affronti quel che non ti aspetti e  quello  che non vorresti. Sperando che la vita sia clemente con te. Intanto ti ha dato quel bel carattere e  quel bel sorriso che ti aprono già tanti cuori e tante porte. Buena suerte, mia pequena

lunedì 26 settembre 2016

La soluzione di un sogno



Il fine settimana lo passiamo ancora a Quercianella. Là la casa è diversa, le camere sono di fronte l’una all’altra e non una sotto e una sopra come a Firenze, e così, la mattina, il travaso di letti è facile e veloce. Il primo che si sveglia è, come sempre Emanuele. Sento i suoi piedi lunghi e forti che corrono da me. Si tuffa sul lettone e ride, felice di avere un’altra giornata tutta da scoprire. Il rito vuole che ci baciamo e che io chieda che cosa abbiano sognato. Lui pronto racconta il suo sogno ma, ieri, per la prima volta mi ha chiesto, curioso, che cosa io avessi sognato. Gli ho risposto che avevo fatto un sogno buffo, forse un po’ brutto: ero rimasta chiusa in ufficio, tutti erano andati via e il signore delle pulizie mi aveva chiuso dentro.  Ecco, troppe poche informazioni. E’ scattato l’interrogatorio. Come mai ero in ufficio fino a tardi, avevo per caso una riunione? Come mai il signore delle pulizie non mi aveva visto? E le chiavi dove le aveva messe, quando aveva chiuso la porta? Per caso in alto?  E da che parte si apriva la serratura, girando a destra o a sinistra? E chi avevo chiamato per venire ad aprire? Ho risposto che avevo chiamato lui, il mio Emino, che gli avevo telefonato e lui aveva risposto. Uuuuu, si è aperto un mondo. Lui aveva risposto perché non aveva una riunione, per venire  ha preso la vespa del babbo ed è venuto al mio ufficio, ha visto le chiavi in alto e si è arrampicato e mi ha salvato. L’ho visto felice perché avevo chiamato proprio lui, era felicissimo di avermi liberata anche se continuava ad esserci un’ombra nei suoi occhi. Un po’ è stato a prendersi tutta la gloria, ma poi non ha retto. E la Marghe? Non poteva non essere coinvolta. Allora la storia si è allargata: ho telefonato a lui, lui ha preso la vespa del babbo e ha montato anche la sorella, poi lui sì è salito in alto a prendere le chiavi e mi ha aperto la porta, ma c’era anche la sorella ad assisterlo. Ancora non possono avere gloria se non condivisa.

giovedì 15 settembre 2016

Musica da grandi

Ho iscritto di nuovo i gemelli al corso di musica. Fin da piccoli ne hanno frequentato uno, di varie specie: in inglese, senza cantare, con musica e note e io, a quella musica che cresceva con i bambini, mi ci sono affezionata. Soprattutto ci siamo affezionati all'insegnante che ci ha seguiti negli ultimi anni, Francesca, una ragazza spettinata e perennemente assonnata che impersona bene l'idea della violinista maestra di musica. Ho visto, attraverso il gioco, i bambini leggere il pentagramma, disegnare i suoni alti e bassi e ho approfondito quanto la musica sia un veicolo importante per il cervello, favorisce il collegamento fra argomenti diversi, e sia una bella ginnastica per la matematica.
Ieri, al momento dell'iscrizione, per una scelta tecnica mia, dovuta soprattutto all'orario del corso, ho dovuto cambiare insegnante, volando nel corso più avanzato. Groppo alla gola, stamani ho mandato un messaggio a Francesca, quasi scusandomi del tradimento e ringraziandola per quello che ha fatto per e con i miei bimbi in questi anni. E la sua risposta mi ha messo in pace con il mondo: mi ha detto grazie a te per aver scelto ancora di far fare musica ai tuoi bimbi. E ci credo che poi i gemelli, quando chiedo loro che strumento vorrebbero suonare, rispondono il violino come Francesa!

mercoledì 14 settembre 2016

Atletica

E' di nuovo successo: evento nuovo, paura di affrontarlo.
Cara la mia fiorellina bianca, ho scelto per voi, come attività da fare quest'anno, Atletica, proprio perché mi sembrava adatta ad entrambi, alla tua propensione alla corsa e all'attitudine di tuo fratello al moto perpetuo. Ieri c'era la prima lezione di prova. In effetti c'era una gran confusione che non favoriva un inserimento sereno, ma passato il disorientamento iniziale, tu dovevi provare insieme ad un gruppetto ristretto di bimbi, di cui la maggior parte erano tuoi amici, compreso il fratello. Ema si è buttato subito con entusiasmo nei percorsi ad ostacoli, nella corsa, nei saltelli e tu lì vicino a me a piangere con il naso spiaccicato che ti viene quando sei proprio disperata. Non volevi e non volevi andare. Ma io, che ti conosco, so che non bisogna lasciarti in questo tuo no, dal quale non sai poi uscire. Ho insistito e insistito, blandendoti con promesse di regali e brontolandoti con minacce di punizioni. Alla fine abbiamo trovato uno spiraglio: davanti alla prova di salto in lungo, a quell'opportunità di saltare nella sabbia, ti sei sbloccata, hai raggiunto il fratello, che prontamente ti ha porto la mano, e hai dato prova di leggerezza e abilità, dimostrando, come ben sapevo, di essere la più brava di tutti. Mannaggia Marghe mia, quanto tempo ti perdi e, per fortuna, quanto poco ti permetto di perdere, con la mia insistenza nel non mollarti mai!

mercoledì 7 settembre 2016

La mamma può aspettare



Sei alto e magro, con due gambette sottili dalle quali emergono le ossa delle ginocchia e i piedi lunghi che promettono future altezze. Hai costoline in bella mostra e addominali scolpiti da tanti salti, corse e arrampicate. Hai anche un po’ il visino da grande e lo sguardo attento, che hai sempre avuto, che si interroga sul mondo, osservando tutto e chiedendo di tutto.
Fino ad ora eri, dei due, quello che aveva assolutamente più necessità di essere abbracciato, coccolato, baciato e tenuto stretto. Da un po’ mi giri al largo, da un po’, quando ti chiedo di darmi uno dei nostri mille baci, mi porgi la testa per fartelo dare, invece che darmelo pronto. Da un po’ hai ceduto il letto sotto, dei vostri letti a castello, alla sorella e quindi da un po’ non dormiamo più un po’ insieme, annusandoci prima di dormire.
Ho pensato che questo distacco che ponevi fosse a causa delle tante brontolate che ultimamente ti faccio, disubbidiente come sei diventato, indisciplinato e scanzonato che proprio non vorrei mai vederti così. Poi un po’ ti ho osservato, ti guardo come ti muovi, che cosa di nuovo fai e che cosa è cambiato e così ho capito cosa stava succedendo. Ti ho chiamato a me, ti ho guardato negli occhi e ti ho detto: “Ema, adesso non mi baci più tanto perché sei diventato grande eh? Perché hai gli amici.” E tu, colto in flagrante, emozionato perché avevo capito, ti sei nascosto con la testa sulle mie ginocchia e mi hai fatto sì con la testa, quasi vergognandoti. Ma non ti preoccupare piccolo mio, va bene così. Il mondo ti aspetta là fuori, attraverso gli amici, la distanza e il tanto da fare che ti dai. La mamma può aspettare.

lunedì 5 settembre 2016

Tutti ai posti di comando



 Rientrati già tutti a casa per tornare all’asilo e al lavoro, dopo due lunghi mesi al mare, passati nella nostra casetta  di Qurcianella che sembra una conchiglia, tutta bianca, avvolgente e silenziosa. Quest’anno è stata l’estate degli amici, della pesca e delle sere alle feste nei paesi con spettacoli in strada. Emino che impazziva  quando trovava amici della sua età con cui saltare, giocare e staccarsi da me, Marghe felice quando aveva l’attenzione di qualche bambina più grande che guardava con ammirazione. Aver formato così un piccolo gruppo di amici fidati, che al mare diventano gli amici del cuore, ha aiutato tutti a passare meglio queste vacanze. I piccoli si facevano compagnia fra di loro, noi genitori ci siamo fatti compagnia fra noi, con chiacchiere, cene, e progetti futuri. Anche il Gangster è stato catturato da questo vortice e alla fine si è innamorato di Quercianella e di questa vacanza, che ha definito la più bella fatta. Ci ha portato ad ogni festa di paese, studiavamo i vari cartelloni pubblicitari delle iniziative paesane e non ce ne siamo perse una: festa medievale a Volterra, Paese dei Balocchi a Rosignano, Apritiborgo a Campiglia, Sognambula a Castagneto: partivamo nel pomeriggio, cena ai vari banchini della ristorazione ambulante e poi via, a vedere tutti gli spettacoli che i vari artisti di strada offrivano. I bimbi sono così diventati spettatori indipendenti, si infilavano in prima fila, si sedevano per terra e via, a godersi tutti gli spettacoli possibili. E alla fine sono stati loro a fare compagnia a noi. Ema addirittura ha imparato a ballare l’halli galli in un dopo cena di una sagra paesana con ballo liscio.
C’è stato anche il classico pony da strigliare e da montare un pomeriggio la settimana e le mattine da passare a pescare con il retino, che ha visto Margherita bravissima nel vedere i vari pesci, salire sugli scogli senza paura e con un equilibrio insperato, immergere velocemente il retino e zap, pesca miracolosa tutte le volte! Altra novità di quest’anno è stata la lettura del libro di fiabe sotto l’ombrellone, nell’ora più calda, quella che precede il pranzo. Da quest’anno tutti quieti all’ombra, per un po’ ad ascoltare queste storie che io leggevo. Da prima solo ai miei bimbi poi, con l’ampliarsi della cerchia degli amici, i bimbi seduti sul lettino all’ombra diventavano sempre di più. Tanto che negli ultimi giorni, ormai letti e riletti tutti i libri varie volte, ho scoperto i miei bambini tranquilli seduti sul divano, con questi libri aperti sulle loro gambette, a sfogliarli e “leggerli” a modo loro, come un inizio di un’avventura, quella della lettura in autonomia.
Inutile negare che si sono stati anche giorni bui, quelli della noia e della routine che non riuscivo a spezzare in tanto stare là, ma hanno vinto i giorni felici, quelli in cui ho visto i miei bimbi liberi di esplorare  il mondo, fare tanto da soli, dall’andare al bar a chiedere il gelato all’andare in cabina con la chiave a tentare di fare da soli. Prime prove per tanta indipendenza.