Sei ombrosa solo la mattina,
quando ti dobbiamo svegliare per andare all’asilo. Rimani racchiusa
aggomitolata e fai la voce brutta se insistiamo nello svegliarti. Poi ti fai
coccolare un po’ e zap, ti trasformi nella stessa bambina felice di sempre,
quella che ride sempre e fa ooooh a tutte le novità. Forse per questo non vorrei
vederti toccata neanche dal vento, forse per questo, tu che non ti lamenti mai,
quando mi chiedesti una volta, anno scorso, mentre eravamo mano nella mano
nella pineta di Cecina, come mai nessuno voleva giocare con te, il mio cuore sentì
il morso di una tanaglia stretta. Perché tu che non ti lamenti mai e non racconti
mai né infelicità né dolori, per confidarmi quel pensiero voleva proprio dire
che non potevi tenere dentro un tale urlo di dolore. Cercai di capire, mi
parlasti delle compagne di asilo e io chiesi spiegazioni alle maestre. La
maestra che c’è la mattina minimizzò, lasciando però trapelare che c’era un bel
gruppetto di bambine grandi e in particolare una, che usavano molto quel “tu
sei mia amica/tu non sei mia amica” e io mi sentì disarmata. Come potevo risparmiartelo?
Come potevo non farti provare quel dolore? Quell’essere messa in disparte, proprio tu, il mio fiorellino bianco? L’anno
scolastico si concluse, Marghe a me sembrava aver trovato una soluzione e comunque
mi sembrava serena e la cosa passò, specie perché quelle bimbe lasciavano l’asilo
e andavano in blocco alle elementari. Poi di nuovo quest’anno, l’amica del
cuore dell’asilo, a quanto pare, adesso
la preferisce ad un bambino. Non voglio che la mia bimba patisca di nuovo la
delusione, ne parlo di nuovo con la maestra, l’altra, quella che è di pomeriggo
e lei mi tranquillizza. Mi dice che già anno scorso hanno tenuto d’occhio
Marghe per questo problema che io avevo segnalato, ma che quest’anno, se ancora
lo comunica, è perché la sua amica non gioca con lei come lei vorrebbe e che se
guardo bene (anche in quel momento, in giardino, lo stava facendo) poi in fondo
è Marghe che comanda e dirige i due bambini colpevoli di aver distolto l’amicizia
nei suoi confronti. Ok, mi fido e poi,
in effetti è vero: non vedo Marghe giocare da sola, la vedo che si muove
tranquilla, spadroneggia i piccoli e, va be’, patisce un po’ la prepotenza dei
maschi. Ma mi rendo conto che non ci si può far nulla, le delusioni fanno parte
della vita e non gliele posso risparmiare, la posso solo affiancare per farle sentire
un nido caldo in cui riparare (e non rifugiarsi, da precisare bene). Poi ieri
siamo andati ad atletica, gruppo nuovo, molti maschi. Dovevano stare in fila
tenendo le braccia sulle spalle del bimbo davanti. Marghe ha appoggiato le mani
sul bimbo e questo gliel’ha tolte, per ben due volte, dicendo che non voleva
che lo facesse, anche se lo aveva detto l’istruttrice. Ho visto Marghe
sorridere con la faccia di pietra, spaesata senza saper reagire a tale
inaspettato rifiuto. Il bimbo che
peccava era quello che non voleva, ma io ho visto la mia bimba ferita. E mi
sono detta che non la voglio più guardare con l’intenzione di poter intuire
come aiutarla. Certo che vorrei evitarle le mortificazioni nella vita, ma non è
giusto che io mi sostituisca a lei, che la spii nel suo approccio nella vita. Cara
Marghe mia, ho ascoltato le tue richieste di aiuto, ho cercato di darne voce e cercare di capire meglio, ti sto insegnando ad
essere forte e sicura, a non guardare quello che non hai ma ad apprezzare
quello che hai, ti mando nel mondo fiduciosa del tuo senso di responsabilità e
del tuo bel carattere, ma non posso sostituirmi a te nel difenderti da tutto. Lascio
adesso che affronti quel che non ti aspetti e quello
che non vorresti. Sperando che la vita sia clemente con te. Intanto ti
ha dato quel bel carattere e quel bel
sorriso che ti aprono già tanti cuori e tante porte. Buena suerte, mia pequena
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