Raccontavano di uno Stefano
grande che mangiava con loro. Da lì ho capito che era iniziato il ciclo di psicomotricità
tanto decantato dalla maestra d’asilo e dalle mamme dei bimbi più grandi.
Altro non era dato di sapere,
ultimamente raccontavano solo che aveva delle palle nuove, e io chiedevo che
cosa facesse fare loro. Avete corso? Avete saltato? Avete fatto le capriole? Perché
così immaginavo psicomotricità. I gemelli mi guardavano sorpresi come a dire e perché
le avremo dovute fare? Poi ieri c’è stato l’incontro di Stefano con i genitori
e lì ho capito che in quella psicomotricità non si fanno capriole e corse, ma
si fanno giocare i bambini. Praticamente
lui non dice fate questo e fate quello, lui dà solo l’imput di buttare le palle
e lì via, i bimbi tutte le volte inventano giochi nuovi e grazie a quelli lui
li studia e li aiuta a capire e crescere.
Ha detto subito che maschi e
femmine sono diversi, che va rispettato e riconosciuta la fisicità dei maschi,
che hanno bisogno di muoversi e di sperimentare acrobazie e, nel lasciarli fare
a botte (ovviamente sorvegliati) hanno la possibilità di riconoscere e
conoscere la forza che hanno, il male che fanno quando lo ricevono e a
calibrare così i loro impeti. Come va insegnato alle femmine, con il loro
tagliente tu non sei più mia amica, a dosare
la loro potenza, che in futuro utilizzeranno come strumento di
seduzione. Ha consigliato a tutte di lasciare giocare i bimbi, da soli, a modo
loro, con i loro litigi. E se anche i genitori intervengono, al bisogno,
sbagliando, di non sentirsi in colpa, perché la vita non è mai giusta. Quando
mi sono fermata a parlare con lui in specifico dei gemelli, lui mi ha detto che
sono due bimbi sereni e che Emanuele sta provando la sua fisicità e la calibra in base alla mia misura.
Tanto più io gli permetto di essere birbone, tanto più lui lo sarà. Quando io
non vorrò più e sarò dura nei limiti messi, lui lì si fermerà, anche se all’inizio
sarà spaesato e insistente. E il fatto che adesso sia diventato uno “spione”
che sia tutto in raccontarmi quanto gli ha fatto male tizio e caio, mi ha detto
che è perché adesso lui sta tentando di mettere insieme le due parti: essere
colui che picchia lo ha già sperimentato, adesso deve unire l’essere quello che
viene picchiato. Mi ha detto di coltivare il lato femminile di Emanuele, che è
ricco e per il bambino molto importante (la maestra mi ha detto che lì all’asilo
Ema ci va giù duro con i travestimenti e i giochi di cucina, anche se li fa
tutti a modo suo in luoghi diversi da quelli abituali, tipo cucina in bagno e
si traveste in cucina) perché questo lato lo aiuterà da grande, oltre che con
le donne, con se stesso e le sue emozioni cosa che gli uomini, in questa loro
rigidità imposta, non sono capaci di esplorare. Della Marghe mi ha detto che
vanno rispettati i suoi tempi, con lui non fa la timida come io gli raccontavo
che fa con gli sconosciuti e in situazioni nuove, mi ha detto che se con me lo
fa è perché, probabilmente, è un suo modo per tenermi lì con lei, è questo lo
strumento che usa con me per tenermi legata a lei e quindi io devo lavorare
sulla sua indipendenza. Anche per le botte che prende passivamente dal fratello
è giusto dirle che gliele deve ridare, perché lei deve trovare la sua voce, in
qualsiasi forma sia. Inoltre, sulle pari opportunità e la parità di genere,
argomento che mi sta molto a cuore, lui mi ha detto che non devo responsabilizzare
Margherita affinchè lotti per avere tutto quello che le spetta per nascita,
senza distinzione di sesso, ma visto che è un argomento importante per me, le devo
insegnare questi principi e, comprendendoli, la bambina, e anche il bambino,
facendoli propri, li avranno innati.
Poi argomento scottante per me: i
genitori inventati dai gemelli. Entrambi dicono di avere un’altra mamma e un
altro babbo, che si chiamano Pino e Pina e ognuno dei gemelli abita con questi
genitori in una propria casa. Io, quando i gemelli mi raccontano questa loro
famiglia inventata, mi irrigidisco e quasi mi offendo, pensando che debbano
ricorrere a queste fantasie perché con me non stanno bene. Invece Stefano era
tranquillissimo nel dirmi che, essendo loro doppi, avevano tutto doppio. Uuuuu,
come mi sono sentita meglio. Mi ha detto di entrare in questa loro famiglia,
giocarci e portare elementi nuovi, perché per i bambini l’invenzione e la
realtà sono ancora senza confini, che usano questo loro mondo fantastico per
sperimentare, anche la solitudine finalmente, non a caso abitano soli in queste
case, non insieme. E di vedere questa loro fantasia come una ricchezza da
coltivare, visto che poi, crescendo, la vita chiuderà loro i confini
imbrigliandoli in un razionale dovuto alla matematica, grammatica, regole,
semafori, prove scientifiche. Che adesso volino liberi.
Santo Stefano per avere tutte le
risposte a tutte le domande!