venerdì 29 gennaio 2016

Mamy



Ci sono giorni, come quello di ieri che era il tuo compleanno, oppure l’8 dicembre, che è sempre stato il giorno in cui in casa nostra iniziavano i festeggiamenti di Natale, nei quali ti ho visto girare e rigirare per casa, volarmi dietro, avanti, da una stanza ad un’altra. Giorni speciali in cui, specialissimamente, ti sentivo vicina e presente.
Non avere più la mamma, a qualsiasi età, è roba grossa.
Per me tu non sei morta, sei partita per un posto lontano, forse proprio su quella nuvoletta che i gemelli vogliono vedere in cielo, dove è andata nonna Carla, dove tu stai a riposarti.
E scendi fra noi anzi, da me, nei tuoi giorni speciali.
Grazie di tutto mamma mia, anche di aver insegnanto (perché io non l’ho fatto) a Marghe di chiamarmi Mamy, come io chiamavo te.

martedì 26 gennaio 2016

L'unica bambina vestita di rosso



Cara Marge dai capelli di vento
Ti ho portata sabato ad un compleanno pieno di bambine dai capelli lisci, che indossavano quasi tutte un golfino bianco di cachemire e una gonna a pieghe, calze bianche e scarpe di pelle lucida.
Tu indossavi i tuoi capelli di vento, riccioli scomposti che ondeggiano ad ogni tuo movimento e che incorniciano, come una corona selvaggia, quel tuo viso dalle guance arrossate dal vento.
Eri l’unica che aveva un vestito rosso di velluto, dal corpetto pieno di fiori colorati, e che aveva le calze rosse di lana, che tornivano le tue gambette magre e lunghe, frutto di tante corse e di tante attività all’aria aperta.
Eri quella che, indossando i  palloncini fatti ad ali di farfalla, scappava veloce da tutti quando veniva rincorsa, dando filo da torcere (ed era prevedibile) alle varie bambine in cachemire e scarpe di vernice.
Certo è che, condividere la vita con un fratello gemello maschio è una  scuola di vita e una  questione di sopravvivenza, avere per mamma una che come te non ha mai i capelli in ordine è ugualmente un marchio di fabbrica e frequentare un asilo dove non si parla inglese ma si piantano pomodori e patate, si annaffia il cavolo e si fa il pane tutti i venerdì, lo stesso non può che produrre una  bambina vestita di rosso. In un mondo di cachemire forse stona, in un mondo vero sicuramente aiuta ad essere felici.

venerdì 22 gennaio 2016

Poteva fare a meno del vestito e delle calze ma...



Il venerdì, giorno in cui all’asilo rimangono solo di mattina, Margherita accetta di mettere l’abito con le calze e le ballerine.
Ieri super giro di saldi, con abiti da bimba scontati del 70%, quindi questa mattina avevamo da scegliere! Abito nuovo, collant che le posso mettere solo io perché il Gangster si rifiuta e quando ci prova trovo una Marghe con le calze calanti, scarpe da vestito che stanno gelosamente custodite in una scatola. Tutto questo non è sfuggito a Ema che, sommato l’abito nuovo, le calze con la mamma, alle scarpe da festa è scoppiato in una crisi di gelosia. Ma non per le troppe attenzioni dedicate alla sorella, ma perché poteva fare a meno del vestito e delle calze, ma delle scarpe a ballerina proprio no. Pianti, urla, che anche lui voleva le ballerine!
Piccolo tesoro mio, queste sono le prime sconfitte di un uomo. Niente fermagli nei capelli, niente trucchi, niente scarpette rosse. Per ora, essere maschio è una bella sconfitta per te.
Però sappi che, consultatami subito con la fida Valeria, ho accolto il suo illuminante suggerimento e oggi comprerò anche a te delle scarpe nuove, “da domenica” diciamo, anche se te le metterai il venerdì.
Parità di genere è anche questo.

lunedì 18 gennaio 2016

Troppo e troppo poco



Domenica era una bella giornata di sole luminoso che meritava di essere vissuta all’aria, anche se aria frizzante, ma aria aperta. Ormai però avevo programmato di andare a teatro a vedere i burattini che rappresentavano La bella addormentata. E non ho sentito ragioni, neanche Ema che, con gli occhi che gli si stavano chiudendo, mi diceva Mamma io non ne posso più.
Siamo andati a teatro, lo spettacolo era per bambini più grandi, pieno di battute ironiche che facevano ridere i genitori e perdere il filo ai bambini.
I miei cuccioli mi chiedevano, tutte le volte che arrivava un personaggio nuovo, se fosse buono o cattivo, impossibilitati come erano a seguire la storia. Mi sono chiesta allora perché li avessi portati fino lì, perché non avessi seguito il cuore e lasciati correre in un prato nell’ora più calda del giorno per poi rientrare a casa quando il freddo fosse diventato tagliente.
Mi sono di nuovo accorta che sto spingendo quando non c’è bisogno. Si cresce sani e felici anche senza fare e fare, senza teatro la domenica e senza avere appuntamenti che riempiano il giorno.
E’ che forse ognuno vive dei propri ricordi e io ricordo con felicità le domeniche in cui la mia mamma mi portava al cinema, mentre ricordo come un tutto grigio quelle lunghe domeniche in casa con la televisione accesa. Ma io sono io e la misura dei miei bimbi me la devono dare loro.
Vi prometto bambini miei che adesso, di nuovo, mi impegnerò ad ascoltarvi di più. Perché voi riuscite ad essere felici ovunque, trascinati a teatro da me oppure a giocare in casa.
Aspetterò e ascolterò le vostre voci  per lasciarmi guidare. Senza paura di fare troppo poco. Che è pari a quella di fare troppo.

venerdì 15 gennaio 2016

Stefano grande, grande Stefano!



Raccontavano di uno Stefano grande che mangiava con loro. Da lì ho capito che era iniziato il ciclo di psicomotricità tanto decantato dalla maestra d’asilo e dalle mamme dei bimbi più grandi.
Altro non era dato di sapere, ultimamente raccontavano solo che aveva delle palle nuove, e io chiedevo che cosa facesse fare loro. Avete corso? Avete saltato? Avete fatto le capriole? Perché così immaginavo psicomotricità. I gemelli mi guardavano sorpresi come a dire e perché le avremo dovute fare? Poi ieri c’è stato l’incontro di Stefano con i genitori e lì ho capito che in quella psicomotricità non si fanno capriole e corse, ma si fanno giocare i bambini.  Praticamente lui non dice fate questo e fate quello, lui dà solo l’imput di buttare le palle e lì via, i bimbi tutte le volte inventano giochi nuovi e grazie a quelli lui li studia e li aiuta a capire e crescere.
Ha detto subito che maschi e femmine sono diversi, che va rispettato e riconosciuta la fisicità dei maschi, che hanno bisogno di muoversi e di sperimentare acrobazie e, nel lasciarli fare a botte (ovviamente sorvegliati) hanno la possibilità di riconoscere e conoscere la forza che hanno, il male che fanno quando lo ricevono e a calibrare così i loro impeti. Come va insegnato alle femmine, con il loro tagliente tu non sei più mia amica, a dosare  la loro potenza, che in futuro utilizzeranno come strumento di seduzione. Ha consigliato a tutte di lasciare giocare i bimbi, da soli, a modo loro, con i loro litigi. E se anche i genitori intervengono, al bisogno, sbagliando, di non sentirsi in colpa, perché la vita non è mai giusta. Quando mi sono fermata a parlare con lui in specifico dei gemelli, lui mi ha detto che sono due bimbi sereni e che Emanuele sta provando la sua  fisicità e la calibra in base alla mia misura. Tanto più io gli permetto di essere birbone, tanto più lui lo sarà. Quando io non vorrò più e sarò dura nei limiti messi, lui lì si fermerà, anche se all’inizio sarà spaesato e insistente. E il fatto che adesso sia diventato uno “spione” che sia tutto in raccontarmi quanto gli ha fatto male tizio e caio, mi ha detto che è perché adesso lui sta tentando di mettere insieme le due parti: essere colui che picchia lo ha già sperimentato, adesso deve unire l’essere quello che viene picchiato. Mi ha detto di coltivare il lato femminile di Emanuele, che è ricco e per il bambino molto importante (la maestra mi ha detto che lì all’asilo Ema ci va giù duro con i travestimenti e i giochi di cucina, anche se li fa tutti a modo suo in luoghi diversi da quelli abituali, tipo cucina in bagno e si traveste in cucina) perché questo lato lo aiuterà da grande, oltre che con le donne, con se stesso e le sue emozioni cosa che gli uomini, in questa loro rigidità imposta, non sono capaci di esplorare. Della Marghe mi ha detto che vanno rispettati i suoi tempi, con lui non fa la timida come io gli raccontavo che fa con gli sconosciuti e in situazioni nuove, mi ha detto che se con me lo fa è perché, probabilmente, è un suo modo per tenermi lì con lei, è questo lo strumento che usa con me per tenermi legata a lei e quindi io devo lavorare sulla sua indipendenza. Anche per le botte che prende passivamente dal fratello è giusto dirle che gliele deve ridare, perché lei deve trovare la sua voce, in qualsiasi forma sia. Inoltre, sulle pari opportunità e la parità di genere, argomento che mi sta molto a cuore, lui mi ha detto che non devo responsabilizzare Margherita affinchè lotti per avere tutto quello che le spetta per nascita, senza distinzione di sesso, ma visto che è un argomento importante per me, le devo insegnare questi principi e, comprendendoli, la bambina, e anche il bambino, facendoli propri, li avranno innati.
Poi argomento scottante per me: i genitori inventati dai gemelli. Entrambi dicono di avere un’altra mamma e un altro babbo, che si chiamano Pino e Pina e ognuno dei gemelli abita con questi genitori in una propria casa. Io, quando i gemelli mi raccontano questa loro famiglia inventata, mi irrigidisco e quasi mi offendo, pensando che debbano ricorrere a queste fantasie perché con me non stanno bene. Invece Stefano era tranquillissimo nel dirmi che, essendo loro doppi, avevano tutto doppio. Uuuuu, come mi sono sentita meglio. Mi ha detto di entrare in questa loro famiglia, giocarci e portare elementi nuovi, perché per i bambini l’invenzione e la realtà sono ancora senza confini, che usano questo loro mondo fantastico per sperimentare, anche la solitudine finalmente, non a caso abitano soli in queste case, non insieme. E di vedere questa loro fantasia come una ricchezza da coltivare, visto che poi, crescendo, la vita chiuderà loro i confini imbrigliandoli in un razionale dovuto alla matematica, grammatica, regole, semafori, prove scientifiche. Che adesso volino liberi.
Santo Stefano per avere tutte le risposte a tutte le domande!

lunedì 11 gennaio 2016

4 anni dai piedi lunghi



Siete due bimbi grandi dai piedi lunghi.
Vi rincorrete nell’altezza, come sempre parte sempre prima Margherita e poi, al solito, dopo poco la raggiunge Emanuele. Siete una coppia allegra e cinguettante, anche se Ema proclama che sposerà Greta e Marghe, rattristata, viene da me a dirmi che lei sposerà me, ma solo perché si sente rifiutata dal fratello. Malgrado i tentativi di indipendenza, vi tenete d’occhio, ovunque e siete la voce l’uno dell’altra.
Siete arrivati ai 4 anni correndo dietro alla vostra curiosità e correndo dietro alla vita che vi chiamava. In un lampo vi siete fatti grandi, alti, magri, muscolosi. Cinguettanti lo siete sempre stati, adesso forse siete più litigiosi e capricciosi, ma anche ve la cavate da soli in molte occasioni, specie nei giochi, che finalmente condividete.
Avete mani forti e sicure, sudate e delicate, che mi carezzano quando io faccio finta di dormire, nella speranza che anche voi dormiate. Mi dite mamma lo sai che sei bellissima oppure Mamy sei la mia mamma preferita, vi contendete lo starmi seduti sulle gambe quando guardiamo insieme i cartoni in tv, ma anche vi allontanate sempre di più, sicuri di quel mondo che vi aspetta più lontano.
Io dei vostri quattro anni amo le voci, i discorsi e i ragionamenti da grandi, forse anche le storie che inventate che sono a volte vere e proprie bugie, ma racchiudono e svelano il vostro mondo. Però quello che proprio mi fa capire che vi state facendo grandi sono i vostri piedi, lunghi e magri, che corrono avanti nel mondo.
Buoni nuovi quattro anni, bambini miei

venerdì 8 gennaio 2016

Veder finire le vacanze natalizie è dispiaciuto a tutti



Ieri è ripreso l’asilo e voi neanche volevate scendere dall’auto, quando abbiamo parcheggiato davanti alla scuola. Piangendo dicevate non voglio andare, voglio stare con te mamma…
In effetti queste lunghe vacanze natalizie sono state proprio belle. Tutti insieme, tutto il giorno insieme, dalla sveglia la mattina fatta sempre da Emino al grido  “Mamma non ho più sonno” a seguire la mia risposta Vieni su in camera da noi, con conseguente “Marghe vieni, la mamma ha detto che possiamo andare nel lettone” e via, passetti felici correvano e salivano le scale curiosi, fino ad entrare nel lettone al grido Buongiorno mamma.
Ho dovuto prendere più ferie di quelle che avevo programmato, per riuscire a fare tutto quello che dovevamo fare. Cinema con Martino, visita alle campane di Nicoletta, io e il Gangster da soli a Milano e poi a Napoli, Natale noioso al ristorante e guai a chi mi ci riporta che io non ci andrò mai più, benché i bimbi siano stati bravissimi, vigilia di Natale a preparare latte e biscotti per quel Babbo Natale che viene solo se noi usciamo. Per questo fuori a cena come di rito, per un classico 24 dicembre al Mercato Centrale, rientro a casa con la sorpresa del latte bevuto e dei biscotti mangiati e di tutti quei regali trovati in casa, benché la mattina Emino avesse avuto un po’ di dubbi se Babbo Natale avrebbe portato anche a lui i regali, visto che aveva chiesto come mai avesse portato i regali a Guenda e, alla mia risposta perché lei è sempre stata brava e non ha mai fatto i capricci, un dubbio era sorto nel suo cervello ….. Poi Marghe che scarta e scarta, felice di aver avuto il vestito di Elsa ma anche perplessa che io avessi avuto solo pochi regali e quasi voleva cedermene un po’ dei suoi…. Poi il compleanno, con le lunghe chiacchiere su chi veniva o meno alla loro festa, rassicurazioni se lo avessi detto alla mamma di questo e di quello e ripetute richieste di sapere le risposte delle mamme, anche varie volte al giorno. Poi la cena del compleanno, dopo la festa della mattina, sempre al Mercato centrale ma a mangiarci prosciutto e coccoli per celebrare una nascita ormai avvenuta e allontanare quel ricordo delle incubatrici che rimane come un incubo. Come il 26 dicembre a pranzo sempre al Mercato Centrale con il Frafratello, in una confusione abissale, ci siamo ritagliati un angolo di pace come se esistesse solo la nostra famiglia in mezzo a tutto quel via vai. Per poi andare al classico circo il pomeriggio, questa volta però bruttissimo Medrano, contro un bellissimo circo di Moira che ci aveva catturato anno scorso. E le scarpe nuove con i saldi, dove siamo passati dal 26 al 28 addirittura, con un salto di due numeri che mi ha fatto capire come mai ad Ema neanche entravano più le scarpe vecchie, giusto la domenica 27, a pranzo da mia sorella, dove Babbo Natale era arrivato con due bici nuove e grandi, che li hanno visti arrampicati sopra e partire come frecce! E poi ancora l’ultimo dell’anno, con i gemelli che guardavano quel tavolo in salotto apparecchiato per gli ospiti che dovevano arrivare e non si capacitavano di quello che sarebbe successo in casa mentre loro dormivano.
Ma sicuramente  uno dei giorno più belli di queste feste è stato senza dubbio per me il primo dell’anno, passato a casa della mia zia Lucia, zia dalla quale passavo tutti i giorni di Natale con la mia famiglia e dalla quale sono voluta tornare per annusare, ancora una volta, l’odore di quelle belle feste che adesso non ci sono più. O forse sì, ci possono essere ma con altri attori. Lì i bambini hanno aiutato mia zia a fare le polpette, hanno mangiato polenta e pollo arrosto come se fossero i cibi più prelibati, sono stati tranquilli e beati perché anche io lo ero, con quelle chiacchiere dei miei zii e di mio cucino che mi accompagnavano e che hanno fatto volare quelle ore.
Poi certo, bellissimi sono stati anche i giorni a Napoli sola con il Gangster, dove abbiamo rinnovato le nostre promesse d’amore e le buone intenzioni l’uno verso l’altro, facendoci poi stare serenamente a casa tutto il giorno, tutti insieme, il giorno della Befana, quando pioveva e quando non importa fare per forza qualcosa, l’importante è stare insieme. E poi volevamo chiudere queste vacanze con un giorno di sole coccole, tutti lì riuniti, a sigillo di quanto questi giorni ci abbiano dato.
Per questo non è stata una sorpresa veder piangere i gemelli alla vista dell’asilo, perchè la fine di questo bel clima è dispiaciuto a tutti, grandi e piccoli

giovedì 7 gennaio 2016

Quarta festa di compleanno



I preparativi del compleanno sono stati fulminei. Luogo già stabilito da tempo, previsioni del tempo monitorate giorno dopo giorno, alla festa di Chanukkà prima indagine esplorativa fra i genitori su chi ci fosse o meno. Si prevedevano larghe adesioni, anche grazie ad una fitta rete di mail intessute fra me e le singole mamme, proprio come piace fare alla sottoscritta: niente invito collettivo, ma singoli invito nominativo, con tanto di eventuale personalizzazione.
Abbiamo  sforato i numeri previsti grazie ad inviti dell’ultima ora e a fratelli aggiunti, prevedevo grande confusione invece si è svolto tutto molto serenamente.
Il luogo era quello scelto da tempo, dalla veterinaria Giovanna, a festeggiare in quella specie di fattoria didattica piena di animali diventati nostri amici da tempo. Ho avuto spesso dubbi se osare tanto il 30 dicembre, mi ero anche un po’ fatta tentare da eventuali piani B al chiuso, ma poi mi sono detta no, non è quello il nostro compleanno. Il compleanno dei miei bimbi si fa all’aperto, con gli stivali di gomma e sfidando l’eventuale freddo e sì, forse anche la pioggia. Ma tanto per il compleanno dei gemelli c’è sempre stato un bel sole invernale.
Accoglienza alle 10.30, inizio con Bau lettura alla presenza di due cani Bassethound, poi via il giro fra  maiale, conigli, caprette, pony, asino, gatto, anche se quello che poi ha attirato più di tutti è stato la parte del giardino attrezzato con giochi, dove tutti si sono buttati. La fortuna arride agli audaci e così, all’ora di pranzo, è spuntato un bel sole che chi ha permesso di pranzare all’aperto con pizza per poi finire con le torte di compleanno (piena di personaggi di Forzen per Marge, piena di animali per Ema). Marghe era un po’ frastornata da tanta confusione, ha pure piantato una delle sue grane fragorose, Ema invece era felicissimo e buonissimo. A me quella festa, come abbiamo concordato con il Gangster, è servita soprattutto a vedere che bel gurppo di bambini siano quelli della classe, tutti molto tranquilli,  educati e accoglienti, molto attenti l’uno all’altro, molto delicati e semplici e anche il bimbo che i gemelli non volevano invitare, anche se per fortuna negli ultimi giorni ci avevano ripensato, è stato allegro e nemmeno così vivace come me lo descrivevano anzi, carino e bene educato come tutti in quel gruppo. Mi ci voleva, questo è stato il più bel regalo ricevuto.