venerdì 15 gennaio 2016

Stefano grande, grande Stefano!



Raccontavano di uno Stefano grande che mangiava con loro. Da lì ho capito che era iniziato il ciclo di psicomotricità tanto decantato dalla maestra d’asilo e dalle mamme dei bimbi più grandi.
Altro non era dato di sapere, ultimamente raccontavano solo che aveva delle palle nuove, e io chiedevo che cosa facesse fare loro. Avete corso? Avete saltato? Avete fatto le capriole? Perché così immaginavo psicomotricità. I gemelli mi guardavano sorpresi come a dire e perché le avremo dovute fare? Poi ieri c’è stato l’incontro di Stefano con i genitori e lì ho capito che in quella psicomotricità non si fanno capriole e corse, ma si fanno giocare i bambini.  Praticamente lui non dice fate questo e fate quello, lui dà solo l’imput di buttare le palle e lì via, i bimbi tutte le volte inventano giochi nuovi e grazie a quelli lui li studia e li aiuta a capire e crescere.
Ha detto subito che maschi e femmine sono diversi, che va rispettato e riconosciuta la fisicità dei maschi, che hanno bisogno di muoversi e di sperimentare acrobazie e, nel lasciarli fare a botte (ovviamente sorvegliati) hanno la possibilità di riconoscere e conoscere la forza che hanno, il male che fanno quando lo ricevono e a calibrare così i loro impeti. Come va insegnato alle femmine, con il loro tagliente tu non sei più mia amica, a dosare  la loro potenza, che in futuro utilizzeranno come strumento di seduzione. Ha consigliato a tutte di lasciare giocare i bimbi, da soli, a modo loro, con i loro litigi. E se anche i genitori intervengono, al bisogno, sbagliando, di non sentirsi in colpa, perché la vita non è mai giusta. Quando mi sono fermata a parlare con lui in specifico dei gemelli, lui mi ha detto che sono due bimbi sereni e che Emanuele sta provando la sua  fisicità e la calibra in base alla mia misura. Tanto più io gli permetto di essere birbone, tanto più lui lo sarà. Quando io non vorrò più e sarò dura nei limiti messi, lui lì si fermerà, anche se all’inizio sarà spaesato e insistente. E il fatto che adesso sia diventato uno “spione” che sia tutto in raccontarmi quanto gli ha fatto male tizio e caio, mi ha detto che è perché adesso lui sta tentando di mettere insieme le due parti: essere colui che picchia lo ha già sperimentato, adesso deve unire l’essere quello che viene picchiato. Mi ha detto di coltivare il lato femminile di Emanuele, che è ricco e per il bambino molto importante (la maestra mi ha detto che lì all’asilo Ema ci va giù duro con i travestimenti e i giochi di cucina, anche se li fa tutti a modo suo in luoghi diversi da quelli abituali, tipo cucina in bagno e si traveste in cucina) perché questo lato lo aiuterà da grande, oltre che con le donne, con se stesso e le sue emozioni cosa che gli uomini, in questa loro rigidità imposta, non sono capaci di esplorare. Della Marghe mi ha detto che vanno rispettati i suoi tempi, con lui non fa la timida come io gli raccontavo che fa con gli sconosciuti e in situazioni nuove, mi ha detto che se con me lo fa è perché, probabilmente, è un suo modo per tenermi lì con lei, è questo lo strumento che usa con me per tenermi legata a lei e quindi io devo lavorare sulla sua indipendenza. Anche per le botte che prende passivamente dal fratello è giusto dirle che gliele deve ridare, perché lei deve trovare la sua voce, in qualsiasi forma sia. Inoltre, sulle pari opportunità e la parità di genere, argomento che mi sta molto a cuore, lui mi ha detto che non devo responsabilizzare Margherita affinchè lotti per avere tutto quello che le spetta per nascita, senza distinzione di sesso, ma visto che è un argomento importante per me, le devo insegnare questi principi e, comprendendoli, la bambina, e anche il bambino, facendoli propri, li avranno innati.
Poi argomento scottante per me: i genitori inventati dai gemelli. Entrambi dicono di avere un’altra mamma e un altro babbo, che si chiamano Pino e Pina e ognuno dei gemelli abita con questi genitori in una propria casa. Io, quando i gemelli mi raccontano questa loro famiglia inventata, mi irrigidisco e quasi mi offendo, pensando che debbano ricorrere a queste fantasie perché con me non stanno bene. Invece Stefano era tranquillissimo nel dirmi che, essendo loro doppi, avevano tutto doppio. Uuuuu, come mi sono sentita meglio. Mi ha detto di entrare in questa loro famiglia, giocarci e portare elementi nuovi, perché per i bambini l’invenzione e la realtà sono ancora senza confini, che usano questo loro mondo fantastico per sperimentare, anche la solitudine finalmente, non a caso abitano soli in queste case, non insieme. E di vedere questa loro fantasia come una ricchezza da coltivare, visto che poi, crescendo, la vita chiuderà loro i confini imbrigliandoli in un razionale dovuto alla matematica, grammatica, regole, semafori, prove scientifiche. Che adesso volino liberi.
Santo Stefano per avere tutte le risposte a tutte le domande!

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