giovedì 28 febbraio 2013

Quattordici

Per i quattordici i mesi vorrei raccontare quattordici cose nuove che avete imparato in questo ultimo mese per arrivare ad oggi a compiere i quattordici, ma non so se ce la farò. Però provo lo stesso a raccontare le vostre ultime conquiste.
Avete capito il tono della mia voce, quello che non va fatto vi è più chiaro dal tono che uso più che dalle parole che dico, anche se ricordate bene quello che non va fatto e sapete riconoscere i diversi guai in cui vi mettete. Per esempio non bisogna tirare i fili degli elettrodomestici. Il primo no è partito dal filo del telefono, prontamente coperto da un cuscino, ma anche quando siete riusciti a scovare quello del televisore, benchè dalla parte opposta della stanza, avete ben capito che era un altro filo e quindi non si doveva tirare, ma era anche un altro no da sfidare, e vi siete prontamente lanciati. Mina quando ha capito che si metteva in un guaio simile a quello del filo del telefono, si è  fermata e mi ha guardato, aspettando il no, Emino invece ha insistito là appeso e anzi, si girava ridendo per guardare se vedevo cosa sta facendo, più che altro se vedevo che lui sapeva benissimo che quello che stava facendo era qualcosa che non andava e che proprio  per questo lo faceva.
Adesso Emino, come conseguenza di queste azioni, viene messo in punizione. Ho uno sgabellino bianco che posiziono vicino al radiatore, su cui lo siedo sgridandolo dopo che ha sfidato ridendo la mia autorità. Lui non sa scendere da quello scalino e così rimane seduto là piangendo. Non so se capisca che quella è la conseguente punizione per non aver rispettato i miei no, so solo che, visto che Mina non viene mai messa su quel panchettino proprio perchè lei capisce i divieti e si ferma prima, oggi l'ho vista dirigersi decisa sul gradino e  provare a mettersi volontariamente seduta faccia al muro come faccio con il fratello. Come a dire fammi provare se questa cosa che la mamma fa solo ad Emino è una ganzata di cui io sono privata. Questo conferma i miei dubbi riguardo a se capiscano  il valore della punizione.
Adesso confabulano fra di loro. In un loro linguaggio fatto di dedede, si chiamano e si avvertono tipo se la porta rimane aperta e hanno l'opportunità di andare a giro per tutte le stanze di casa, il primo che se ne accorge lancia il segnale, parte all'attacco ma anche si ferma per vedere se l'altro ha capito, pronto ad aspettarlo.
Adesso si rincorrono ridendo con la scusa di non cedere all'altro il gioco che hanno in mano, ma non c'entra niente non voler concedere il gioco, è solo una grande scusa per scappare gattonando ovunque con il fratello dietro, difatti ridono a crepaperlle di questo gioco al rincorrersi.
Quando è notte o mattina presto e in casa non si sente muovere un passo, il primo bimbo che si sveglia  si alza in piedi sul lettino ma non più girato verso la porta a cercare uno dei genitori, ma verso l'altro lettino e chiama il fratello o sorella, ormai certi della compagnia l'uno dell'altra
Chi abbia insegnato a Mina a fare le finte non lo so. So solo che quando è in braccio al babbo e arrivo io, alza le braccia verso di me come a dire prendimi, io mi avvicino per farlo e lei si gira subito verso il suo babbone e ride, come a dire no no no, scherzavo. E questo le piace ripeterlo a lungo.
Adesso sono delle spugne nell'imitazione. Nei libri tattili, appena sfogliano le pagine, corrono subito a mettere il dito sulle varie stoffe o pellicce in rilievo, come a dire ho capito bene qual è il senso di questo  librino. Nelle costruzioni visualizzano il senso e il verso dei pezzi e lo ripetono all'infinito, nelle varie varianti.
Emino cammina spedito appoggiato al pinguino primi passi, ormai va da solo senza bisogno che io "gli guardi le spalle" come voleva che mi posizionassi all'inizio, per sicurezza. Quando parte sembra un giardiniere con il falcia erba, mentre lei, indispettita da tanta autonomia del fratello, gli si posiziona davanti con le gambe stese, come a dire da qua non passi  e ti fermo io, ganzino, che sei più bravo di me, e anche questo, mi chiedo, da chi lo abbia imparato.
Ieri poi, quando ero seduta in terra vicino a lui, l'ho sorpreso ad alzarsi in piedi vicino a me e, tenendo una mano sulla mia spalla, mi ha circumnavigato tutta, con una calma e una  spavalderia da veterano della posizione eretta. Oggi lei, che sono sicura non si è persa quella scena, ha affrontato lanciata un distacco divano sedia che sembrava l'avesse sempre fatto, nonchè ha inforcato il pinguino primi passi, del quale lei non si fidava per niente, perchè come si attaccata alla maniglia e lo vedeva muovere si metteva subito seduta, e ha iniziato a " tagliare l'erba" ad una velocità astronomica.
Entrambi sanno battere le mani, fare ciao ciao aprendole e chiudendole, e anche far volare le farfalle. Sanno fare la linguaccia e tirare i baci. 
Lei ha anche capito a cosa serve spazzola e pettine e quando glieli dò in mano si pettina a modo suo, spesso con il manico, ma il gesto ormai è recepito. Emino invece quando gli diamo la spazzola per pettinare il babbo, come fa al solito con tutto, gliela sbatte in testa, ma questo ormai fa parte del suo stile batterista, che il senso delle cose nuove  deve passare prima per il rumore che fa se sbatte.
Quando a lei mettiamo in testa una passata, un fiocco o un cappello e le diciamo bella, lei si ferma subito e si mette in posa tre quarti, toccandosi il viso, come a dire certo, lo so, guardate pure. E per le foto succede lo stesso, non appena appare una macchina fotografica, lei si ferma e sorride.
Con i seggiolini in auto girati verso il senso di guida, invece che negli ovetti che stavano opposti e non vedevo quello che facevano, adesso dallo specchietto mi accorgo che guardano il panorama che scorre dai finestrini, con la stessa espressione dei grandi quando sono in auto e lasciano scorrere i pensieri guardando fuori, ma io vorrei tanto saper quali sono quei pensieri che loro lasciano scorrere.
Amano mangiare le polpette, il pane integrale più che i biscotti, ma la schiacciata salata fa fare i salti sulla sedia ad entrambi, per il  successo che riceve,  come le banane e il prosciutto cotto, del quale hanno imparato a riconoscere qualsiasi involucro, benchè cambi marca spesso.
Quando sono in braccio indicano dove li devo portare e se mi fermo mi spintonano con il bacino, come si fa quando si è in sella al cavallo, come a dire vai vai, che ti fermi a fare?
Il gioco nuovo e incessante è levarsi i calzini, ognuno si leva i propri e li lancia ma a volte, mentre l'altro fratello è vicino ma è assorto nel gioco,  tolgono i calzini anche a lui, che tanto prima o poi lo avrebbe fatto  volontariamente, quindi perchè non portarci avanti?
Per quanto riguarda le scarpe, nota dolente per entrambi: mettere le scarpe ai gemelli sembra di imporre loro uno strumento di tortura. Mina urla tutto il tempo come solo lei sa fare, e mentre piange controlla l'orrore che le sto facendo con attenzione, tanto che appena sono riuscita a metterle le scarpe, zac, due mosse veloci e lei ha già aperto lo strap o sciolto gli aghetti. Emino invece quando si trova le scarpe ai piedi passa un sacco di tempo nascondendo i suoi piedi sotto il mobile, come a dire quella non è roba mia, e quando si rassegna  e toglie i piedi dal nascondiglio, non muove un passo come se avesse le scarpe ortopediche di Frankestain. E non so come faremo per il futuro.
Della vecchia fattoria rimangono sempre stupiti che il gatto faccia miao e il cane bau, il pulcino pio e l'uccellino cip cip, interessati da quel vortice di lingue diverse che gli animali parlano, ma una certezza li rassicura, che la mamma fa smack e il loro nome pure, così penso che siano gli unici bambini che, all'intonazione della vecchia fattoria, non facciano miao ma mandino subito i baci, il verso della mamma appunto.
Quante cose che avete imparato bimbi, e pazienza se ancora non sapete camminare e parlare, come tutti si aspettano,  a modo vostro state facendo passi su passi verso l'indipendenza.


mercoledì 27 febbraio 2013

Il mio compleanno

E' il mio compleanno oggi, il secondo in vostra compagnia.
Ricordo che anno scorso vi ho vestito a festa, ho messo a Mina una tutina rosa acceso che aveva un fiocco bianco con pallini oro, e a Emino una tutina celeste e bianca che gli donava tanto, perchè dovevate essere speciali, come il regalo che siete stati per me. Vi stavano grandi quelle tutine, eravate ancora due piccoli ranocchietti con poca polpa sulle gambe ma con due splendidi occhioni neri ai quali non sfuggiva niente.  Quasi eravate pelati, con i capelli che formavano appena una peluria sulla testa, che ad Emino girava in fronte formandogli il suo tipico ricciolo tirabaci.
Il mio compleanno in genere l'ho sempre passato all'estero, mi è sempre così piaciuto viaggiare che non potevo farmi regalo più bello che festeggiare chissà dove, dove il viaggio dell'anno portava quel giorno. E sono sempre stata fortunatissima a far coincidere il mio compleanno con i giorni più belli del viaggio.
Con il Gangster poi, avendo celebrato il nostro matrimonio il giorno prima del mio compleanno, abbiamo sempre colto l'occasione per festeggiare da qualche parte del mondo, anche se era per pochi giorni.
Ma con il vostro arrivo le abitudini sono cambiate, e così, invece che proseguire il rito del viaggio, anche oggi vi ho vestito a festa e vi ho cantato tanti auguri  cara mamma quando vi vestivo.
Avrei voluto parlarvi a lungo, ma ancora non mi seguite nei miei racconti (forse per questo che adesso scrivo tanto, per raccontarvi quello che vorrei dirvi). avrei voluto ringraziarvi per avermi scelto come mamma, che nel senso della reincarnazione ho saputo che si devono aspettare vite intere prima di potersi reincarnare nella persona giusta che abbia quei certi parenti che diano la possibilità di superare un nodo del karma che, non passato nelle vite precedenti, ci obbliga a reincarnarci. Per questo il nostro destino era questo, di incontrarci o di rincontrarci, perchè probablimente abbiamo la nostra storia da sciogliere, che non inizia con il nostro incontro ma che viene da molto più lontano. Mi piace questa idea, che significa che voi mi avete scelto come vostra mamma e io vi ho scelto come miei figli e che per giunta dovevate essere gemelli, condividere questa storia e questa scelta.
Indubbiamente questo non poteva essere regalo più bello, due gioielli tutti per me con i quali accompagnarci nella vita e imparare tante cose.
Io già con voi ho imparato a fare un passo indietro, ad trovare una pazienza che pensavo di non avere, un amore profondo e tatuato indelebilmente nel mio cuore che vince qualsiasi prova, una gioia e un entusiasmo per qualsiasi giorno che arriva che è un inno alla vita.
Ho passato dei bellissimi compleanni a Venezia, a visitare la grotta di Pindaya in Birmania, su di un katamarano con i delfini che ci seguivano in Belize, davanti alle piramidi del Cairo, a chiedere di voi al muro del Pianto a Gerusalemme, ho sfiorato compleanni in Rajastan e in Buthan, a mangiare pane e mortadella con i miei genitori anno scorso qua a casa nostra, mentre voi dormivate insieme nella stessa carrozzina, ho pianto in altri giorni di compleanno perchè mi mancava tanto qualcosa, soprattutto la serenità e l'appagamento che ho adesso con questa grande e bella famiglia. 
E a proposito di gioielli, il babbo Gangster, sappiate, non salta un anno senza farmi un regalo prezioso. Che questo vale tanto, nel riconoscimento dell'importanza della celebrazione di questo giorno per me. Oggi mi ha regalato un paio di orecchini che sono due perle non uguali, una bianca e una nera, un po' come il vostro essere gemelli ma maschio e femmina e quasi a fine compleanno mi ha dato un ulteriore regalo, una spilla antica che sembra l'albero della vita, come a dire ci sono loro ma ci siamo anche noi. Vi amo tutti, grande e buffa mia famiglia, siete il regalo più bello che potessi mai avere.

martedì 26 febbraio 2013

Quarto anniversario di matrimonio

Quarto anniversario di matrimonio oggi. Del primo matrimonio, di quello che ci ha uniti ufficialmente. Poi c'è stato quello religioso abbinato al battesimo dei bimbi, anni dopo e davanti ad un altro mare, ma questa è un'altra storia
Invece quella di oggi è la storia avvenuta in Belize nel 2009, il 26 febbraio. 
Indimenticabile quel giorno sull'isola di San Pedro. 
All'ora del tramonto, verso le 16 là, le 23 in Italia, io e il Gangster usciamo dalla nostra capanna di paglia (che in realtà era una bel bungalow sulla spiaggia, che là si chiama palapa e che sono le tipiche abitazioni dell'isola) lui con camicia bianca di lino e bermuda a righine bianche e beige, io con un abitino bianco da giorno, con una balza beige, a piedi nudi entrambi (su quell'isola di sabbia bianca, dove anche le strade sono di sabbia bianca, nessuno porta le scarpe, figuriamoci noi) seguiamo un breve percorso  di massimo 10 passi, fatto di conchiglie, frangipane bianchi e ibiscus rossi (gli stessi fiori del mio mazzolino da sposa) e, fra due palme incorniciate da un arco composto dagli stessi fiori, di fronte al Mar dei Caribi e ad una signora che era il nostro officiante, con testimoni Marlon Castro simpatico cameriere del resort, e Iraida Gomez, la signora che ci ha aiutato a fare le pratiche amministrative per il matrimonio, ci sposiamo. 
Sembrava un sogno, con quell'aria rosa e rossa rarefatta, quel silenzio incantato, quel mare verde azzurro che ci faceva da colonna sonora. Era il nostro sogno che si realizzava. Tanto che al momento del vi dichiaro marito e moglie, ci siamo abbracciati stretti e abbiamo esultato dicendo ce l'abbiamo fatta, che quel nostro amore veniva da lontano e non sempre è stato facile seguirlo, perchè si è spesso  ingarbugliato su se stesso, anche se siamo stati entrambi così perserveranti che, alla fine, abbiamo trovato il bandolo della matassa proprio lì, con quel sole rosso che tramontava nell'aria rosa, con quella sabbia bianca sotto ai nostri piedi, con quel cielo che declinava il celeste nell'azzurro, indaco e blu, con il vento che soffiava fra le palme, con nessun altro in giro tranne noi e i testimoni, con quel nostro amore che esultava e che si meritava solo un contorno così spettacolare. Indimenticabile.
Negli anni successivi abbiamo sempre onorato quell'anniversario. L'anno dopo siamo stati al Cairo e ci siamo visitati, innamorandocene, le piramidi. Il secondo anniversario ce lo siamo passati a Gerusalemme, fra storia e religione, il terzo anniversario i gemelli erano appena nati e non avevano neanche due mesi così, per non mancare alla tradizione che i giorni del nostro matrimonio ci devono cogliere all'estero, senza però spostarci da casa, ho contattato di nascosto Virginia ti cucina, una signora che viene a casa a preparare le cene e, con grande sorpresa del Gangster, anche non andando via, la sera del nostro anniversario c'era una bella cena francese che ci aspettava, con i gemelli che dormivano e vegliavano insieme nella stessa carrozzina nella nostra stessa stanza mentre noi cenavamo.
Quest'anno invece ci siamo concessi un'uscita, breve, vicina, ma da soli, un nostro viaggetto. Per scaramanzia fino alla sera prima non abbiamo comprato i biglietti del treno e, questa mattina abbiamo portato i gemelli al nido, dove andavano a riprenderli le mie sorelle e  io e il Gangster siamo scappati a Roma, come ai vecchi tempi. Niente voli, niente passaporti, niente giorni interi via ma un solo breve giorno da passare noi due insieme, altrove anche se non lontano.
Roma ci ha regalato una splendida giornata di sole, una lunga passeggiata mano nella mano con il Gangster che mi raccontava che le altre volte che è dovuto andarci per lavoro senza di me, si annoiava e non vedeva l'ora di tornare a casa, oggi invece con me è un giorno bellissimo, tanto che è volato. Andarcene così, stando un giorno intero senza i gemelli era successo solo questa estate quando io e lui siamo stati a vedere il Palio, lasciando i bimbi con i nonni del mare, e quel giorno ricordo che alle 11 già boccheggiavamo di nostalgia verso i piccoli. Oggi no, abbiamo tranquillamente ammesso che  era proprio giusto festeggiare prendendoci una giornata tutta per noi, che in fondo questa nostra famiglia è iniziata dalla nostra storia, fatta anche di un giorno importante come questo.

domenica 24 febbraio 2013

Diario della settimana (dal 18 al 24 febbraio)

Lunedì 18 - Emino ti sei svegliato alle 4 di notte piangendo disperato, hai preso il latte (tanto ormai ho rinunciato a consolarti senza biberon) e ti sei svegliato alle 7, anche se mi sarei aspettata che dormissi di più. Sei sempre arrabbiato adesso, mentre eri così bello quando mi ridevi felice. Quando torniamo a casa nel pomeriggio, dopo il nido, passa poco tempo che inizia una Eminoinsofferenza spaziale. Si vede che sei stanco distrutto, tanto che non trovo altra soluzione che darti cena alle 17,30 ( prendi a stento latte e biscotti con gli occhi mezzi chiusi) e a letto subito. E' che anticipando così la messa a letto, poi alle 19,30 inizi a piangere disperato, e io vado al cinema con un nodo alla pancia, lasciandoti con il tuo babbo, senza sapere che combinate, voi due. Per fortuna il film è bello, finalmente un Gommapanefilm che merita e che parla di ragazzi. Io sono infinito, si intitola e tocca proprio il tasto che adesso mi preoccupa: come sarà il vostro futuro. Ma questo merita una racconto a sè.
Martedì 19  - Ancora sveglia nella notte. Emino hai pianto a lungo, e quando sono venuta a salvarti ho capito che era per il mal di pancia che hai. Anche la maestra del nido mi dice questa mattina che si è accorta che ti è cambiato il carattere, che piangi rabbioso non appena non riesci  ad avere  quel che vuoi, e il Gangster mi dice tienilo più in braccio, ha bisogno di te. Volentieri lo terrei fra le mie braccia, ma è che non appena lo prendo vuole scendere, se lo lascio, piange per tornare da me, in un nervosismo estenuante. Anche oggi dopo il ritorno a casa dal nido non posso fare altro che dargli cena alle 17,30 e meno male che c'era mia sorella che può testimoniare che era veramente sfinito, se no sembra che mi inventi le cose. Ovviamente poi si è svegliato uggiolante alle 20 e poi alle 22, dove l'ho rimpinzato di latte e biscotti, sperando di stordirlo un po'. E ha funzionato.
Mercoledì 20 - Tutti assonnati andiamo al nido e al lavoro, ma per fortuna questa notte nessuno si è svegliato piangente. Al lavoro poi ho la fortuna di parlare dei gemelli con l'altra mamma di gemelli, le racconto di Emino che sbatte volontariamente la testa contro i bordi del letto, lei mi conforta condividendo un'esperienza simile di un suo gemello, e anche mi rassicura dicendomi che la soluzione spesso usata anche da me per cena e cioè un bel latte e biscotti, viene usata anche da lei e che fa tanto bene, specie al sonno e mi esorta a non ascoltare nessuno e mandare i bimbi sempre a letto presto.
Poi c'è Music Together, dove i bimbi combattono la loro solita stanchezza per seguire quella lezione che alla loro mamma piace tanto e che penso solo per questo, se la fanno piacere anche loro, incuriositi sempre di quei nostri canti. La sera poi, quando torna il babbo Gangster a casa, porta con sè quella brutta butta notizia sulla salute del suo babbo che non ci fa dormire la notte.
Giovedì 21 - Dopo avervi lasciati al nido, vado dal parrucchiere, dove arriva con me anche una bimba di 7/8 anni con la tata peruviana. Vedo che, per levarsi il giubbotto, la bimba allarga le braccia e lascia che la signora le apra la cerniera e le tolga il piumino di dosso, come una vera cameriera. Che vergogna che provo per entrambe: per la maleducata bimba e per la tata che deve subire. Così, per premiare invece i miei bimbi  bravi compro loro le Crocs a saldo per la prossima estate. E sorrido a pensare a quei loro piedini a saponetta dentro a quelle ciabattine colorate. Al nido poi scopro che  l'innamoramento fra Mina e Josh prosegue ed è pure contraccambiato, pare che Joshua si sdrai sopra Mina schiacciandola come una polpetta e, incredibile ma vero, lei non protesta come al solito fa con i suoi urli da...Mina.
Venerdì 22 - Vi vedo appena oggi. Al nido, come al solito fino alle 4 ma questa volta vi viene a prendere il babbo con la nonna, poi il solito assembramento di zie e affini a casa dove c'erano posti in piedi e turni per tenervi in braccio. L'aneddoto di oggi è che a pranzo raccontano che avete mangiato doppia dose di polenta con sugo di carne e a casa... vi siete fatti fuori un biberon gigante di acqua, con Mina che se lo beveva in piedi che sembrava al bancone del bar. Emino invece nel pomeriggio si è esibito in un cinque giri di pista  completi del salotto, attaccato al pinguino primi passi: bravoEma!! (ovviamente la sorella gli si parava davanti dispettosa per ostruirgli la strada)
Sabato 23 - Viste le previsioni del tempo, che davano freddo e neve, furbamente avevo fissato una lezione di recupero di Music Together. Così la mattina, giusto per spezzare la giornata che prevedibilmente sarebbe passata a casa, ci facciamo una bella lezione di musica in inglese, gradendo molto perchè eravamo in pochi e anche perchè non avviene, come succede il mercoledì, dopo un giorno di nido, ma ci coglie tutti freschi freschi di mattina.  E poi ci siamo mangiati l'orata di Capraia al cartoccio!  E siete proprio dei bravi bambini, bisogna proprio dirlo e, come diceva proprio oggi mia sorella, meno male che ci son questi bimbi!
Domenica 24 - Avete il naso che cola, e Emino il rantolo che precede la tempesta... per questo oggi tutto il giorno in casa, anche perchè siamo circondati da neve, benchè qua piove e basta. Esco solo un attimo per andare a fare colazione alla pasticceria vicino casa e poi a  votare. Il resto è un lungo giorno dietro a voi, che siete inquieti e mi lavate il cervello. Sono così stanca che non ho voglia di raccontare altro che il menu, tanto per gradire: pranzo con frittata e prosciutto cotto, merenda pera e yogurt, cena tortellini di carne conditi con lo stracchino e ancora pera. Al Gangster, che oggi si è visto giusto per mezza loro cena, dico che non ce la posso fare, a stare dietro a loro così tanto e per tanto tempo. Risposta: troviamo una baby sitter. Ok, cercasi baby sitter disposta a stare con due gemelli, educati, simpatici, ma impegnativi. Astenersi perditempo.

mercoledì 20 febbraio 2013

Io sono infinito

Era la sera fra domenica e lunedì,  il fine settimana stava finendo e c'era un po' di malinconia nel lasciarlo andare, quel tempo passato tutti e quattro insieme. Pensavo  al giorno dopo, allargando l'orizzonte ad un domani più vasto, ad un domani che parte da questo impegno di oggi, questi bimbi così sotto la mia ala, sotto la mia protezione, dei quali ho la responsabilità della crescita.
Vedere quei bimbi che mi crescono sotto gli occhi, che non si accontentano più di un giochino da studiare ma che hanno bisogno di stimoli nuovi, di imparare e di essere accompagnati nella crescita, mi fa chiedere se ce la farò, nel filo dei giorni che si dipaneranno da qui in avanti per non so quanto, ad essere all'altezza di queste aspettative, dei loro bisogni, se avrò l'energia per farcela a seguire con il solito entusiamso che ho messo fino adesso con loro, i prossimi periodi, i prossimi cambiamenti, i prossimi impegni. Questo dicevo al Gangster quando ero fra le sue braccia a letto, gli  dicevo che a volte sono così schiacciata da questa sensazione di non farcela che provo paura. Gli raccontavo che in fondo mi basterebbe poco per tranquillizzarmi, mi basterebbe una carezza sulla testa e una frase di incoraggiamento della mia mamma, di quelle sue parole rassicuranti che mi aprono i polmoni e mi permettono di respirare di nuovo, quando sono così frastornata da non trovare soluzione o parole, cose che invece a lei non mancavano mai, ma che adesso non è più in grado di regalarmele. 
Il Gangster mi ascolta, mi lascia piangere, mi carezza e mi dà il tempo di calmarmi. Poi mi parla, con la sua solita voce calma, e mi dice sapessi io che responsabilità mi sento per tutti voi, quando i suoi voi sono molto più dei miei, ma mi dice anche che la forza si trova giorno dopo giorno, perchè come ho potuto  vedere fino ad adessso, le grandi imprese sono fatte di piccole imprese, di tanti giorni semplici messi insieme e piccole sfide da superare ogni dì, che vanno a comporre una grande sfida o una grande impresa.
Dormo il sonno dei giusti e la sera dopo ecco il quasi immancabile appuntamento cinema con la mia amica LGP. Scegliamo il film girando su una rosa di due, massimo tre cinema che si trovano vicino casa, quindi spesso andiamo a vedere il meno peggio, che a volte è solamente un film brutto ma a volte, come quella di lunedì, è una sorpresa nella quale ci buttiamo, scegliendo poi in fondo il film in base alle immagini della locandina. Io sono infinito è il titolo ed è il racconto dell'incontro fra tre adolescenti, la storia della loro amicizia. Il film, neanche a farlo apposta, mi spiega, un po' come ha fatto il Gangster la sera prima, che le situazioni possono essere o sembrare brutte e preoccupanti, anche prive di speranze, ma che la vita ti ripaga con delle sorprese fortuite oppure ti insegna a trovare la forza per combattere e forse anche vincere, non senza pagare il dovuto biglietto o scotto. A volte si è così preoccupati, a volte ci sentiamo così soli e indifesi, a volte siamo così vulnerabili da non respirare che non ci resta che rimanere inebetiti. Ma anche questo stop ci permette di raccogliere le forze, di trovare delle risorse dentro noi che ci fanno alzare da quella sedia solitaria, cambiare posto e andarsi a buttare nella vita. Dove si vince e si perde, ma per lo meno si vive. 
Io in quel film un po' ho rivisto la mia adolescenza, un po' ho rivisto l'adolescenza di tutti in generale, un po' mi sono raffigurata i miei bimbi adolescenti, un po' mi sono vista mamma di due adolescenti contemporaneamente, un po' mi sono rassicurata che, come tutto, poi passa e tutto è bene quel che finisce bene, sicura che tutto è solo un passaggio per altro.

domenica 17 febbraio 2013

Diario della settimana (dal 11 al 17 febbraio)

Lunedì 11 - Attendevamo per oggi la tempesta perfetta, le previsioni del tempo davano assolutamente e certamente neve per tutto il giorno. Ma credendoci poco ci siamo alzati tutti di buon ora per andare al lavoro e, mentre aspettavo che scaldasse il latte dei piccoli, mi sono detta "ma tutta questa neve minacciata quando arriva?" e ho aperto la finestra beffandomi delle previsioni meteo. Invece nevicava. Che fare? Io ormai ero già pronta per uscire, i bimbi già con la colazione pronta... Io ero per portarli al nido lo stesso e poi magari fare una volata a riprenderli caso mai la neve avesse attaccato. Il Gangster invece, molto più pratico di me, era assolutamente contrario e voleva che rimanessimo tutti e tre a casa (ovviamente lui escluso, perchè lui deve andare a lavorare anche se fuori casca il mondo). Io, sinceramente, dopo un fine settimana passato con i bimbi, per quanto voglia loro bene, non me la sentivo di rilavarmi il cervello con un altro giorno a fare bicchierino giallo dentro bicchierino nero dentro bicchierino verde e così ho chiesto a mia sorella se poteva stare lei con i bimbi mentre io andavo al lavoro. Per fortuna che lei è sempre contenta di venire dai nipoti e così è stato risolto, anche se la neve aveva già risolto da sola smettendo di cadere e facendo di questa giornata di tempesta perfetta, una semplice giornata piovosa.
Martedì 12 - Perfezioniamo l'acquisto dei mobili per la casa al mare, adesso ho visto forme e colori (beh, diciamo che il colore è uno solo: tutto bianco) e con il Gangster, dopo quell'appuntamento, andiamo a pranzo alla fiaschetteria di pesce che adesso è fra i primi posti della nostra top ten del gusto e festeggiamo l'ultimo di carnevale con qualche frittella di riso. Tutto questo giusto in tempo per passarvi a prendere al nido. Ancora diarrea per Mina, alla quale, mi raccontano, hanno dovuto fare addirittura la doccia, e tornati a casa avevamo tutti e tre voglia di coccolarci, ma ci sono oramai quelle visite non richieste che ci invadono la casa e che ci privano di poter stare queste tre ore che rimangono del giorno insieme noi tre, a fare la lotta fra chi mi sta in braccio, io che tento di tenere in braccio entrambi, io che, come voi, ho bisogno di tenervi in braccio e annusarvi, che tante ore stiamo lontani quando siete al nido. Ma che dire ai miei genitori e a mia sorella, di cui ho bisogno spesso di tutti loro, di non venire da me se non invitati? Che noi abbiamo bisogno di stare un po' da soli? Diciamo che per oggi è andata così, per fortuna tanto non è così spesso.
Mercoledì 13 - Pianto e diarrea, senza sapere cosa è la causa di uno e dell'altro, ma Emino è andato avanti così per tutta quella parte della notte che non è più notte ma che non puoi ancora chiamare mattina. E da allora non ha smesso di singhiozzare disperato. Ovviamente ero sola, ovviamente mi sono sfiancata, nel tentare di consolarlo anche se era evidente che non c'era niente che lo poteva consolare, neanche la sua mamma, il biberon di latte, il cambio pannolino. Così questa mattina ho preso la saggia decisione di rimanere tutti a casa, per tentare di rimetterci tutti in forma. La mattinata era soleggiata anche se fredda e, come ho messo i gemelli nel passeggino per andare a goderci un po' di aria (nonchè prendere un bel caffè con brioches) Emino è sprofondato nel suo giubbotto e si è messo a russare, spossato da tanta notte inquieta. Per fortuna che è mercoledì e così Music Together, che oggi è stata particolarmente carino, con Emino che stava tranquillo lontano da me (musica lo impaurisce sempre un po' all'inizio) e Mina invece che si godeva finalmente le braccia libere della sua mamma. Che grandi che si sono fatti, e anche andare a recuperare Martino tenendolo per mano mentre lui mi camminava accanto, mi ha fatto una  così impressione. Il tempo che passa....
Giovedì 14 - Oggi niente nido per cause di forza maggiore: sciopero. Così nel pomeriggio ospitiamo a casa nostra Martino con Valeria e MariaVittoria con la mamma Manuela, per ricreare un po' quel nido che oggi è saltato.  Le chiacchiere fra mamme fanno sempre bene, quel riproporre preoccupazioni e racconti  come nemmeno il più grave autistico farebbe, ma per noi è tranquillizzante raccontarci e confrontarci. Crescere i bimbi così insieme fa bene a noi mamme e farà sicuramente bene ai bimbi, che creano fra di loro una sorta di cuginaggio senza parentela, quel vedersi e rivedersi, quel frequentarsi come fossimo una grande famiglia aperta è una grande opportunità che stiamo dando loro, per sperimentare, per fortuna, la vita comunitaria del cortile, come adesso non è più possibile fare. E in effetti, mentre noi stiamo a parlare di loro, loro, così insieme, magicamente si guardano da soli.
E la sera con il marito Gangster beatamente a cena fuori, vuoi per San Valentino, vuoi per, soprattututto, la grande scusa di S. Valentino. E poi, per ora, il Cibreo rimane il miglior ristorante di Firenze, che ci ha accolto nel suo solito modo, in perfetto fiorentino style: tutto bello, tutto curato, tutto buono, tutti molto arrogantemente poco simpatici anche se fintamente amici.
Venerdì 15 - La mattina ci sorprende tutti pesantemente stanchi, tanto che io sono stata pure tentata di far finta di niente, mettere la testa sotto le coperte e continuare a dormire. Invece, anche se in netto ritardo, con il Gangster ci siamo alzati, abbiamo preparato i bimbi che dormivano stecchiti e che avrebbero dormito molto volentieri ancora, li abbiamo portati al nido e noi siamo andati al lavoro.
Quando poi sono andata a prendere i bimbi  al nido alle 4, e sono andata con i passeggino invece che in auto, li ho trovati così stanchi che Mina ha pianto, come solo lei sa fare, per tutto il tragitto del ritorno a casa, mentre Emino sprofondava nel suo giubbotto dormendo con gli occhi aperti. Abbiamo resistito giusto un'ora e poco più, a giocare sul tappeto, alle 6 era già pronta la cena e subito dopo a letto cotti. Ma cotti proprio.
Sabato 16 -    Oggi accoppiata vincente: c'è il sole e c'è babbone. Così tutti fuori, benchè la mattina avessimo trovato Emino vomitoso. Dagli occhioni mogi il piccolo si vede che non si sente bene, forse sarà anche grazie a questo che oggi a Lucca si sono comportati entrambi benissimo, neanche li abbiamo sentiti, lì assorti nel passeggino a fare i giri sulle mura o in centro città con noi. Al  ristorante poi si sono entusiasmati: entrambi seduti a tavola con noi, ognuno nel suo seggiolone, a mangiare la farinata tipica lucchese come facevamo noi. E poi quando c'è il loro babbone se lo mangiano con gli occhi, da come lo bramano. Emino fa tutto il bambino grande, gli si appiccica alle gambe e sta lì in piedi come a dire noi uomini, Mina invece guarda il suo babbo  fisso, con certi occhioni innamorati che illanguidiscono il Gangster. Oggi è stata proprio una bella giornata, per tutti penso, per me di sicuro.
Domenica 17 - Io ieri sera sono andata a letto alle 20.30 e, a parte il latte delle 7 ad entrambi, abbiamo dormito tutti fino alle 8,30, praticamente 12 ore filate. E poi, con Emino con le occhiaie che continua a non sentirsi bene per la diarrea e una Mina in splendida forma, andiamo a farci un bel giro in centro con il babbo Gangster, perchè la giornata è di sole caldo. Stiamo così bene a passeggiare che i due puffi si addormentano e dormono per molto. Dormono così a lungo che poi, tornati a casa per il pranzo, proviamo a metterli a letto per il pisolino pomeridiano ma quelli neanche ci pensano, a dormire di nuovo! Così nel pomeriggio, benchè continui la bella giornata, stiamo in casa a goderci il tappeto, che è così raro essere tutta la famiglia insieme per così tanto tempo. Io addirittura ho anche il tempo di mettere a posto un sacco di cose, mentre sento che il Gangster interloquisce con i bimbi nell'altra stanza. Ma non aver fatto il pisolino si paga, perchè prima delle 18 trovo Emino che si accascia sul tappeto e dorme profondamente mentre lei è in preda alla sua solita agitazione quando ha sonno ma lo vuol combattere. Così biberon di latte e biscotti ad entrambi e di corsa pigiamone e a letto, che questa domenica è passata e passata bene. Mi piace quando siamo tutti riuniti a fare cose semplici. Stiamo costruendo la famiglia.

venerdì 15 febbraio 2013

Siamo andati, ci siamo fermati, ripartiremo

Continuo a pensare a quanto ho scritto l'ultima volta sui viaggi e sui gemelli. Già mentre scrivevo quelle parole sentivo stonare tanta mia convinzione nel non portare i bimbi in giro. Ne ho parlato anche con il Gangster ieri sera durante la nostra cena di San Valentino, che ci ha trovati contenti di essere fuori ma anche, come al solito, cotti a puntino. Così, forti di quella stanchezza, insieme abbiamo di nuovo concordato che no, non se ne parla di partire per alcun dove fino a quando i piccoli saranno così piccoli.  Il Gangster ribadiva che non farà lo stesso errore che ha fatto con suo figlio che se l'è portato faticosamente in giro per l'Europa stancando il bimbo, che adesso non si ricorda neanche dove è stato, e irritando il Gangster che era limitato nei tempi e modi di viaggio consueti. 
Va bene, ci diciamo, magari poi in estate lasciamo due giorni i piccoli con le mie sorelle e voliamo a Londra, giusto il tempo di non sentire nessuno la mancanza dell'altro. Per i viaggi lunghi e seri tutti insieme, dobbiamo e vogliamo aspettare almeno fino a x anni, dove la x è una variabile che va vista al momento.
Ma io pensavo e ripensavo che in fondo tutto questo è una grande contraddizione. Ribadisco e riconfermo, convinta più che mai, che adesso neanche mi passa per la mente di intraprendere un viaggio con i bimbi. Ma so anche che loro, fiduciosi come sono nei nostri confronti,  dove li metti e dove stanno, senza mai dare troppi problemi e che qualsiasi prestazione straordinaria che verrà loro chiesta, li troverebbe tranquilli. A conferma di ciò, fa fede la vita fatta fino ad ora, l'andare sempre ovunque con me, che sia a musica che ai giardini che in centro che a far giratine in generale, per  non parlare di quell'andare e venire continuo che hanno fatto questa estate dal mare, senza mai dare cenni di cedimento o nervosismo isterico. In più, questa estate, appena fatto il loro battesimo al quale abbiamo unito anche il nostro matrimonio, siamo presi e partiti in auto con loro, con destinazione Puglia, trovando nei due piccoli puffi due perfetti viaggiatori. Per questo sono andata a ripescare una cosa che avevo scritto altrove riguardo al nostro viaggetto in Puglia di giugno 2012, per tenere qua uniti i pezzi di questo nostro mosaico che sta formando la nostra vita insieme. 
Ecco il pezzo vintage.
LUNEDÌ, 2 LUGLIO 2012

Piccoli viaggiatori

E se ne andarono in viaggio di nozze in Puglia.
Due grandi e due piccoli, finiti i festeggiamenti, salutato gli amici venuti apposta per loro da diverse città, caricato in auto il super passeggino rosso che sembra una limousine, viaaaa, con il vento in poppa, sono scappati a raggiungere la prima terra lontana dei gemelli.
Prima prova del fuoco, più che altro per il caldo, fortunatamente molto mitigato dal vento, i due piccoli figli della sottoscritta,  durante il loro primo viaggio serio, si sono comportati da veri viaggiatori: dormivano mentre viaggiavamo, aspettavano pazienti al ristorante, guardavano incuriositi il panorama mentre visitavamo luoghi e mari diversi dalla solita Quercianella.
E una notte magica, con Puffetta e Puffetto  e il grande Gangster, abbiamo dormito in un trullo. I piccoli la sera erano esausti e hanno dormito stecchito fino alle 5 del mattino, quando si sono magicamente svegliati  e ci hanno svegliato giusto per goderci tutti insieme lo spettacolo della luce dell’alba che filtrava dal tetto a cono del trullo, che illuminava le pietre a secco che lo compongono e che facevano un gioco di luci e di magia che non potevamo che condividere con i piccoli. Così ce li siamo messi in mezzo nel lettone e tutti e quattro siamo stati a lungo a guardare da sdraiati quel tetto di trullo che ci sovrastava, quelle pietre secolari dalle quali filtrava la luce, quel silenzio e quella magia di quella forma e quella situazione  che ci ha reso tutti silenziosi e concentrati, reverenzialmente intimoriti e appagati. Che i piccoli sappiano che nel mondo ci sono posti che portano energia e ai quali bisogna rendere omaggio.


martedì 12 febbraio 2013

Al momento giusto

Capita spesso che le persone che mi hanno conosciuto prima dell'arrivo dei gemelli, ritrovandomi adesso, si stupiscano di tanto mio immobilismo e mi chiedano, quasi per essere rassicurati che io sia sempre la stessa, a quando il prossimo viaggio, argomento del quale ormai non mi sentono parlare da molto più di un anno e che invece era una mia costante prima.
In effetti, prima dei gemelli, un aereuccio al mese me lo prendevo, magari solo per un fine settimana, e di vacanze mediamente lontane o lontane proprio, ne facevo in media un paio o anche tre all'anno, ovviamente tutte intervallate con qualche viaggetto lampo  in qualche luogo d'Italia o d'Europa.
Da me molti si aspettavano che la sfida gemelli l'affrontassi anche nel non cambiare niente di quello che ero abituata a fare, che da viaggiatrice avrei fatto di loro, da subito, due piccoli viaggiatori, che avrei stupito tutti per come infilavo i due puffi in una cesta dietro le spalle di uno sherpa per portarli al campo base dell'Annapurna, oppure più semplicemente come mi prendevo un anno sabbatico per stare con la nuova famiglia al sole sulle spiagge di Goa.
Niente di tutto questo. Io continuo a non vedere aerei dal giorno in cui ho saputo di essere incinta, i bimbi neanche sanno cosa sia un aereo perchè non ho mai raccontato loro, con nostalgia o meno, di cosa voglia dire viaggiare, di cosa voglia dire partire, di cosa voglia dire avere un passaporto che assomiglia ad una trapunta patchwork come è il mio.
Tutti si sarebbero aspettati che avessi dato un calcio alla cara e collaudata Quercianella, mio buen ritiro estivo ristoratore post  lungo viaggio e che passassi la prima estate con i gemelli campeggiando in una tenda Tuareg o navigando per fiordi, perchè i bimbi avevano da iniziare subito a confrontarsi con le scomodità e le avventure dei viaggi.
Niente di tutto questo. Non che tenga i bimbi in casa, non che una tegola mi abbia colpito dritta sul cervello e modificato il carattere, non che io mi sia trasformata da errante a stanziale, ma è che, conoscendo e vedendo le esigenze dei bambini e anche le mie, ho ben capito che muoversi come se niente fosse successo, impuntarsi a continuare a fare la vita di prima, non ha più ragione di essere e, se anche fossi colpita di nuovo dalla tentazione della frenesia dell'andare, non  avrei le energie e la cattiveria di far fare ai bambini una vita che è stata faticosa anche per me, che  pur me la sceglievo coscientemente.
Vedendo come sono i ritmi delle giornate adesso, ho capito che i bambini hanno bisogno sì di stimoli nuovi ma che devono essere a loro misura e soprattutto devono essere uniti ad un loro quotidiano inattaccabile, che dormire nella propria cameretta per loro ha un altissimo valore rassicurante, che i riti e le ripetizioni quotidiane sono un toccasana affettivo, un tranquillante in una vita tutta da scoprire, un porto sicuro in tanti tuffi al cuore di novità e che non potrei privarli nè privarmi di tante sicurezze.
Sì perchè anche io sono cambiata. Adesso, costruiti i gemelli a mia immagine e somiglianza (almeno così mi illudo che sia, anche se mi accorgo che fanno tutto da soli, ma diciamo che io ho un po' contribuito a farli diventare sorridenti alla vita, curiosi e fiduciosi degli altri, socievoli e dinamici) ho accantonato sogni di gloria (non nego che sull'anno, o mese sabbatico, nel Kerala o più semplicemente a Santo Domingo un po' ci avevo puntato, mentre aspettavo i gemelli) e mi sono calata negli intorpiditi panni di una mamma che sa quanto spingere e a quanto rinunciare per il bene dei bambini.
Viaggiando, è pur vero, che ho visto tante coppie con bimbi piccoli che non mi sembrava che soffrissero per niente, viaggiando ho visitato Paesi ospitali verso le mamme e i piccoli (ancora ricordo il seggiolino dove mettere il bimbo nei bagni giapponesi, così mentre tu fai la pipì in tutta tranquillità, lui ti guarda lì seduto in tutta sicurezza), ho visto con i miei occhi bambini che facevano in bici il Cammino di Santiago con i genitori, ho visto guance sode e rosse dal vento di un piccolo nel marsupio di mamma norvegese che girava in Nepal con il marito, ho visto bimbi che facevano rifornimento di benzina al camper che li portava in giro per gli Stati Uniti, ho visto bimbi viaggiatori che si addormentavano sul tavolo mentre i genitori erano  a cena in sperduti paesi della Terra del Fuoco, oppure li ho visti anche girare beatamente nell'isola maldiviana su di un comodo passeggino avendo a loro disposizione un ricco buffet italiano.
Ho visto, in pratica, che tutto si può e che i piccoli sopravvivono e si adattano a tutto. Ma non fa per me, almeno non per ora. Adesso vivo navigando a vista, quasi incrociando le dita tutte le volte che affrontiamo e, a sorpresa, superiamo tante prove che i piccoli mi meravigliano di superare, e non mi metterei all'animo di pensare a fare la valigia giusta con il tanto di cui hanno bisogno i piccoli (anche se poi, so bene che basta poco a loro come a noi) che dovrei caricare e scaricare il passeggino gemellare che non assomiglia neanche lontanamente ad un passeggino singolo, che entrambi noi adulti avremmo un bimbo in braccio, che già ci innervosiamo con niente qua mentre siamo nelle nostre comodità immaginiamoci un po' quando ci fossero tanti giorni da inventare. 
Beh, mentre scrivo mi parlo da sola e mi dico che so bene che invece tutto si fa, se si vuole fare, ma è che adesso sono così convinta di non andare e straconvinta che non ce la farei e che non sarebbe bello, perchè duro così fatica quotidianamente che adesso ambisco solo al "risparmio energetico" come lo chiamo io, e cioè a fare in modo di non complicarmi la vita ma di rendermela il più leggera possibile, visto che già di normale ho i miei bei carichi. 
Per questo dico ufficialmente che per ora, benedetta questa casetta e benedetta casetta nuova di Quercianella, che ci vedrà riposarsi e sperimentare un altrove per la prossima estate come già abbiamo fatto l'estate passata e poi, quando i bimbi mangeranno tutto da soli, cammineranno e correranno, impareranno la gioia di scoprire l'andare, allora sì che partiremo, perchè solo allora avrà senso farlo. Andare per scelta, per godersi l'andare. 
Ma quel momento, per ora, lo vedo lontano, e non provo nostalgia. perchè so che come tutte le cose fatte al momento giusto, sarà bellissimo riprendere a muoversi tutti insieme.


domenica 10 febbraio 2013

Diario della settimana (dal 4 al 10 febbraio)

Lunedì 4 - Tiepido pomeriggio oggi, così vengo a prendervi al nido a piedi con il passeggino, per fare una passeggiatina prima di tornare a casa, che non si può vivere perennemente dentro al nido e poi subito dentro casa. Mi accorgo che siete così cresciuti che non entrate più nei lacci del passeggino e siete così cotti che vi lasciate portare ovunque, anche se poi facciamo i soliti nostri giretti. A letto presto, quasi senza cena perchè nessuno dei due si sente di mangiare molto, e poi la sottoscritta vola al cinema, con la sua amica di cinema ante gemelli, per un Gommapane appuntamento. Il film è quello di Tornatore, La migliore offerta, che è un fumettone che ci ha fatto anche un po' ridere, a parte il finale che proprio non ce lo aspettavamo. Ancora stiamo aspettando di vedere un bel film. Però uscire uuuuuu quanto mi piace!
Martedì 5 - Appena svegli, come andiamo in camera dei gemelli, dal profumino si capisce subito che la diarre ha colpito! Entrambi hanno bisogno di un urgente bagnetto con tanto di shampoo perchè c'è un po' di esondazione ovunque, compreso il lettino. Così il Gangster si cambia il suo bel completo gessato, colpito e affondato, i gemelli vengono ripuliti a festa dalla sottoscritta che, facendo finta che niente sia successo, li porta al nido, tenendo ben in segreto l'accaduto, giusto per non passare da madre snaturata. Ma io proprio non me la sentivo oggi di stare di nuovo a casa con loro! Così li ho lasciati pensando che, se poi stavano male, mi avrebbero chiamato. Mi sono fatta il mio giro preferito in centro, con il cervello che volava libero e leggero e mi si ripuliva con l'aria e con lo svago. In più appuntamento per pranzo con il marito Gangster e, come ai vecchi tempi, a tavola ci siamo parlati del più e del meno, ognuno faceva le sue chiacchiere, io ho dissertato a lungo sui saldi che stanno rivestendo i gemelli per i prossimi 4/5 anni, lui mi raccontava della casa al mare e dei progetti. Ci voleva. Poi al nido, quando sono andata a riprenderli, mi hanno detto che i bimbi non stavano proprio in forma, ma io ho fatto finta di cadere dalle nuvole.
Mercoledì 6 - Ieri si è sentita male la signora che ci fa le pulizie, così oggi senza sosta, appena uscita da lavoro, ho dovuto frullare tutta la casa per non farla chiudere dall'ufficio d'igiene (diciamo che i gemelli non contribuiscono al mantenimento, specie quando mangiano) e poi di seguito a Music Together, senza fermarsi dal via. Oggi sono proprio stanca, e anche voi, bimbi miei. Ma  trovare Valeria con cui chiacchierare mentre cantiamo contribuisce alla riuscita della giornata, a cui si aggiunge l'inaspettata  telefonata serale ricevuta, che apre di nuovo le porte al possibile nuovo lavoro. E vediamo cosa la vita decide.
Giovedì 7 - Oggi andiamo a comprare i mobili per la nuova casetta al mare, io e il Gangster da soli, dopo aver lasciato i piccoli al nido. Come dicevo al Gangster, che adesso mi dice che è tornato a rincasare volentieri, passato il periodo burrascoso fra noi, a volte bisogna solo aspettare che passi, magari metterci nel mezzo un nuovo progetto comune, come per noi è adesso questa casa al mare, e prima o poi ci si ritrova. Oppure bisogna solo aspettare che cambino i pianeti, che Saturno non sia più contro e che il tempo spazzi via i nervosismi. Oggi in effetti è stata proprio una bella giornata di coppia, con il pranzo fuori porta per festeggiare sì la casa e i mobili, ma anche di nuovo una nostra complicità ritrovata.  Ma quando sono venuta a prendervi al nido vi ho trovato con visuccio bianco entrambi, di nuovo diarrea e a casa avete resistito poco, prima di andare a letto spossati.
Venerdì 8 - Non faccio in tempo a vestirti, questa mattina, cara mia Mina, che devo correre a cambiarti e lavarti tutta di nuovo. Questa diarrea non passa ed è proprio brutta. Ma anche oggi ti porto al nido, devo andare al lavoro, non posso sempre mancare, anche se oggi era proprio un giorno da tenerti a casa. E poi quando sono al lavoro, che assurdamente adesso ritengo di dover presenziare perchè devo imparare, passo il tempo a pensare a come starai. Siete stanchi stravolti, in questi giorni, sicuramente perchè non state bene, poi con il fatto che ho ripreso a lavorare, tre volte la settimana ci alziamo tutti presto. Ma anche la giornata è lunga e piena, specie per voi, che al ritorno dal nido date già cenno di irritabilità da stanchezza. E sono stanca anche io, quando passo giornate come queste senza mai fermarmi, mi gira la testa e mi prende freddo, da quanto sono stravolta. Dopo il lavoro avevo da tornare a casa per stare dietro alle mille lavatrici che devo fare in questo periodo di malattia acuta vostra, poi di corsa a prendervi e poi subito dopo arrivava la Gabry a  trovarci e quindi con un occhio dovevo guardare i gemelli con un altro tenere in piedi la conversazione. Per fortuna che, non appena messi a letto voi, ci siamo fermate un attimo per un aperitivo, preso sul divano davanti a mille giocattoli e appoggiando il bicchiere su di uno scatolone di pannolini, a mo' di tavolino. Così è così, per ora.
Sabato 9 - Evento da grande o grande evento, oggi: Emino con nuovo taglio di capelli! Ma non pubblicizziamolo, perchè per principio, questi capelli che andavano assolutamente tagliati per  mia suocera, io non glieli volevo proprio tagliare, giusto per ribadire che io con i bimbi faccio assolutamente di testa mia, in tutto. Così abbiamo solo fatto una piccola ripulitura sulla nuca, con sfumatura alta, diciamo, ma il ciuffo e boccoli in fronte sono rimasti. E' che, anche con così poco, fa una differenza! Adesso ha un visino ad omino grande!
E poi oggi festa di carnevale autogestita con le altre amiche mamme. Grande presenza di  tigri (incredibile ma vero, tutti i bimbi maschi erano delle tigri, a parte un superman arrivato però con tutona da tigre sopra il vestito), fra cui anche Emino in versione Tigro, con tanto di cappello che raffigurava il naso e le orecchie in fronte del piccolo, tenuto senza il solito nervosismo da cappello, per quasi per tutta la festa. Mina invece era vestita da spagnola, con abito nero a pallini rossi e frange rosse, da vera guapa flamenchera. I cuccioli si sono comportati proprio bene, tanto che quando siamo tornati a casa, prima di scendere dall'auto, mi sono girata verso di loro e gliel'ho detto, che sono stati proprio bravi, ho fatto loro un discorsetto da grandi, ringraziandoli per il loro comportamento. Mina mi rideva, perchè lei capisce e fa in questi casi la modesta, abbassando gli occhi come a dire "mamma, dovere" Emino invece ride perchè sente un tono di voce mio diverso, da adulti, ma si stanca subito e piange se mi dilungo, annoiato da quell'immobilismo.
Domenica 10 - E' una bella giornata di sole, freddina ma sopportabile. Breve giratina la mattina con il passeggino nei dintorni, giusto per stemperare l'uggiosità di Emino, che difatti dorme per tutto il tragitto  e Mina pure, e poi nel pomeriggio variamo un po' e andiamo sulle altalene nei giardini vicino a casa, con Emino in giornata no che non si gode l'altalena, fino a quando non mi metto là davanti a scherzare con lui e a tirargli i baci ogni volta che si avvicina a me per essere spinto, e solo allora gli si illuminano gli occhi. Mina invece è contentissima di essere spinta forte, proprio come piaceva a me da piccola. Finiamo il pomeriggio andando a trovare i nonni del mare che sono tornati a Firenze perchè il nonno continua a non stare per niente bene.

giovedì 7 febbraio 2013

Quel che non accetto

Ci sono fessure che rimangono aperte in una corazza che ti sei costruita negli anni, che hai edificato mattoncino su mattoncino ma che non sei riuscita a saldare a tenuta stagna - ovviamente - se no non saresti umana.
Ci sono persone, situazioni, frasi, che riescono a colpire e centrare certe tue debolezze, certi tuoi nervi scoperti, certe paure che provocano in me un male inspiegabile, proprio perchè entrano dirette in quelle fessure aperte e pungono la carne viva, dalle quali io non ho altra via di uscita che fuggire subito.
Ho provato negli anni a cambiare atteggiamento, a rispondere alle provocazioni, oppure a non dar peso e cercare di fronteggiare al meglio una situazione per me dolorosa, magari  ho pure cercato lo scontro, tentando di voler capire perchè tanta cattiveria gratuita, altre volte ho giustificato i danni subiti pensando alla rabbia nera che deve avere dentro una persona che è cattiva verso un'altra, ma nessuna di queste tattiche  ha prodotto in me una soluzione soddisfacente se non quella che adotto adesso e che per me è l'unica e la migliore, e cioè evitare accuratamente le persone che mi fanno male, tenendomi alla larga e tenendole alla larga.
Ad onor del vero devo ammettere che è accaduto spesso che, quando cercavo di razionalizzare, o di combattere le cattiverie ponendomi in malo modo, chiedendo spiegazione, di trovare perplessità negli altri. Chi ritenevo capaci di cattiverie gratuite nei miei confronti scoprivo che poi non avevano mai tutte queste cattive intenzioni che io vivevo, spesso erano solo dei primitivi che parlavano senza porre i limiti della normale buona educazione,  oppure erano persone dotate di pochissima sensibilità che non si chiedevano la reazione che il loro interlocutore poteva avere ad una girandola di tanti brutti commenti, oppure di tante impudenti verità. Altre volte, l'ho assodato, invece erano proprio cattiverie dette volutamente, dettate da una rabbia repressa che alcuni si tengono dentro e che sfogano forse su chi ritengono più debole o semplicemente attaccando per primi per paura di essere attaccati. 
Sono successe di nuovo alcune situazioni di queste negli ultimi giorni. Ai giardini sono scappata appena annusata la male parata dovuta ad una mamma che elogia spesso e volentieri suo figlio che invece, ai miei occhi, ha ben pochi pregi, esaltando le di lui doti a scapito dei miei gemelli, ritenuti sempre molto più piccoli e indietro del suo, che ha giusto un paio di mesi in più e che per questo si arroga il diritto di essere un prodigio (sono sicura che, quando i mesi non conteranno più ma conteranno gli anni, i gemelli gli faranno un baffo, a quel bimbo dallo sguardo perso nel vuoto). Poi c'è stata una mamma sconosciuta che, alla vista dei gemelli, mi chiede ma loro quanto avranno, 9 mesi? mentre io rispondo fiera che ne hanno 13 pur conoscendo perfettamente la faccia perplessa di chi si trova a pensare accidenti che piccoli. Ci sono altri poi che richiedono con insitenza le abilità unite a vari giochi di prestigio (mi sento ironicamente di dover aggiungere io) che per loro ormai i gemelli devono essere in grado di fare (ovviamente dovrebbero già camminare e parlare correttamente, nonchè saper disegnare dal vero e insomma, va bene, la patente no perchè sono ancora troppo bassi, ma il loro babbo in confronto alla loro età già faceva tutto già molto bene).
Di tutto questo, benchè io scappi, non posso evitare il danno, perchè la cattiveria mi arriva e mi fa male,  anche se io non rimango lì a farmi bersagliare, ma quella fessura che non sono riuscita a saldare, sarà pur aperta per un motivo, no, mi chiedo io? E perchè mi fanno così male certe critiche e certi appunti? Razionalmente so che i gemelli sono solo gemelli, che cammineranno quando sarà il loro momento e smetteranno di dire dedede ma diranno "meno male che ho te come mamma invece che quella lì", che diventeranno i più alti di tutti e i più vivaci, che se anche adesso vanno a letto presto perchè spossati dal nido, quando avranno 18 anni dovrò andarli a cercare in giro per farli venire a letto, insomma, so che tutto si metterà a posto quando sarà il giusto momento, e cerco di tranquillizzarmi, in qualche modo. Però penso anche a chi come me il cuore in pace non se lo può mettere perchè il proprio bambino ha dei problemi ben più seri che la gemellarita (che poi non è un problema assolutamente) e allora mi viene di abbracciare tutte loro, e voltare le spalle, anche maleducatamente, a tutte le altre, quelle che si permettono di criticare. Perchè  io ai miei bimbi voglio insegnare che non si deve assolutamente essere amici di tutti, che nella vita bisogna scegliere a chi si vuol accompagnarci e che se le persone fanno male, non devono essere frequentate, perchè rubano tempo ed energie ai veri amici, a quelli che ridono pronti quanto ti vedono e che scopri che ridono anche quando ormai non ti vedono più.

martedì 5 febbraio 2013

Da prima a dopo

Quando una coppia diventa una coppia di genitori, deve aspettarsi il peggio, anche se ha avuto per anni il meglio. 
Vedrai come cambierà, mi dicevano, quando da fidanzati andrete a convivere. E io ci avevo pure creduto, ritenendomi fortunata ad aver avuto un lungo fidanzamento svolto in rigorose case separate, e mi sono trovata a buttarmi nella convivenza con il matrimonio come una sfida alla vita, quasi tenendo le dita incrociate, sicura che sarebbe cambiato tutto. Sì è vero, cambiò tutto da quando abbiamo iniziato a convivere, ma in meglio, invece che nel catastrofico peggio indicato da molti, per questo ci siamo spesso rammaricati di non averlo fatto prima, invece che di averlo fatto.
Per questo motivo quando mi sentivo dire vedrai con i figli non sarà più la stessa, io non ci ho creduto un minuto, forte del successo del nostro amore, che viene da lontano e ha dimostrato basi solidissime riuscendo a vincere tutte le sfide che ci ha posto.
E invece con i bimbi adesso ci troviamo spesso ai ferri corti. I primi tempi è la stanchezza che ti sfida, non dormire e il cambio di vita, da attiva a passiva-stancante lava il cervello e rende irascibili tutti. Poi piano piano si metabolizza la stanchezza, ci si allena ad essa e non si sente più, pur se lei continua al rodere la serenità. Subentra poi un'assuefazione alla nuova vita, ti innamori dei cuccioli e ti senti così responsabile per loro che il loro babbo, che continua ad essere il grande amore della tua vita, non è più il re assoluto del tuo cuore, ma si trova seduti sui braccioli del suo trono anche due piccoli bimbi, re e regina anche loro del mio cuore. 
Sono dei piccoli cuccioli che hanno bisogno di tutto, dall'accudimento fisico allo stimolo intellettuale, dall'affetto che vivono come un nutrimento, al divertimento e all'imparare, piccoli esseri umani che si inzuppano di quello che fai loro come due spugne. Da qui la grande responsabilità, questo potere di decidere del loro futuro in base a quanto dai loro dà anche un po' alla testa, non ti senti di risparmiarti in niente perchè tutto quel che fai è nutrimento per loro, di qualsiasi forma, e allora succede che sei così inzuppata in questa realtà e responsabilità che ci pensi sempre, che ti avvolge come una nuvola di profumo, che ti inebria e ti comanda, comanda al tuo senso di responsabilità e a quell'innamoramento che vedi nei loro occhi che è uguale a quello che te provi per loro. 
In tutto questo il babbo è un po' fuori dal gioco. Non che non sia innamorato di quei due piccoli puffi divertenti e amorosi, ma la vita del padre è prevalentemente fuori di casa, è dovere e piacere che continuano a seguire il ritmo della vita precedente alla nascita dei figli, e questo porta a far sì che spesso, tornando a casa, sembra a lui di tornare nella casa di prima, dove la moglie è quella che lo aspettava (parlo del mio caso) con l'imperdibile biglietto aereo per il weekend, con il film da andare assolutamente a vedere, con il ristorantino appena aperto da scoprire, con il libro in mano ah sei già qui allora preparo cena.
Adesso spesso sono già pronta per andare a letto, quando il Gangster torna, sono così spossata che mi trova zitta in silenzio sul divano a godermi la mia meritata pace, di andar in giro per il mondo non se ne parla perchè io adesso miro solo a  risparmiare energie e a non complicarmi la vita (andare via anche per un solo fine settimana vorrebbe dire mettere su un trasloco - sì lo so, esagero ma io in questo momento la vivo così) e gli argomenti di conversazione sono, per una che ha passato tutti i giorni degli ultimi 13 mesi (ma vanno aggiunti anche gli 8 mesi di gravidanza, secondo me) a non fare altro che a stare con i bambini, è solo parlare dei bambini, che io ho tanto bisogno di condividere quello che faccio e proporre problemi che mi illudo il Gangster mi risolva (a volte lo fa mentre altre non è un mago e non ci riesce). Lui invece torna e dei bambini gli piace sentire le gesta per i primi 10 minuti, poi vorrebbe che io magicamente fossi la sua mogliettina  truccata e con i capelli profumati, abito nero scollato e tacchi alti e gli cinguettassi spensierata come facevo prima, quando il di lui tornare a casa illuminava e riscaldava tutto e io ero felice di quel momento.
Allora io mi dico, entrambe sono una distorsione della reale vita di coppia (io in abito cat woman e io in defaiance stanchezza) e dovremmo riuscire, con il tempo, a trovare la giusta via di mezzo, quel compromesso che ci permetta di vivere sereni quello che abbiamo, invece che di litigare per quello che l'altro vorrebbe avere dal compagno, che sono per ora due mondi che non combaciano (io non posso rinunciare ad essere inzuppata dei bambini lui non può rinunciare a non avere più la sua "vecchia" moglie). Per questo adesso combattiamo spesso, io urlo che mi sento sola, lui urla per principio, stanco di essere solo. Paura non ne ho, perchè so che il nostro è un grande amore che non teme terremoti, e che non saranno certo due nanetti di neanche 80 cm a minare, ma spesso mi trovo a dire e pensare "meno male che il nostro è stato un grande amore", che mi vengono i brividi a sentirmi parlare al passato, perchè io so che se non avessi quella radice profonda che è il mio amore per il Gangster non sarei quella che sono e non avrei quello che ho, ma so anche che a volte si è così frastornati da altro che io spesso non ci penso a quella radice, e vivo in alto fra le mie foglie. 

domenica 3 febbraio 2013

Diario della settimana (dal 28 gennaio al 3 febbraio)

Lunedì 28 - E' il compleanno della nonna, che abbiamo festeggiato nel pomeriggio. Quando cantavamo tanti auguri a te cara nonna, Emino dondolava da destra a sinistra sulla sua seggiolina e batteva le mani a tempo,  quasi gliela volesse cantare anche lui. Sai Emino, quando eri piccolo piccolo che pesavi due chili e mezzo e mangiavi solo 50 gr di latte per volta e dormivi tanto, la nonna ti teneva a lungo in braccio al calduccio, quasi a volerti proteggere. E come ci stavi volentieri, ti rilassavi e dormivi a volontà. E anche se non te lo ricorderai coscientemente, te lo ricorderai con il cuore, quell'abbraccio caldo.
Martedì 29 - Niente nido per assemblea, per fortuna che nel pomeriggio sono venute a salvarci dal lungo giorno altre due amiche mamme, l'inossidabile Vale con Martino e Barbara con Arianna, che si è fatta ancora più bella e soprattutto dolce e allegra.  Che bello condividere tutte un tappeto e tanti giochi, ma soprattutto avere chi ci accompagna nella crescita e con loro mamme e bimbi è stato proprio tutto il percorso, dalla pancia ad ora, insieme.  Vedendo i bambini, che adesso, a parte i gemelli, camminano, fantasticavo su quando potranno rimanere a dormire nelle varie case, quando potranno rimanere anche per cena, quando avranno interessi da condividere. Intanto Emino buttava sguardi languidi alla bella Ari. Tranquillo, adesso hai due mesi meno e si vedono tutti, ma fra qualche anno.....
Mercoledì 30 - Oggi vaccino e, come sempre, porta loro la febbre. Sembrava che fosse andato tutto bene, eravamo quasi pronti per andare a Music Together ma dopo una tranquilla merenda con la schiacciata, ecco che come metto Mina seduta in terra, lei non ce la fa a lasciare quella posizione, benché in genere sia un fulmine a mettersi a quattro gambe e partire. Così provo a metterla in piedi a le cedono le gambe, la provo a mettere a gattoni e lei piange disperata senza muoversi. Mi viene un colpo. In un attimo ho pensato a tutto il peggio che potevo pensare, grazie a tutte le leggende sui vaccini. Poi per fortuna le ho provato la febbre ed aveva 39, così le ho dato la tachipirina e me la sono tenuta in braccio, unica cosa che vuole fare lei quando ha la febbre, e ho aspettato che passasse. In effetti, il tempo che la medicina facesse effetto, ecco che ha rialzato la testa, le sono tornati gli occhi vispi di sempre invece che quelli lucidi offuscati dalla febbre e ha iniziato di nuovo a perlustrare il territorio, senza alcun problema di motilità. Ed ho tirato un sospiro di sollievo non da poco. Emino invece è stato solo tanto uggioso, ma era soprattutto perché lui avrebbe voluto dormire di più nel pomeriggio ma è stato svegliato dalla sorella e poi tutto quel vedere Mina sempre in braccio a me e lui niente, lo faceva uggiolare di gelosia, più che di vaccino.
Giovedì 31 - E nella notte invece Emino ha avuto la febbre a 40 e lei di nuovo a 38,5. Sono stata veramente preoccupata. Per fortuna la tachipirina fa abbassare la febbre e i cuccioli risorgono. Io però mi sento in trappola dentro tutte queste malattie, così la mattina chiamo mia sorella per stare un po' con i bambini e permettermi di fare un po' delle mie cose, ma quando è l'ora di tornare a casa, con una giornata che aveva un sole così allettante, mi viene male. Per questo nel pomeriggio, anche se i due sono piccoli degenti, li vesto bene e usciamo a farci tutti una giratina, che l'aria è tiepida e vedere qualcuno e qualcosa fa tanto bene (soprattutto a me, che non avevo proprio voglia di fare, per l'ennesima volta gli stessi giochini sul tappeto). La sera a cena dalla Gabry con tutte le ex colleghe e quando torniamo a casa scopriamo di nuovo Mina con la febbre...
Venerdì 1 - Quando scopro che mi è stata "soffiata" un'opportunità lavorativa a cui tenevo, mi rattristo tanto oggi, ma poi decido di attaccare la tristezza e telefono. Pare che sì, sia stata messa un'altra persona in quel posto ma c'è ancora un'altra possibilità, con il tempo. Già questo mi fa sentire meglio, in più nel pomeriggio, bando alle degenze, tutti da Martinoooo. Ed è stato un ritrovo con i fiocchi, pieno di bambini e di mamme, in quella bella casa comoda dove chi camminava di qui, chi gattonava di là, chi piangeva e allora piangevano tutti, ed era buffo inciampare in qualche piccolo nanetto instabile. E poi la comunanza con le altre mamme quanto fa bene, quel parlare ininterrottamente di pannolini e sonno, nidi e traguardi, quell'incessante confronto parallelo, un gineceo di comunanza.
Sabato 2 - Se piove o se gragnola dell'inverno siamo fora, dice il proverbio della Candelora. E oggi piove, quindi saggezza popolare ci dice che manca poco alla primavera... Questa mattina siete andati con il babbo dai nonni del mare, che in questi giorni sono a Firenze. Pur non volendo infierire... vi hanno fatto mangiare i biscotti, che tanto non importa che siate due bambini piccoli che devono seguire una dieta appropriata, e a pranzo non avete voluto mangiare. Ma questo non lo dico io, lo dicono i fatti, vero babbo Gangster che ti lamenti di come io sempre sottolineo? Neghi che questi siano i fatti realmente accaduti? Non mi sembra di inventarmi niente, vero? A parte questo, la sera andiamo  a cena fuori, con i piccoli che dormono beati e mia sorella pure, sul divano lei. E ci godiamo così un po' di riposo di testa, perchè levarsi dagli stessi ritmi fa risorgere.
Domenica 3 - Per fortuna che oggi arrivano in visita i nipoti della vicina che vengono ad invadere il tappeto dei gemelli. Mina fa tutta la curiosa e l'accondiscendente, chi la prende in braccio di qui, chi la coccola di là, Emino invece era molto perplesso, di tutti quei bambini che tentavano di farlo camminare, per cui è stato molto seduto con due giochini in mano a far finta di non esserci. E quando sono andati via è risorto. Avendo fatto la mattina scorta di scatoloni di pannolini ad offerta, ne avevo lasciata una scatola nell'ingresso e ho scoperto che è formidabile per i bimbi: si appoggiano ad essa, che risulta dell'altezza giusta, e si spingono per camminare. Ecco il nuovo allenamento della serata.

venerdì 1 febbraio 2013

Avrò poco da insegnarti

Sono giorni strani questi, bambina mia, in cui mi sento intrappolata.
Anche se ci siete voi nella mia vita a rendermela luminosa e scintillante, incoraggiandomi a fare senza mai sentire fatica, l'energia che prendete e pretendete  è così tanta e prolungata che mi rimane appena un poco di spazio per scrivere, e scrivere queste cose che ancora sono per voi.
Però ogni tanto da questa totalità nella quale sono completamente immersa, ho bisogno di tirare fuori una mano, come fa un naufrago quando sta per affogare, tirare fuori una mano per afferrare qualcosa che è nell'aria e non si trova, perchè  troppo circondati da acqua che non ci permette più di respirare.
Non mi manca niente della vita di prima, non vorrei mai tornare indietro, ma quello che voglio ora è andare avanti, andare avanti malgrado voi, aggiungo io, anche se quel "malgrado" suona male ma è indicativo e quindi va indicato.
Io sono quella che sono stata per tanti anni prima di avervi, ho fatto tanto di quello che ho voluto fare e per questo adesso dormo serena e in pace con il mondo, ma nella vita ci sono ancora per me traguardi da raggiungere, obiettivi da realizzare, miglioramenti da fare, che viaggiano paralleli a quel nostro binario dove adesso ci troviamo a camminare insieme, per ora inscindibili.
Con il cervello e con il cuore so che quel che ho è una bella fortuna, una famiglia piena e ridanciana, e un posto nel mondo che è, oltre a casa nostra, anche un  lavoro dove non vado in pratica da un anno e mezzo e dove giusto il mese scorso hanno iniziato a togliermi un po' di stipendio che neanche me ne sono accorta, dove anche l'ultimo mese mi sono presentata credo quattro giorni fra congedo e malattie e nessuno ha detto niente, dove possono aver ridotto e tolto le indennità ma il nucleo duro della paga rimane. Potrei dire che questa stabilità non ha prezzo e invece ce l'ha, perchè dormire fra tanti cuscini costa a me ingoiare bocconi amari, come quello di oggi quando mi sono accorta che il posto al quale ambivo, che sembrava proprio che nessuno dovesse ricoprire perchè in questo momento di  crisi c'erano altre emergenze da riparare piuttosto che quella, è stato dato prontamente ad un'altra. 
Per questo mi sono ritrovata di nuovo ad avere paura, bambina mia, alla quale racconto queste pene del mio cuore perchè sei la mia migliore amica, anche se ancora quando ti parlo come ad una grande mi guardi e tenti di tenere una conversazione con me, ma ti scappa solo un ah e dopo perdi l'interesse, di tante parole. Ho avuto paura di essere in trappola, sai, di non aver la possibilità di trovare l'anima in quel che faccio di lavoro, di essere condannata a non essere una donna di lettere, io che di parole mi nutro, di non poter sfruttare la mia inventiva e la mia iniziativa, il mio progettare e contattare, il mio verificare i risultati, io mio trovare gioia nelle persone e nelle storie. Dietro a questa scelta ci sono al solito giochi di potere, persone da considerare pedine, poco rispetto per tutti, idiozia nel non sfruttare le peculiarità di ognuno ma di fare di ognuno solo un grande gregge. Al quale io sottostò per dormire comoda fra due guanciali, ma l'alternativa sarebbe non lavorare, visto che altro non so fare.
E sono qua a raccontarti questo perchè so che questo sarà un nodo duro da sciogliere per me, questo della realizzazione lavorativa è un blocco che mi porto dietro e che non riesco a scardinare, sul quale mi sono incagliata anni fa e dal quale non riesco ad uscirne se non lamentandomi ogni tanto, anche se ad onor del vero ogni tanto anche io ci provo a ribellarmi e a cercare altre strade, che prontamente mi si precludono, e quindi penso che anche questo faccia parte di quel blocco che potremo chiamare il mio karma, una lezione che devo imparare ad affrontare in questa mia vita. 
Così questo percorso sento che sarà lungo, forse ci dovrò combattere per tutta la vita e quindi anche tu ne sarai partecipe. Io spero di riuscire a comunicarti con l'esempio, invece che con le solite  parole,  guardando appunto attentamente come vedrai muovermi e anche soffrire per le delusioni come quella di oggi,  su come dovrai muoverti  per ribellarti ad esse perchè  nella vita  bisogna innanzi tutto pretendere di essere felice, che quel che piace va fatto, che bisogna studiare molto e sfruttare le peculiarità che troverai in te, innamorarsi delle passioni e cercare profitto da esse, che non voglio negarti quanto è bello avere una vita tranquilla, perchè  con i morsi della fame o con i conti che non tornano si fa molto peggio tutto. 
Voglio insegnarti ad essere onesta, con te stessa per prima, tenace e umile, che anche quando si cade devi trovare la forza e l'orgoglio di farcela di nuovo, che non è successo niente di male nello sbagliare o nel non riuscire, l'importante è riprovarci e crederci sempre. 
Voglio insegnarti l'indipendenza, il coraggio delle scelte e il coraggio in generale, che non c'è da aver paura perchè tanto una soluzione si trova, basta pensarci con astuta serenità. 
Voglio insegnarti ad essere leggera, pronta sempre nel sorriso e nel godere di quel che si ha e di quello che si è riusciti ad avere, vivere con passione e anche con leggerezza, che la vita è una e va goduta, anche nella sua allegra fortuna.
Ma avrò poco da insegnarti, bambina mia, perchè da quel che scorgo del tuo carattere sei già così in molto. 
Vorrei che tu trovassi in me una mamma che sorride al lunedì, che racconta con gioia quello che ha fatto in ufficio e chi ha incontrato, che ti appassiona e che condivide con te i giorni con le loro storie, parte delle quali le troverai scritte qui. Mi piacerebbe servirti da faro nella vita, senza per questo sembrarti arrogante, ma mi piacerebbe sapere che, se caso mai ti sarai persa, all'orizzonte mi troverai sempre là ad indicarti il riferimento necessario per ripartire serena nell'avventura della tua vita.  
Per questo voglio migliorare, migliorarmi e migliorarci, per questo in questi giorni lotto molto anche con il babbo Gangster, gli chiedo  di accorgersi di quello che ha e di quello che si perde, di fermarsi un po' di più a costo di rinunciare a qualcosa di prezioso come il suo tempo libero e il suo riposo e di tornare a farci vedere lo sbuffo di fumo della locomotiva che è, guida trainante di questo nostro treno che viaggia sempre su di un unico binario.