mercoledì 31 dicembre 2014

Terza festa di compleanno



Quest’anno l’hanno capito, che era il loro compleanno! La mattina, quando i piccoli si sono svegliati, io e il Gangster siamo scesi nella camera dei gemelli e abbiamo cantato loro Tanti auguri a te. E lì ho visto i piccoli sorpresi ed emozionati perchè, finalmente, hanno capito che quel giorno  era proprio il loro compleanno.
Vestiti di tutto punto, in una giornata tersa di sole ma fredda stecchita, li abbiamo portati in centro a fare acquisti. Scarpe nuove per loro (anticipo di saldi) e abiti per il babbone. Bravi, hanno camminato tanto, intirizziti nelle loro manine fresche e in quei nasini rossi. Hanno provato con pazienza le scarpe, con quel piede che non si sa se è ancora 25 o se sta diventando 26, e poi hanno aiutato il Gangster a provarsi i pantaloni nel camerino. Poi ci siamo fermati a pranzo da Coco Lezzone, che era il posto dove, con il Gangster, ci rifugiavamo a lungo per pranzo, quando io lavoravo in centro, quando io ero triste, quando loro non arrivavano. Perchè ci sembrava tanto carino festeggiare lì, per annientare quei ricordi di giorni neri con quella bella energia di bimbi freschi. Non che i due si siano comportati proprio bene, ma insomma, non possono essere bimbi prefetti e non può andare sempre tutto come ce lo aspettiamo.
Tutti a casa a dormire, che la mattina è stata intensa ma il pomeriggio lo sarà di più e poi sveglia di fretta, perché la festa ci aspetta.
Causa malattia, due bimbi non sono venuti, così già i pochi invitati si sono ritrovati in quattro, più il Frafratello, ma così ci siamo goduti a pieno la bella festa. Lezione di scuola di circo, alla quale abbiamo partecipato anche noi adulti, scoprendo che non è per niente facile quello che i bimbi fanno….  Poi alle 18 è arrivata la pizza calda, interruzione per mangiarla, anche se i gemelli reclamavano il loro compleanno perchè, a quanto ho capito, per loro equivaleva solo alle candeline sulla torta. Quando hanno capito che su quei vassoi di pizza non ci sarebbero state le candeline, si sono un po’ imbronciati, ma per fortuna il maestro di scuola di circo si era nel frattempo preparato e trasformato in clown per fare loro uno spettacolino che è stato divertente, coinvolgente ed esilarante. I bimbi erano attentissimi a guardare quello che succedeva, giochi di mimo, palloncini che diventavano animali, palline che uscivano dalla bocca, che giravano numerose in aria, bolle di sapone giganti, lui che inciampava e cascava, tiro alla fune, equilibrismi con capitomboli, insomma, un successo. E finalmente poi sono arrivate le torte: bianca glassata per Emanuele, con sopra Babbo Natale, la renna e l’iglu, mentre bianca per Margherita con tigre, leone e una rosa. Grande entusiasmo per spengere quelle tre candeline, con tutto il grande impegno che mettono tutte le volte per soffiare, come se fosse un compito importantissimo che attendono con ansia.
Io di ieri ricordo e ricorderò le risate che si sono fatte i miei bimbi  durante lo spettacolo, gli abbracci che si davano con Niccolò, loro nuovo amico di asilo, la felicità di Emanuele di sapere che questa volta, a scuola di circo, il maestro non avrebbe chiesto alle mamme di uscire ma che saremo rimasti lì con loro. Anche ricorderò quando al ristorante ho ringraziato i bimbi per essere nati e loro hanno capito che quello che stavo dicendo loro era una cosa importante e hanno detto sì con la testa, tutti seri. Quando la sera li ho messi a letto e ho chiesto se si fossero divertiti e mi hanno urlato sììììì, abbracciandomi stretta, quando poi, ormai addormentati, sono entrata in camera per coprirli bene e ho accarezzato quelle loro testine calde russanti e mi sono ricordata di tre anni fa, la sera che erano nati, che erano Emanuele in incubatrice piccolo e gracile con un cappello bianco di lana, e lei nella culletta termica, tutta infagottata con già il piglio deciso. E allora piangevo perché avevo paura che non sarebbero mai cresciuti, adesso mi emoziono perché sono cresciuti, e anche bene.
Grazie di tutto, miei piccoli entusiasti.

martedì 30 dicembre 2014

In un soffio tre

Tre anni oggi, che mi sembrano passati in un soffio, anche se tre sono troppo pochi per indicare tutti questi  giorni passati  insieme da quando siete nati.
Oggi sono successe tante cose, che racconterò domani. La giornata  è stata intensa, ma di oggi mi ricorderò per sempre della voglia improvvisa di abbracciarci e baciarci, di quando vi ho colto seduti e tranquilli e vi ho sussurrato ad entrambi grazie per essere nati, e tutti e due, quasi aveste capito quanto era importante quello che vi dicevo, mi avete dato un abbraccio forte e un bacio umido, a sigillare un nostro momento speciale.
Anche quando vi ho messi a letto, dopo la festa, e vi ho chiesto se vi eravate divertiti avete urlato sì in coro, sempre contenti come siete di tutto.
Che nessuno vi porti via questa gioia di vivere, che io possa godermi a lungo voi e l'energia che mi date. 
Anche io vi abbraccio forte forte e stretto stretto come fate voi.
Smack, miei bei pulcini felici. Buon compleanno, e grazie per essere nati

lunedì 29 dicembre 2014

Cronaca di una domenica di prove superate

Sveglia sveglia dobbiamo andare. 
Ieri mattina, una delle tante domeniche senza il Gangster, come al solito mi ero organizzata per fare e fare. 
Così ben volentieri avevo accettato la proposta di far fare ai piccoli un incontro con il gelato, in una gelateria dove proponevano un laboratorio sull'arte del gelato rivolto ai più piccoli. Iniziava alle 9 di mattina, faceva un freddo birbone, ma non importa, via bisogna andare. Eccoci pronti e puntuali all'appuntamento, con gli amici fidati Martino e Valeria e anche Giacomo e Raffaella. 
Cominciano con il gelato al limone: grandi limoni da spremere, mettere nella macchina del gelato, aspettare che giri e che esca, poi via con la spatola a tagliarlo per metterlo nel cestello, poi si lava la macchina, poi si assaggia. Gnam gnam, che buono. E via e via, con la crema e il cioccolato e anche a preparare le cialde a forma di bicchierino e il cono. E per finire, addirittura l'attestato di piccolo gelataio e una confezione di gelato preparato da loro da portare a casa.
E via veloci a pranzare e dormire, che ci aspetta una nuova emozione. Questa volta il teatro, nel ridotto della Pergola. Qui però è apparso anche il Gangster, che non poteva resistere a starci lontano. Va in scena Prezzemolina, i bimbi stanno buoni, nei loro limiti di attenzione, si interessano in particolare quando c'è da fare qualcosa e poi via, fuori, un'altra emozione, anche se la cena al Mercato Centrale con la scala mobile sta diventando un classico, per la nostra famiglia. 
Ma la vera emozione del giorno, è un inaspettato rientro a casa in autobus. Non lo avevamo mai preso, perché con due bimbi è difficile la gestione di loro in un mezzo pubblico in movimento e per di più affollato, ma ieri sera era vuoto, era fermo al capolinea e poi c'era il Gangster. Loro felici, seduti emozionati, il bus era pure un modello vecchio rumoroso e arancione, che frenava e sbuffava e a loro sembrava di essere sulla giostra. Salutavano tutti, ridevano e chiamavano i vicini, poi, quando hanno chiamato un ragazzo di colore che li ha salutati con la mano, Mele gli ha detto "hai la mano nera te?" e ci siamo schiantati a ridere. Poi ancora a casa a piedi, con il cappello in testa che faceva freddo e a letto dopo una doccia calda che la giornata è stata più che intensa. 
Bravi i miei bimbi coraggiosi, sempre contenti e disposti a fare tutto.

venerdì 26 dicembre 2014

Alla ricerca del Natale perfetto

24 dicembre: usciamo tutti insieme nel pomeriggio lasciando fuori della porta una tazza con i biscotti per Babbo Natale e le Renne. Ce ne andiamo in centro, un po' in giro, un po' alle giostre e poi a cena presto. Quando torniamo a casa ci inventiamo che abbiamo appena visto uscire Babbo Natale dalla porta di casa. I bimbi fingono di credere di averlo visto anche loro e  corrono su per le scale impazziti. Specialmente quando vedono che li aspetta  la tazza vuota, senza più latte né biscotti. Stupiti all'inverosimile di questa cosa. Apriamo la porta di casa e zap, in salotto ci sono tutti i regali sul pavimento, che esondano da sotto il piccolo albero. Incredibile prova che ci sia stato anche Babbo Natale, e non solo le renne a bersi il latte. I due iniziano a scartare i regali: mai visto tanta felicità nel trovare Frecciarossa nella scatola, come ha detto Emanuele, e anche Margherita ha avuto il suo treno tanto richiesto, che però è stato immediatamente fatto sparire nell'armadio, in attesa della giusta alternanza che diamo ai giocattoli. I binari del nuovo treno sono stati montati dal Frafratello, i due erano felicissimi di vedere quel treno che girava in casa loro (finalmente avranno pensato, non dobbiamo più andare alla stazione a vedere i treni, adesso passano anche da casa) mentre Marghe ci dava dentro duro con un sottofondo musicale rap grazie a quel microfono del karaoke. 
25 dicembre: la mattina, quando i due bambini si sono appena svegliati e sono ancora nella penombra della loro camerata, il Gangster si veste da Babbo Natale e scende in camera loro, chiedendo ad entrambi se erano piaciuti i regali che lui, Babbo Natale, aveva portato loro. Entrambi, che ovviamente non avevano riconosciuto il loro babbo travestito ma pensavano proprio che ci fosse Babbo Natale in persona nella loro cameretta, erano emozionantissimi, Mele batteva tutti i piedi e rispondeva quasi isterico alle domande, lei, che notoriamente ha una paura matta di Babbo Natale, ha trattenuto lo spavento, ma non ha proferito parola. Poi, al momento della colazione, ci hanno raccontato  che Babbo Natale era stato proprio da loro.
A pranzo siamo andati a Quercianella, dove ci hanno raggiunto la mamma e gli zii del Gangster, e quella bella giornata di sole e la tranquillità di quella casa al mare, facevano venire voglia di fare Natale lì, nell'intimità della famiglia. Invece siamo andati al ristorante in collina, il nostro preferito, che ci accoglie sempre bene e dove siamo stati bene, con i bimbi bravi e pazienti a tavola. Poi, appena saliti in auto, i due si sono addormentati stecchiti e io ho aspettato con loro mentre il Gangster e i suo parenti facevano un giro a piedi a Livorno. Quando i due si sono svegliati era già buio, per fortuna ci ha ospitato Guendalina e la sua famiglia in casa loro e abbiamo così passato questa fine di festa in famiglia.
26 dicembre: il Gangster se ne va e io vado con i piccoli a casa di mia sorella Anna con l'altra mia sorella e i miei genitori. Sono cambiate tante cose ultimanente nella mia famiglia, a volte penso che, con il crollo della mia mamma, sia successo un po' quel che è successo in Jugoslavia quando è morto Tito: guerre fratricide e una unione che è durata negli anni che non ha più il collante per essere. Lo so che lei sarebbe tanto dispiaciuta di questo, ma io questa volta mi sono sentita tanto stonata in quella mia famiglia,  dove nessuno ha i bimbi e usa i miei gemelli un po' come buffoni di corte, un po' come gioco di forza per vedere a chi vogliono più bene, un po' - e forse questa è solo una mia impressione - per criticarmi per come li cresco. Ma io sono la mamma e decido io di portarli al Teatro della Pergola domenica prossima, anche se loro mi hanno guardato male, piuttosto che da Mac Donald's come mi avevano proposto per festeggiare il loro compleanno. Sono tornata a casa amareggiata e confusa, sicuramente però decisa a che queste farse non abbiano più a ripetersi, che non hanno senso.
Tutto questo per dire che sono ancora alla ricerca del Natale perfetto. Tutto questo per dire che, sono convinta, arriverà il Natale perfetto, ma perfetto per me e per la mia famiglia, che non è la famiglia di altri. Cosa sogno? Partire con loro sicuramente oppure, nel rimanere, avere una casa grande dove accogliere famiglie con tanti bimbi che possano giocare fra loro mentre noi parliamo amabilmente del più e del meno.
Questi bimbi mi hanno aiutato in tante cose, anche nell'essere forte e nel coraggio di dire no. No anche a tradizioni e feste. Sì alla mia cara famiglia.
Buon Natale a tutti.

lunedì 22 dicembre 2014

Grazie del regalo di Natale di oggi

Iniziano da oggi le vacanze natalizie, in anticipo di due giorni rispetto al calendario scolastico, ma il nostro Istituto ha deciso di avvalersi dei due giorni facoltativi di festa che ha ogni scuola,  per attaccarli a queste già lunghe feste natalizie. Quindi da oggi asilo chiuso anche se, in realtà, è da venerdì pomeriggio che i gemelli sono a mio totale carico.
Per fortuna l'appena passato we il Gangster ci ha dato un forte contributo e, sempre quando c'è lui, le giornate sono state variegate. Sabato pomeriggio teatro per bimbi, al Teatrino del Gallo, dove il mio Emino, attento come sempre e voglioso di capire quelle favole, l'ho scoperto improvvisamente passare dall'attenzione al broncio e poi al pianto silenzioso, impaurito da quel lupo di Cappuccetto rosso che vederlo così  mi ha fatto tanto commuovere: l'ho preso in braccio, l'ho stretto a me e poi, visto che non si calmava, l'ho portato fuori a farmi raccontare cosa lo impaurisse così tanto. Mi ha detto che era perché quel lupo urlava forte. Poi, calmato e rifattosi coraggio, è tornato nelle vicinanze dalla recita, l'ha  per un po' guardata dal vetro della porta rimanendo prudentemente fuori e, per il finale, è tornato addirittura dentro, mentre la mia Caramellina rimaneva attenta seduta con il suo babbone a seguire tutta la storia, per niente spaventata. Poi, ovviamente, siamo andati insieme dall'attore che faceva il lupo per parlaci e farci pace, con questo lupo con la pelliccia dalla voce forte, e l'ordine e la quiete sono stati ristabiliti. Per finire, come ci piace tanto adesso, siamo andati tutti insieme a mangiare la pizza al Mercato Centrale, dove i due piccoli non hanno disdegnato di assaggiare i nostri tagliolini al tartufo, anche se ridevano dicendo bleah, che puzzo di piedi.
Domenica Zoo di Pistoia, con una bella giornata di sole, poche persone, leoni pacifici ma per fortuna c'erano delle giraffe vivacemente socievoli che abbassavano volentieri il collo per mangiare l'erba che la coraggiosa Margherita raccoglieva per loro. Mentre Mele era molto affascinato dalle caprette, che per lui erano ostinatamente pecore e guai a contraddirlo.
Poi è arrivato il lunedì, oggi appunto, dove tutti erano a scuola o al lavoro e io non sapevo che inventarmi. Per questo sono ricorsa al solito espediente del fare una visitina a qualcuno per poi passarci la mattina e così è successo anche oggi: dovevo passare un attimo a prendere dei regali per i bimbi da una famiglia amica e lì mi sono ben volentieri fatta invitare anche a pranzo, non schiodandomi da quella casa e da quel giardino. Lo so, sono amici e persone che hanno avuto molti  figli e nipoti, che conoscono bene cosa vuol dire avere bimbi piccoli, che sanno quanto spesso io sia sola con loro, ma quando poi ci siamo salutati e ho sentito  quella dolcissima signora che mi ricorda tanto la mia mamma, dirmi Paola torna, quando ti senti di nuovo sola e non sai che pesci prendere con i piccoli, mi sono sentita un po' smascherata, ma anche tranquillizzata, che spesso non trovo tanta accoglienza neppure nella mia famiglia e, ultimamente, neanche nelle amicizie. Per questo oggi volevo ringraziare chi, a volte come oggi, mi ha salvato da naufragi, da giornate grigie e da mani che non bastano per tenere i bimbi. Oggi ringrazio Nicoletta, ma anche quella signora che anno scorso, sul marciapiede davanti alla Stazione di Campo di Marte, mi vide con due bimbi piccoli e mi aiutò a tenerne uno, anche se non mi conosceva. Ringrazio tutte quelle signore che mi fermano quando sono per strada con i bimbi, per parlami che a me fa sempre tanto piacere, oppure chi, dei negozi amici, mi accoglie all'interno anche se non compro niente, solo per farmi passare due minuti diversi sia a me che ai bambini. Ringrazio chi mi dice certamente quando io chiedo compagnia e chi sacrifica un po' del suo tempo per alleggerirmi qualche ora della giornata. 
Perché oggi è stato per me un bel regalo di Natale, più del karaoke ricevuto in dono per i piccoli.

venerdì 19 dicembre 2014

Babbo Natale in motorino

Oggi doveva essere la prima recita di Natale che facevano.
Li sentivo allenarsi la sera a cantare una canzoncina in cui Babbo Natale arrivava in motorino.
Non vedovo l'ora di ascoltarla per intero, con tanto di mimica.
Poi stamani ha tremato la terra verso le 10 e io non ho sentito niente. Quanto poi ha di nuovo tremato tutto il palazzo alle 11, ho avuto paura, mi sono detta che ci faccio qui al lavoro, così lontano dai miei bimbi, ho chiuso tutto e sono uscita.
Mentre ero in strada mi è arrivato il messaggio dalla scuola di andare a prendere i bimbi perché erano evacuati in giardino: la Protezione Civile aveva annunciato l'immediata chiusura di tutte le scuole. 
Li ho trovati tranquilli nel piazzale, con Babbo Natale che era l'ospite a sorpresa di oggi, che è rimasto con loro, li ha aiutati a lasciare la scuola e li ha intrattenuti fino a quando non arrivavano i genitori.
Io, quando me li sono ritrovati fra le braccia, quei miei due bimbi, li ho stretti forte, perché avevo avuto il cuore  stretto stretto, mentre andavo a riprenderli, incapaci come siamo di gestire i moti della terra.
E Babbo Natale in motorino è stato rinviato a data da destinarsi, si mormora che arriverà a gennaio.

giovedì 18 dicembre 2014

Già me li vedo in turneè

Volevo tanto fare danza, quando ero piccola. 
Ma non mi ci hanno mai portato.
Ovviamente, proprio per quello, di nuovo contro ogni principio pedagogico, i miei figli faranno danza, almeno fino a quando avrò la forza di obbligarli, che un tutù in casa mia ci deve entrare. 
Per questo, già da settembre, ho iniziato a telefonare alle varie scuole di danza per sapere se i miei due cuccioli potevano iniziare l'attività con un classico giocodanza.
Tutte le scuole di danza mi hanno risposto di no, sono ancora troppo piccoli.
Fino a quando non ho trovato la scuola che mi ha di nuovo detto sono piccoli, ma ha aggiunto proviamo. 
Detto fatto.
Ieri prima lezione prova di gioco danza. Che poi non è stata tanto gioco ma molta danza.
Come prevedibile, per ogni novità, la mia futura piccola ballerina non ne ha voluto sapere di provare, posto nuovo con persone nuove, mi si è aggrappata addosso come una cozza e non ne ha voluto sapere di fare niente, se non qualcosa con me a fianco.
Mentre lui, il mio piccolo fascio di muscoli legati, forte come un ginnasta ma rigido come una pietra, si è lasciato guidare in quella lezione severa che lo vedeva seduto a terra con le gambe stese, a stendere le punte e a tenere la schiena dritta, a disegnare cerchi come fossero disegni e a prendersi i piedi con le mani ma da pancia sotto. Poi sì, salti e lazzi, ma tutti con un fine coreografico e il povero piccolo si è trovato così a fare il ballerino classico, anche se avrebbe tanto voluto correre per tutta la stanza e salire su quel mobile (come lui chiamava la spalliera). Ha retto fino in fondo, con pazienza, facendo anche il verso del cavaliere con inchino finale. E io avevo il cuore gonfio d'orgoglio, ad immaginarmelo in turnee con la Scala o con il Royal Ballett mentre, nel mio piccolo, per far venire voglia anche all'altra futura ballerina classica, che nel mentre ignorava beatamente quella lezione, mi sono seduta in cerchio insieme ai piccoli ballerini e via, anche io, seduta gambe stese, punte giù punte su, schiena dritta e mannaggia non aver mai fatto la ballerina, che mi sarebbe tanto piaciuto.

martedì 16 dicembre 2014

Contro ogni insegnamento pedagogico

Da due settimane eravamo sprofondati, sorprendentemente, di nuovo nelle notti insonni. 
I gemelli che dai nove mesi di vita sono stati messi in camera da soli quando ormai erano arrivati al momento di saltare le sveglie per il latte notturno, e che da allora hanno iniziato a dormire ininterrottamente per tutta la notte, ci avevano abituato proprio male.
Poi è successo che, una sera di circa 15 giorni fa, ad Ema si è rotto il ciuccio. Io e il Gangster, impauriti dalla catastrofe che si si prospettava, siamo corsi in farmacia a comprare un nuovo ciuccio, portando quello vecchio come esempio, cercando di controllare, per il nuovo, la somiglianza al vecchio in tutto e per tutto, anche mettendolo un po' in controluce, per vedere se fosse proprio proprio come quello rotto. Ma niente, del ciuccio nuovo il piccolo non ne voleva sapere. Voleva il vecchio e basta. Così ci siamo arresi  immaginando  terrorizzanti  notti insonni sentendo il bimbo piangere alla ricerca del suo ciuccio. Ma, sorprendentemente, così non è stato. Il ciuccio nuovo ce l'ha tirato dietro schifato, quello vecchio ha voluto constatare ripetutamente che era proprio rotto, e si è rassegnato. Zap, si è messo a dormire tranquillo e non l'ha più cercato. Sì, proprio lui che ultimamente, per consolarsi, di nuovo, come quando era piccolo, appena arrivava a casa andava a pescare quel suo oggetto del desiderio e se lo cucciava con voluttà e, si vedeva, con bisogno. Mentre la sorella, come sempre più avanti del fratello, teneva il ciuccio solo per non essere da meno di lui, per la loro tacita regola che se uno ha una cosa, per forza debba averla anche l'altro. Così ho colto la palla al balzo, tolto  il ciuccio a lui, ho detto anche a lei che basta, che era grande e che quindi anche lei ne avrebbe fatto senza come stava facendo il fratello. Non si è scomposta, come mi aspettavo, e si è addormentata tranquilla. Però non mi aspettavo che, nella notte, quella che si svegliasse urlando fosse lei. All'inizio ho pensato che fosse la prima o la seconda notte, per la novità di non trovarsi l'oggetto consolatorio magari al risveglio di un brutto sogno. Invece i suo risvegli urlando mamma arriva sono diventati una prassi. E per me un incubo. Io che se mi sveglio di notte non riesco a dormire, sono sprofondata di nuovo nell'incubo delle notti insonni, con sveglie di soprassalto alle 1 e alle 4 e alle 6, che mi mandavano fuori di testa. Ho provato ad essere accogliente, a consolarla per tutto il tempo che voleva, poi ho iniziato ad avere freddo e mal di schiena, poi ho iniziato a indispettirmi e a perdere la pazienza. Poi ho iniziato a brontolarla, contro ogni principio pedagogico, riprendendola severamente la mattina, al risveglio, ricordandole quante volte avesse pianto la notte e chiedendole insistentemente di dirmi il perché. Poi mi sono scoperta anche a dirle che se la notte si svegliava, da vera bambina grande, non doveva chiamare la mamma ma provare a riaddormentarsi da sola, mettendosi la coperta sulle spalle, e lì ho visto i suoi occhioni di bambina piccola che mi hanno detto no, insieme ad una vocina impaurita. Così mi sono vergognata di averglielo chiesto e ho continuato ad andare a consolarla la notte. Poi ho avuto un'idea: ieri sera, in una serata in cui i due erano particolarmente amorosi l'uno verso l'altra, in cui si chiamavano amorino e si chiedevano le cose per favore, ho colto la palla al balzo e, mentre li mettevo a letto, ho detto a Margherita di non piangere la notte, perché se aveva bisogno poteva chiamare il fratello lì vicino che la proteggeva, e gliel'ho anche chiesto di dire ad Emino, alla sorella, che lui le voleva tanto bene,  e che ci pensava lui a lei. E cosa è successo questa notte? La bimba si è svegliata, non si è messa ad urlare chiamandomi, ma l'ho sentita chiamare il fratello con voce bassa. Ovviamente il fratello non si è svegliato, lui che piomba in un sonno profondo che lo sentiamo russare dalla camera nostra al piano di sopra. Ma lei non si è disperata, è rimasta tranquilla e si è riaddormentata. E sembra che la soluzione, anche se non pedagoccamente corretta, abbia funzionato.

sabato 13 dicembre 2014

Cronaca di una giornata bigia

La giornata è partita male, come al solito ultimamente. Marghe da un po' di tempo si sveglia nella notte urlando, e io devo correre immediatamente a consolarla per paura che svegli il fratello. Questa mattina ha urlato alle 6,30, ha svegliato lui e, ovviamente, insieme, non sono riusciti ad addormentarsi di nuovo, nella loro gara di nervosismo per chi piangeva più forte. Così niente più alzata con calma, era pure buio e nuvoloso e in genere, questa era una congiunzione favorevole a farli dormire di più. Niente, tutti giù dal letto, o quasi e via, a visitare la scuola privata sulla quale davamo per certo di iscrivere i gemelli il prossimo anno. Meno male che siamo andati a vederla! Sulla carta pareva la scuola delle meraviglie, quella che offriva molteplici possibilità alle quali la scuola pubblica e le altre private non si avvicinavano lontanamente. Niente di tutto questo, riesce ad essere più triste e vetusta delle altre private e anche della nostra pubblica. Quindi punto e a capo. Torno a casa sconsolata, passando un po' per una ludoteca giusto per non passare tutto il giorno in casa con i bimbi, li metto a letto dopo pranzo ed ecco che di nuovo, dopo poco, si svegliano urlando, ovviamente nervosi. Cerco di calmarli come posso, arriva, come sempre nel momento sbagliato mia sorella giusto per dire, come al solito di nuovo, che oggi pomeriggio, che doveva passare con i bimbi, lei non poteva, ma che magari, se tornava presto, potevo mandarglieli un pochino.... come a dire, quando ho di meglio da fare non ci sono, quando mi annoio, mi servirebbero i bimbi per ingannare un po' il tempo. Io faccio buon viso a cattivo gioco, e il mio cervello attiva il turbo per immaginarsi cosa poter fare in questo lungo pomeriggio piovoso. Iniziamo con una merenda con il frullato con l'aiuto dei due, poi passiamo a disegnare ma ben presto il nervosismo contagia tutti, me compresa, che penso bene, anche se è umido è forse piovoso, di mettere in bimbi in auto e poi finire da qualche parte, pur di non passare ancora del tempo in casa a litigare per tutto. Opto per dei giardini solitari, Ema parte subito sparato nel fare lo scivolo, che è bagnato, si inzuppa i pantaloni e a me viene da piangere a pensare di dover tornare subito a casa per cambiarlo. Decido così di andare in un negozio vicino, gli compro un paio di pantaloni nuovi e ci mettiamo a giocare con i palloncini che ci regalano in quel negozio, nella piazza di fronte. Pioviggina ma non importa, a casa non si torna. Accetto pure di buon grado la compagnia di una signora rumena con il bimbo piccolo, siamo due sconsolate fuori casa ad inventarsi cosa fare. I bimbi fra loro si divertono, io mi rischiaro il cervello dal nervosismo della giornata e Emino propone di andarci a mangiare una pizza. Così rimaniamo buttati in quella piazza, noi tre più i due rumeni, come i figli di nessuno, mentre piove, è buio e non avrebbe senso stare lì con dei bimbi piccoli. Ma bisogna aspettare le 7 perché la pizzeria apra. Quando conquistiamo il tavolo vedo i miei bimbi felici, che mi fanno compagnia mentre mangiamo la pizza, e io mi commuovo a vedermeli grandi che mi accompagnano ovunque, e anche quando sono sola e sconsolata come un'immigrata in un sabato piovoso in periferia, loro mi rischiarano e mi danno forza e speranza. Grazie mille miei bimbi belli.

mercoledì 10 dicembre 2014

La scuola è una cosa seria

Iniziò anno scorso il giro frenetico di Open day alle varie scuole materne. La fortuna volle che, per caso, quando c'era l'Open day alla materna pubblica vicino a casa, il Gangster fosse a casa disponibile, causa un appuntamento saltato. Mi accompagnò, deciso a non sentire le mie lamentele e perplessità che quella scuola pubblica mi suscitava. L'abbiamo quindi visitata quasi sicuri che lì sarebbero andati, i nostri bimbi. Abbiamo fatto un giro, fatto le domande, ascoltato le maestre nella loro diversità e, usciti da lì, il Gangster con il cuore stretto, perché in fondo i Gangster hanno il cuore tenero, ha detto io qua la mia Caramellina e il mio Mele non ce li mando. In effetti la scuola, già all'ingresso, puzzava di minestra, sette sezioni di materna, 25 bimbi per ogni classe, un solo giardino comune, un dormitorio tipo collegio, un refettorio da carcere. In più i gemelli lì obbligatoriamente divisi. Andammo così a vedere l'altra materna pubblica di zona, più lontana, ma vicina al nido che frequentavamo allora. Un altro mondo e ci innamorammo subito: maestre sorridenti con voce calma, due sole sezioni di materna, un grande giardino con uccellini che cinguettavano, un parco pubblico confinante, un refettorio piccolo con tavolini a quattro che sembrava tanto un ristoranti per piccoli. In più gemelli insieme perché anche a  quelle insegnanti sembrava strano doverli dividere. Vista e presa. Peccato poi scoprire che quella scuolina ci dava pochi punti in graduatoria, a noi toccava obbligatoriamente quella grande e puzzolente e quindi, al momento delle iscrizioni, eravamo già in lista d'attesa. Quindi via, delirio di Open day di scuole private, per non farsi trovare impreparati nel caso, quasi certo, che là non fossimo presi. 
Ne ho viste di tutti i tipi: suore vestite di nero con i baffi che facevano dormire i bimbi sul tavolo, rinomata scuola in collina con tanto di Jaguard davanti al cancello che relegava i bimbi dietro un cancello al piano alto di una villa, seduti su di un pavimento di granito, ad aspettare il biscotto della titolare, che si vantava di far mangiare i piccoli solo con il cucchiaio perché forchetta e coltello erano ritenuti pericolosi. Altre scuole pubbliche grandi, con spazio ricreativo all'interno dei corridoi, refettorio roboante, inserimento notevole di nomadi. 
Poi, per fortuna, trovammo invece la nostra perla, la materna ebraica, dove i bimbi in totale erano 13, attività all'aria aperta quasi obbligatoria, i bimbi si servivano il pasto da soli, facevano il pane e andavano a servire ai tavoli degli ospiti dell'ospizio. Iscritti subito. Tutti felici. Se non che, l'ultimo giorno di iscrizioni, mi dicono, dalla scuolina pubblica che ci era piaciuta tanto, nella quale eravamo in lista d'attesa, che ci rientravamo invece, perché si erano creati due posti nuovi. Che si fa che non si fa, la scelta fu quasi facile: nella scuola pubblica è bene crederci, è una bella risorsa, è gratuita e quella era anche relativamente vicino a casa. Certo, era in un quartiere popolare molto a rischio, ma in fondo è bene stare con tutti e da tutti c'è da imparare. Il destino così ci fece, a malincuore, abbandonare la materna ebraica e scegliere la Fanciulli, che anche il nome ci piaceva.
Abbiamo iniziato senza problemi, abbiamo spalleggiato le maestre anche quando Emino raccontava che lo picchiavano, abbiamo sorriso a tutti anche se, guardandosi in giro mentre aspettavamo l'apertura dei cancelli, pochi erano persone che avevano qualcosa da condividere con noi. Questo perché io ero nel posto sbagliato, intendo, non loro, grande gruppo che fa riferimento al Circolo del Lippi. Mi sono sentita quasi sempre fuori dalle righe, ho condiviso questa riflessione con il Gangster che ha concordato con me che gli altri genitori erano, come dire, di più che tagliati grossi.... erano, paragone calzante che ha trovato il Gangster, con una scarpa e una ciabatta.
Abbiamo parlato così di nuovo di cambiare scuola, anche perché nel frattempo io mi sono allontanata da quella zona per lavoro, perché quella scuola pubblica non offre né pre scuola né post scuola, e perché non fanno inglese e assolutamente niente altro, se non ostinate feste al Circolo.
Oggi pomeriggio c'era la riunione dei genitori con le insegnanti. Ho visto riuniti lì dei festanti genitori felici di raccontare che i loro piccoli non raccolgono i giocattoli, non stanno seduti a tavola, non aiutano ad apparecchiare, non mangiano il pane ma solo biscotti e cioccolata. Fioccavano le battute neanche fossimo alla sagra delle salsiccia, invece che ad una riunione, le maestre poi si sono date obiettivi già raggiunti dai miei gemelli e io stavo lì a chiedermi che ci facevo io lì. Perché sì, quello è il loro regno, l'intero gruppo è felice di spalleggiarsi e di condividere un aspetto ludico dei principi della vita, compresa l'educazione. Quella sbagliata lì dentro indubbiamente ero io,  e i miei bimbi con me, che mi aiutano ad apparecchiare, che si spogliano da soli e mettono i vestiti in lavatrice, che riordinano i giocattoli perché fa parte del gioco, che mangiano pane e olio perché è veramente buono. Ma anche se i miei piccoli sono felici di andare in quella scuola, hanno troppa bella energia perché si riduca tutto ad una gran battuta. La vita è una scosa seria, e la scuola di più.

sabato 6 dicembre 2014

Animali da palcoscenico

La prima uscita con l'asilo l'avete fatta per andare a teatro. Dai vostri racconti ho capito male di cosa  parlava la storia, tradottami poi dalla maestra, ma certamente avete raccontato molto l'emozione di prendere il pulmino insieme agli amici. La maestra, nel racconto, mi aveva detto che erano stati tutti molto bravi: attenti, silenziosi, catturati da quella storia della Fatina acchiapasogni. Per questo oggi ho pensato di replicare. Approfittando della presenza del babbo Gangster, che non si è offerto volontario ma si è trovato accompagnatore forzato, anche se poi è rimasto soddisfatto, siamo andati a teatro. Un teatrino adatto ai piccoli, il Teatro del Gallo è un teatrino piccolo nella limonata di una libreria per bambini. La storia indicava che fosse adatta a bambini a partire dai tre anni, ma secondo me era adatta a bambini più grandi. Però, benché da subito fosse chiaro che le troppe parole e il racconto lungo senza grande interpretazione, sarebbe stato difficile da seguire, siamo rimasti tutti stupiti da come i miei piccoli fossero attenti e bravi. Specialmente Emanuelino mio, seduto composto sulla seggiolina, a seguire serio quella storia di Rosaspina, la principessa addormentata dall'incantesimo. E quando sentiva parlare, faceva shhh con il dito sulla bocca, concentrato nel suo ruolo di spettatore. Anche Marghe è stata brava, soprattuto perché aveva una caramella da sbucciare e mangiare.... Ma diciamo che non ha fatto storie, che già quello è tanto e quando alla fine l'attrice ha chiesto a tutti i piccoli di fare anche loro  una parte della storia, lei si è buttata subito nell'interpretazione. E io sono stata fiera, fiera di vedervi attratti dalle storie, dal teatro e dalle nuove scoperte. Per premio poi, siamo andati tutti a mangiare la pizza al Mercato Centrale, dove di nuovo siete stati bravissimi, i miei due animali da palcoscenico.

venerdì 5 dicembre 2014

Due e undici

Ultimo mese dei due anni. Ormai dite sprezzantemente che ne avete tre di anni, omettendo il quasi davanti al tre.
In effetti, come molti mi avevano detto, i tre anni sono tutta un'altra cosa, anche se ancora non ci siamo arrivati.
Ma godermi di quegli strani silenzi, quando voi giocate da soli in un'altra stanza, mi fa capire che il peggio è passato e si può solo migliorare. Poi, ovviamente, tanto lontano non posso andare, perché continuate a mettervi nei guai e, soprattuto, a picchiarvi per un nonnulla, ma il momento disegno, per esempio, che è apparso prepotentemente nella nostra vita da poche settimane, mette al riposo tutti: voi perché finalmente vi acquietate e vi concentrate un po' seduti, la sottoscritta perché finalmente vede quelle sue due saette sempre attive, calmarsi e anche lei può sedersi, a volte addirittura lontana.
A onor del vero va detto che quella che adora disegnare adesso è Margheritina, che passa seria e concentrata a colorare, quel che resta del pomeriggio, quando torniamo a casa perché fuori piove, o è umido, o è buio. Lei si mette lì ostinata a riempire i disegni di altri, alcune immagini, disegni che richiede che io le faccia. Con una precisione che non fa sospettare invece la quasi assenza di esercitazioni, colora e riempie i disegni con ostinazione, come se fosse un compito importantissimo che va assolutamente finito in giornata. 
Lui diciamo che regge male il confronto. Sopratutto perché essere ormai dichiaratamente mancino non lo aiuta (e io, che sono mancina, so bene cosa sta affrontando, con quel mondo fatto al rovescio) e quindi l'impugnatura sbagliata dei pennarelli, la paura di sporcarsi, la scarsa manualità che ne deriva, unita ad una minore attitudine o maturazione nella concentrazione e nella perseveranza, fa sì che il momento disegno si concluda subito, a meno che non gli si sita a fianco e si disegni tutto quello che lui chiede (il 99% dei casi, le richieste sono disegni di treni).
Una cosa che va anche molto di moda da poco e quel "tu no vai via, poi io chiamo" rivolto a me, che indica una loro voglia di non avere il sorvegliante, di prendere le distanze e l'indipendenza di voler fare da soli. 
Io diciamo che mi sono trovata spesso spiazzata, da questo mio tempo libero quando sono con loro, sorprendendomi sola in cucina seduta su di una sedia a non far niente se non ascoltare quello che loro facevano in un'altra stanza, ma poi ho preso questa nuova situazione in mano e adesso, quando io devo aspettare lontana perché loro devono fare i loro giochi, .... ecco che stiro. Niente di che, ma a me sembra un lusso.....