mercoledì 10 dicembre 2014

La scuola è una cosa seria

Iniziò anno scorso il giro frenetico di Open day alle varie scuole materne. La fortuna volle che, per caso, quando c'era l'Open day alla materna pubblica vicino a casa, il Gangster fosse a casa disponibile, causa un appuntamento saltato. Mi accompagnò, deciso a non sentire le mie lamentele e perplessità che quella scuola pubblica mi suscitava. L'abbiamo quindi visitata quasi sicuri che lì sarebbero andati, i nostri bimbi. Abbiamo fatto un giro, fatto le domande, ascoltato le maestre nella loro diversità e, usciti da lì, il Gangster con il cuore stretto, perché in fondo i Gangster hanno il cuore tenero, ha detto io qua la mia Caramellina e il mio Mele non ce li mando. In effetti la scuola, già all'ingresso, puzzava di minestra, sette sezioni di materna, 25 bimbi per ogni classe, un solo giardino comune, un dormitorio tipo collegio, un refettorio da carcere. In più i gemelli lì obbligatoriamente divisi. Andammo così a vedere l'altra materna pubblica di zona, più lontana, ma vicina al nido che frequentavamo allora. Un altro mondo e ci innamorammo subito: maestre sorridenti con voce calma, due sole sezioni di materna, un grande giardino con uccellini che cinguettavano, un parco pubblico confinante, un refettorio piccolo con tavolini a quattro che sembrava tanto un ristoranti per piccoli. In più gemelli insieme perché anche a  quelle insegnanti sembrava strano doverli dividere. Vista e presa. Peccato poi scoprire che quella scuolina ci dava pochi punti in graduatoria, a noi toccava obbligatoriamente quella grande e puzzolente e quindi, al momento delle iscrizioni, eravamo già in lista d'attesa. Quindi via, delirio di Open day di scuole private, per non farsi trovare impreparati nel caso, quasi certo, che là non fossimo presi. 
Ne ho viste di tutti i tipi: suore vestite di nero con i baffi che facevano dormire i bimbi sul tavolo, rinomata scuola in collina con tanto di Jaguard davanti al cancello che relegava i bimbi dietro un cancello al piano alto di una villa, seduti su di un pavimento di granito, ad aspettare il biscotto della titolare, che si vantava di far mangiare i piccoli solo con il cucchiaio perché forchetta e coltello erano ritenuti pericolosi. Altre scuole pubbliche grandi, con spazio ricreativo all'interno dei corridoi, refettorio roboante, inserimento notevole di nomadi. 
Poi, per fortuna, trovammo invece la nostra perla, la materna ebraica, dove i bimbi in totale erano 13, attività all'aria aperta quasi obbligatoria, i bimbi si servivano il pasto da soli, facevano il pane e andavano a servire ai tavoli degli ospiti dell'ospizio. Iscritti subito. Tutti felici. Se non che, l'ultimo giorno di iscrizioni, mi dicono, dalla scuolina pubblica che ci era piaciuta tanto, nella quale eravamo in lista d'attesa, che ci rientravamo invece, perché si erano creati due posti nuovi. Che si fa che non si fa, la scelta fu quasi facile: nella scuola pubblica è bene crederci, è una bella risorsa, è gratuita e quella era anche relativamente vicino a casa. Certo, era in un quartiere popolare molto a rischio, ma in fondo è bene stare con tutti e da tutti c'è da imparare. Il destino così ci fece, a malincuore, abbandonare la materna ebraica e scegliere la Fanciulli, che anche il nome ci piaceva.
Abbiamo iniziato senza problemi, abbiamo spalleggiato le maestre anche quando Emino raccontava che lo picchiavano, abbiamo sorriso a tutti anche se, guardandosi in giro mentre aspettavamo l'apertura dei cancelli, pochi erano persone che avevano qualcosa da condividere con noi. Questo perché io ero nel posto sbagliato, intendo, non loro, grande gruppo che fa riferimento al Circolo del Lippi. Mi sono sentita quasi sempre fuori dalle righe, ho condiviso questa riflessione con il Gangster che ha concordato con me che gli altri genitori erano, come dire, di più che tagliati grossi.... erano, paragone calzante che ha trovato il Gangster, con una scarpa e una ciabatta.
Abbiamo parlato così di nuovo di cambiare scuola, anche perché nel frattempo io mi sono allontanata da quella zona per lavoro, perché quella scuola pubblica non offre né pre scuola né post scuola, e perché non fanno inglese e assolutamente niente altro, se non ostinate feste al Circolo.
Oggi pomeriggio c'era la riunione dei genitori con le insegnanti. Ho visto riuniti lì dei festanti genitori felici di raccontare che i loro piccoli non raccolgono i giocattoli, non stanno seduti a tavola, non aiutano ad apparecchiare, non mangiano il pane ma solo biscotti e cioccolata. Fioccavano le battute neanche fossimo alla sagra delle salsiccia, invece che ad una riunione, le maestre poi si sono date obiettivi già raggiunti dai miei gemelli e io stavo lì a chiedermi che ci facevo io lì. Perché sì, quello è il loro regno, l'intero gruppo è felice di spalleggiarsi e di condividere un aspetto ludico dei principi della vita, compresa l'educazione. Quella sbagliata lì dentro indubbiamente ero io,  e i miei bimbi con me, che mi aiutano ad apparecchiare, che si spogliano da soli e mettono i vestiti in lavatrice, che riordinano i giocattoli perché fa parte del gioco, che mangiano pane e olio perché è veramente buono. Ma anche se i miei piccoli sono felici di andare in quella scuola, hanno troppa bella energia perché si riduca tutto ad una gran battuta. La vita è una scosa seria, e la scuola di più.

Nessun commento:

Posta un commento