venerdì 5 dicembre 2014

Due e undici

Ultimo mese dei due anni. Ormai dite sprezzantemente che ne avete tre di anni, omettendo il quasi davanti al tre.
In effetti, come molti mi avevano detto, i tre anni sono tutta un'altra cosa, anche se ancora non ci siamo arrivati.
Ma godermi di quegli strani silenzi, quando voi giocate da soli in un'altra stanza, mi fa capire che il peggio è passato e si può solo migliorare. Poi, ovviamente, tanto lontano non posso andare, perché continuate a mettervi nei guai e, soprattuto, a picchiarvi per un nonnulla, ma il momento disegno, per esempio, che è apparso prepotentemente nella nostra vita da poche settimane, mette al riposo tutti: voi perché finalmente vi acquietate e vi concentrate un po' seduti, la sottoscritta perché finalmente vede quelle sue due saette sempre attive, calmarsi e anche lei può sedersi, a volte addirittura lontana.
A onor del vero va detto che quella che adora disegnare adesso è Margheritina, che passa seria e concentrata a colorare, quel che resta del pomeriggio, quando torniamo a casa perché fuori piove, o è umido, o è buio. Lei si mette lì ostinata a riempire i disegni di altri, alcune immagini, disegni che richiede che io le faccia. Con una precisione che non fa sospettare invece la quasi assenza di esercitazioni, colora e riempie i disegni con ostinazione, come se fosse un compito importantissimo che va assolutamente finito in giornata. 
Lui diciamo che regge male il confronto. Sopratutto perché essere ormai dichiaratamente mancino non lo aiuta (e io, che sono mancina, so bene cosa sta affrontando, con quel mondo fatto al rovescio) e quindi l'impugnatura sbagliata dei pennarelli, la paura di sporcarsi, la scarsa manualità che ne deriva, unita ad una minore attitudine o maturazione nella concentrazione e nella perseveranza, fa sì che il momento disegno si concluda subito, a meno che non gli si sita a fianco e si disegni tutto quello che lui chiede (il 99% dei casi, le richieste sono disegni di treni).
Una cosa che va anche molto di moda da poco e quel "tu no vai via, poi io chiamo" rivolto a me, che indica una loro voglia di non avere il sorvegliante, di prendere le distanze e l'indipendenza di voler fare da soli. 
Io diciamo che mi sono trovata spesso spiazzata, da questo mio tempo libero quando sono con loro, sorprendendomi sola in cucina seduta su di una sedia a non far niente se non ascoltare quello che loro facevano in un'altra stanza, ma poi ho preso questa nuova situazione in mano e adesso, quando io devo aspettare lontana perché loro devono fare i loro giochi, .... ecco che stiro. Niente di che, ma a me sembra un lusso.....

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