sabato 13 dicembre 2014

Cronaca di una giornata bigia

La giornata è partita male, come al solito ultimamente. Marghe da un po' di tempo si sveglia nella notte urlando, e io devo correre immediatamente a consolarla per paura che svegli il fratello. Questa mattina ha urlato alle 6,30, ha svegliato lui e, ovviamente, insieme, non sono riusciti ad addormentarsi di nuovo, nella loro gara di nervosismo per chi piangeva più forte. Così niente più alzata con calma, era pure buio e nuvoloso e in genere, questa era una congiunzione favorevole a farli dormire di più. Niente, tutti giù dal letto, o quasi e via, a visitare la scuola privata sulla quale davamo per certo di iscrivere i gemelli il prossimo anno. Meno male che siamo andati a vederla! Sulla carta pareva la scuola delle meraviglie, quella che offriva molteplici possibilità alle quali la scuola pubblica e le altre private non si avvicinavano lontanamente. Niente di tutto questo, riesce ad essere più triste e vetusta delle altre private e anche della nostra pubblica. Quindi punto e a capo. Torno a casa sconsolata, passando un po' per una ludoteca giusto per non passare tutto il giorno in casa con i bimbi, li metto a letto dopo pranzo ed ecco che di nuovo, dopo poco, si svegliano urlando, ovviamente nervosi. Cerco di calmarli come posso, arriva, come sempre nel momento sbagliato mia sorella giusto per dire, come al solito di nuovo, che oggi pomeriggio, che doveva passare con i bimbi, lei non poteva, ma che magari, se tornava presto, potevo mandarglieli un pochino.... come a dire, quando ho di meglio da fare non ci sono, quando mi annoio, mi servirebbero i bimbi per ingannare un po' il tempo. Io faccio buon viso a cattivo gioco, e il mio cervello attiva il turbo per immaginarsi cosa poter fare in questo lungo pomeriggio piovoso. Iniziamo con una merenda con il frullato con l'aiuto dei due, poi passiamo a disegnare ma ben presto il nervosismo contagia tutti, me compresa, che penso bene, anche se è umido è forse piovoso, di mettere in bimbi in auto e poi finire da qualche parte, pur di non passare ancora del tempo in casa a litigare per tutto. Opto per dei giardini solitari, Ema parte subito sparato nel fare lo scivolo, che è bagnato, si inzuppa i pantaloni e a me viene da piangere a pensare di dover tornare subito a casa per cambiarlo. Decido così di andare in un negozio vicino, gli compro un paio di pantaloni nuovi e ci mettiamo a giocare con i palloncini che ci regalano in quel negozio, nella piazza di fronte. Pioviggina ma non importa, a casa non si torna. Accetto pure di buon grado la compagnia di una signora rumena con il bimbo piccolo, siamo due sconsolate fuori casa ad inventarsi cosa fare. I bimbi fra loro si divertono, io mi rischiaro il cervello dal nervosismo della giornata e Emino propone di andarci a mangiare una pizza. Così rimaniamo buttati in quella piazza, noi tre più i due rumeni, come i figli di nessuno, mentre piove, è buio e non avrebbe senso stare lì con dei bimbi piccoli. Ma bisogna aspettare le 7 perché la pizzeria apra. Quando conquistiamo il tavolo vedo i miei bimbi felici, che mi fanno compagnia mentre mangiamo la pizza, e io mi commuovo a vedermeli grandi che mi accompagnano ovunque, e anche quando sono sola e sconsolata come un'immigrata in un sabato piovoso in periferia, loro mi rischiarano e mi danno forza e speranza. Grazie mille miei bimbi belli.

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