Per me è ancora troppo presto per parlarne, scriverne, anche pensarci, a volte, a quella mia mamma che non c'è più.
Per questo attacco qua una cosa che scrissi su di lei 21/1/2010. Tanta acqua sotto i ponti è passata da quei giorni, tante cose sono successe e cambiate.
Ciao mamma, grazie di tutto.
Da oggi il sole entra nell'Acquario
La mia mamma veniva da Diladdarno, per questo non fu un gran che accolta.
Dopo
15 giorni di matrimonio, mia nonna paterna, con la quale era andata ad
abitare, le disse che era giunto il momento che lavasse le lenzuola, non
tanto sicura del fatto che quelli Diladdarno lo facessero.
La
casa dei miei nonni paterni, quella dove lei era andata ad abitare, era
grande e ricca, ma piena di persone d’altri tempi. A lei che invece
andava a lavorare ed era dell’Acquario, le sembrò, con quell’aver
attraversato l’Arno, di essere tornata indietro nei secoli.
Neanche
tre figlie la domarono: le partorì all’ospedale invece che a casa e le
fece visitare da dottori invece che dagli stregoni, non conquistando
così mai la fiducia della suocera, che morì senza aver avuto l’erede
maschio, importante per la famiglia di mio padre e, ovviamente, altra
grande colpa di mia madre.
Morta la nonna si chiuse l’enorme casa e si andò a vivere in appartamento: l’era dell’Acquario adesso regnava.
Ricordo
le resistenze di mio padre, figlio della mia arcaica nonna, a mandarci
in vacanza, mentre mia madre ci accompagnava felice in campagna nei tre
mesi estivi, lasciandoci libere di essere selvagge, tornando così ad
essere così quello che mia nonna ha sempre pensato di lei, una selvaggia appunto.
Parlando
adesso con lei da donna a donna, mi confessa che le piace mangiare con
le mani, perché le dà il senso di libertà che la vita le ha tolto. Mi
racconta che sì, ha sempre fatto tutto quello che le veniva chiesto, ci
ha cresciute, è stata una brava moglie, non ha mancato mai verso
nessuno, ma i ricordi belli della sua vita sono tutti legati a prima che
si sposasse: andava a lavorare in bici, era piena di amiche, recitava
nelle commedie, girava l’Italia in pullman. Si rideva tanto, mi racconta
sospirando. Orfana di madre, a 18 anni rimasta con tre fratelli piccoli
da crescere, nascondeva le pentole da lavare per poter andare a
ballare, un po’ come faccio io. In fondo di me si è innamorata solo
quando ho iniziato a somigliarle: sempre via, sempre ben vestita, sempre
egoista: una selvaggia come lei, anche se lei, più che selvaggia, è una
hippy, una nata sotto il segno dell’Acquario, appunto. Non mi ha
partorito in tempo per farmi dell’Acquario, le sono venuta Pesci e anche
un po’ tanto piagnona, pigra che non mi capisce e paurosa che la lascio
perplessa: a lei che da sposata le hanno tolto la bicicletta in cambio
di tre figlie e un marito, con la mia auto, il mio lavoro e il mio
inglese, avrebbe esplorato luoghi mai visti e gioito molto più di quello
di cui è riuscita a gioire. A volte, in effetti, mi è
sembrato di fare quello che facevo come se fossi in missione da parte
sua, gratificata quando lei guardandomi, riassumeva quel nostro
specchiarsi a vicenda in un “sei come io avrei voluto essere” mentre io,
in fondo sono come sono perché l’ho presa a modello. Io un po’ la temo,
quando mi accorgo che vede la parte di mio padre in me, e un po’ la
sfido, quando faccio lei all’ennesima potenza. Che è
difficile unire in me i geni di un brontolone statico come il mio babbo,
con una selvaggia come mia madre. Ma essere cresciuta sotto il segno
dell’Acquario è quello mi ha salvato la vita perché nella vita mi ha
buttato.