mercoledì 8 luglio 2015

Veditori di ombre



Ogni tanto ne parlava, ogni tanto  buttava lì che lo avrebbe detto a Ginevra, ogni tanto raccontava che la sua amica Ginevra l’aspettava a casa. Ho iniziato ad approfondire. Ho chiesto: “Marghe ma chi è Ginevra?” E lei mi ha detto che è una sua amica, che ha cinque anni, che ha i capelli biondi, lunghi e riccioli e che abita con lei. Tale sicurezza nella descrizione e nella frequenza con cui me ne ha parlato, ma ha fatto insospettire e ho indagato con domande dirette, alle quali non sempre mi è stata data una risposta. Perché se è vero quel che penso, e cioè che Ginevra non è l’amica immaginaria di Marghe, ma una presenza che lei vede e sente realmente, è vero che la piccola non può darmi tutte le risposte alle mie domande, perché (ho ben riconosciuto lo sguardo fisso nel vuoto) non le viene permesso di rispondermi. Dico questo perché anche io “vedo qualcosa” come lo chiamo io, presenze, ombre, qualcuno, spiriti, anime, boh, non ho mai saputo come chiamarle e non ho mai voluto dare peso a questo potere? dono? maledizione? non so come chiamarlo. So che per difendersi ci devi convivere senza dar troppo peso a quello che vedi, che non ha senso razionale. Per un periodo della mia vita ho cercato di trovare risposte e conferme in altre persone che anche loro “vedevano”, le quali mi hanno un po’ spiegato, tranquillizzato, ma anche messo in guardia. Quello che ho imparato è che non bisogna dar importanza a queste energie imbrigliate ancora nel nostro mondo, probabili esseri incapaci di evolvere e transitare altrove, lasciando questo mondo pesante per alleggerirsi in altre sfere, che se si continua a chiedere, chiamare e voler vedere, si tirano per i piedi queste energie, si trattengono con il nostro raziocinio in questo mondo mentre loro hanno il bisogno di essere lasciati andare oltre. Credo che Ginevra non voglia che Marghe racconti troppo del loro rapporto perché questi esseri non amano svelare i loro mondo, per questo alle mie domande Marghe assume la maschera di pietra tipica di chi viene bloccato, ma  è vero anche che continuare a chiedere alla bimba di questa presenza vuol  dire dare importanza e peso ad una cosa che è sì importante e pesante, ma che non deve essere centrale, deve continuare ad essere lieve e non protagonista assoluta.
Io, cara bambina mia, continuo a tenerti d’occhio e farò di tutto per difenderti e darti gli strumenti per affrontare da sola questo che è un bell’impaccio, anche se viene chiamato dono. Certo è che quando mi hai raccontato che Ginevra sta con te in camera tua e che ti racconta le storie ma quando la mamma arriva lei se ne va, un po’ mi sono impaurita, un po’ mi sono spiegata i tuoi incubi notturni, un po’ mi sono spiegata perché io e te siamo così unite senza parole, come lo è stato e lo è fra me e la mia mamma.
Intanto, per non farci mancare niente, anche Ema, ovviamente geloso di queste attenzioni verso la sorella, sostiene di avere anche lui un suo amico, che si chiama Imbo. Ora, il nome lasciava presagire un’improvvisazione che non si poteva ripetere, tipo il primo nome strano da inventare per fare colpo. Però anche lui, a distanza di giorni, ha confermato nome e presenza, facendomi sospettare…. Oh no, due no! Povero Gangster, stare in una casa piena di veditori di ombre!

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