Il fine settimana lo passiamo
ancora a Quercianella. Là la casa è diversa, le camere sono di fronte l’una all’altra
e non una sotto e una sopra come a Firenze, e così, la mattina, il travaso di
letti è facile e veloce. Il primo che si sveglia è, come sempre Emanuele. Sento
i suoi piedi lunghi e forti che corrono da me. Si tuffa sul lettone e ride,
felice di avere un’altra giornata tutta da scoprire. Il rito vuole che ci
baciamo e che io chieda che cosa abbiano sognato. Lui pronto racconta il suo
sogno ma, ieri, per la prima volta mi ha chiesto, curioso, che cosa io avessi
sognato. Gli ho risposto che avevo fatto un sogno buffo, forse un po’ brutto:
ero rimasta chiusa in ufficio, tutti erano andati via e il signore delle
pulizie mi aveva chiuso dentro. Ecco,
troppe poche informazioni. E’ scattato l’interrogatorio. Come mai ero in
ufficio fino a tardi, avevo per caso una riunione? Come mai il signore delle
pulizie non mi aveva visto? E le chiavi dove le aveva messe, quando aveva
chiuso la porta? Per caso in alto? E da
che parte si apriva la serratura, girando a destra o a sinistra? E chi avevo
chiamato per venire ad aprire? Ho risposto che avevo chiamato lui, il mio
Emino, che gli avevo telefonato e lui aveva risposto. Uuuuu, si è aperto un
mondo. Lui aveva risposto perché non aveva una riunione, per venire ha preso la vespa del babbo ed è venuto al mio
ufficio, ha visto le chiavi in alto e si è arrampicato e mi ha salvato. L’ho
visto felice perché avevo chiamato proprio lui, era felicissimo di avermi liberata
anche se continuava ad esserci un’ombra nei suoi occhi. Un po’ è stato a
prendersi tutta la gloria, ma poi non ha retto. E la Marghe? Non poteva non
essere coinvolta. Allora la storia si è allargata: ho telefonato a lui, lui ha
preso la vespa del babbo e ha montato anche la sorella, poi lui sì è salito in
alto a prendere le chiavi e mi ha aperto la porta, ma c’era anche la sorella ad
assisterlo. Ancora non possono avere gloria se non condivisa.
Nessun commento:
Posta un commento