Un altro giorno speciale, quello
della Befana.
All’arrivo della Befana non li
avevo preparati, i miei piccoli, perché c’è un ingorgo di feste non
indifferenti per loro, nel periodo natalizio, quando al Natale si somma anche
il compleanno e i regali si accumulano. Poi, della Befana avevano detto, una
sera che l’hanno vista in tv, che era una bella signora, e allora perché
turbarli con l’arrivo della simpatica vecchietta (anche se per niente bella)
nella notte?
Però poi tanti avevano pensato ai
miei bimbi anche per la Befana,
e così la mattina li ho svegliati chiedendo loro se l’avevano sentita passare,
la notte. E ho raccontato la storia della Befana che vola sulla scopa, cammina
sui tetti e scende dal camino. Per questo dovevano assolutamente andare a
vedere sui fornelli del nonno che cosa aveva lasciato. Detto fatto: manciate
piene di cioccolatini, altre innumerevoli schifezze fatte sparire prontamente,
e poi i bimbi sono rimasti a giocare con i nuovi giochi, con le zie, mentre io
e il Gangster ce ne siamo andati a fare un piccolo giretto da soli (ogni tanto
ci vuole), in una mattinata fredda ma di sole.
Torniamo per pranzo e, credo per
la prima volta da quando abbiamo i bimbi, abbiamo pranzato in un giorno di
festa tutti e quattro insieme, come una famiglia normale. Ora, dico questo
perché spesso è capitato che la domenica, quando siamo insieme, ce ne andiamo
sempre da qualche parte e quindi i pranzi festivi sono al ristorante oppure
dalla nonna del mare. Oppure, quando erano più piccoli, succedeva che prima facevamo
mangiare loro e poi, messi a letto per il pisolino, pranzassimo noi. Ieri
invece no, tutti riuniti a tavola. E’ stato un pranzo caotico, perché c’è chi
voleva stare in collo, chi voleva mangiare il secondo e non il primo, chi non
era abituato a tanta comunanza. Ce la siamo cavati alla grande, la confusione è
sempre da mettere in conto e il risultato è che ci è piaciuto proprio tanto,
specie a me e al Gangster, in fase, come siamo ultimamente, di costruzione
normale di una famiglia normale, dove per le feste si pranza a casa, per
esempio.
Poi pisolino per tutti e dopo via, ci aspettava un’altra incognita, un
posto nuovo, come indico io ai bimbi le nuove esperienze da fare. Siamo andati
al circo di Moira, con gli animalisti che ci aspettavano fuori al varco ma che,
a malincuore, abbiamo ignorato, pur consapevoli della tristezza che danno gli
animali al circo ma vogliosi di far vivere quella favola ai bimbi. Scopriamo
solo quando siamo dentro che lo spettacolo dure tre ore, e già iniziava alle
18,30. Ci organizziamo con sacchetti di pop corn per non sentire la fame della
cena e bottigliette d’acqua. E quando inizia lo spettacolo incrociamo le dita
sperando nella prolungata attenzione dei piccoli. Che sono subito catturati da
quell’ambiente, da quella favola e da quel susseguirsi di scene nuove, con il
clown, i giocolieri, i trapezisti ma, più di tutto, a loro piacevano gli
animali che entravano, vogliosi come sono di vederli sempre. Hanno
incredibilmente retto tutto lo spettacolo con attenzione e stando seduti, non
hanno ceduto mai alla stanchezza e si sono dimostrati felici di cenare con i
pop corn. Siamo usciti che era notte, e a casa subito a letto stesi. E io oggi,
di nuovo, mi sono emozionata per questa mia famiglia in costruzione, per questo
affrontare insieme e superare tutte le prove. Poi, prometto, insegnerò ai miei
piccoli, quando saranno più grandi, che gli animali stanno bene a casa loro,
liberi. E che il circo è sì una cosa seria, fatta da grandi lavoratori, ma che
va bene anche se ad esibirsi sono solo gli uomini
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