martedì 19 aprile 2016

M e Y



Sono state divise quando la loro amicizia era fresca, vivace e bene articolata. Senza una ragione che nessuna delle due bambine era in grado di comprendere, all’improvviso, una è rimasta in una scuola mentre l’altra ha cambiato scuola, per comodità di un futuro che si costruisce da piccoli.
Erano perplesse entrambe, la mia piccola Margherita che non capiva come mai quella sua amica non andasse più nella sua scuola, la piccola Y. che si è vista dover crescere all’improvviso per andare nella scuola dei grandi (questa ufficialmente era la scusa).
Si sono rincontrate ad un compleanno e, quando sono andata a prendere Marghe, mi ha chiesto, con un filo di voce, commuovendomi, se per caso, visto che c’era anche Y. a quel compleanno di classe, quello fosse il segno che la sua amica avrebbe ripreso ad andare nella sua scuola.
Poi abbiamo portato con noi Y una domenica quando siamo andati tutti della famiglia a fare un bellissimo picnic al parco di Villa Demidoff: le ragazze erano eccitatissime di stare insieme, si scambiavano le magliette come se fossero adolescenti, si capivano con uno sguardo e si beavano l’una dell’amicizia dell’altra. Quando Y, con tristezza, ci ha raccontato che nella nuova scuola c’è una bambina che si chiama Margherita, la mia Marghe ha allora chiesto, con una nuova speranza, se allora fosse sempre sua amica, visto che anche lei si chiama Margherita come la nuova amica, sicura che quel nome in comune valesse di nuovo l’amicizia di Y. Mi ha fatto una tenerezza questa scena, come tutta la giornata passata  con quelle due ragazze sedute vicine, a ridere mentre mangiano il gelato, sudate, accaldate e sporche di prato e di gioia.
Mi ha raccontato poi la mamma di Y che, quando lei va a prendere il fratello più piccolo di Y, che è rimasto nella scuola dei gemelli, Marghe la guarda da lontano nel corridoio dandole un’occhiata significativa, che vuol  dire tanto: vuol dire so che non me la porterai più qui, la mia amica Ya.

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