Ci sono periodi un po’ tristi,
forse come questo, in cui il mio babbo non sta bene, in cui con il Gangster ci
graffiamo, in cui questa tanaglia al cuore fa uscire del sangue che ha un sapore amaro e,
soprattutto, appunto, triste. Poi ci sono giorni come ieri, quando avete fatto
il saggio di Scuola di Circo, che era buffo da vedere fosse solo per guardarvi disinvolti sul palco, dove
avete fatto pur solo delle capriole o lanciato dei fazzoletti o fatto piroettare un cappello in equilibrio su
di un’asticella. Per poi vedervi felici a casa, a scoprire un improvvisato
regalo per festeggiare quanto eravate stati bravi e vederci tutti finire un
contenitore di gelato come premio finale, da consumare rigorosamente voi seduti
sulle nostre gambe. E quella confusione in casa e a cena, quel chiedervi di
parlare piano oppure di stare addirittura un po’ zitti, ripaga delle tristezze
del giorno e della notte, mi fa pentire di aver chiesto, ai relatori che vi
hanno studiato per un intero anno scolastico all’asilo, il quale è inserito in
un progetto di valorizzazione delle potenzialità individuali dei bambini
frequentanti , se per caso avessero riscontrato qualcosa di leggermente minore rispetto
ad altre bambine della vostra classe che, venute a casa nostra, mostravano
padronanza di linguaggio, di relazioni sociali e orientamento spazio temporale
che voi assolutamente non avete così pronunciato. Ovviamente tutti si sono
dimostrati pronti a confortarmi, a dirmi che l’adultizzazione di un bambino si
ripaga in mancanza di spontaneità o dimostra difficoltà di relazioni sociali,
tanto che mi hanno spinto a guardarvi con occhi diversi, occhi che non
indagano quali attitudini avete e quanto le avete potenziate, ma quanto siete
buffi e allegri, chiacchieroni e litigiosi, inventori di storie e di guai,
felici sempre, brontoloni subito brontolati. Ed è proprio vero che siete belli
come siete, ed è proprio vero che grazie a voi tutto passa.
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