mercoledì 1 giugno 2016

Attitudine: dare buonumore



Ci sono periodi un po’ tristi, forse come questo, in cui il mio babbo non sta bene, in cui con il Gangster ci graffiamo, in cui questa tanaglia al cuore fa uscire  del sangue che ha un sapore amaro e, soprattutto, appunto, triste. Poi ci sono giorni come ieri, quando avete fatto il saggio di Scuola di Circo, che era buffo da vedere fosse  solo per guardarvi disinvolti sul palco, dove avete fatto pur solo delle capriole o lanciato dei fazzoletti o  fatto piroettare un cappello in equilibrio su di un’asticella. Per poi vedervi felici a casa, a scoprire un improvvisato regalo per festeggiare quanto eravate stati bravi e vederci tutti finire un contenitore di gelato come premio finale, da consumare rigorosamente voi seduti sulle nostre gambe. E quella confusione in casa e a cena, quel chiedervi di parlare piano oppure di stare addirittura un po’ zitti, ripaga delle tristezze del giorno e della notte, mi fa pentire di aver chiesto, ai relatori che vi hanno studiato per un intero anno scolastico all’asilo, il quale è inserito in un progetto di valorizzazione delle potenzialità individuali dei bambini frequentanti , se per caso avessero riscontrato qualcosa di leggermente minore rispetto ad altre bambine della vostra classe che, venute a casa nostra, mostravano padronanza di linguaggio, di relazioni sociali e orientamento spazio temporale che voi assolutamente non avete così pronunciato. Ovviamente tutti si sono dimostrati pronti a confortarmi, a dirmi che l’adultizzazione di un bambino si ripaga in mancanza di spontaneità o dimostra difficoltà di relazioni sociali, tanto che mi hanno spinto a guardarvi con occhi diversi,  occhi  che non indagano quali attitudini avete e quanto le avete potenziate, ma quanto siete buffi e allegri, chiacchieroni e litigiosi, inventori di storie e di guai, felici sempre, brontoloni subito brontolati. Ed è proprio vero che siete belli come siete, ed è proprio vero che grazie a voi tutto passa.

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