lunedì 23 novembre 2015

Mai visti così



 Ieri è stata una delle giornate peggiori passate con i gemelli.
Già avevo intuito che il vento stava cambiando, nei giorni scorsi, con Marghe, stranamente piccosa, stranamente ribelle, stranamente ostile. Ma avevo dato la colpa al fatto che ultimamente ci sono poco, molti pomeriggi li passa con la baby sitter e si capiva che a lei mancavo tanto, perché quando mi vedeva la sera mi stava attaccata come una cozza e ripeteva, con ossessione “mamma, la mia mamma”.
Ma niente in confronto a quanto poi si è scatenato domenica, per entrambi poi.
Sabato mattina, dopo musica, siamo tornati a casa tutti felici perché dovevamo fare un “lavoretto” come chiamiamo noi fare qualcosa con le mani. Dovevamo fare la letterina a Babbo Natale. Tutti pronti e accessoriati, forbici, carte colorate, adesivi, colla, ognuno di loro ha “scritto” quello che voleva a Babbo Natale. Marghe ha fatto la sagoma di un vestito lungo, quello di Elsa appunto che vuole ricevere, Ema ha ritagliato la sagoma di un treno e, al posto delle ruote, ha incollato tre stelle. Il risultato è stato molto artistico, colorato, animato e divertente e i lavoretti hanno conquistato i due. Tanto che, all’ora del pisolino, non si volevano rassegnare a dormire, facendomi spazientire e non poco. Pensavo che il peggio fosse passato, invece domenica mattina, io sola con loro perché il Gangster è a Roma, inizia il delirio. Svegli alle 7 li sentivo liberi in camera a fare di tutto. Io però li ho ignorati fino alle 8. Arriva il momento di vestirsi e Marghe di nuovo dà in escandescenze, non si vuol mettere il vestito, non vuole le scarpe, dobbiamo lottare e urlare per venirci incontro. Pace fatta a fatica. Andiamo a fare dei giri con le loro bici. Marghe scatta avanti agile e atletica, lui non riesce a starle dietro. Lui si arrabbia, piange, le urla e, a un certo punto abbandona la bici, raggiunge la sorella a corsa e le fa dei pizzicotti incredibili sulle guance. Poi scappa per la strada. Io non so a chi stare dietro, se abbandonare lei da sola o rincorrere lui che, più che lo rincorro, più scappa. Riesco a raggiungerlo, lo brontolo bene bene e penso che abbia capito, visto che chiede scusa con visetto triste. Andiamo alla Sinagoga dove c’era la festa di Chanukka. Chiacchiere, compriamo qualcosa, pranziamo lì e poi vedo che entrambi hanno un sonno birbone, per questo decido di tornare subito a casa per farli dormire, anche se fuori c’è un bel sole. Illusa, hanno sonno ma non dormono. Nel buio della loro camera sento che succede di tutto, entro varie volte per brontolarli, mi spazientisco tanto, li tratto male ma non c’è niente da fare, non dormono. Così apro tutto e ci rinuncio, brontolandoli forte per questa loro disobbedienza. Mi facci vedere arrabbiata, li ignoro e mi metto a fare le mie cose, loro sembra che capiscano perché stanno tutti mogi mogi a giocare che neanche li sento. Poi, quando ho fatto e mi hanno chiesto scusa, ci guardiamo il dvd di Biancaneve, visto che ormai non me la sentivo certo di portarli di nuovo fuori. Tutto tace, mi stanno vicini vicini, ci facciamo le nostre coccole e io sono pronta a dimenticare tutto. Vado per preparare la cena, mi distraggo un attimo e sento un pianto dirotto di lei, che trovo sanguinante a seguito del lancio di un libro di lui sul naso della sorella. Mi infurio di nuovo. Di nuovo sembra che abbiano capito i guai che fanno e andiamo a cena. Ma lei non vuole mangiare e  non sta a tavola seduta e io sono disperata e innervosita. Li metto a letto come una furia, alle 19,30 dormono già perché un giorno così, passato a litigare senza mai dormire li ha stesi. Ma io sono così triste che non riesco a fare niente, volevo incollare con il ferro caldo degli adesivi sui loro grembiuli che avevo comprato per fare una sorpresa ai bimbi, ma mi dico no, che sorprese si meritano quei due! E vado  a letto arrabbiata, delusa e incredula. Vorrei telefonare piangendo al Gangster per dirgli che ho fallito tutto, per fortuna guardo un film sugli aiuti umanitari e  capisco tutto: la realtà è che sono dei bambini viziati. Inutile farli crescere in una finta povertà che  concede loro il gelato solo in occasione di grandi eventi, inutile fargli trovare solo un regalo per Natale, inutile non abituarli a comprare e a chiedere… non è quello che conta. La vera povertà è un’altra, il vero bisogno è un altro. Mai visto i bambini Cambogiani o Sudanesi fare i capricci, un motivo ci sarà no?

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