Ieri è stata una
delle giornate peggiori passate con i gemelli.
Già avevo intuito che il vento
stava cambiando, nei giorni scorsi, con Marghe, stranamente piccosa,
stranamente ribelle, stranamente ostile. Ma avevo dato la colpa al fatto che
ultimamente ci sono poco, molti pomeriggi li passa con la baby sitter e si
capiva che a lei mancavo tanto, perché quando mi vedeva la sera mi stava
attaccata come una cozza e ripeteva, con ossessione “mamma, la mia mamma”.
Ma niente in confronto a quanto
poi si è scatenato domenica, per entrambi poi.
Sabato mattina, dopo musica,
siamo tornati a casa tutti felici perché dovevamo fare un “lavoretto” come
chiamiamo noi fare qualcosa con le mani. Dovevamo fare la letterina a Babbo
Natale. Tutti pronti e accessoriati, forbici, carte colorate, adesivi, colla,
ognuno di loro ha “scritto” quello che voleva a Babbo Natale. Marghe ha fatto
la sagoma di un vestito lungo, quello di Elsa appunto che vuole ricevere, Ema
ha ritagliato la sagoma di un treno e, al posto delle ruote, ha incollato tre
stelle. Il risultato è stato molto artistico, colorato, animato e divertente e
i lavoretti hanno conquistato i due. Tanto che, all’ora del pisolino, non si
volevano rassegnare a dormire, facendomi spazientire e non poco. Pensavo che il
peggio fosse passato, invece domenica mattina, io sola con loro perché il
Gangster è a Roma, inizia il delirio. Svegli alle 7 li sentivo liberi in camera
a fare di tutto. Io però li ho ignorati fino alle 8. Arriva il momento di
vestirsi e Marghe di nuovo dà in escandescenze, non si vuol mettere il vestito,
non vuole le scarpe, dobbiamo lottare e urlare per venirci incontro. Pace fatta
a fatica. Andiamo a fare dei giri con le loro bici. Marghe scatta avanti agile
e atletica, lui non riesce a starle dietro. Lui si arrabbia, piange, le urla e,
a un certo punto abbandona la bici, raggiunge la sorella a corsa e le fa dei
pizzicotti incredibili sulle guance. Poi scappa per la strada. Io non so a chi
stare dietro, se abbandonare lei da sola o rincorrere lui che, più che lo
rincorro, più scappa. Riesco a raggiungerlo, lo brontolo bene bene e penso che
abbia capito, visto che chiede scusa con visetto triste. Andiamo alla Sinagoga
dove c’era la festa di Chanukka. Chiacchiere, compriamo qualcosa, pranziamo lì
e poi vedo che entrambi hanno un sonno birbone, per questo decido di tornare
subito a casa per farli dormire, anche se fuori c’è un bel sole. Illusa, hanno
sonno ma non dormono. Nel buio della loro camera sento che succede di tutto,
entro varie volte per brontolarli, mi spazientisco tanto, li tratto male ma non
c’è niente da fare, non dormono. Così apro tutto e ci rinuncio, brontolandoli
forte per questa loro disobbedienza. Mi facci vedere arrabbiata, li ignoro e mi
metto a fare le mie cose, loro sembra che capiscano perché stanno tutti mogi
mogi a giocare che neanche li sento. Poi, quando ho fatto e mi hanno chiesto
scusa, ci guardiamo il dvd di Biancaneve, visto che ormai non me la sentivo
certo di portarli di nuovo fuori. Tutto tace, mi stanno vicini vicini, ci
facciamo le nostre coccole e io sono pronta a dimenticare tutto. Vado per
preparare la cena, mi distraggo un attimo e sento un pianto dirotto di lei, che
trovo sanguinante a seguito del lancio di un libro di lui sul naso della
sorella. Mi infurio di nuovo. Di nuovo sembra che abbiano capito i guai che
fanno e andiamo a cena. Ma lei non vuole mangiare e non sta a tavola seduta e io sono disperata e
innervosita. Li metto a letto come una furia, alle 19,30 dormono già perché un
giorno così, passato a litigare senza mai dormire li ha stesi. Ma io sono così
triste che non riesco a fare niente, volevo incollare con il ferro caldo degli
adesivi sui loro grembiuli che avevo comprato per fare una sorpresa ai bimbi,
ma mi dico no, che sorprese si meritano quei due! E vado a letto arrabbiata, delusa e incredula.
Vorrei telefonare piangendo al Gangster per dirgli che ho fallito tutto, per fortuna
guardo un film sugli aiuti umanitari e
capisco tutto: la realtà è che sono dei bambini viziati. Inutile farli
crescere in una finta povertà che concede loro il gelato solo in occasione di
grandi eventi, inutile fargli trovare solo un regalo per Natale, inutile non
abituarli a comprare e a chiedere… non è quello che conta. La vera povertà è un’altra,
il vero bisogno è un altro. Mai visto i bambini Cambogiani o Sudanesi fare i
capricci, un motivo ci sarà no?
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