martedì 6 novembre 2012

Alternanza gemellare

Me lo avevano detto le altre mamme di gemelli, che si sarebbero alternati a fare da protagonista e a cedere la scena all'altro. Io fin dalla nascita pensavo che sarebbe sempre stata lei la protagonista indiscussa, con i suoi strilli acuti, quel moto di ribellione e di indipendenza che ha sempre avuto fin da appena nata. Era lei la team leader, non c'erano dubbi. Lui, di contro, piangeva così piano che neanche lo sentivo, schiacciato da quel pianto ribelle della Gemella Mina (non a caso ho scelto questo come nome d'arte della piccola). Poi non so come, i pianti di Emino sono diventati prolungati e ostinati, lei ha smesso di essere stizzita e il cattura attenzioni è diventato lui, così caparbio nel piangere da farci ricorrere anche all'esperta. Lei, in quel periodo, neanche si sentiva e, di conseguenza, neanche veniva considerata. Quando mi sono accorta di questo, che lui le aveva strappato così bene la scena da costringermi a privarla totalmente di attenzioni per tutto il giorno, fino alla sera prima di andare a letto, quando lei cacciava un suo urlo e si faceva coccolare dieci minuti, come dire almeno questo me lo devi,  ho capito che questo gioco di prevalere uno sull'altro non era per niente sano e che io non dovevo subirlo, ma equilibrarlo. Ho smesso di  occuparmi prevalentemente di lui, l'ho lasciato nei suoi pianti disperati (anche se mi si spezzava il cuore nel sentirlo bisognoso di me) e di colpo il gioco si è di nuovo modificato. Lui ha capito che il vento era cambiato e che non funzionavano più i pianti per attivare il mio senso di colpa, lei ha capito che aveva di nuovo lo spazio per recitare da protagonista. Ha ripreso con i suoi acuti, mi ha visto preoccupata di farla felice e mi ha punito ignorandomi a lungo: non voleva i miei baci, non voleva le mie carezze, mi guardava storto e dritto negli occhi quasi a sfida, ribellandosi con le sue mani quando io mi avvicinavo. E io mi sentivo male, rifiutata da lei che è la mia passione, che è la mia bimba tatuata nel cuore. Poi ha iniziato a stare in piedi, aveva bisogno di me per sorreggersi e ha iniziato ad avvicinarsi di nuovo a me. Il fratello ha magicamente capito che adesso era lei che di nuovo avrebbe dovuto fare la protagonista e ha smesso di fare il coccolone. Non si commuove più quando lo bacio anzi, fa pure lui, come faceva fino a poco tempo fa lei, l'indifferente nei miei confronti: niente più trilli d'amore quando mi avvicino al suo viso, niente più risate grasse quando gli bacio la pancia. Adesso è lei a cui devo stare dietro. La piccola passa le ore ad esercitarsi a stare in piedi, non viene distratta più da nessun giocattolo, neanche da quelli che suonano, che erano prima la passione di entrambi, adesso sta solo vicino a me in piedi per ore. Ed è così felice di questo che si fa baciare contenta, che mi guarda entusiasta di farmi vedere quanto è abile, estasiata da questa sua nuova attività che vuol dividere e condividere solo con me. Adesso siamo io e lei che ci guardiamo innamorate: io perchè la trovo stupendamente brava, lei perchè mi trova rilassata e per niente impaurita che cada anzi, sono lì sempre pronta ad incoraggiarla in ogni sua nuova sfida. Questa sera abbiamo aggiunto allo stazionamento in posizione eretta, il contemporaneo  sfogliare anche con una mano un libro. Quello scelto? La biografia di Jim Morrison "Nessuno uscirà vivo da qui". E' già una bambina rock.

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