E’ ricominciata scuola di circo.
Stessi insegnanti, qualche bambino amico, qualcuno di nuovo.
Ema si butta e va, felice di
poter saltare di nuovo, Marghe mi sta in braccio dicendo che no, lei vuole
stare vicina a me e basta. Insisto, niente. Insisto ancora e lei mi stringe
di più. Dopo un bel po’ riesco a convincerla ad andare, e accetta solo a patto
che stia vicina al fratello, il quale fratello ha da fare e la guarda appena. Lei
così perde il posto vicino a lui e rimane là nel mezzo intirizzita a non far
niente, si stropiccia solo gli occhi di pianto. Io, cuore di mamma
irremovibile, la guardo ma non cedo. Poi viene fatta una pausa per bere, i bimbi
tornano dalle mamme per prendere l'acqua e, ovviamente, Marghe non ne vuole sapere di separarsi di nuovo da me. La vedo che piange,
la vedo che mi guarda impaurita, la sento che mi dice non essere arrabbiata con
me, la sento singhiozzare, la vedo quasi disperata, ma io continuo con la
linea dura: Marghe, vai là nel mezzo a fare la lezione.
Io sorda e dura a tutto e su tutto.
Ma bambina mia, l’ho fatto per
te. A costo di sembrare spietata, a costo di vederti piangere e avere il cuore
che mi piangeva, non posso e non voglio accettare che tu neanche ci provi. Alla
fine, dopo minacce e viso duro, lei ha accettato di tornare con gli altri
bambini, è salita sulla palla in equilibrio e si è messa subito a ridere,
dimenticando in un attimo la disperazione.
Io lo sapevo che ti sarebbe
piaciuto, ma non è per questo che sono stata spietata: hai tante capacità,
bimba mia, che non posso accettare tu non le usi per timidezza, per paura, per non
provarci nemmeno.
E questo te l’ho spiegato quando
poi abbiamo cenato insieme: mai ti voglio vedere rinunciare prima di provarci,
rinunciare per paura o per poca fiducia. Sei una bimba intelligentissima e
bravissima, devi imparare a farcela, e farcela da sola. Come dice Principessa
Elsa, la tua preferita: il destino appartiene a me.
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