All’inizio l’ho sorpreso appartato in un angolo di casa che telefonava
con il suo cellulare giocattolo. L’atteggiamento era proprio quello di una
telefonata riservata per la quale si sente il bisogno di intimità. Che cosa
nella sua mente sentiva, con quei dialoghi che sembravano veri, non so, quello
che so è che telefonava a Greta, sua coetanea, con la cui mamma siamo amiche
fin dai tempi del corso preparto e con le quali ci continuiamo a frequentare
sia ai giardini che al corso di circo.
Poi ho sentito, un’altra volta,
che telefonava alla mamma di Greta, con la quale Emanuele ha imbastito una
lunga paziente trattativa che si è conclusa con un “per adesso no” che ancora
non sappiamo a cosa sia dovuto.
Poi è andato via Martino,
trasferito in un’altra città e io così ho dato spazio agli appuntamenti con
Greta e la sua mamma Antonella, che mi sta proprio tanto simpatica. Abbiamo
iniziato a fissare nella piazza davanti alla loro casa. Sentivo Emanuele
trepidante per quegli appuntamenti, mentre andavamo una volta mi ha detto che
sapeva che Greta piangeva piano di notte, perché non ha fratelli, e per quello
lui era disposto ad andare a dormire con lei, ma non mi immaginavo che cosa
covava nel cuore. Ad uno di quegli appuntamenti Greta aveva portato dall’asilo un libriccino
che doveva leggere nel fine settimana. Mi è stato consegnato perché lo leggessi
a voce alta e ho scoperto un Emino serio e posato che se ne stava seduto
tranquillo sulla panchina accanto a Greta a sentire la mamma che leggeva la storia:
mai avrei sperato tanto da quel mio bambino agitato, mai mi sarei aspettata
questo risultato. Però da lì ho capito che, per amore di una bimba, quel mio
bimbo bello, dagli occhi che ridono e dai riccioli d’oro che troneggiano un
corpo muscoloso, aveva un cuore che batteva per quella bimba. Ovviamente però
lei non lo ricambiava anzi, pensando di non essere sentita da noi mamme, quando
Ema gli si sedeva vicino, lei gli faceva delle pernacchie silenziose come a
dire io a te ti schifo proprio. Emino, animo di ferro, non è lasciato certo
intimorire.
Ci siamo ritrovati poi delle
domeniche mattina a fare un corso di pony games. E lì è partito il
corteggiamento stretto ed esplicito che ha sorpreso noi mamme. Dentro il
recinto dei pony, con i bimbi tutti seduti vicino, nel momento in cui dovevano
andare a coppie a pulire il cavallo, Ema propone subito a Greta di andare
insieme a lui. Lei, di rito, risponde no e lui va con la sorella. Ma non
demorde. Nel momento del disegno, si accorge che lei ha preso dalla cesta solo
i pennarelli blu, di lei colore preferito, e così lui scatta subito a prendere tutti
gli altri pennarelli blu che sono rimasti, portandoglieli in dono. Poi inizia a
buttare in terra tutte le sedie che circondano il tavolo dove è rimasta seduta
Greta e un altro bimbo. Io temo che sia il solito suo spazientirsi e bisogno di
fare qualcosa che assomigli a un guaio, invece presto capiamo che butta in
terra tutte le sedi per impedire a chiunque di sedersi vicino a Greta e, quando
ha finito, si siede sopra al tavolo vicino a lei, come a dire io qua ci sono,
baby. Infine, nel momento conclusivo dei
giochi, lui corre verso lei manifestando proprio l’intenzione di baciarla, lei
se ne accorge e si gira di schiena. Lui, carattere testardo, non demorde e la
bacia sulla schiena. Facendoci sognare noi mamme, emozionate da quel
corteggiatore di nemmeno quattro anni che vorremmo tutte avere avuto.
La storia prende una pausa di una
settimana. Di Greta in casa non si parla più, cosa che invece prima era quasi
quotidiana, io chiedo spiegazioni ad Ema e lui risponde che Greta è piccola,
per questo non lo bacia, perché le bimbe grandi invece lo fanno. E qui mi si
apre un mondo. Collego immagini e situazioni e mi ricordo di aver sorpreso
Emino, una volta che sono andata a prenderlo all’asilo, seduto felice ad un
tavolino imbandito, circondato dalle bimbe grandi (grandi di 5 anni, eh) che lo
servivano e riverivano e lui lì che se la godeva. Così ho capito che forse le
ragazze grandi (sì sempre quelle grandi di 5 anni eh) probabilmente qualche
bacio glielo allungavano.
Così andiamo di nuovo ai pony
games con Greta. Lei continua a non volerlo seduto vicino, lui continua a non
demordere e sposta la sedia dietro di lei, allontanandosi sì, ma non così
tanto. Forse un po’ inizia a ignorarla, forse un po’ lei inizia a sentire che
lo sta perdendo…. Per questo lei, che fino a un minuto prima non lo voleva
vicino, quando sono tutti insieme nel recinto, al momento di scegliere di
portare il pony a coppie, scatta verso
di lui, gli prende la mano e via, senza dire nulla, eccoli insieme. Sì, lei che
sceglie lui, l’ho proprio visto con i miei occhi, come ho visto come lui l’accompagnava
nel portare il cavallo, come un vero cavaliere. Tanto più che quel mio bimbo
bello aveva dei pantaloni blu aderenti e gli stivali di gomma blu e una camicia
a quadri che sembrava veramente lo stalliere che accompagna la principessa.
Primi approcci di un futuro che
mi sa che è già arrivato
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