martedì 27 ottobre 2015

Un Corteggiatore con la C maiuscola



All’inizio l’ho sorpreso  appartato in un angolo di casa che telefonava con il suo cellulare giocattolo. L’atteggiamento era proprio quello di una telefonata riservata per la quale si sente il bisogno di intimità. Che cosa nella sua mente sentiva, con quei dialoghi che sembravano veri, non so, quello che so è che telefonava a Greta, sua coetanea, con la cui mamma siamo amiche fin dai tempi del corso preparto e con le quali ci continuiamo a frequentare sia ai giardini che al corso di circo.
Poi ho sentito, un’altra volta, che telefonava alla mamma di Greta, con la quale Emanuele ha imbastito una lunga paziente trattativa che si è conclusa con un “per adesso no” che ancora non sappiamo a  cosa sia dovuto.
Poi è andato via Martino, trasferito in un’altra città e io così ho dato spazio agli appuntamenti con Greta e la sua mamma Antonella, che mi sta proprio tanto simpatica. Abbiamo iniziato a fissare nella piazza davanti alla loro casa. Sentivo Emanuele trepidante per quegli appuntamenti, mentre andavamo una volta mi ha detto che sapeva che Greta piangeva piano di notte, perché non ha fratelli, e per quello lui era disposto ad andare a dormire con lei, ma non mi immaginavo che cosa covava nel cuore. Ad uno di quegli appuntamenti  Greta aveva portato dall’asilo un libriccino che doveva leggere nel fine settimana. Mi è stato consegnato perché lo leggessi a voce alta e ho scoperto un Emino serio e posato che se ne stava seduto tranquillo sulla panchina accanto a Greta a sentire la mamma che leggeva la storia: mai avrei sperato tanto da quel mio bambino agitato, mai mi sarei aspettata questo risultato. Però da lì ho capito che, per amore di una bimba, quel mio bimbo bello, dagli occhi che ridono e dai riccioli d’oro che troneggiano un corpo muscoloso, aveva un cuore che batteva per quella bimba. Ovviamente però lei non lo ricambiava anzi, pensando di non essere sentita da noi mamme, quando Ema gli si sedeva vicino, lei gli faceva delle pernacchie silenziose come a dire io a te ti schifo proprio. Emino, animo di ferro, non è lasciato certo intimorire.
Ci siamo ritrovati poi delle domeniche mattina a fare un corso di pony games. E lì è partito il corteggiamento stretto ed esplicito che ha sorpreso noi mamme. Dentro il recinto dei pony, con i bimbi tutti seduti vicino, nel momento in cui dovevano andare a coppie a pulire il cavallo, Ema propone subito a Greta di andare insieme a lui. Lei, di rito, risponde no e lui va con la sorella. Ma non demorde. Nel momento del disegno, si accorge che lei ha preso dalla cesta solo i pennarelli blu, di lei colore preferito, e così lui scatta subito a prendere tutti gli altri pennarelli blu che sono rimasti, portandoglieli in dono. Poi inizia a buttare in terra tutte le sedie che circondano il tavolo dove è rimasta seduta Greta e un altro bimbo. Io temo che sia il solito suo spazientirsi e bisogno di fare qualcosa che assomigli a un guaio, invece presto capiamo che butta in terra tutte le sedi per impedire a chiunque di sedersi vicino a Greta e, quando ha finito, si siede sopra al tavolo vicino a lei, come a dire io qua ci sono, baby.  Infine, nel momento conclusivo dei giochi, lui corre verso lei manifestando proprio l’intenzione di baciarla, lei se ne accorge e si gira di schiena. Lui, carattere testardo, non demorde e la bacia sulla schiena. Facendoci sognare noi mamme, emozionate da quel corteggiatore di nemmeno quattro anni che vorremmo tutte avere avuto.
La storia prende una pausa di una settimana. Di Greta in casa non si parla più, cosa che invece prima era quasi quotidiana, io chiedo spiegazioni ad Ema e lui risponde che Greta è piccola, per questo non lo bacia, perché le bimbe grandi invece lo fanno. E qui mi si apre un mondo. Collego immagini e situazioni e mi ricordo di aver sorpreso Emino, una volta che sono andata a prenderlo all’asilo, seduto felice ad un tavolino imbandito, circondato dalle bimbe grandi (grandi di 5 anni, eh) che lo servivano e riverivano e lui lì che se la godeva. Così ho capito che forse le ragazze grandi (sì sempre quelle grandi di 5 anni eh) probabilmente qualche bacio glielo allungavano.
Così andiamo di nuovo ai pony games con Greta. Lei continua a non volerlo seduto vicino, lui continua a non demordere e sposta la sedia dietro di lei, allontanandosi sì, ma non così tanto. Forse un po’ inizia a ignorarla, forse un po’ lei inizia a sentire che lo sta perdendo…. Per questo lei, che fino a un minuto prima non lo voleva vicino, quando sono tutti insieme nel recinto, al momento di scegliere di portare il pony  a coppie, scatta verso di lui, gli prende la mano e via, senza dire nulla, eccoli insieme. Sì, lei che sceglie lui, l’ho proprio visto con i miei occhi, come ho visto come lui l’accompagnava nel portare il cavallo, come un vero cavaliere. Tanto più che quel mio bimbo bello aveva dei pantaloni blu aderenti e gli stivali di gomma blu e una camicia a quadri che sembrava veramente lo stalliere che accompagna la principessa.
Primi approcci di un futuro che mi sa che è già arrivato

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