Quante cose sono successe da
quando scrivo meno. Ma è che adesso è tutto più “grande”, tutto più
estemporaneo, tutto più ….stancante? Riposante? Non so.
Certo è che i due crescono che
non so proprio come fanno. Hanno risorse e uscite mai viste, discorsi seri e
anche logici, volti che quasi non riconosco da come si fanno diversi e grandi,
pantaloni da buttare perché troppo corti.
Forse racconterò come siamo
arrivati fin qui quando ne sentirò necessità, forse di questo periodo non
raccontato rimarranno solo i ricordi
della memoria e non della parola scritta, certo è che la voglia che rimanga
qualcosa c’è sempre e tanta, per cui riprendo a scrivere, anche se non da dove
ho interrotto, ma da ieri, oggi…da questi giorni, insomma.
Quel che mi è rimasto negli occhi
e nel cuore e nella testa di questi ultimi giorni è che i gemelli sono rimasti
a casa con Guendalina mentre io e il Gangster ce ne siamo andati per un quasi
we a Roma.
Quando sabato li ho messi a letto
per il pisolino pomeridiano, salutandoli e dicendo loro che io andavo a Roma,
loro hanno voluto sapere con cosa andassi. Marghe voleva a tutti i costi che la
rassicurassi che andavo con la macchina nera, ho invece risposto con il treno, aggiungendo pure con Frecciarossa, sicura di colpire l’emozione
di entrambi, che adorano i treni e i nostri pomeriggi alla Stazione di Rifredi a
vederli passare. Però no, non volevano e soprattutto Emino non mi credeva, perché
mi ha detto che Frecciarossa non ha le porte e così non potevo andare con
quello, mentre avrei dovuto prendere Vivalto, che ha le porte. Io l’ho
assecondato, perplessa, perché dovevano dormire e perché non capivo il senso di
quel che mi diceva. Poi però, quando ero sul Frecciarossa, ho capito la logica
del ragionamento. Andando a vedere i treni alla Stazione di Rifredi, dove i
treni alta velocità passano solo sfrecciando e non si fermano, mentre tutti i
regionali e gli altri (Vivalto compreso) si fermano e aprano le porte, lui
ormai è convinto che i treni AV non abbiano le porte e che quindi non si possa
salire sopra.
Bravo il mio piccolo logico! E
poi, sorpresa delle sorprese, sabato pomeriggio Guendalina li ha portati in
treno dalla Stazione di Rifredi a Santa Maria Novella: un evento per loro!
Mentre quando siamo tornati noi
domenica sera, loro felicissimi di rivederci con tanto di braccia buttate al
collo che quasi mi hanno commosso, li ho osservati quando si sono messi a
giocare con dei fazzoletti di carta sul tavolo. Facevano un gioco di cui
ignoravo il procedimento ma, osservandoli, capivo che fra loro e per loro c’erano
delle regole, in quel loro posizionare i fazzoletti sul tavolo, con una logica
tutta loro, anche quando Marghe li riprendeva tutti in mano e diceva al
fratello aspetta, e lui in effetti aspettava, come se a quel punto del gioco
fosse logico che lei li togliesse i fazzoletti e lui aspettasse le sue prossime
mosse. Io non ho capito, anche se li ho osservati, ma orami loro sono nel loro
mondo immaginario, fatto di giochi, formule, scoperte e mondi animati. Tanto
che adesso giocano da soli e spesso mi dicono mamma via, perché non vogliono
neppure la mia presenza ad interferire in questi loro incantesimi. E io mi
ritrovo da sola e perplessa a stirare, cucinare (poco), stare a mani vuote in
un’altra stanza ad aspettare che loro abbiano bisogno di me. Ma come ho detto
al Gangster questo we romano, quando lui mi ha chiesto se mi mancassero i bimbi,
no, non mi mancano quando li so tranquilli e indipendenti nel loro mondo. Anzi,
sono contenta per loro, per questa loro conquistata indipendenza.
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