lunedì 15 febbraio 2016

Acquarello, forse staineriano



Domenica, pioggia battente, siamo senza auto perché ci hanno spaccato il vetro nella notte. Il Gangster è dalla sua mamma al mare. Si prospetta una intera domenica in casa da soli. Ovviamente sveglia dei gemelli alle 7 di mattina, come se dovessimo andare all’asilo. Resistiamo nel lettone fino alle 8 , poi qualcosa, dopo colazione, dobbiamo inventare.
Propongo di fare i lavoretti, come li chiamano loro. La mattina facciamo il collage. Via di forbici e ritaglio qui e là, incollo qui e là, mi stupisco che Marghe, con lo schotch , faccia un insieme che appiccica in alto del foglio dicendo che quelle sono le nuvole, rendendo bene l’idea e l’effetto. Dopo pranzo tutti a letto, ma il pomeriggio è ancora lungo, da passare in casa da soli. E allora via, sapendo bene che il gioco libero alla lunga produce litigi, eccomi a sorprendermi nel proporre loro di fare gli acquerelli. Grembiule cerato per tutti, incrocio le dita e metto le scodelle con l’acqua a disposizione, insieme ai colori e ai pennelli. Funziona (a parte il rituale di nervosismo di Ema, che non regge ancora l’attenzione così a lungo) inzuppiamo il pennello di qui e di qua, colore e acqua, faccio il cielo, l’arcobaleno, le frecce tricolori, foglio dopo foglio mi dico ma sì, perché non unirmi a loro e lasciare da parte il ruolo del guardiano? Prendo un foglio anche io e faccio i palloncini colorati. Colore dopo colore ricordo il corso, dei tempi in cui sfornavo corsi per riempire la mia curiosità, di acquerello staineriano.  Così lascio che i colori mi guidino, i palloncini diventano fiori e colori e fantasie. Ci lasciamo andare e Marghe inizia a dipingere con le mani, Ema ci prova solo con un dito (lui odia sporcarsi). Produciamo una collezione di fogli colorati e, mentre operiamo, penso a quanto bello sia, con quel pennello in mano, prendersi tutti del tempo per noi, anche per stare in casa tutto il giorno di domenica.

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