mercoledì 15 aprile 2015

Un grande regalo della vita



Abbiamo ripreso ad andare al nostro adorato giardino dello Stibbert, dopo che la primavera ci aveva sorpreso impreparate e avevamo passato dei pomeriggi in odiosi giardini pieni di mamme che guardano a vista i loro bimbi e che quindi, ovviamente, si lamentavano dei nostri che non guardiamo da vicino scivolare dallo scivolo o dondolare dall’altalena (come ritengo giusto succeda in un giardino pubblico, dove i bimbi devono imparare la convivenza e la condivisione e non a perpetuare il loro individualismo con le mamme come carabinieri pronti a difenderli dagli altri bimbi)
Quindi, emozionate, io e la grande compagna di questa avventura di avere i bimbi, superVale, ce ne siamo tornate nel nostro giardino incantato, dove non ci sono scivoli né altalene, dove i bimbi non vanno perché è il giardino di un museo, ma dove ci sono prati di margherite, laghetto con paperine, alberi di ogni tipo e profumi e suoni di natura. Ci siamo fatte le nostre soste nelle nostre care panchine, aspettando che i nostri tre bimbi giocassero nel “castello” che niente altro non è che un agglomerato di rocce che loro scambiano per un fortino, oppure che salutassero le statue dei cavalli e dei leoni come se fossero animali veri, per finire davanti al laghetto dove le paperine sempre ci accolgono sperando di ricevere un po’ da mangiare. Ci siamo sedute su quelle nostre panchine, come abbiamo fatto per tutta la primavere e estate scorsa, abbiamo giocato e guardato giocare i nostri bimbi e ci sembrava di essere in paradiso. Peccato che, come poche volte capita nella vita, sapevamo che quei nostri momenti sono contati, perché loro due, i nostri grandi amici di avventura, Vale e Martins, si trasferiranno da giugno a Varese e  per due anni, e dico due anni, non qualche mese, se ne staranno là, senza di noi e, soprattutto noi senza di loro. Ora, lo so che per loro sarà molto più dura che per noi, che loro là non conoscono nessuno e non hanno riferimenti alcuni, che due anni passano e poi che la distanza non è insormontabile quindi torneranno spesso a trovarci, ma questo a me non mi rende tranquilla per niente. Anzi, come pensavo che non accadesse, sento dentro già il vuoto e quando sono con loro poco mi godo di quella loro grande compagnia, perché, maledizione, sono già tarata sul futuro dolore per la loro assenza. Perché con Valeria tutto è più facile, perché a lei racconto tutto quel che mi succede e questo è un regalo grandissimo, perché insieme ci incoraggiamo e ci stimoliamo, perché i nostri bimbi insieme fanno già gruppo, condividono e si affiatano come forse neanche sembra, creando e tessendo un legame prezioso che stiamo loro regalando. Io mi sono prefissa, per salvarmi, di passare i prossimi due anni tirando il fiato e tappandomi il naso, per non sentire “la puzza” delle altre mamme, che poco, mi sono accorta, hanno da condividere con me. E mai come in questo preludio di addio, mi sono resa conto, ancora più forte di quanto già sapevo, di che regalo la vita mia abbia fatto a farmi conoscere Valeria. E questa frase ce la siamo detta anche con il Gangster, quando una sera a cena parlavamo di lei, e ci siamo scoperti entrambi ad affermare che Valeria è un regalo della vita. Grazie amica mia

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