venerdì 6 dicembre 2013

Ventitre

Ventitre, l'ultimo mese prima dei due anni.
Vi sto già abituando a rispondere due alla domanda quanti anni avete. Voi aprite la mano a cinque, poi richiamate tre dita dentro e mettete il pollice e l'indice davanti al naso, perché quel due a pistola vi ricorda tanto l'indice dritto davanti al naso che si usa quando si fa shhhh, silenzio. Poi parte la canzoncina, tanti a auguri a te, che parte sempre da Mina, la quale mi accompagna quando arrivo  a te con un urlato a teeee, poi soffia e applaude, sicura di tutto il rituale. Finito con lei passo a Emino, che è sempre il secondo per un buon motivo: perché gli dò il tempo di capire che adesso tocca a lui e lui, regolarmente, si emoziona sapendo che sta per arrivare la canzone tutta per sè. Fa gli occhi timidi e vergognosi, quando capisce che è per lui, specie quando canto il suo nome, dove allunga la bocca come a dire mmmm noooo, che vergogna. Ma poi applaude felice e anzi, mi chiede di cantarla per la mamma e per il babbo.
Sì perché lui è un uccellino chiacchierino. Quanto parla! Adesso ripete tutto, voglioso e bramoso di imparare parole nuove e, quando le ricorda, mi chiama forte per dirmele. Parla molto anche da solo e, quando si accorge che lo guardo, smette vergognoso, ma io lo rassicuro che non c'è niente di male ad avere un amico immaginario con cui parlare o solo tanta voglia di dire, perché anche per me è stato a lungo così. 
Mina invece ha delle esplosioni vocali. A volte, l'energia che ha dentro e, soprattutto quella bella allegria e voglia di vivere le scoppia così tanto che non resiste e urla, un urlo terapeutico di sfogo, che io non reprimo anzi, urlo con lei, assecondandola in questa sua voglia di esplodere, perché anche lei capisco tanto, avendo anche io avuto per tanto tempo voglia di dire, urlare, esplodere e non averlo mai potuto fare perché non stava bene. Io, forte di questo, non sarò certo quella che le metterà un tappo in bocca per non dire anzi, la spronerò ad essere sempre così splendidamente felice come è lei.
Adesso quando siamo in auto mi chiedono di fare il gioco del ciao ciao, credo che sia un gioco inventato da me in cui io canto ciao ciao e per insieme omogenei (che in fondo partire subito con un po' di matematica non fa male) saluto con ciao ciao prima tutti i compagni di nido, e loro subito ripetono, poi passiamo agli animali e loro, invece che dire ciao ciao Milo, al mio ciao ciao mucca, rispondono  ciao ciao mmmm, con il verso. Sappiamo fare gatto, cane grande e cane piccolo, leone, rana, mucca, pulcino, uccellino, pecora, cavallo e anche coccodrillo con le mani a mimare la bocca e farfalla con le mani a farfallina. La cosa strana è che quando io passo all'insieme omogeneo della famiglia e dico ciao ciao Gangster, loro rispondono ciao ciao babbo, sicuri che quel nome corrisponde al loro babbone. Da un po' di giorni però non ripetono quello che io propongo ma mi anticipano nei nomi, sicuri di quel gioco.
Emino adora i librini, sapere i nomi delle figure e scoprire cosa c'è dietro le pagine. Mina invece è passata a prediligere le meccaniche di tutti i giochi, comprese soprattutto le costruzioni di torri altissime, in cui è brava perché paziente. 
La sera prima di dormire lei mi chiede di andare un po' nel letto di lui. Io l'accontento e li sto a guardare che giocano fra di loro come fanno i cuccioli di leone: si afferrano, si tirano, si saltano addosso in una prova di forze che non è di forza, ma sono carezze e scherzi e lazzi che solo due esseri nati e cresciuti insieme, come loro, possono fare. E credo che questo regalo della gemellarità sia un valore aggiunto per loro: due piccoli moschettieri uno per tutti tutti per uno.
Quanto siete già grandi, piccoli nanetti miei!

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