lunedì 10 febbraio 2014

Pensavo che

Pensavo, durante la domenica di ieri passata da sola, mentre voi siete andati con il babbo dalla nonna del mare,
che di un po' di tempo tutto per me ne ho bisogno, visto che ora le giornate ruotano tutte sul punto interrogativo di quando vi sveglierete, se vi addormenterete subito per il pisolino, quanto durerà e che facciamo oggi? 
Che nella gran parte della mia vita passata prima di voi, quel che odiavo di più erano le domeniche senza far niente, quelle dove proprio non sapevo cosa fare e sentivo la tristezza del non saper che fare e che invece adesso, proprio quelle, sono un regalo che il Gangster mi fa e che io chiedo.
Pensavo che mai sarei stata contenta che fosse una giornata di sole e di vento per..... poter fare lavatrici, stendere il bucato, vederlo così asciugare e e stirarlo in diretta, rifiutandomi però di fare quello che sempre mi sono sentita raccontare con soddisfazione (soddisfazione che io non vedevo) e cioè di riuscire a lavare le lenzuola, asciugarle al sole e rimetterle nel letto. No, io ho cambiato tutti i vostri lettini, coprimaterasso e paracolpi compreso, ma non ho poi rimesso le stesse lenzuola croccanti di sole, perché mi va di cambiare e non mi stava certo fatica piegarle.
Mentre stiravo in cucina, magliette vostre e pure i pantaloni, insieme ad altre cose infinite, guardavo il tagliando del biglietto d'ingresso alla Pagoda d'Oro in Giappone, che sta lì appeso in cucina, insieme a quello al Taj Mahal o al Corcovado a Rio de Janeiro e pensavo che, se affronto con serenità queste domeniche di pseudo riposo, passandole  a riordinare la casa, è perché sono stata in quei posti, perché mi sono regalata quei viaggi e che adesso, questa, è solo la chiusura di un cerchio,  o un'altra tappa di un grande percorso che si chiama vita che volevo.
E quando poi mi siete mancati, ma solo alla fine della giornata, quando ho telefonato al Gangster e ho sentito la vocina di Emino che mi ha riconosciuto e diceva Mamma, ho pensato che la forza di una mamma è proprio quella, saper lasciare andare. Perché quei giri che ho fatto io li auguro anche a voi, perché l'impegno che ci metto nel far le cose è per rendervi liberi, liberi di conoscere e apprezzare la musica, per esempio e  liberi di conoscere altre lingue. Quando ho incontrato questa settimana la forse prossima vostra baby sitter,  che mi raccontava che conosce tre lingue perché ha tanto vissuto all'estero, con grande disperazione della sua mamma che da quando lei aveva 20 anni non ha più visto stabile a casa, io pensavo che non credo proprio che mi dispiacerà vedervi andare via, perché in fondo adesso, quel  tenervi con me, dedicarmi a voi, occuparmi sempre di tutto e di tutti, decidere e cercare, portarvi e stimolarvi a fare, è proprio per quello: per vedervi poi andare.
Verserò lacrime amare solo se voi non prederete mai un aereo, solo se non vedrò nei vostri occhi la nostalgia dell'andare e il bisogno di uscire. E quando arriverà il giorno in cui vi dovrò accompagnare in un posto, dove starete senza di me, penserò che sono riuscita a darvi la grande serenità di separaci, perché sapete bene che io e il vostro babbo ci siamo.

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