Ultimo giorno di Carnevale. Ormai
i giochi sono fatti: per quest’anno niente maschere, sono saltate feste e
festicciole causa varie influenze e anche causa vari motivi.
Così non è stato sciolto il
problema che ha investito questo Carnevale. Per gli amici e conoscenti
familiarmente denominato “caso Paperina”.
All’inizio di Carnevale, quando i
preparativi fervevano e le proposte di feste impazzivano, mi sono premunita di
chiedere ai gemelli da cosa si volessero vestire. Visto che il loro cartone
preferito (anzi, l’unico cartone che guardano) è La casa di Topolino, subito
Marghe ha detto che le sarebbe piaciuto vestirsi da Minni anzi, da Ninni, come
la chiama lei. Al che, mi sembrava proprio carino formare la coppia, e ho detto
ad Emino che lui si sarebbe vestito da Topolino. Lui ci pensa, dice sì e subito
dopo no e mi fredda con un: “No, io da
Paperina”. Al che lo correggo e gli dico: Ah, da Paperino? Lui no, continua
ad affermare che si vuol vestire da Paperina. Sicuro e deciso, dimostra che non
è stato un inciampo di vocale finale, era proprio Paperina che voleva dire.
Prima mia reazione: nessuno si
veste in maschera e saltiamo il Carnevale (di certo era impensabile per me
portarlo ad una festa vestito da femmina). Poi penso è piccolo, non se ne
accorge, gli compro il vestito da Topolino e quando lui trova solo quello, da
Topolino si vestirà (come poi ho fatto, ho comprato Minnie e Topolino e stop).
Poi succede che per lavoro segua un
progetto sulla discriminazione di genere, dove sento dire che da piccoli non ci
sono cose da maschio e da femmina ma cose che piacciono o meno e mi sento
colpita e affondata. Rifletto, mi confronto con il Gangster (che è perentorio:
non ti provare a vestire il mio bambino da femmina), butto lì il problema alla
responsabile del progetto sulle differenze di genere che, di nuovo, mi dice che
così piccoli per loro maschio o femmina non esiste e quando però allargo a
conoscenti (diventando così “il caso Paperina” per molti) sento le risposte più
disparate. C’è chi dice che mi capisce e che se fosse successo a lei mai
avrebbe mandato ad una festa il figlio vestito da Paperina, chi invece mi dice
che lo potevo accontentare, tanto era Carnevale (rivelando così una certa
elasticità solo perché a Carnevale tutto è permesso), chi mi dice che lo
avrebbe accontentato (ma ovviamente chi me lo dice non ha figli), chi mi
racconta dei propri figli adulti che conservano foto di quando da piccoli giocavano
con le bambole, cosa che amano fare anche da grandi, riferendosi alle varie
fidanzate … insomma, il caso Paperina ha trovato varie risposte, tutte però
fortemente di genere.
E io, come già detto, ho adottato la doppia soluzione: 1) ti compro
Topolino e quello te lo devi far piacere, 2) quest’anno niente feste, lasciamo
quei vestiti al prossimo anno e che un anno in mezzo porti consiglio all’aspirante
Paperina che rinsavisca e accetti di diventare Topolino
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