martedì 19 maggio 2015

Nonostante tutto e nonostante tutti

Doveva essere un normale lunedì al giardino Stibbert, insieme ai nostri amici Valeria e Martino. Ma le certezze non sono cose di questi giorni e così i nostri amici non potevano esserci ai giardini e io mi sono trovata a dover decidere all'improvviso cosa fare. Andarci da soli non valeva la pena, c'era una importante strada chiusa nei paraggi del giardino e il traffico che straboccava fino a casa nostra. No, bisognava cambiare tutto. Chiamo, come fanno penso tutte le mamme, abbandonando ogni più profonda educazione, la collega che ha un campo spettacolare che domina Firenze, per autoinvitarmi, ma non c'era e così ho pensato e ripensato, anche a gettare le armi e tornarmene subito a casa con i bimbi dopo l'asilo (cosa che penso facciano molti e che non avrebbe poi tutti quei risvolti negativi come io penso) ma non potevo desistere e farmi abbattere, così ho reagito lottando. Mi sono fatta coraggio, sono andata a prendere i miei bimbi a scuola e, tenendoli stretti per mano, ho parlato loro molto perentoriamente: adesso attraversiamo i giardini lì vicini, pieni di amici di scuola, ma non ci fermiamo, ok? ripetevo, perché dobbiamo andare a prenderci un succo di frutta al bar e aspettare che il giardino del nido dove loro erano andati fino ad anno scorso, aprisse al pubblico per una iniziativa relativa ai giardini aperti. Dubitavo che passare proprio da quel giardino non vedesse capitolare i miei intenti e non vedesse sopratutto scapparmi di mano quei due piccoli pulcini, ma ce l'ho fatta. Ho un po' allentato la presa quando i loro amichetti si sono accorti che finalmente c'erano pure i gemelli, in quei giardini (io mai ce li porto, perché non mi piacciono le dinamiche di classe e altre storie mie), ho visto con piacere che tutti i bimbi cercavano i miei bimbi, passandosi parola e soprattutto cercavano Margherita la quale, come sempre, non si concede subito. Quando forse erano pronti a capitolare e a disobbedirmi, ho ricordato loro il succo di frutta e li ho visti rientrare nei ranghi, abbiamo varcato l'uscita del cancello che ero quasi incredula per avercela fatta così bene. Al bar il succo è diventato un gelato, abbiamo trovato un altro amichetto che ci piace e insieme siamo andati a passare il pomeriggio nel giardino del nido. Gioco libero, un po' organizzato, sicuramente situazione molto più tranquilla che nell'adiacente giardino pubblico, Margherita che si è impossessata di una bici altissima e l'ha cavalcata con padronanza, chiendendo solo il mio intervento quando finiva il dialetto dritto e doveva girarla, Emino che un po' si è dato da fare con i tricicli ma, al solito, quando ha visto che la sorella era molto più brava di lui su quella bici da veramente grandi, l'ha per prima cosa picchiata, poi ha pianto di gelosia e ha accettato che lei continuasse a divertirsi felice solo standomi in braccio e seguendo con me la sorella. Ieri ho visto veramente la felicità in quella mia bambina spericolata, che fin da piccola ha dimostrato di amare le bici e, malgrado il caldo, l'ho lasciata andare e ho continuato a seguirla su e giù per aiutarla ad invertire la rotta. E quando è arrivato il momento di tornare a casa, sono stata sopratutto felice di me, di avercela fatta di nuovo, nonostante tutto e nonostante tutti.

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