Ieri Marghe con febbre, così,
visto che era possibile, l’ho lasciata a casa. Certo, i pianti di Ema ci sono
stati, quando la mattina ha capito che
lui sarebbe andato a scuola mentre la sorella sarebbe rimasta a casa con me, ma
poi ho lasciato lei con il Gangster e io sono andata ad accompagnarlo all’asilo
e, grazie alla lusinga di quel momento nostro, ha ceduto e dal rifiuto è
passato alla contentezza. L’ho preso per mano, abbiamo lasciato l’auto lontana
dall’asilo e abbiamo fatto un pezzo a piedi, mano nella mano, con tranquillità,
mentre facevamo le nostre chiacchiere. Mi ha interrogato di nuovo su come mai Marghe se ne stava a
casa, ha riflettuto un po’ e poi ha voluto la conferma che un’altra volta però,
io e lui eravamo malati e siamo rimasti a casa insieme. Non credo che sia vero,
forse è successo o forse no, ma lui aveva bisogno di sentirselo dire e io l’ho
accontentato, perché ero certa che l’avrebbe fatto stare tranquillo sapere che
quel trattamento di favore riservato alla sorella, a lui era già stato concesso
in precedenza. E tenermi quella sua mano piccola, che si è fatta grande, nella
mia mano, mentre conversavamo, mi ha reso felice, orgogliosa di quel mio ometto
e onorata dell’amore incondizionato che lui prova per me. Poi sono tornata a
casa dalla piccola, l’ho per un po’ consegnata alla baby sitter perché io un po’
dovevo lavorare, ma quando sono tornata, benché avesse gli occhi lucidi di
febbre, me la sono portata con me a fare la spesa. Di nuovo una manino calda
nella mia mano, delle gambette corte che mi saltellavano vicino, di nuovo un
piccolo essere che si affidava a me, perché se la sua mamma le aveva chiesto di
accompagnarla, lei sicura mi ha accompagnato, lamentandosi solo al ritorno che
non ce la faceva. Ho visto quella sua testa di riccioli che guidava ostinata il
cestino piccolo, riempiendolo pronta con le cose che le dicevo, lo guidava fra
gli scaffali con una furia tutta sua e, prontamente, si è voluta dimostrare
competente nel mettere le cose alla cassa, sul nastro che lei sapeva che
scorreva e poi via, di corsa, a rimetter quel cestino a posto, cercando curiosa
il luogo giusto. Di nuovo mi sono sentita fiera e ancora incredula, di avere
una bimba così brava e ostinata, curiosa e allegra, che mi accompagna nella
vita.
Poi, dopo che ha dormito molto
dopo pranzo e mentre facevamo merenda prima di andare a prendere il fratello
all’asilo, mi ha stordito con una fila incessante di domande tutte uguali, che
chiedevano, con ostinata ripetizione, dove fosse il fratello. L’ha ritrovato
felice all’uscita della scuola, la coppia si è ricongiunta e l’amore gemellare
è di nuovo trionfato, anche con i soliti schiaffi e dispetti. Che a quanto pare
fanno parte dei loro giochi.
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