venerdì 12 luglio 2013

Una sana paura

Alla fine poi la partenza per il mare è stata rinviata a lunedì, per inconvenienti organizzativi, si potrebbe dire per essere diplomatici, per paura della sottoscritta, si direbbe per essere sinceri. Anche se, bisogna darle merito,  a questa sottoscritta che scrive, che gli inconvenienti organizzativi la lasciavano sola al mare per tre giorni, i primi tre giorni, e lei proprio non se l'è sentita di partire così, sperando solo nella buona sorte. 
Anche se, confessa la sottoscritta, che un po' le brucia aver rinunciato, perdere dei giorni di mare, e non assaporare la vittoria certa di farcela lo stesso, con i due, da sola. 
Ma per questa volta ha scelto la prudenza, e anche un po' di riposarsi. 
Intanto si è ricordata che anche anno scorso aveva avuto paura, a partire, e lo aveva scritto altrove, dove scriveva anno scorso, e che ricopia qui, quel testo, per tenere un ricordo e una certa continuità.


SABATO, 26 MAGGIO 2012
Ricordo la paura quando mi dissero che erano gemelli. Pensai in un nanosecondo: dove li metto e come faccio a mandarli all’università. Sì, mi passò davanti come un lampo la loro vita, almeno quella parte che della loro vita di cui io avrei avuto piena responsabilità. Poi la paura è passata, un posto dove metterli l’ho trovato e per l’università… ci stiamo arrivando piano piano.
Poi ho avuto paura quando sono arrivati a casa tutti e due, pianti e biberon ogni tre ore che ci potevi rimettere l’orologio: paura di non reggere. Ho retto e adesso le notti dormiamo e i pasti sono incredibilmente diventati quattro, neanche fossero bambini grandi.
Ancora. Il primo giorno in cui avevamo un appuntamento imperdibile: essere presentati al corso di yoga che avevamo frequentato quando loro erano in pancia, mi vide insonne la notte a pensare, con paura, a come avrei fatto a scenderli di casa e metterli in auto, a come avrei fatto a sganciare gli ovetti dall’auto e portarli al primo piano del centro yoga, a chi dei due avrei dovuto lasciare per un attimo in auto da solo per prendere l’altro… Andò tutto bene, erano così piccoli che non importava sganciare l’ovetto, stavano tutti e due in braccio e per quella prima volta il problema lo risolsi così. Poi ho imparato a sganciare gli ovetti, a metterli in braccio come due brosette, ad andare ovunque in auto con loro.
Poi avevo paura di non farcela a chiudere e mettere in auto quell’accidente di passeggino pesante. Senza nemmeno fare le prove un giorno l’ho montato in auto, ho preso i gemelli e siamo andati a farci un giro in centro. Tutto ha funzionato: la solita mia fortuna di trovare parcheggio comodo, con calma ho fatto tutte le manovre di alta ingegneria che il passeggino richiede e via, anche quella fatta.
Adesso ho paura che non ce la farò questa estate a stare da sola con loro al mare. Stanno diventando grandi e tenerne a bada due di cuccioli è un lavoro incessante, specie se fuori di casa. Ma guardandomi indietro e ridendo di quelle mie prime paure che sembravano montagne e che si sono rivelate topolini, affronto fiduciosa la prossima sfida, ringraziando quei due piccoli uccellini canterini (sì, la nuova abilità è il gorgheggio e così adesso condivido il divano con due solfeggiatori) che hanno fatto di me una donna forte e coraggiosa, per loro e grazie a loro pronta a tutto. E ogni tanto cedo e domando loro se si rendono conto di quanto è forte questa mamma, che ormai non ha più paura di niente.

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