martedì 22 ottobre 2013

Racconto di un lunedì nero

Niente nido ieri mattina, al massimo posso portare i bimbi alle 12,30 quando finisce l'assemblea sindacale per i dipendenti che lavorano lì. 
Così i gemelli sono a casa con me. Dalle 4 di notte piove a dirotto, bombe d'acqua vere e proprie da spaventare, così è impensabile anche solo uscire per montare in auto e andare a fare un giro al chiuso. In più poi dobbiamo aspettare gli idraulici perchè ci devono venire a montare la doccia nel bagnetto dei gemelli. Dovevano arrivare alle 8 ma di loro, ovviamente, nessuna traccia per tutta la mattina. 
In più il Gangster esce di casa alle 6,30 ed è indelicato nel muoversi tanto che sveglia Emino. 
Ecco, è da quell'ora che i due iniziano a piangere e non finiscono per tutto il giorno.
A quell'ora del mattino, con fuori un temporale che rende tutto ancora più buio  il buio, mi chiedo già come fare a passare la mattinata. Lascio piangere i due per un po' ma poi vado a dare loro il latte e io mi metto a fare colazione con loro dividendo i miei biscotti con i piccoli.  Però adesso entrambi, quando sono sul seggiolino al tavolo, mi mostrano con sfida come si alzano in piedi sui seggiolini, potendo precipitare di sotto da un momento all'altro. 
Io inizio ad urlare a loro da quel momento. E non smetto per tutta la mattina.
Già quindi con i nervi alterati che non sono le 8, mi accascio sul divano sperando che i due giochino tranquillamente davanti a me con i loro giochini. Niente da fare: il loro gioco preferito adesso è contendersi qualsiasi cosa, soprattutto me. Quindi è un continuo venirmi addosso, spingere l'altro, calpestarlo pure ma non importa, mamma mia o mia mamma è l'unica variazione sul tema.
Alle 9 sono già sfinita e tento una carta impossibile: accendere la televisione e mettere i cartoni animati. C'è la Pimpa che cattura la loro attenzione per massimo 10 minuti, poi Mina scivola giù dal divano e riprende la sfida fra i due: ognuno un libro che devo leggere io, ognuno a rubare quello dell'altro, entrambi a piangere e urlare. Mi lavano il cervello. Scendo a casa dai miei per tentare di diversificare un po' questo delirio, Mina si lascia catturare da qualcosa da fare in quella casa, mentre Emino mi prende la mano e mi tira verso le scale: non ne vuol saper di far niente lì, vuole solo tornare a casa. Lo accontento e salgo in casa mia con lui e ci mettiamo seduti nel buio del divano: per fortuna lui si addormenta subito su di me e io mi riposo un attimo al caldo del suo corpicino. Ma il sonno è breve e Mina da sola dai miei genitori mi dà pensiero, così quando il maschietto si sveglia (massimo dopo un quarto d'ora) vado a chiamare anche Mina e insieme iniziamo a cucinare. Sono stanchi morti entrambi, per questo a tavola inizia il delirio di no, teste che si girano in segno di rifiuto e piatti che volano in terra con il mangiare dentro. Tento di calmarli prendendo Mina in braccio, per vedere se almeno mangia così, ma Emino inizia a strillare geloso e Mina fa le urla isteriche. 
Non ci ho più visto: ho scosso forte Emino urlandogli di smettere e ho strizzato alla vita Mina forte, di rabbia. Lui si è messo a piangere disperato, lei si è girata verso di me guardandomi perplessa, così stupita che la sua mamma le facesse male! Ho pianto e chiesto scusa loro, ho detto ad entrambi che dovevano fare i bravi perchè io non ce la facevo, e mi hanno guardato con le lacrime agli occhi, stupidi di vedere la loro mamma piangere. 
Poi ho telefonato al Gangster che venisse subito perchè io ero troppo alterata per continuare. 
Quando lui è arrivato Mina gli è corsa incontro abbracciandolo forte alle gambe, lui dice come se volesse dirgli liberami da questa matta. Sono andati tutti e tre al nido che apriva alle 12,30 e io sono andata al lavoro. Agitata e delusa come non mai.
Per fortuna che dopo il nido avevamo musica, dove eravamo in tre e dove i bimbi mi saltavano addosso come se niente fosse successo, dove si sdraiavano in terra rilassati per sentire meglio la musica, dove forse le tempeste del cuore le continuavo a sentire solo io, e non loro. 
Non mi era mai successo di perdere la testa così.

2 commenti:

  1. Leggo questo post stasera, dopo il giorno peggiore da quando é nato. E quindi niente, ti abbraccio...

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  2. Credo che ce ne aspetteranno molti altri di questi giorni, cara Gaia.
    A me è successo di nuovo oggi. Quando avrei pensato che, dopo lunedì, uuuuu quanto sarebbe passato prima che accadesse di nuovo.... e invece.
    Forza e coraggio. Un abbraccio anche da parte mia

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