mercoledì 14 maggio 2014

Ohibò

Ohibò, canti con il tuo babbo.
Ohibò mi dico io adesso, guardandoti stupita.
Hai iniziato ad essere ragionevole da domenica mattina, quando hai lasciato salire tua sorella sul posto davanti del passeggino, dicendo “aspetta davanti, io dopo” che mi ha fatto capire che capivi il senso della turnazione e dell’aspettare.
Mi hai fatto stupire quando, davanti al laghetto dello Stibbert, dopo che il giorno prima avevi lanciato il tuo ciuccio dentro, mi hai chiesto “un pochino, un pochino solo il ciuccio, mamma” e io ti ho detto no, il ciuccio ai giardini non si tiene più, solo in auto e per la nanna. E tu hai un po’ pianto ma poi ti sei fatto serio e hai detto “aspetta ciuccio, a dopo”.
Perché alle cose adesso parli, soprattutto le inviti ad aspettare quando non le puoi avere.
Adesso chiedi anche scusa. Prima picchi, sempre, che il non picchiare ancora non ti è entrato in testa, però lo abbini, subito dopo, ad un cambio di voce e ad un “scusa” dolce e remissivo che scalda il cuore e che ti fa perdonare tutto.
Ancora sei serio e responsabile, paladino dell’ordine e della disciplina. Un po’ mi dispiace di questo, perché già dobbiamo sopportare i deliri di ordine del Gangster, che se ti ci metti anche te… però, d’altra parte, vivere con una mamma disordinata come la tua, e una sorella che sicuramente, almeno per ora, sul fronte ordine promette proprio male… ecco che ti devi ancorare al rispetto dell’ordine per stare tranquillo. Allinei le tue scarpe quando te le togli e torni indietro a verificare che tua sorella abbia fatto altrettanto. E visto che lei proprio altrettanto non fa mai, ti concentri e ti impegni per proseguire l’allineamento scarpe mamma, scarpe Mele, scarpe Petita, e guai se escono dalla riga. Questa mattina poi sei venuto da noi inorridito perché avevi trovato per terra un pelo e sei corso a buttarlo via subito, facendo ridere tutti.
Anche quando vedi tua sorella disobbedire proprio non vuoi e non riesci a capire perché lo faccia. Le urli Marghe no, come un fratello maggiore, e lei, buffa, si adegua all’ordine oppure continua a disobbedirti, proprio come si fa ad un fratello maggiore.

Anche però hai sempre il sorriso pronto, l’entusiasmo di fare le cose che conosci e la tenacia di imparare a fare quello che non riesci. Adesso piangi molto meno e ridi tantisismo, adesso non ti devo più chiamare per chiederti un abbraccio forte forte, ma ti vedo che mi cerchi per darmelo, stringendomi come se mi volessi stritolare e quando hai finito mi guardi negli occhi innamorato, pensando quello che sicuramente anche io penso di te: sei il più bello del mondo.

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